La storia del “declino italiano”.

Visto che e’ di moda parlare del “declino italiano”, ho intenzione di farlo anche io. Sto per rovesciare, come al solito, una marea di ovvieta’, e se vi sembreranno nuove o questionabili e’ solo perche’ siete fessi.

Dunque, esaminiamo la storia economica dell’ Europa prima della scoperta delle americhe.

In quel periodo ci sono diverse aree di potenza geopolitica ed economica, piu’ o meno politicamente organizzate, a seconda del PIL.

Esse corrispondono ai mari che hanno un buon rapporto di resa commerciale. Un mare e’ un “bel” mare quando

1)Connette tra loro piu’ nazioni/risorse possibile.
2)E’ piu’ piccolo possibile richiedendo unosforzo tecnologico minore per essere navigato.

Ovviamente mi farete notare che anche un grosso fiume puo’ avere queste caratteristiche, ed avete perfettamente ragione.

Di conseguenza, nell’europa pre-americana possiamo individuare tre diverse aree di potere economico.(1)

La prima e’ ovviamente quella mediterranea. Il Mediterraneo connette quelli che all’epoca erano i tre continenti piu’ importanti (e gli unici noti), cioe’ l’Asia, l’Africa e l’Europa.

In quel periodo quindi il mare della vera potenza economica e’ il Mediterraneo, e non per nulla fino al 1500 il PIL della penisola italiana e’ il piu’ alto del mondo.

Segue la coppia “mar baltico/mare del nord”, sempre perche’ si tratta di mari piccoli che connettono molte nazioni. Questo rende potenti nazioni come la Svezia (che include spazi importanti di Russia e Polonia , nonche’ Danimarca e Germania ,nel proprio spazio vitale.

C’e’ il trittico “mare del nord/canale della manica/canale d’Irlanda”, cioe’ piccoli tratti di mare che collegano l’ Inghilterra con il mondo scandinavo, la Francia e la penisola iberica.

C’e’ un altro “asse”, nord sud, fatto dal Mar Caspio, Mar Nero e fiume Volga, che fornisce uno sbocco a Sud per chiunque arrivi dal mar Baltico, unitamente ai vari Dniepr e Don, che forniscono un gigantesco asse Nord-Sud , che permette (2) il collegamento del mare baltico al caspio, creando una via commerciale.

Un altro importante bacino e’ quello boemo, ma si basa su un singolo fiume (Il Danubio) e quindi e’ il quarto in ordine di importanza ed e’ generalmente un’estensione di chi domina gli altri.

Cosi’, ci sono tre grandi aree commerciali, e ne segue l’ordine che aveva il PIL del periodo.

1)Area mediterranea.
2)Area del mare del nord/baltico
3)Area della Rus’ , attorno ai grandi assi fluviali nord-sud.

Questo produce tre grandi zone economiche. Quella britannica/normanna, quella latina, quella russa.

L’Italia in questa posizione gode tantissimo della posizione. Ha un PIL altissimo per l’epoca, al punto che piccoli staterelli come la repubblica di Venezia e le altre repubbliche marinare hanno risorse a sufficenza per diventare delle potenze: mentre le altre nazioni devono aggregare territori ampii perche’ si accumulino sufficienti risorse, in Italia una repubblica marinara puo’ essere uno stato rispettato semplicemente con le risorse locali, piu’ quelle commerciali derivanti dalla posizione. La frammentazione dell’ Italia, in questa fase, e’ un effetto collaterale del PIL altissimo del paese.Un piccolo territorio ha risorse a sufficienza da creare una nazione.

La distribuzione del sapere, quindi , segue lo stesso schema. Le prime universita’ sono Bologna ed Oxford,seguite dalle scuole reali svedesi e dalla costituzione dei primi centri di cultura russa, prima Kiev e poi Mosca (col ritiro dei mongoli).

In tutti i porti del mediterraneo si parla una lingua, detta “lingua franca”, che non e’ altro che un italiano adattato alle lingue dei popoli vicini. (Leggete qui.)

