Le fragilita’ nascoste.

In ogni dibattito riguardante l’Euro, o l’uscita di qualsiasi moneta dall’ Euro , si menziona sempre la possibilita’ che l’Italia uscendone abbia una moneta svalutata, mentre sia nel caso si valuti l’ Euro sia nel caso si prenda in considerazione il ritorno del marco, si considerano monete sopravvalutate o rivalutate. Personalmente, non la penso affatto cosi’.

 

La prima cosa che sfugge a molti sono le condizioni che permettono all’euro di esistere, e di venire accettato come moneta. Se leggete per esempio tutte le discussioni accademiche sul fatto che i debiti vadano o meno quotati secondo la valuta dello stato emittente, si fa continuo riferimento alla decisione (o meno) dello stato in questione di accettare tale moneta o meno. Insomma, si fa riferimento ad un diritto -ormai universalmente accettato e conclamato- che lo stato ha di decidere quale moneta coniare ed usare al proprio interno.

 

Tale diritto non e’ in discussione presso nessuna scuola di pensiero, il che significa una semplice cosa: l’euro e’ in vigore laddove e sinche’ gli stati membri con un atto del diritto LOCALE decidono di accettarlo. Questo succede anche con le monete tradizionali, pero’: qual’e’ la differenza, dunque?

 

La differenza e’ il conio  la banca centrale. Se la banca centrale e’ un organo del diritto locale, succede che in qualche modo la moneta non si puo’ staccare dal governo, essendo in qualche modo una sua istituzione -in qualsiasi modo lo sia- . E’ possibile dire che la Lira fosse la moneta italiana, con piena responsabilita’ giuridica da parte del governo, essendo l’esistenza della moneta e della banca centrale un atto del diritto italiano.

 

Nel caso dell’ Euro, le cose si fanno piu’ complicate. Se e’ vero che l’Euro e’ moneta corrente per un atto del diritto , e’ vero che la BCE non e’ un ente che esiste per via di un atto del diritto italiano. E’ vero che e’ riconosciuta come banca centrale da un atto del diritto italiano, ma l’atto del diritto italiano non e’ sufficiente a generarla. Cosi’, la responsabilita’ e’ limitata all’accettazione della BCE come banca centrale, ma il governo italiano NON e’ responsabile della sua creazione, ne’ del suo destino: si parla di adesione, e non di istituzione.
Per quanto la BCE sia accettata e riconosciuta dal diritto italiano, essa NON e’ un ente della repubblica italiana.

 

E’ essenziale capire questo perche’ l’adesione e l’istituzione sono operazioni molto diverse sul piano giuridico: se  e’ possibile revocare una adesione senza cancellare l’ente , revocare l’istituzione di un ente equivale a cancellarlo. Nel caso l’italia cancelli l’ente, pero’, si dovra’ far carico di ogni relazione dell’ente con qualsiasi cosa: contenziosi aperti, contratti in essere, accordi e convenzioni. Al contrario, uscendo dalla BCE l’unico problema sarebbe un contenzioso con la BCE stessa.

 

Questo , normalmente, e’ sufficiente a declassare una moneta a moneta convenzionale, o moneta commerciale, quale potrebbe essere il petroldollaro, con una sola piccola differenza che cambia tutto. Se un paese che vende petrolio puo’ venderlo nella valuta che desidera (e venire poi bombardato dagli USA, ma almeno legalmente puo’) , gli stati membri dell’ Euro non possono uscirne.

 

Ora, ovviamente non mi riferisco ad una ritorsione militare: nessuno arrestera’ gli italiani se tornano alla lira. Mi riferisco pero’ al fatto che all’atto della sua creazione l’ Euro non ha previsto alcuna procedura di uscita. Nessuna. E lo ha fatto proprio perche’ era l’unico modo per dare all’ Euro la dignita’ di moneta reale,  e non di moneta commerciale o convenzionale.

 

La cosa che sfugge a tutti i commentatori, ma non per esempio a Nigel Farage, e’ l’ostinata pervicacia con la quale si rifiuta categoricamente di prendere il considerazione l’idea di far uscire la Grecia dall’Euro. E si tende a ignorare la feroce determinazione con la quale i banchieri della BCE si oppongono all’idea di due eurozone.

