Liberismo e deregulation.

La mania di chiamare in modi diversi la stessa cosa , a seconda che la si voglia demonizzare o santificare (proponendola come una panacea per ogni male) ha raggiunto livelli che appaiono ridicoli. In particolare, si diventa ridicoli quando si propone il nome positivo di una ricetta che, con il nome negativo, ha catastroficamente fallito. Un esempio classico e’ il discorso secondo il quale si dovrebbe “liberalizzare la trattativa tra lavoratori ed aziende”.

Anche ragionando a livello astratto, la prima cosa che ci sovviene riguardo al “liberismo” e’ che esso ha un secondo nome, che e’ “deregulation”, cioe’ “mancano i controlli”. Che cosa succede , per esempio, in Italia quando “mancano i controlli”? Succede che iniziano le prepotenze, i nepotismi, le baronie, eccetera.

Ognuna delle leggi che, a livello di contratto di lavoro, parificano le retribuzioni non hanno avuto una genesi casuale. Sono arrivate perche’ , come succede spesso in Italia, lasciando completa liberta’ succedeva che se per una squadra di persone c’era un budget, diciamo, di 500.000 euro, i prediletti (i leccaculo, le mignotte, eccetera) ricevevano 450.000 euro , mentre tutti gli altri si dovevano spartire il resto.

Questa tendenza, tanto per dire, non e’ affatto scemata, anzi: in OGNI posto (settore accademico, ricerca, PMI, eccetera) ci siano gli spazi per decisioni arbitrarie, le differenze salariali vengono erogate secondo criteri che sono spesso opinabili, e se non ci fossero le regole del sindacato la situazione sarebbe di gran lunga peggiore.

In definitiva, quindi, gia’ a livello astratto possiamo percepire il fatto che l’idea di liberismo, in italia, produca solo un regime iniquo ove chiunque e’ in preda di chiunque sia piu’ forte.

Ma possiamo andare anche ai fatti: il precario, per dire, si trova esattamente in questa situazione, cioe’ in quella di dover trattare a livello locale e a livello personale il proprio trattamento. Come mai non succede che , promessa madre dei liberisti, la forsennata meritocrazia vada a premiare i migliori? Perche’, specialmente nel mondo dei precari, il salto all’agognato posto fisso avviene sempre piu’ spesso per ruffianamenti e altro genere di mercimonio?

La risposta e’ molto semplice: perche’ dipende dalle condizioni di mercato.

E’ ovvio che se il mercato del lavoro e’ sbilanciato a favore della domanda, e le aziende faticano a trovare maestranze, il risultato sara’ che quelle migliori saranno contese a colpi di soldi. E cosi’, se facciamo questa liberalizzazione in un simile mercato del lavoro (1) , con ogni probabilita’ avremo creato un regime meritocratico ove i migliori guadagnano di piu’, vengono contesi, eccetera eccetera.

Cosa succede se il mercato e’ sbilanciato verso l’offerta? Succede che la gara e’ al ribasso sulle retribuzioni, che la parte con maggiore potere di trattativa e’ il datore di lavoro, e quindi ogni trattativa si conclude in maniera svantaggiosa perche’ c’e’ sempre un negro piu’ negro che lavora per meno soldi.

La morale della storia e’ che in Italia non ci sono le condizioni materiali per una simile “liberalizzazione”, dal momento che essa mostrerebbe immediatamente il suo lato peggiore, ovvero “mancano le regole e i controlli”, frase che sentiamo dire in continuazione ovunque.

Lo stesso vale per il sistema cantonale svizzero. Esso non e’ nulla di speciale, e non e’ altro che il sistema comunale fiorentino di 600 anni fa. Si tratta di una soluzione gia’ sperimentata, soluzione che ha mostrato tutti i suoi difetti a suo tempo, e che la storia ha sepolto.

Chiaramente, ci saranno posti ove questo non avviene: il perche’ e’ semplice. Innanzitutto, se vivi in un catino le cui pareti sono alpi altissime, hai molto ma molto meno il problema di essere invaso. I piccoli comuni fiorentini(2) avevano il problema di risentire del potere militare di turno: era troppo semplice per lo straniero calare in Italia e fare quello che voleva.

Quando la svizzera si e’ formata, parliamo di un branco di straccioni che non interessavano a nessuno ,(3) e come se non bastasse non c’era nemmeno motivo per tutti gli sforzi logistici che una simile occupazione avrebbe richiesto. Checche’ gli svizzeri raccontino sulle loro fantasmagoriche “lotte di indipendenza”, quando gli svizzeri occuparono le citta’ di Zugo e Glarona, esse chiesero aiuto all’imperatore austriaco, il quale rispose che di difendere quei buchi di merda era l’ultimo dei suoi problemi.

