Le Elite(s) di Internet

Le Elite(s) di Internet

Le Elite(s) di Internet

Quando si parla di Internet e si nominano i GAFAM normalmente si tende a pensare che questa sia l’ Elite di Internet, quando oggi come oggi si tratterebbe piu’ che altro del “dominio” piu’ che di una Elite. Nel senso che il dominio e’ normalmente associato ad una Elite, ma non sempre l’ Elite ha il dominio.

Vediamo di capire: una Elite e’ un gruppo di persone che hanno una caratteristica. L’Elite gode di diritti dei quali il resto della societa’ non gode , che prende il nome di privilegio. Un tempo, quando la scuola non era obbligatoria e gratuita, le Elite avevano il diritto allo studio mentre le persone comuni no, e quindi il diritto allo studio era diventato il privilegio di poter studiare.

Allo stesso modo, ci sono altri diritti. Prendiamo la privacy. Adesso il problema e’ che la privacy non e’ un “si/no”, tipo “hai tutta la privacy/non ho tutta la privacy”. Diciamo pure che possiamo scrivere “quanta privacy”. Del resto anche con il vecchio privilegio della scuola era cosi’ alcuni potevano solo diplomarsi, che era un privilegio rispetto alla massa, ma altri avevano ancora piu’ privilegi e potevano anche fare l’universita’.

Bene.

Adesso torniamo ad internet. Abbiamo Jill e Jane.  Vediamo due situazioni diverse:

  • Jill usa Facebook, Jane usa un nodo del fediverso che gira a casa sua.
  • Jill usa Whatsapp, Jane usa un nodo matrix che gira a casa sua.
  • Jill usa Gmail, Jane usa un servizio mail con crittazione E2E, o si fa girare un server a casa.

Ora, se confrontiamo Jill e Jane, scopriamo che Jane (che probabilmente e’ una smanettona ed e’ meglio informata di Jill) gode di una quantita’ di privacy piu’ alta. In un certo senso, e’ una privilegiata.

Ma non e’ solo questo a farne una Elite: la meritocrazia di per se’ non forma delle elites. Se prendiamo Bolt, il fatto di correre piu’ veloce ne fa un meritevole, ma per avere delle elites occorre che il privilegio sia di gruppo.

E qui torniamo alle piattaforme in uso: se io posso stare sul fediverso e divertirmi con un social, e’ perche’ ci sono anche le persone con cui mi piace chiacchierare. E se posso usare matrix e’ perche’ conosco abbastanza persone che sono liete di usarlo (o vorrebbero almeno provarlo).

Quindi il punto non e’ “solo” che io conosco questi software/protocolli, che so installarli e che sono disposto ad usarli. Il problema e’ che ho abbastanza amici , cioe’ in qualche modo appartengo ad un gruppo, che mi e’ analogo.

E cosi’ quando scrivo che il fediverso (facendo selfhosting) mi offre la possibilita’ di non farmi profilare , che e’ un  privilegio , ha quattro milioni di utenti, sto anche dicendo che Internet ha una elite di quattro milioni di utenti che sono molto difficili da profilare come ha fatto Cambridge Analitica.

E se dico che Matrix e’ usato da 25 milioni di persone , intendo dire che ci sono 25 milioni di persone che hanno il privilegio di una maggiore privacy.

Ma una minoranza accomunata da un privilegio non e’ altro che la definizione di Elite.

Adesso pero’ c’e’ il vero problema. In che modo essere l’ Elite paga socialmente? Questo e’ il punto: e’ vero che questi milioni di persone (su miliardi di utenti globali) godono di un privilegio, cioe’ del diritto a piu’ privacy, ma in che modo questo privilegio si riflette nella societa’ reale?

Il problema e’ che non abbiamo ancora chiara una mappa: la mappa degli svantaggi/vantaggi PERSONALI che provengono dalla mancanza di privacy.

Per esempio, se vi dicessi che la Human Resource di una data azienda e’ vegana, e che ha un software che vi cerca sui social , avreste anche messo la foto del vostro ultimo barbecue sulla spiaggia?

Ora, se voi mandate il vostro curriculum, pensate che le HR leggano SOLO quello che c’e’ scritto. Ma come vi sentireste se vi dicessi che leggono anche i social, usando software dedicati allo scopo? Avreste messo online anche le vostre monumentali bevute di birra con gli amici? Sul serio? No, non lo avreste fatto.

Avete mai trovato persone che fanno lavori molto ben pagate su Facebook? Li vedete postare qualcosa che non sia straight edge? Pensateci.