 

Pochi si chiedono il perche’, che invece e’ chiarissimo nel caso specifico: non e’ prevista alcuna procedura di uscita dall’ euro, ne’ si vuole prendere in considerazione alcun piano B per la Grecia, per la semplice ragione che semplicemente ipotizzando che una nazione possa uscire dall’ Euro (come poteva succedere con lo SME) si riduce l’Euro ad una mera valuta commerciale , convenzionale, ovvero si torna allo SME, che non batteva moneta. (1)

Quindi, il primo punto e’ semplicissimo: l’Euro esiste SE E SOLTANTO SE si sostiene la completa IMPOSSIBILITA’ ad uscirne. Se soltanto UNA nazione, fosse anche delle dimensioni di Malta , ne uscisse, si definirebbe il percorso per farlo. E se c’e’ il percorso per uscirne, l’Euro semplicemente cessa di essere una moneta e diventa un mero assegno circolare, l’equivalente dei Travelers Cheques di American Express.

A questo punto il problema e’ chiaro: TUTTE le simulazioni che si chiedono cosa sarebbe del rapporto tra Euro e Lira in caso l’Italia ne uscisse sono falsate dalla PAZZESCA ipotesi per la quale ci sarebbe ancora l’Euro, e/o l’euro varrebe ancora qualcosa dopo l’uscita di un solo stato membro.

 

Possiamo speculare quanto vogliamo sul destino di una lira Post-Euro, ma sul destino dell’Euro dopo l’uscita di UN SOLO paese dalla convenzione non c’e’ dubbio alcuno: game over.  
 
All’euro ti puoi unire (e forse dopo troppo tempo non e’ semplice neppure questo) ma di certo non puoi andartene. Se uno solo lascia, l’Euro scompare.

 

Il secondo punto, riguardo al presunto disastro cui andrebbe incontro la Lira, e’ altamente opinabile  a sua volta. La situazione di creare una nuova moneta sulle macerie di qualcosa che la precede non e’ un problema nuovo: avviene generalmente dopo le guerre, che lasciano stati indebitati, spesso creano nuovi stati, aziende al collasso e popolazione in miseria.

 

E’ proprio in queste fasi, pero’, che le monete e le banche centrali fanno la differenza, ed esistono ormai cosi’ tanti precedenti di buone pratiche e di cattive pratiche da rendere abbastanza chiaro come agire.

 

Per fare un esempio, dopo la dissoluzione della Jugoslavia i serbi dovettero consolidare il dinaro, che ormai stava scomparendo a favore del marco. Essendo una repubblica parasocialista, il governo serbo ebbe agio nello stampare moneta in modo che andasse a saldare i debiti di molte imprese pubbliche, convertendo il debito in moneta, e in modo che andasse a saldare tutte le sottoscrizioni interne di debito. In questo modo, le aziende si trovarono piene di dinari, e spesso anche i cittadini, cosa che spinse ad usarli.
In generale, alla creazione di una moneta e di una nuova banca centrale, non solo la moneta si trova nel momento T0, ma anche l’economia lo e’. Lo stato ha piena liberta’ su quanto volume creare e su come distribuirlo. E non mancano esempi fantasiosi: dopo l’armistizio di Badoglio in Italia ci fu la am-lira,  che entro’ immediatamente in iperinflazione perche’ non si tenne in considerazione che l’Italia era una economia consolidatamente autarchica, per cui si comportava a tutti gli effetti come un contenitore chiuso. Poiche’ si tento’ di fare qualcosa di simile ad aiutare l’economia, il risultato fu un’inflazione devastante.

 

Il punto e’ che in Italia c’e’ il 13% del debito italiano -inteso come investimento- e si arriva al 50% col debito detenuto come semplice asset. “maturo”. A questo punto, nessuno vieterebbe al governo di fare cio’ che fu fatto anche nel primo dopoguerra (anche se l’operazione non fini’ come ci si aspettava) , cioe’ di aiutare l’economia convertendo in liquidita’ il debito pubblico, e addirittura saldando con soldi nuovi di zecca i debiti delle aziende stremate dallo sforzo bellico. In quel caso dietro c’erano i soldi del piano Marshall, che distorsero l’operazione, che pure ando’ a buon fine.