Del resto, quando Napoleone decise di darci un taglio, nel 1798, ci mise tre giorni a sottomettere il “possente” esercito di Berna. Il che lascia intendere una cosa molto semplice: la svizzera e’ sempre vissuta di rendita per il fatto di essere un posto del quale fregava un cazzo a nessuno, e del fatto di essere circondata da alte montagne. Nel preciso istante nel quale una nazione continentale decideva di usare la svizzera come scendiletto, ci metteva tre giorni a toglierli di mezzo.(4)

La medesima soluzione, cioe’ l’alleanza militare di citta’ stato, era gia’ stata provata in Italia. Il problema era che fino alla scoperta delle americhe il PIL italiano era altissimo per via della posizione centrale nel mediterraneo, e l’italia era quindi molto piu’ appetibile della svizzera , con conseguenti discese in campo di eserciti ed invasori. La svizzera non ha mai “goduto” di tali interessi, se non poche volte (come con Napoleone, e ha resistito  “ben” 3 giorni). Il fatto che gli svizzeri abbiano resistito ben tre giorni a Napoleone non e’ una cosa strana: neanche i piccoli comuni italiani resistevano piu’ di tanto ai grandi eserciti organizzati delle grandi nazioni: per questa ragione la soluzione politica di “alleanza tra comuni” fu abbandonata. Solo che a loro e’ capitato una volta in 700 anni, in italia capitava 700 volte l’anno, o giu’ di li’.

Attualmente la svizzera vive con una prevalenza della finanza, con il 73% delle persone occupate nel terziario (finanza), il 22% nell’industria, e il 3% nell’agricoltura. Se pensiamo che in Italia, nonostante un sud prevalentemente agricolo, l’industria pesa ancora piu’ del 30%, possiamo dire che la svizzera sia MENO industriale dell’Italia.

Il fatto di essere meno industriale spiega anche il perche’ certi discorsi funzionano: poiche’ la domanda e’ sbilanciata pesantemente  (da noi i servizi pesano il 65%, e non il 73%)  sui servizi, che sono strutturalmente piu’ leggeri, tutti i bei discorsi sui vantaggi economici della gestione cantonale sono piuttosto facili da farsi, dal momento che con un simile PIL  e’ facile fare quel che si vuole.

E qui siamo al dunque: dentro un bel canestro di montagne che ti protegge  dalle invasioni per secoli, con una situazione bancaria eccezionale e anomala, che ti permette di accumulare capitali solo perche’ nessuno ti invade e non lo dici a nessuno , qualsiasi tipo di gestione funziona bene. Ed e’ qui il punto: quando hai grandi quantita’ di risorse a disposizione, qualsiasi organizzazione funziona.

Se qualche parte dell’organizzazione non funziona, chi se ne accorge? In presenza di grandi ricchezze, tutti i cittadini appaiono ricchi e vivono essenzialmente bene. In che modo potremmo accorgerci che le cose non vanno?

Se tutti gli indicatori che usiamo per indicare la “bonta” di un regime sono lo stato economico dei cittadini, possiamo pensare che il sistema migliore sia quello ove i cittadini sono piu’ ricchi: ma questo significa che un sistema come quello del Kuwait o quello del Qatar ci sembreranno favolosi. La realta’ e’ che quando la ricchezza arriva per ragioni storiche o geografiche, l’organizzazione non conta piu’ cosi’ tanto, dal momento che tutto tendera’ a funzionare bene se non altro per la quantita’ di risorse che impieghiamo nel farle funzionare: non esistono paesi ricchi ed inefficienti, perche’ se da un lato l’efficienza produce ricchezza, dall’altro la ricchezza produce efficienza, perche’ produce investimenti nel senso dell’innovazione.

Ho fatto l’esempio della svizzera , ma avrei potuto fare altri esempi, per una semplice ragione: l’efficienza di un sistema si misura molto bene quando e’ sotto stress, e non quando le cose vanno bene. Proprio durante questa crisi si e’ visto che il sistema svizzero non sapesse decisamente che pesci prendere, e di fronte agli spaventosi disavanzi delle banche il governo svizzero ha semplicemente ficcato la testa sotto la sabbia: non avevano mai nemmeno lontanamente pensato che una cosa simile potesse succedere.

Con questo voglio semplicemente enunciare un concetto generale: le soluzioni da adottare nei confronti di un’economia non si possono adottare semplicemente perche’ “altrove funzionano”. Il funzionamento di un sistema straniero e’ dovuto, nella stragrande maggioranza dei casi, a fattori geografici e storici, fattori che non si condividono se non si ha una storia simile o una geografia simile.

