La religione del sei.

Ieri sono tornato in Italia, e mi sono dovuto sorbire una bella trasmissione sul terremoto a casa di amici. Ho sentito dire una cosa che mi ha fatto DAVVERO girare i coglioni ovvero che le polemiche sul fatto che le case (e i capannoni) crollati non fossero in grado di reggere il sisma e’ una polemica inutile, perche’ le zone erano classificate in zona tre , e quindi le costruzioni erano a norma. In pratica, non era a norma il terremoto.

Mentre aspettavo che qualche magistrato inviasse un avviso di garanzia al terremoto fuori norma (come ha osato presentarsi in una zona classificata come zona a basso rischio? ), ero tentato di ignorare la cosa, ma mi sono improvvisamente reso conto di come in ralta’ l’italiano sia educato all’idea che BISOGNA SEMPRE E SOLO FARE IL MINIMO INDISPENSABILE.

Voglio dire: c’e’ qualche legge fisica che obbliga i terremoti a seguire la classificazione geologica delle zone? No. Siccome nessuno sa prevedere i sismi, essenzialmente la classificazione ha un senso probabilistico, cioe’ statistico. Tantevvero che e’ arrivato un terremoto in una zona di fascia tre.

Ma la domanda che faccio e’: qualcosa impediva alla gente di costruire case per fascie piu’ rischiose, od oltre? NO. La differenza di costo , tra parentesi, e’ attorno al 5-10%. Semmai, il problema e’ che il geometra medio (1) non sa come fare una casa antisisimica.

Cosi’ ho pensato alla stragrande maggioranza dei miei compagni di classe. Ai miei tempi, si passava con il sei (non so come funzionino oggi i voti scolastici) per le materie, e con il 36 all’esame di maturita’.

Ebbene, la loro logica era che se per essere promossi bastava il sei, allora tutto quello che avrebbero dovuto fare era prendere sei , gestendo la media scolastica -compreso il voto di religione e quello di educazione fisica- in modo da avere la media del sei. Allo stesso modo, essi gestivano la singola materia: segnavano i voti alle interrogazioni, ai compiti in classe, e in qualche modo intervenivano solo se il voto medio rischiava di “andare sotto”.

Insomma, quello che e’ successo e’ che la scuola italiana ha insegnato che se c’e’ un’asticella, cioe’ se c’e’ un minimo che basta “a passare”, quello, E NIENTE PIU’ DI QUELLO, sara’ il nostro obiettivo.

Ma il mondo non funziona cosi’. Se, per esempio, hai un’azienda che ha, come voto, “sei”, e in Culandia Citeriore ce n’e’ una che ha come voto “dieci e lode”, tu chiuderai. Quindi no, il minimo non basta. Non basta perche’ sei in un mondo basato sulla competizione -e no, nessun altro mondo e’ possibile, proprio per lo stesso principio che vi porta a cercare la sufficienza: il minimo sforzo- e se il tuo competitore e’ migliore, tu chiudi. Anche se tu sei “sufficiente”.

Se dovessimo riportare il sistema “realta’” alla scuola, quello che faremmo dovrebbe essere

  1. Dare i voti in tutte le materie a tutti gli studenti.
  2. Infilarli in un calcolatore unico nazionale e calcolare la media.
  3. Bocciare tutti quelli sotto la media nazionale.

Voi direte: cazzo, ma cosi’ mio figlio ad Aosta rischia la bocciatura perche’ in Molise gli studenti sono piu’ bravi o hanno voti piu’ alti? La mia risposta e’: perche’, la tua azienda non rischia di chiudere, forse, se in Molise ce n’e’ una che fa meglio della tua?

In realta’ quando lo studente applica un gioco minimax di Von Neumann per avere il voto utile col minimo sforzo non fa altro che applicare il principio della competizione dei prezzi sul mercato. Secondo lo stesso principio per cui voi volete il “sei” col minimo sforzo, il cliente vuole il miglior  prodotto/servizio al minimo prezzo. Cosi’, non potete avere entrambe le cose: se praticate il gioco minimax, lo fara’ anche il cliente. E quando il cliente cerchera’ il prodotto a prezzo migliore, trovera’ quell’azienda che grazie al suo dieci e lode , ha prezzi migliori della vostra azienda appena sufficiente.

