La prima contraddizione e’ molto semplicemente che si tratta di categorie che non esportano moltissimo. Gli autotrasportatori sono legati al costo del gasolio, dei carburanti, dei ricambi per il camion, e quando escono in trasferta il cambio verso eventuali monete straniere li uccide. Gli stessi agricoltori esportano nella UE, ed uscendone si troverebbero con dei dazi doganali che faciliterebbero prodotti analoghi da Spagna e Grecia. I negozianti non esportano, ma soffrono del cambio perche’ comprano prodotti esteri, e gli edili esportano ancora meno.
Per quale ragione essi debbano chiedere l’uscita dalla UE e la svalutazione della moneta, che invece fa comodo alle aziende esportatrici (che non sono in piazza) mi riesce del tutto incomprensibile: stanno chiedendo una misura che li condurrebbe alla rovina. Due paesi, anzi tre, Spagna e Grecia, producono molto di quanto produce l’agricoltura meridionale, e molto del sud francese e’ concorrente degli agricoltori del nord italia. Una volta fuori dalla UE, non ci sarebbe piu’ protezione comunitaria per il DOC e il DOCG, e quindi il “Parmesan” diventerebbe facilmente “Parmigiano”.
La misura di uscire dall’euro per svalutare semmai faciliterebbe le aziende che oggi esportano molto, ma quelle aziende vanno bene, e le esportazioni marciano a gonfie vele; la stessa economia europea e’ un’economia fortemente esportatrice, quindi non si puo’ nemmeno dire che l’ Euro stia rappresentando un problema: i fatti mostrano il contrario; ad andare male e’ il mercato interno, principalmente quello del lavoro, e non le esportazioni, che invece stanno reggendo l’economia.
D’altro canto, anche la storia di uscire dall’ Euro e fare un “euro del sud” non e’ una proposta italiana. E’ una proposta TEDESCA. Sin dall’inizio dell’unificazione, i tedeschi si sono SEMPRE opposti ad avere Italia, Grecia, Spagna e Portogalli dentro l’ Euro, proponendo un euro a due velocita’. Ma all’epoca erano i paesi del meridione europeo ad opporsi considerandolo un insulto.
Potete trovare le prove di quanto dico, se avete memoria corta, semplicemente cercando negli archivi dell’epoca:
“La Germania è uno dei pochi Paesi europei che il ministro del Tesoro italiano non ha toccato durante il fitto giro di consultazioni estive organizzato per preparare quest’ incontro. Ed è un Paese importante perché scettico di fronte ai progetti comunitari. E’ di due giorni fa l’ ennesima sortita del governatore Poehl contro la moneta unica: prendiamo tempo, sostiene il responsabile della Bundesbank. Prima di pigiare l’ acceleratore sul progetto europeo è bene che tutte le economie Cee siano convergenti. La tesi tedesca, studiata ancora una volta ieri a Brema dai vertici della Bundesbank, non è nuova. (…) Più tardi, il presidente della Commissione Cee ha detto che bisogna portare avanti l’ unione monetaria (Non ci possono essere mezze misure), che la futura moneta unica non può essere una divisa già esistente e che l’ idea tedesca di un’ Europa a due velocità è un falso problema.”
” Il governatore tedesco parla a Monaco. Si domanda se la creazione di una banca centrale unica e di una moneta unica siano veramente indispensabili. Ribadisce che le economie (e soprattutto il tasso di inflazione) dei vari partners devono essere più omogenee di quel che sono. (…) L’ idea di una Europa delle monete a due velocità con l’ Italia in serie B, oggetto lo scorso giugno di una dura polemica a distanza Roma-Bonn, sembra riemergere. Stavolta, la nuova sortita tedesca è accolta con freddezza dalle autorità italiane, padrone di casa del prossimo Ecofin. Le fonti ufficiali ricordano che a Poehl è sempre piaciuto il gioco di contrappunto. Notano che le sue parole riflettono la tradizionale preoccupazione tedesca per la stabilità dei cambi in presenza di un’ unità monetaria, e per la più completa autonomia della banca centrale del futuro. Poi aggiungono: il documento che Poehl leggerà all’ Ecofin, nella sua veste di presidente dei governatori Cee, appena trasmesso ai Dodici, è di tutt’ altro tenore ed è soddisfacente. Comunque sia, la Germania nicchia. E per di più pare schierarsi al fianco degli inglesi, da mesi impegnati in un intenso lavorio diplomatico per sponsorizzare la controproposta-Major, con numerosi incontri bilaterali in tutta Europa, Italia compresa. Al prossimo Ecofin, una riunione informale con tanto di gita ai Castelli Romani e tour turistici per le signore, la spaccatura tra i Dodici potrebbe consolidarsi, l’ asse Londra-Bonn anche. Ma le autorità italiane si dicono decise a non farsi cogliere impreparate. Il ministro Carli, per tutta l’ estate, ha continuato a viaggiare nelle diverse capitali europee, (Dublino, Copenaghen, Bruxelles e, ieri l’ altro, Madrid e Londra), per sondare gli umori dei suoi colleghi. Il governatore Ciampi vuole porre sul tavolo delle discussioni i progressi e gli impegni rispettati dall’ Italia in fatto di monete: piena libertà dei movimenti di capitale, ingresso della lira nella banda stretta dello Sme. Il paese ha un grosso deficit pubblico, e questo è senz’ altro un handicap, un vincolo allo sviluppo del suo ruolo politico. Ma sotto il profilo monetario le cose vanno.”