In generale, anche la storia delle liberizzazioni  in Italia ha fallito. Nessuna tra le liberalizzazioni italiane ha prodotto aziende piu’ forti o piu’ sane, e il mercato italiano non ne ha giovato minimamente. Il motivo e’ che si e’ liberalizzato senza avere imprenditori adatti a prendere in mano certe realta’, e l’incompetenza ha fatto il resto. Probabilmente in altri luoghi le cose non sarebbero andate cosi’, e non sono andate cosi’, ma se fai qualcosa in Italia devi tener conto della realta’ italiana.

Liberalizzare il mercato del lavoro affidando la contrattazione al rapporto tra lavoratore ed azienda e’ una cosa, poi, che abbiamo gia’ fatto coi contratti atipici, nei quali il lavoratore tratta direttamente il prezzo della prestazione: non mi sembra che il mondo degli atipici sia questo paradiso di meritocrazia e alti redditi, anzi. Allora, sapendo bene che “liberalizzando i contratti di lavoro” in Italia si ottenga solo questo, non ha senso proporlo come soluzione.

Sono certo che altrove funzioni ed abbia funzionato, ma nessuno ci dice che siccome una cosa funziona nella nazione A , allora funzioni nella nazione B.

In generale in Italia abbiamo poche risorse , unitamente ad una certa tendenza al nepotismo e alla iniquita’ nei rapporti economici. Personalmente sono dell’opinione che non soltanto i contratti di lavoro basati sul CCNL vadano benone cosi’, ma credo che dvrebbero anche essere molto piu’ restrittivi, per esempio riguardo al trattamento delle donne.

Se le donne in Italia non vengono assunte e’ perche’ si teme che la loro gravidanza svantaggi l’azienda, e questo nonostante un incredibile ammontare di tutele , e il non-obbligo delle aziende (come per esempio avviene qui in Germania) di provvedere a qualche forma di sostegno (kindergarden, etc).

L’unico modo di uscirne, visto che non si puo’ cambiare la realta’ biologica della gravidanza, e’ di obbligare il marito a rimanere a casa per lo stesso periodo in cui la compagna/moglie avrebbe diritto a stare a casa. In quel caso, il rischio-gravidanza nell’assumere un uomo e una donna sarebbe identico.

Si tratta ovviamente di una operazione vessatoria verso gli imprenditori, ma c’e’ da dire che gli imprenditori se la stanno cercando: se un governo ha il problema di avere poche donne che lavorano e quindi pagano tasse, non puo’ tollerare questo genere di pratiche, e i colpevoli vanno puniti con decisione.

Simili politiche pero’ non hanno pari in Europa; c’e’ da dire che nemmeno il contesto ha pari in Europa, e qui torniamo al punto di partenza: qualsiasi soluzione si adotti, essa deve essere LOCALE, cioe’ pensata per la situazione locale, e non deve essere proposta per il solo fatto che funzioni altrove.

Se iniziamo a dire “facciamo come fanno loro” ogni volta che ci piacerebbe vivere come qualcun altro, a prescindere dal fattibile e a prescindere dalle condizioni di contorno, finiremo con l’adottare soluzioni del tipo “se manca il pane mangiate le brioches”.

Il liberismo in Italia ha fallito. Ha fallito perche’ significa “mancanza di controlli”, e quando in Italia mancano i controlli succede un disastro. Sicuramente va benone in altri paesi.

Per questo dico: se vi piace il liberismo, andate a vivere dove c’e’ il liberismo.

E specialmente, dove funziona, ovvero negli unici posti ove funzioni. Allo stesso modo, se vi piace il sistema cantonale, andate dove i cantoni funzionano. Ovvero l’unica situazione al mondo ove possono funzionare.

Liberalizzare i contratti di lavoro qui significa diventare tutti precari. E non e’ che siccome il contratto dei precari e’ “liberalizzato”, sia tutta questa figata.

Poi ci saranno sempre le eccezioni, ovviamente: Lamentele (collegamento al video rimosso perché irreperibile).

Uriel

(1) Esiste in particolari condizioni, e per periodi relativamente brevi.

(2) All’epoca, il PIL italiano superava di tre volte la somma di francia, spagna e inghilterra.

(3) la ricchezza svizzera e’ un fenomeno relativamente recente, sul piano storico.

(4) La trasformazione della Svizzera da patto tra citta’ a stato nazionale fu imposta da Napoleone stesso, il quale creo’ la repubblica e lo stato centrale.  Come esempio di indipendenza, mica male. Gli svizzeri si liberarono dei francesi grazie all’interessamento degli austriaci, i quali si sono guardati bene dall’annetterseli. Il che lascia capire quanto fossero appetibili.

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