La stessa “moral liaison” segue le stesse regole di spartizione. All’inizio c’e’ il Papa di Roma, che inizia ad avere problemi perche’ l’altro centro economico (l’area baltica e quella britannica) si dotano di un potere morale proprio, creando le proprie religioni e legandole allo stato. Anche in oriente, si crea il patriarcato di Mosca , che viene immediatamente legato a doppia mandata con lo zarato.

Ed ecco ancora le medesime aree “morali”, che coincidono con le grandi aree di scambio economico: quella protestante a nord, quella mediterranea cattolica, quella russa ortodossa.

Ogni potere commerciale, cioe’, si dota di un proprio potere morale.

Tutto ruota attorno a questi piccoli(3) mari/corsi d’acqua che collegano molte risorse.

Ad un certo punto si scopre l’America, e il mare economicamente piu’ vantaggioso diventa l’Atlantico. Poi si continua esplorando l’oceano indiano e l’oceano pacifico, e i commerci si spostano rendendo meno remunerativi sia il Baltico che il Mediterrano.

Questo e’ l’inizio del declino italiano. Anno 1492.

In seguito, la grande battaglia e’ tra il mondo ispanico/portoghese e quello britannico. Non per nulla sono le due lingue occidentali piu’ parlate al mondo: l’intero sudamerica e l’intero centroamerica parlano spagnolo, il nordamerica parla inglese e (poco) francese.

Il mediterraneo ricopre un ruolo di supporto ad alcune grandi potenze come la spagna e la Francia, ma ormai il destino economico dell’ Italia e’ segnato per 500 anni.

Tutto negli anni successivi concorre a questo calo di forza economica del mediterraneo , della Russia e del Baltico nei confronti delle nuove potenze atlantiche.

Adesso andiamo ai tempi moderni. Andiamo ai tempi moderni perche’ ovviamente il declino prende volti diversi in momenti diversi.

Nell’ultimo mezzo secolo, il declino dell’italia deriva da due sbagliatissime politiche che si spiegano facilmente pensando in termini storici, cioe’ ragionando negli stessi termini usati sinora: le grandi vie commerciali.

Questi errori sono essenzialmente tre:

1)L’appoggio ad un centro di potere economico mitteleuropeo che ruota attorno al Reno e al Danubio (quando si parla di Germania ) e attorno alla potenza atlantica europea che e’ l’ INghilterra, con le sue propaggini normanne nel mare del nord. Appoggiando il mondo mitteleuropeo, cioe’ l’area che oscilla attorno all’asse baltico/mare del nord piu’ , abbiamo spostato il baricentro lontano dal mediterraneo, che storicamente e’ il nostro punto di forza. entrare nella UE e’ stato uno degli investimenti meno redditizi della storia: lo stessosforzo investito nei rapporti con paesi mediterranei asiatici e africani avrebbe reso molto di piu’.

2)L’appoggio al mondo atlantico. Anche in questo caso, abbiamo rinunciato ad un ruolo politico e militare che poteva essere importante nel mediterraneo per appoggiare un interesse antagonista, che era quello atlantico. Ogni volta che l’asse economico atlantico vince, quello mediterraneo e quello russo perdono. Non e’ cosi’ strano quindi che siano stati in conflitto, sul piano dell’analisi materialista. Se avessimo speso lo stesso impegno che abbiamo speso nella NATO dopo gli anni ’60 (quando gia’ potevamo uscirne) in alleanze militari nel mondo mediterraneo, con ogni probabilita’ il conflitto israeliano sarebbe terminato e il Libano non avrebbe avuto vent’anni di guerre civili.

3)L’accettazione passiva della cortina di ferro. Se invece di schierarci cosi’ supinamente in un mondo bipolare avessimo avuto il coraggio che ha avuto Josip Tito, cioe’ di creare un mondo di paesi non allineati, con ogni probabilita’ avremmo aperto molti piu’ commerci con il mondo russo, e quindi con l’intera asia.

