Leggende metropolitane.

Girano alcune leggende metropolitane che vorrei sfatare. Le vorrei sfatare perche’ creano degli strani paradossi, per i quali i politici sollevano problemi che poi non trovano le soluzioni promesse nei tribunali.

Mi riferisco alla stravagante correlazione che vedono i politici tra convenzioni di guerra e diritti umani.

Ho gia’ detto millanta volte che la guerra e i diritti umani non c’entrano un cazzo di niente. Il primo dei diritti umani e’ la vita, mentre la guerra e’ una strage organizzata di soldati e di civili.

Invocare i diritti umani in guerra e’ quindi inutile, grottesco, ridicolo.

Esistono invece le convenzioni di guerra. Le convenzioni di guerra nacquero quando gli stati nazionali videro la necessita’ di proteggersi dai rflessi peggiori della guerra.

In guerra la pressione di un’azione nemica puo’ essere compensata da una corrispondente rappresaglia, o contrattacco. Ma esistono azioni che non trovano bilanciamento nel contrattacco o nella rappresaglia.

Il bombardamento a tappeto di una capitale con la morte di un milione di persone , tutti civili, e’ un esempio: anche con una rappresaglia analoga, la pressione politica e l’impatto e’ tale che nessun governo sopravvive.

Le convenzioni di guerra nacquero quindi al preciso scopo di preservare contro quegli eccessi la cui insostenibilita’ e’ tale da non poter essere bilanciata , nemmeno da un analogo eccesso.

Avendo un milione di prigionieri di guerra, si puo’ colpire l’opinione pubblica nemica minacciando di ucciderli. Un milione di vedove, un milione di madri e un milione di padri scenderanno in piazza a chiedere la fine della guerra, costi quel che costi. E minacciare o attuare una rappresaglia analoga NON diminuisce la pressione politica sui governi.

Di conseguenza, e’ vietato uccidere i prigionieri. Lo scopo delle convenzioni di guerra e’ proprio questo: rendere la guerra politicamente accettabile.

Per questo, e’ vietato uccidere un soldato in pochi secondi con un gas nervino, mentre e’ permesso bruciarlo vivo con una bomba.

Non c’entrano i diritti umani e nemmeno la morale: le convenzioni di guerra servono a limitare gli effetti politici della strage.

Quando le convenzioni vennero emanate, e anche in seguito, si pensava a due soli attori: le parti belligeranti, intesi come eserciti nazionali, e i civili.

Per eserciti nazionali si intendevano proprio i militari regolari di eserciti nazionali. Per civili si intendevano gli abitanti NON BELLIGERANTI di una nazione.

I militari sono protetti, in caso di cattura, da norme adeguate che tutti conosciamo. I civili sono protetti da altre norme del codice di guerra, che tutti conosciamo.

E i “civili in armi?”, cioe’ i guerriglieri, i partigiani, e cosi’ via? Coloro che non appartengono ad un esercito ma combattono, cioe’ , come sono trattati dalle convenzioni di guerra?

Non sono protetti. Quando nacquero le convenzioni, gli unici civili in armi erano i cosiddetti mercenari, i soldati di fortuna. Essi infastidivano i governi, per via della loro incontrollabilita’, e infastidivano i militari.

Nessuno aveva interesse a salvarli. E cosi’ si concluse che

E’ vietato armare i civili o usarli come scudi. Il civile in armi combatte a proprio rischio e pericolo , senza garanzie ne’ tutela alcuna.
I mercenari, ovvero i civili in armi, NON sono, NON SONO MAI, e NON SARANNO MAI tutelati da alcun diritto militare, in quanto non sono oggetto di alcun trattato.

Per questa ragione, uccidere il mercenario prigioniero e’ LECITO, prova ne sia che i mercenari non sopravvivono quasi mai alla cattura. Vengono uccisi.

Ora, perche’ dico questo?

Dico questo perche’ i politici strombazzano di continuo fantasiose teorie secondo le quali sarebbe un crimne di guerra uccidere il civile in armi, o secondo le quali il civile in armi avrebbe dei diritti se catturato.

Questo sta convincendo la popolazione di ancora piu’ fantasiose asserzioni secondo le quali il civile in armi, come quelli di guantanamo, sarebbero “prigionieri di guerra” secondo la Convenzione di Ginevra.

Questo e’ del tutto FALSO. E questo spiega come mai dopo cinquant’anni che regolarmente si sbraita contro i presunti crimini di guerra, nessuno dei
colpevoli paghi quando si tratta di “civili in armi”. Hetzbollah e’ un esempio. NON trattandosi di eserciti regolari di qualche nazione, se un ufficiale israeliano catturasse 1000 Hetzbollah , li facesse legare, e li uccidesse ordinando ad un carro di passarci sopra, NON AVREBBE COMMESSO ALCUN CRIMINE DI GUERRA.

Probabilmente avrebbe compiuto un’azione ripugnante, moralmente esecrabile, o quant’altro. Ma NESSUN diritto di guerra difende il civile in armi, ovvero il mercenario.

L’oggetto del diritto militare e’ SEMPRE E COMUNQUE distinto in due gruppi: il civile (ovvero disarmato e NON belligerante) e il soldato (membro effettivo di esercito regolare). Il civile in armi e’ trattato alla stregua del mercenario, ovvero a nessuno sbatte un cazzo se muore, ne’ di come muore.

E sarebbe ora di smetterla di piangere al “crimine di guerra” ogni volta che una troia come quella sopra viene stecchita.

Non c’e’ alcun crimine di guerra ad uccidere il civile in armi. Non e’ vietato. Non e’ nemmeno menzionato, il civile in armi che cada nelle mani di un esercito e’ alla pura merce’ dell’arbitrio dei soldati.

Ed e’ per questo che la continua lamentela , il continuo, monotono strillare dei politici, con le loro paradisiache convenzioni di guerra (che non hanno mai letto) che sembrano proteggere sempre gli stessi, non sortiscono alcun effetto.

Il civile in armi , durante una guerra non ha alcun diritto, ne’ durante il combattimento ne’ se fatto prigioniero. Le convenzioni di guerra non lo proteggono. Nessuna.

Uriel

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