L’altro lato della vicenda Huawei

La cosa interessante della stampa incompetente italiana e’ che sta sottolineando ogni cosa riguardo al destino dei cellulari Huawei, di Huawei come azienda, ma si sta occupando molto poco dei danni che questa mossa fara’ alle aziende americane. Ovviamente per il provinciale la domanda e’ “ma allora che telefonino compro nel negozio sotto casa?” e “ma il mio telefono continuera’ a funzionare”. Quindi tutti parlano di Huawei. Ma adesso parliamo di USA.

La prima cosa che e’ emersa da questa vicenda e’ quanto dispotica e pericolosa sia la dominanza di prodotti e aziende statunitensi. Mettetevi nei panni di un governo qualsiasi : in generale , sinora ci si e’ limitati ad accettare questa dominazione amichevole perche’ le aziende americane avevano sempre mostrato (tranne il caso di Facebook che ha una PR catastrofica) il loro volto buono.

Hanno sempre detto di essere aperte, progressiste, non razziste, amichevoli, multietniche. Non c’e’ pubblicita’ che non mostri persone di moltissime etnie che lavorano sorridenti , tutte insieme, in un clima di cooperazione. E hanno sempre usato come bandiera il corrispondente della meritocrazia, quell’ amore per il talento per il quale non contava nulla essere americani, italiani, cinesi o africani. L’importante era avere talento, essere bravi.

Oggi queste aziende stanno mostrando il loro volto militare, ed e’ molto piu’ sgradevole del solito. E’ difficile immaginare che le aziende che hanno obbedito al diktat contro Huawei perche’ coopera col governo cinese, cioe’ col proprio governo , i cinesi siano ancora i benvenuti. E’ davvero difficile pensare che dopo tutte le accuse di spionaggio e di furto di proprieta’ intellettuale un cinese pieno di talento possa venire ammesso in un progetto strategico per queste aziende.

Inoltre, il problema diventa questo: non si tratta di commodities.

Sinora i chip Intel e ARM, cosi’ come le relative architetture erano definite “commodity hardware”, per distinguerle dall’hardware estremamente proprietario, che spesso ha cablato anche il software, e quindi e’ estremamente “chiuso”, con tutti gli svantaggi. Ma ora e’ chiaro che ne’ i servizi cloud (come Azure) ne’ il “commodity hardware” e’ davvero commodity.

Sinora il mantra che ha spinto le aziende americane a vendere e’ stato “everything as a service”, o “everything as a commodity”. Questo significa: il mercato e’ aperto a tutti, pecunia non olet, chiunque abbia i soldi puo’ avere i nostri prodotti, che non faremo mancare a nessuno perche’ sono commodities, cioe’ sono beni e prodotti cui si accede in maniera indifferenziata.

Ma ora le cose non sono piu’ cosi’: Android, come i processori Intel o ARM, non sono piu’ commodities. L’accesso non e’ piu’ indifferenziato. Certo, anche prima gli USA avevano liste nere, ma si trattava di paesi-mostro come la Nord Korea, e pochi altri difficili da giustificare.

Oggi qui stiamo parlando di un’azienda la cui colpa sarebbe quella di cooperare col proprio governo , a scopi di sorveglianza di massa. Come se il caso Snowden non ci avesse ricordato che questa cosa fu inventata dagli USA.

Quindi ora mettiamoci nei panni di un paese che sia forte in un settore X. Diciamo i formaggi. E diciamo che per vendere formaggi a tutto il mondo abbiate bisogno di servizi e prodotti IT. Supply Chain, distribuzione, eccetera. Allora, adesso sapete che se domani a Trump non piacciono i vostri formaggi perche’ sono migliori di quelli del Wisconsin, toglie alla vostra azienda tutto il settore IT.

Come CEO avreste tanta voglia di comprare prodotti e servizi americani?

Il problema che e’ emerso ha un nome: “lock-in” . Si tratta del fenomeno per il quale se comprate qualcosa da un vendor, poi siete costretti a continuare sempre con lui. Immaginate che andando a fare la spesa in un supermarket, poi siate costretti ad usare sempre e solo quello, e se quello non vi lascia piu’ entrare, allora morirete di fame.

Questa situazione veniva considerata come un rischio tutto sommato basso perche’ , appunto, le PR delle aziende americane avevano sempre parlato di “commodity”, cioe’ dei loro prodotti come di un supermercato nel quale puo’ servirsi chiunque. Ma ora e’ chiaro che sul supermarket c’e’ scritto “qui entrano solo alcuni”.

Se quello e’ il solo supermarket nella zona la cosa diventa critica, giusto?

Allora, per prima cosa questo problema di evitare il “ vendor lock-in” oggi e’ scalato nella top 5 delle priorita’ di OGNI azienda non USA:

Se prima erano solo aziende di stato (avrete sentito che il governo tedesco ha vietato alla polizia di tenere dati su Amazon) , ora il problema e’ grave per quasi tutti i top-player. Non solo i produttori di telefonini. E il problema cresce se si esce dall’occidente.

Questa mossa contro huawei ha causato un danno enorme alle aziende IT americane: per la prima volta ha reso chiaro a tutti che i grandi player americani NON VENDONO COMMODITIES.

Hanno portato all’attenzione di OGNI CEO del pianeta il problema catastrofico del vendor lock-in verso aziende americane. Praticamente OGNI azienda di consulenza in qualsiasi campo usi Information Technology sta ricevendo la stessa domanda dai clienti: “vogliamo che facciate un’analisi dei vendor lock-in di cui soffriamo, per prendere una decisione”.

