Scritto da Uriel Fanelli il 22/5/2011
Ho risposto ad un commento circa la comunita’ Linux (i forum, le mailing list, e tutto cio’che viene dipinto quale meravigliosa macchina di solidarieta’ informatica del mondo opensource da personaggi in tecnologia D&G -Dodi e Gianpiernaik – come quelli che scrivono su Wired) , e mi sono arrivate delle richieste di chiarimento , quasi io avessi commesso un reato di lesa maesta’. Ora, detto come va detto, me ne fotto allegramente e le cose le racconto come stanno, che ai seguaci e ai fondamentalisti di Linux piaccia o meno.
Come umile architetto di sistemi che lavora nel mondo telco mi capita di maneggiare delle installazioni anche molto grandi di Linux. Mi capita perche’, come sapete, Linux e’ nato insieme all’opensource come ribBellione al mondo del software proprietario delle grandi multinazionali che vogliono brevettare anche gli occhi innocenti dei bambini. Quindi, Linux pullula proprio nei datacenter di malvagie multinazionali che hanno brevettato anche il buco del culo della stagista che hanno alla reception. Poiche’ l’Open source nasce per dare all’utente la possibilita’ di farsi il proprio server, ovviamente la stragrande maggioranza dei server su internet, girano con Linux E SONO AZIENDALI.
Di conseguenza, mi capita di avere a che fare con delle “grosse” installazioni di Linux, in genere Redhat, ma anche Ubuntu sta prendendo piede.
Ora, di solito gli architetti di sistema fanno powerpoint e visio. Io non ho ne’ l’uno ne’ l’altro installati, perche’ sono uno di quegli architetti di sistema che ficcano le mani dentro la scatola. La prima installazione del tutto, e la fase di progetto, cioe’, le seguo io. In persona. Con le mie manine. E’ un pochino come capita agli architetti di case: ci sono quelli che stanno tutto il giorno in qualche studio pederastico a parlare di party con gianpiernaik, e quelli che stanno con l’elmetto in cantiere. Io sono uno di questi ultimi.
Anche perche’ e’ di moda, oggi, avere il supporto in India, e gli indiani sono si’ quel popolo che ha inventato i numeri in notazione posizionale duemila anni fa, il guaio e’ che sono ancora li’ a chiedersi a che cazzo serva quella roba. (1) Il che significa che l’architetto di sistema a volte (spesso) deve prendere in mano la cazzuola e mettersi a tirare su i muri, per paura che gli indiani si facciano male, mangino il cemento , tentino di giocare a cricket coi mazzuoli pesanti, o usino i mattoni come cubetti di ghiaccio per il cocktail.(1)
Cosi’, quando ho un problema mi capita (anzi mi capitava, ormai ho capito l’antifona) di rivolgermi a quella che i modaioli di Wired chiamano “La preziosa comunita’ Linux®”, e tutto quello che ho visto e’ che “La preziosa comunita’ Linux®” non solo non serve ad un cazzo di niente, ma e’ pure noiosa ed enormemente seccante.
Essenzialmente, le scene sono sempre quelle: hai a che fare con dei personaggi in cerca di autore per i quali “io uso linux” e’ la prova di quanto sistemisti siano. Oggi non devi essere un sistemista per usare Linux, devi usare Linux per scrivere sul CV che sei un sistemista. vediamo alcuni esempi.
NOTA: GLI ESEMPI DI PROBLEMA CHE HO SCELTO VALGONO COME ESEMPI, E SERVONO ESATTAMENTE COME LE RISPOSTE CHE SONO ESAGERATE A LORO VOLTA , CIOE’ SOLO PER RENDERE IMMEDIATAMENTE L’IDEA. (a meno che non abbiate comprato un “Cisco Vattelappesca”). Ah, si, anche i nomi di aziende sono li’ per dare l’idea.
La prima noiosissima categoria di personaggi che appaiono quando avete un problema e’ “ma devi proprio farlo”? Ora, sfortunatamente nel mondo del lavoro non sei tu a scegliere cosa devi fare: se fossi io, sceglierei come attivita’ “stare sdraiato in spiaggia circondato da fanciulle in topless”. Invece, se devo installare quel prodotto su quella macchina,e’ perche’ non scelgo io. Il cliente ha mezzo migliaio di macchine con Linux, ci ha messo quello, gli e’ costato, e non vuole cambiare. Cosi’, ecco la scena:
- Uriel: “Salve, ho un problema col programma XY sulla distribuzione PippoLinux e uno storage iSCSI. Uso un Cisco Vattelappesca come transceiver per fare il backup, ma quando il datagramma arriva al cisco sembra che Linux non abbia scritto adeguatamente la tal cosa che Cisco si aspetta. Qualcuno sa come risolverlo?”
- R1: io non uso Pippolinux che fa schifo ma uso PlutoLinux e mi va benissimo. Non ci faccio le stesse cose, ma come consiglio ti dico di cambiare la distribuzione.
- R2: io non userei iSCSI per fare quello. Secondo me devi far esplodere il datacenter e comprarne uno nuovo. Usa dinamite opensource.
- MM: perche’ lo faaaaaiiiiiiiiiiiiiiiii…. perche’ lo faaaaiiiiiiiiiiiiiiiiiii…. disperato sistemista miiiiiioooooooooooooooooo………..
- R3: secondo me non c’e’ bisogno di avere uno storage cosi’. Io uso un masterizzatore DVD di Philips, e mi trovo bene. E anche mia moglie.
- Uriel: purtroppo non posso decidere ne’ di cambiare il datacenter ne’ di cambiare versione di Linux, devo lavorare nell’infrastruttura che ho.