In definitiva, il declino italiano del secondo novecento deriva da una visione miope che crede l’italia al sicuro quando si integra verso nord e verso ovest, mentre la massima convenienza commerciale ed economica del nostro paese e’ verso sud e verso est.

La politica perfetta del dopoguerra italiano sarebbe stata quella di uscire dalla Nato gia’ nei primi anni ’70 per entrare nell’assemblea dei paesi non allineati.

Come paese non allineato avremmo potuto rifiutare la cortina di ferro e commerciare con una “ostpolitik” commerciale molto piu’ intensa.

Come paese non allineato avremmo potuto stabilizzare il Libano (con un volume alto di scambi commerciali) e anticipare il crollo del regime albanese (sempre con un alto volume di scambi commerciali: trasformare l’Albania in un protettorato de facto e’ sempre stato un obiettivo raggiungibile dal PIL italiano, specialmente negli anni ’80).

Come paese non allineato avremmo potuto stipulare accordi commerciali “svincolati” con Egitto, Libia, Algeria, Jugoslavia, tutte aree di transito importantissime per accedere all’ Africa e alla zona danubiana.

Invece abbiamo preferito entrare in una UE che di fatto ruota attorno all’asse francotedesco, e si sforza di bilanciare il potere dell’asse commerciale angloscandinavo. Una lotta che non ci riguarda, e specialmente un’asse commerciale che ci svuota di opportunita’ commerciali.

Abbiamo preferito aderire ad un asse atlantico che ci ha dato pochissimo, anziche’ accrescere i commerci attraverso il Bosforo e il mondo “oltrecortina”.

Ed ecco i nomi del declino italiano del dopoguerra: NATO+UE.

Essi non sono altro che la continuazione di un altro declino, che e’ quello dovuto alla scoperta delle americhe, e che dura da 500 anni.

Oggi abbiamo,come Italia, una grandissima opportunita’. Finita la guerra fredda, possiamo guardare ad est forti di una posizione geografica ottima , sfruttando una tradizione di grande commercio ad oriente. Siamo il secondo paese in ordine di importanza , nel commercio con la Russia.

Possiamo iniziare con una politica di fortissimi accordi commerciali con il Libano, con l’ Egitto, con l’Algeria, e attraverso questi con moltissimi paesi africani.

Possiamo, infine, tentare di aprire rotte ad oriente stabilendo porti commerciali in Libano, e (se Israele potesse essere meno “atlantica” e non guastare le uova nel paniere a qualsiasi convenienza mediterranea) in Israele.

Questo sarebbe un piano geopolitico solido. Che ovviamente fa inorridire tutti i partiti italiani, perche’ le ideologie del secondo dopoguerra sono tutte supine al mondo atlantico e/o britannico.

E questa incapacita’ di vedere l’incredibile opportunita’ di business in un mare che collega il Mar Nero (Russia), l’Africa e l’Asia e’ il nome dell’ attuale declino Italiano: UE+NATO ormai sono nelle teste di tutti come se fossero il destino obbligatorio.

Tutto qui.

Uriel

(1) Non sempre il potere economico e’ anche geopolitico: nel caso dell’italia ha prodotto piccolissimi stati quasi autosufficienti, perche’ con un PIL alto uno stato raggiunge rapidamente una quantita’ di risorse sufficiente a mantenersi in vita.

(2) Quando sono navigabili cioe’ non ghiacciati: handicap non indifferente nei confronti del mondo legato al mar mediterraneo.

(3) Dico “piccoli” confrontandoli con Atlantico e Pacifico, che richiedono un salto tecnologico enorme. Il declino della Repubblica di Venezia inizio’ con l’arrivo del galeone, piu’ adatto all’oceano della galera, che era il punto di forza dei veneziani. Vantaggiosa nel mediterraneo e sui piccoli corsi, la galera era troppo lenta e troppo poco spaziosa per i mercati piu’ distanti.

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