 

In caso di ritorno alla Lira, cioe’, in assenza di vincoli legati al trattato (che non prevede tale eventualita’) lascia aperte troppe variabili per essere predicibile: per esempio, la nuova Bankitalia potrebbe tenere altissimi i tassi di interesse. In tal caso, anche dopo aver stampato moneta per convertire in liquidi i btp italiani e persino dopo aver aiutato le banche e le imprese comprando loro debiti e titoli tossici, potrebbe non arrivare l’inflazione, anche a seguito della svalutazione.

 

Molti commentatori economici, e qui ci sarebbe da parlare, confondono molto la svalutazione dei cambi con l’Inflazione. E’ vero che in genere ad una svalutazione segue inflazione, ma questo dipende sia dai tassi di interesse sia dalla situazione forex. Dopo un ritorno alla lira, essendo il paese un paese non autarchico, gli altri paesi europei si troverebbero nelle condizioni di dover commerciare. Di conseguenza, dovrebbero fare qualche riserva di lire. A questo punto, prevedere in che termini ci sara’ inflazione , se ci sara’, e’ impossibile: forse si’, forse no.

 

Il fatto, cioe’, che vi sia svalutazione non sempre coincide con l’inflazione interna, o con la deflazione nel caso contrario. Un esempio sull’euro, che e’ nato a circa 0.8 dollari ed e’ arrivato a 1.4: qualcuno di voi ha notato una deflazione ed un aumento del potere di acquisto sul mercato interno? No. Perche? Misto di tassi di interesse bassi e boom del credito, essenzialmente, ma il punto e’ che non c’e’ un legame cosi’ forte tra svalutazione e inflazione: capita spesso, ma non e’ s contato che capiti dopo l’uscita dall’Euro.
L’altro punto che si da per scontato, in caso di scioglimento dell’Euro, e’ il supermarco. Non so in che misura questo sia verosimile, personalmente non ci credo. Attualmente , non dimentichiamolo, i tedeschi stanno comprando la moneta alla BCE ad un tasso nullo (essendo il prezzo basato sullo spread col bund tedesco), i bund tedeschi costano pochissimo (e gli investitori  stranieri comprano bund per garantirsi il business per tutta l’area dell’euro) , e cosi’ via.

 

Il risultato e’ di drenare liquidita’ a tutta l’eurozona a favore della Germania.

 

Un ritorno al marco significherebbe, per i tedeschi, di dover sottoporre il bund al mercato, senza una domanda gonfiata dal meccanismo di spread. Inotlre costringerebbe le loro banche a comprare soldi alla bundesBank dando in cambio titoli non piu’ legati allo spread bund-bund, cioe’ all’andamento dell’aconomia, ma al rating reale della banca su scala nazionale. Inoltre, la necessita’ di frenare l’inflazione li costringerebbe a tenere alti i tassi, cosa di cui la loro economia soffre particolarmente.

 

Non sono affatto convinto che in caso di distacco ci sarebbe il “supermarco”, e anzi penso che con ogni probabilita’ la nuova moneta tedesca soffrirebbe moltissimo, insieme all’economia, della fine di una domanda artificiosa di bund e del ritorno dei confronti realistici tra banche su scala nazionale nell’acquisto di moneta. Sicuramente sarebbe la prima ispirazione “psicologica” delle borse, ma il picco di euforia durerebbe poco. 

Cosi’, ci andrei piano a pensare che il ritorno alla Lira (o alla dracma per la Grecia) sia l’inizio della degradazione di Italia e/o Grecia. Storicamente, le nazioni che INIZIANO a stampare una nuova moneta ne approfittano per sanare un sacco di situazioni, e come se non bastasse i “forti” della UE sono forti solo finche’ c’e’ la UE e la BCE. Senza queste istituzioni al lavoro, il loro destino non e’ affatto scontato , l’unica cosa scontata in caso di uscita di UNA SOLA nazione sarebbe la fine dell’ Euro in se’: immaginate il destino del  dollaro, nel momento in cui gli stati americani iniziassero a staccarsi , definendo un percorso di uscita che in teoria potrebbe essere usato da tutti, e l’uscita fosse una opzione praticabile da tutti in qualsiasi momento. Lo usereste ancora

?

 

Uriel
(1) Italia ed Inghilterra ne uscirono nel 1992 per via di una speculazione di Soros, per dirne una.

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