In realta’ esistono delle scuole -non in italia, specialmente in USA , UK ed in Germania alcuni gymnasium privati- che fanno il discorso della media globale, anche se la applicano sulla singola classe. Ho sentito solo di una scuola che lo pratica a livello di istituto. Mi dicono che e’ molto diffuso in oriente, ma non ho testimonianze dirette.

Addestrati a raggiungere la sufficienza, gli italiani non hanno ovviamente capito che se una zona ha un rischio sismico QUALSIASI, la cosa migliore da fare sia quella di costruire IL MEGLIO POSSIBILE. A prescindere.

Ma il discorso che sento fare e’ semplicemente questo:

“Se niente ti obbliga a lavorare meglio, perche’ dovresti farlo?”

La risposta molto semplice e’: andate a chiederlo ai morti di questo terremoto, o di OGNI terremoto in Italia. Andate a chiederlo ai bambini morti nella scuola crollata -non mi ricordo dove in Italia- . Andate a chiederlo ai milioni di disoccupati  di aziende che hanno chiuso perche’ mediocri.

Cosi’ diro’ una cosa  OVVIA: devi lavorare meglio perche’ il meglio e’ il minimo che serve a sopravvivere.

Quando dico questo, mi arriva sempre una frotta di umanisti che mi dice “ma io non penso che il mondo debba essere per forza una corsa alla performance ed una competizione”. Oh, certo.

Sfortunatamente, il fottuto terremoto non la pensa cosi’.

Ed e’ proprio qui il punto: fare le cose meglio si deve fare non solo quando obbligati o quando c’e’ una legge che ti costringe. Lo devi fare perche’ lavorare meglio e’ SEMPRE meglio.

Molti italiani, quando arrivano in Germania, si credono molto furbi. Si credono molto furbi perche’ considerano stupidi i tedeschi e la loro ossessione a fare le cose sempre un po’ meglio, o comunque perfettine. Cosi’ dicono “ehi, in questa massa di idioti io fotto tutti! Saro’ ricchissimo in pochissimi tempi, a spese di questi fessi”.

Dopo qualche anno, si ritrovano ancora piu’ poveri di prima, e si trovano costretti ad ammettere che, dopo i primi successi iniziali, tutta la loro “furbizia” non serve a nulla. Quello che succede e’ semplicemente che hai due scelte: puoi essere furbo o puoi essere intelligente.

Se sei furbo, miri ad un vantaggio puramente locale e limitato nel tempo. Cosi’ a scuola cerchi i sei e poi il trentasei. Cosi’ hai “il pezzo di carta” col minimo sforzo. Al lavoro, ovunque, prendi la palla al balzo e approfitti dellà’ingenuita’ di tutti. Aha.

Nel medio e lungo termine, pero’, ti accorgi che conveniva essere intelligenti.

Ora, nel breve termine, se la legge dice che la zona e’ di livello sismico III, il furbo fa il minimo per avere il nuovo edificio adatto al livello tre. L’intelligente costruisce ugualmente un edificio concepito per il massimo livello possibile.

Nell’immediato, il furbo guadagna e l’intelligente sembra fesso. Nel lungo termine, quel che succede e’ che il furbo crepa sotto il suo capannone, mentre l’intelligente rimane intatto.

Due post fa ho introdotto un modo di dire che e’ “l’ italiano crede sia piu’ urgente essere furbi che essere intelligenti”. Non e’ una frase mia. E’ quanto dicono gli altri di noi. Quando l’azienda tedesca ti vende un prodotto obsoleto, o il capannone in eternit verniciato, o lo scarti di magazzino, fa una cosa che in Germania non gli riuscirebbe.

Perche’ la fa con gli italiani? Perche’ sa che l’acquirente vuole essere furbo -e pagare meno, anche se poi arrivera’ il conto- che essere intelligente. Al momento, quello che fa il tetto migliore possibile gli appare stupido, in confronto a lui che comunque -almeno teoricamente- rispetta le norme ma usa una cosa che rasenta appena la sufficienza.