Se parliamo di Italia, per esempio le due piu’ grosse telco hanno gia’ iniziato (una che io sappia ha gia’ finito) di sviluppare tecnologie di accesso basate su opensource per limitarsi dal vendor lock-in nel campo dei BNG. Questi progetti sono vecchi, ma sinora il problema erano i costi (il cartello americano tiene alti i prezzi) e il problema non era politico. Ma ora il problema e’ politico.

C’e’ poi un secondo problema: quali aziende sono controllate dal governo?

C’e’ un paradosso evidente in quanto sta succedendo in questo momento: gli USA accusano Huawei di essere troppo vicina al governo cinese, e quindi di esserne controllata, anche a scopi politici. Ma appena il governo USA dice questo e annuncia un bando delle forniture, immediatamente tutte le aziende americane si allineano.

Ora, se io fossi un alieno e osservassi la scena, usando la logica e l’osservazione, direi che tutte le aziende americane sono controllate dal governo che le usa per scopi politici.

In Cina almeno sono furbi: quando il governo cinese ordina qualcosa (spesso in silenzio), le aziende si adattano lentamente, in silenzio, senza annunci. Cosi’ che il controllo del governo cinese appare come un’influenza.

Ma qui stiamo parlando di giganti che in due giorni hanno stracciato contratti da miliardi di dollari. Tutti insieme. Immagino che avessero dei piani, sicuramente le vendite a Huawei erano nei loro forecast. Quei soldi erano stati “promessi” agli azionisti. Ora, per gestire queste cose ci sono i piani di contingenza, ma sembra che tutti i giganti abbiano costruito i piani di contingenza in pochi giorni, se non in poche ore. Oppure, che li avessero pronti.

In entrambi i casi, questa vicenda ha mostrato una cosa:

le aziende americane sono controllate dal governo di Washington che le usa a scopi politici.

Questo rende ancora peggiore lo scenario del vendor lock-in. Non solo esiste un problema ed e’ pesantissimo, ma e’ un problema politico. Non e’ una questione commerciale, del tipo “se mi rubi un brevetto non compro piu’ i tuoi prodotti”, o “se mi rubi gli ingegneri allora io non ti vendo piu’ i miei servizi”.Non e’ neppure un problema: “se compri da me , migrare ad un altro prodotto sara’ un incubo”, o “se compri da me un pezzo, devi comprare da me tutto”.

Qui il problema e’ “se il mio governo litiga col tuo, i contratti di fornitura che abbiamo sono carta straccia”.

E come se non bastasse per terrorizzare i CEO, a capo di uno dei due governi c’e’ Donald “Diplomazia Subprime” Trump.

E’ assolutamente ovvio che oggi tutte le confindustrie del pianeta e tutti le lobby nazionali del pianeta siano a chiedere una riunione col ministro degli esteri, se non col primo ministro, per capire se si vedono all’orizzone degli attriti, e quale rischio sia stimato. Dopodiche’, insieme all’analisi dei vendor lock-in che e’ oggi in via di compilazione (ripeto: ogni consulente e/o azienda di consulenza ha appena ricevuto una pila di richieste per analisi dei vendor lock-in) costituira’ una strategia di uscita.

Voi forse penserete che uscire dal lock-in sia difficile. In realta’ e’ piu’ semplice di quanto pensiate. Ricordate i famosi “campioni nazionali”, che oggi fanno ribrezzo a chiunque? Ecco, oggi come oggi aziende come STM in Italia o Infineon in Germania si stanno vedendo piovere strane richieste, del tipo “ci date un catalogo dei SoC , ASIC & board che producete in autonomia?

Da appassionato del progetto Risc-V questo mi fa piacere, ma credo che anche i fan del progetto SPARC e del MIPS siano molto sollevati dal sapere che una pila di investimenti si prepara : se c’era bisogno di dire che il mondo necessita di piattaforme hardware & software che non siano soggette a vendor lock-in, creare una horror story come questa ha preparato il terreno.

Per un paese come la Cina, preparare una CPU , un’architettura e un OS alternativo e’ fattibile. Il mercato interno da solo forse non basta a sostenerlo, ma qualcuno sta preparando una fortissima domanda internazionale. E’ bene, per farsi un’idea di massima, dare un’occhiata agli sponsor del progetto Risc-V:

Quello che i commentatori non si stanno chiedendo, perche’ in Italia non si pensa alle conseguenze nel medio e lungo termine, e’ che genere di vaso abbia aperto il governo americano, e che genere di demoni ne usciranno. Se voi foste un governo e voleste pianificare il vostro IT, davvero vi affidereste agli USA, o cerchereste di affidarvi ad un “campione nazionale” (vostro oppure di un paese amico?).

Prendiamo il caso delle aziende di telecomunicazione che stanno sviluppando dei BNG alternativi usando solo software opensource : il danno maggiore lo subiranno Juniper e Cisco. E se faranno lobby, potrebbero portare il governo USA a vietare di vendere alla vostra azienda di telecomunicazioni i loro prodotti e servizi. Se voi siete il governo di pertinenza, che genere di piano di contingenza avete?

Eh, la risposta e’ che da oggi ne state costruendo uno. E sono pronto a scommettere un braccio che tutte ipotesi parlano, quando possibile, di “campioni nazionali”.

Chi sognava un mondo unito dalla tecnologia, scoprira’ presto che un mondo diviso dalla tecnologia e’ possibile.

Ma tutti vogliono sapere se il loro telefonino cinese funzionera’ ancora domani.

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