Per esempio, quando andate negli USA per lavoro o per vacanza, vi chiedono di dare il vostro account sui social network. Se non lo date, siete gia’ sospetti. Il problema comincia davvero quando dovete andarci per lavoro. Ma nel momento in cui avete un account social e ci avete criticato pesantemente gli USA, siete gia’ in lista nera.

E il mondo si restringe.

Il problema di tutti questi fenomeni non e’ la loro esistenza, perche’ software capaci di fare questo sono in uso tra le HR professionali da sempre.

Il problema e’ che la pandemia ha accelerato dei processi. E con lo smart working, la digitalizzazione e tutto quanto ne consegue, siamo al punto in cui presto la perdita di privacy comincera’ a presentare un conto molto chiaro.

Ma non succedera’ tra dieci, venti anni. Il sistema occidentale di “social credits” , sebbene non cosi’ punitivo e politico quanto in Cina, e’ ad un anno, massimo due da oggi.

Sta per arrivare il momento nel quale vi pentirete di qualcosa che avete pubblicato su qualche social. E non lo dico io: se scaricate questo pdf notate che il numero di richieste di essere “rimossi” dalla search di google e’ cresciuto sino ai tre milioni e mezzo di URL in EU dal 2014 al 2019, ma negli ultimi due anni il trend e’ cresciuto e siamo gia a quattro milioni. Significa che in un solo anno/anno e mezzo la crescita e’ stata enorme.

Significa che sempre piu’ persone si rendono conto del fatto che ci sono dati in giro che i proprietari non vorrebbero siano in giro. E sempre piu’ persone cercano di rimuoverli, almeno dall’accesso pubblico.

Se poi andiamo a vedere, che so in Italia, scopriamo che la richiesta di rimuovere informazioni “professionali” e’ al 12%, circa una su otto.

Le Elite(s) di Internet

A questo bisogna aggiungere il 16% di “professional wrongdoing”, che sta al 16.1%

Le Elite(s) di Internet

E ne abbiamo abbastanza per dire che si, quello che sta su internet comincia a impattare la vita lavorativa.

Cioe’ il reddito.

Adesso si comincia a vedere il vantaggio economico di chi lavora con privacy, e chi lavora senza. O il professionista diventa invisibile, oppure e’ sempre esposto al rischio che qualcuno lo accusi sui social (a torto oppure a ragione) di condotta professionale cattiva. MA anche, che contenuti social vengano elaborati e finiscano con il diminuire il suo “rating”.

Questo sta succedendo oggi. Sta succedendo qui ed ora. E chi ha potuto godere di piu’ privacy degli altri, in questa scala, e’ un’Elite.

Ma facciamo un passo indietro: perche’ avere MENO record digitali e’ un bene.

Si tratta di un problema di payout :

  • il record digitale difficilmente testimonia a tuo favore. Se sulla mia pagina social scrivo “ho vinto un Premio Nobel”, nessun software ci crede perche’ l’account e’ sotto il mio controllo, e quindi si dice “Cicero pro domo sua”.
  • il record digitale invece puo’ testimoniare a tuo SFAVORE: Se sulla pagina social scrivessi “culattoni a morte”, ogni software di HR mi classificherebbe come omofobo, e allo stato delle cose non sarebbe pensabile l’assunzione in nessuna grande azienda che usi delle procedure di verifica social.

Il record digitale, cioe’, in termini di reputazione lavorativa puo’ solo fare danni.

Di conseguenza,  la possibilita’ lasciare meno record digitali permanenti (in fondo negli anni ’90 aver partecipato ad una grigliata di carne era fico, oggi dipende da chi vi legge) e’ un vantaggio.

Presto emergera’ una elite di persone che hanno un grosso vantaggio lavorativo: non avere piu’ record social. Ma questo non richiede a queste persone “di uscire da internet”, che tuttavia e’ uno svantaggio competitivo: richiede di conoscere le tecniche utili a lasciare in giro meno record digitali.

In breve, le elite di Internet esistono, dipendono in gran parte dalla possibilita’ di usare mezzi di preservazione della privacy che non richiedano di perdere l’Attivita’ social.

E sta per venire il momento in cui la differenza di opportunita’ tra chi ha pochi record digitali e chi ne ha molti paghera’ in termini di reddito.

Prima questo momento era rimandato di una decina di anni, ma il Covid ha accelerato quasi ogni cambiamento in atto.

Ci siamo quasi.

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