Nel lungo termine, succedera’ che arriva il conto, ma per capirlo occorreva essere intelligenti, essere furbi non basta per valutare le conseguenze sistemiche o le conseguenze nel lungo termine.

Lo stesso dicasi per le norme antiterremoto. Quando si parla coi geometri, ti rispondono “le norme antiterremoto valgono solo epr gli edifici nuovi, non si preoccupi”. Non preoccuparsi e’ l’atteggiamento del furbo. L’intelligente, invece, si preoccupa del fatto che un sisma NON distinguera’ tra edifici vecchi ed edifici nuovi: il fatto che la NORMA dica una cosa, non significa necessariamente che la sua applicazione tattica sia la cosa piu’ intelligente. E’ soltanto la cosa piu’ furba.

Ogni volta che succede qualcosa di male in italia, dall’economia ai terremoti a qualsiasi cosa, scopriamo sempre le stesse cose: che se si fosse stati intelligenti si sarebbero evitate, MA SI E’ PREFERITO ESSERE FURBI.

Csosi’, signori, potete anche dire in TV che siccome le zone colpite dal terremoto erano ufficialmente in zona III , ergo le costruzioni erano in regola.

Pero’, i capannoni vi crolleranno sulla testa ugualmente, non potrete piu’ fidarvi delle vostre stesse case, e oggi vi arriva addosso il prezzo della furbizia.

Perche’ nessuna legge dello stato vi proibisce di fare di meglio. Siete voi quelli che si appiattiscono sugli adempimenti MINIMI.

ESISTONO le tecnologie per costruire case antisismiche. NESSUNA zona del pianeta e’ esente da sismi. CHI NON USA tecnologie antisismiche sta facendo MENO di quanto l’ INTELLIGENZA consiglia.  NESSUNA LEGGE LO VIETA.

La gente adesso dira’ che “se lo stato ci avesse informato allora noi avremmo fatto tutto col massimo delle precauzioni”. Allora voi SAPEVATE che si potesse fare di piu’, ma non lo avete fatto.

Il prezzo che si paga ad ogni terremoto in Italia non e’ altro che la differenza tra furbizia ed intelligenza.

E la cosa incredibile e’ che poi gli stessi che vangono a scagazzare la minchia che loro erano in regola poi si incazzano se sentono dire che vogliono fare un rigassificatore in quelle zone: eh, belli, se siete in regola voi, e’ inregola anche il rigassificatore.

GLI STESSI COGLIONI CHE PASSANO LA VITA A PARLARE DI PRINCIPIO DI PRECAUZIONE OGGI SONO LI’ CHE DICONO CHE HANNO FATTO BENE A NON FARE DI MEGLIO CONTRO I TERREMOTI.

Volete sapere cosa bisogna fare, adesso, in Emilia? ABBATTERE TUTTE , e ripeto TUTTE, le case che non sono costruite in maniera provatamente antisismica (2) e rifarle. Sarebbe la cosa intelligente.

La cosa furba, invece, e’ fare il minimo indispensabile per far avere alle case vecchie il certificato di casa antisismica. Secondo voi cosa farete?  Succedera’ che tra intelligenza e furbizia si scartera’ l’intelligenza.

E allora, signori, si: i vostri capannoni erano in regola.

Era il terremoto che non era a norma, isn’t it?

Dai ditelo, perche’ se uno dice le cazzate DEVE ALMENO AVERE IL CORAGGIO DI DIRLE TUTTE.

Uriel Fanelli 5 giugno 2012

(1) Non capiro’ mai per quale ragione ai geometri sia consentito firmare progetti di case, tra parentesi. Forse quando scarseggiavano gli ingegneri era sensato, ma oggi sarebbe ora di togliere questa assurda regola.

(2) Faccio presente che la norma antisismica non ha come obiettivo principale quello di salvare la casa, ma quello di salvare le persone. Un collasso controllato che lasci alle persone il modo di salvarsi e’ antisismico a tutti gli effetti. Le case, infatti, si ricostruiscono. Le persone no.

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