“Non stupisce, perciò, che per il severo ministro tedesco, spalleggiato dalla Bundesbank, la lira sia sin d’ ora esclusa dal club delle monete virtuose: i suoi vizi strutturali ne farebbero un fattore inquinante.”
“Mi hanno molto colpito alcune corrispondenze sull’ atteggiamento dei cittadini tedeschi nei confronti della moneta unica europea. Un atteggiamento in via generale piuttosto tiepido, ma che diventa largamente negativo quando viene ventilata la partecipazione del nostro Paese alla pattuglia di testa: “Mai insieme all’ Italia”, l’ Italia del debito pubblico ingovernabile, della politica rissosa e farsesca, dell’ inaffidabilita’ e dell’ incompetenza amministrativa, della corruzione, dell’ illegalita’ , della mafia e delle organizzazioni criminali. Le dichiarazioni di Theo Waigel . un politico del partito di maggioranza prima che un membro del governo . fanno il paio con analoghe affermazioni di Rudolf Scharping, il capo dell’ opposizioneed entrambe si spiegano sulla base di questo atteggiamento radicato nell’ opinione pubblica tedesca.”
- Per quale ragione categorie che esportano poco e solo dentro il quadro normativo UE premono per uscirne? Non si rendono conto che uscire dall’euro e svalutare aiuterebbe ALTRE aziende ma non loro, che esportano poco ma importano molto? Non si rendono conto che il loro problema SIA un problema di mercato interno e non di esportazioni?
- La seconda domanda e’: qualcuno sta raccontando che la Germania voglia da sempre l’ Italia e i paesi deboli nell’ Euro per spennarli, quando in realta’ si sono opposti sin dall’inizio, indicando con lucidita’ feroce quei punti per i quali la cosa NON si doveva fare. Troppe differenze, troppe disarmonie.
- Nessuno dei paesi nordici, che sono SEMPRE stati per un euro a due velocita’, avra’ nulla da obiettare. I nostri eroi avranno la sensazione di sfondare una porta aperta. Una volta tolti dalle palle i paesi dell’europa meridionale, i tedeschi avranno la forza di imporre Euro-B ai rimanenti paesi nordici recalcitranti, unificando di fatto l’area che gravita attorno al mare del nord, includendo con facilita’ la vecchia EFTA. Un club per paesi nordici dal welfare ipertrofico.
- Draghi verra’ cacciato a calci dalla BCE, che si trova in Germania, e verra’ in futuro presieduta da un tedesco o al massimo dal presidente di uno stato membro dell’ Euro-A. A quel punto potranno praticare la vecchia politica pre-schroederiana per la rivalutazione dei risparmi mediante banking locale.
- L’ Euro-B svalutera’, uccidendo le aziende che non esportano e uccidendo i consumi interni, per tutti i beni che provengono dall’estero. Le aziende che esportano in UE si troveranno col differenziale di cambio da pagare alla frontiera, piu’ il costo di rischio, e si troveranno la dogana. Dogana superabile semplicemente spostando la produzione in una zona ad euro forte. Le aziende con due basi compreranno dalla sede ad euro forte e venderanno dalla sede ad euro debole, sino a quando per avere il fido nel paese ad euro forte sposteranno la fabbrica li’. Entro due anni, la produzione di aziende dei paesi meridionali sara’ tutta nella zona Euro-A.
- La svalutazione produrra’ immediatamente una crescita del 30% del cambio per le importazioni, ma poiche’ le esportazioni dipendono da fattori logistici e dall’elasticita’ del mercato, forse l’aumento raggiungera’ il 10%, ad essere ottimisti. La logistica dei canali di distribuzione (stock, trasporto, distribuzione, marketing) che va fatta nei paesi di destinazione aumentera’ di prezzo, svantaggiando le aziende italiane: potete esportare piu’ di quanto possiate trasportare, forse?
Non c’e’ un “loro” e un “noi”: se la decisione che prendete come nazione e’ una cazzata, le conseguenze le pagano tutti. Le bombe, cioe’, non caddero solo sui nazisti.
E’ un concetto che in Italia manca perche’ l’ Italia non ha mai pagato l’indifferenza con una distesa di macerie fumanti. E sospetto che quel momento sia entrato in una specie di memoria collettiva, e che sia chiaro a tutti che anche se “e’ tutta colpa dei nazisti”, le bombe cascano su tutti, cosi’ e’ meglio stare MOLTO attenti a quel che fa il governo.