- R4: in ogni caso, iSCSI ha sempre fatto schifo, e poi e’ inutile usare degli storage remoti di backup, secondo me. Lo diceva anche Plutarco. Non so di cosa stiamo parlando, del resto, ma Plutarco e’ sempre attuale.
- R5: Se l’azienda usa Cisco hai poco da fare, non funzionera’.
- Uriel: hai gia’ avuto esperienze brutte?
- R5: no, non so nemmeno di cosa parli, ma mio cugino fa l’hacker e se vuole puo’ spegnere internet, e mi ha detto che con Cisco ha sempre dei problemi.
- Uriel: lasciate perdere, ho risolto da solo.
Il secondo tipo di idiota che regolarmente appare e’ quello che ha installato Linux sul pc di casa e vuole tanto fartelo sapere. Siccome le grandi distribuzioni arrivano con l’interfaccia grafica, e i vari Compiz+Beryl sono molto piu’ eyecandy di Apple sotto LSD, lui crede che Linux sia piu’ fico di apple perche’ ha effetti grafici migliori. Ecco cosa succede:
- Uriel: sto mettendo su dei server DVB per lo streaming unificato su DSL e 3G per cellulari, e mi serve sapere se Iptables abbia dei moduli stateful che mi permettano di riconoscere la sorgente dello streaming da dietro un mascheramento NATP. Esiste un modulo simile? Peraltro, in queste condizioni devo poter appartenere ad una rete multicast.
- R1: Installa KDE. Io l’ho fatto e sono contentissimo.
- R2: Hai provato a comprare un cellulare Nokia? Io il mio l’ho collegato a Linux con Fedora e va benissimo!
- Uriel: no, sto parlando di una cosa diversa, che serve a fare streaming video per cellulari e dispositivi embedded come ricevitori DVBT.
- R3: Io ho installato la SUSE e mi trovo benissimo, ho messo un DVD blu ray e vedo benissimo i film.
- R4: Ehi , se qualcuno ha la risposta mi puo’ anche spiegare come faccio a vedere i filmati .wmv su Linux?
- Uriel: lasciate perdere, ho risolto da solo.
Un altro meraviglioso aspetto della preziosa comunita’ Linux® e’ l’elemento che e’ nato in piena esposizione di radiazioni ad effetto Rottermayer, quello “leggiti le FAQ e gli HOWTO”. Egli non ti da’ nessuna dritta, per la semplice ragione che ho letto le FAQ e gli HOWTO prima che sua madre avesse le doglie.
- Uriel: ho installato un’istanza di bgpd ma ho un problema nel propagare le rotte. Lavorando con MPLS+BGP ho bisogno di negoziare le rotte in modo che corrispondano a precise etichette scritte sull’ header IP, ma quando lo faccio su un certo tipo di peer per qualche motivo l’etichetta
- R1: qui ci sono delle FAQ interessantissime: http://www.latino.it/debellogallico.pdf
- R2: e’ tutto spiegato nelle faq, consiglio ai principianti di leggere prima http://www.ammurabi.iq/code.html prima di cimentarsi con il bgp.
- Uriel: il de bello gallico e’ interessantissimo, e anche il codice di Hammurabi. Tuttavia li avevo gia’ letti, e non parlano di questo. Se proprio volete consigliarmi della documentazione mi va benissimo, posso sperare almeno nella documentazione giusta?
- R1: la documentazione e’ SEMPRE giusta, per esempio io ho un problema con uno storage in fibra e mi sto documentando sul commercio tra impero cinese e corea nel tredicesimo secolo, perche’ so che solo leggendo la documentazione si risolvono i problemi! Ai miei tempi tutti leggevano documentazione per ANNI prima di diventare druidi!
- R2: ne ho piene le scatole di gente che viene qui senza aver mai letto il codice di ammurabi ( e senza averlo capito) e pretende le risposte premasticate sul bgp. Anche se io conoscessi il bgp, cosa che NON e’, di certo non risponderei ad uno che non ha letto il codice di Ammurabi prima di accendere un pc.
- Uriel: lasciate perdere, ho risolto da solo.
Un altro tipo di elementi che rendono inutile e seccante la preziosa comunita’ Linux® sono i signori del “dammi la configurazione” e quelli che chiedono dati inutili a risolvere il problema , per la semplice ragione che non hanno capito il problema. Quando arrivano a partorire il consiglio, si tratta di qualcosa come “respirare fa bene”, o “controlla che il server sia acceso”.
- Uriel: per un qualche strano motivo, il tcp heap di Linux permette uno stato “undetermined” per le connessioni, nella strana situazione in cui Linux sia collegato su una interfaccia ad una rete gestita con OSPF e sull’altra interfaccia in una rete che usa un routing basato su IGMP. Sapete dirmi se c’e’ qualche parametro accedibile da sysctl che permetta di evitare questo problema?
- R1: cosi’ la richiesta e’ troppo vaga. Mi devi dare l’ ifconfig, il route -n , la configurazione , patente, libretto, certificato di nascita e schema in Verilog del tuo processore.
- R2: detto cosi’, e’ difficile rispondere. Mi dai per favore il tuo stack tcp/ip in EBCDIC , la funzione d’onda degli elettroni che girano nella tua scheda di rete, e l’originale manoscritto di Romeo e Giulietta di Shakespeare?
- Uriel: ho lavorato per due mesi, ma sono riuscito ad avere tutto quello che volevate, togliendo le cose coperte da NDA. Ecco a voi.
- R3: Da questi file sembra che tutto funzioni bene. Per capire meglio, mi potresti dare il certificato di verginita’ di Rosy Bindi, la configurazione del firewall di Bill Gates, una fotografia del Data Center e l’ultimo video di Lexington Steele “anal sex whores IV”? In ogni caso, secondo me devi ricordarti di respirare: ai sistemisti fa bene.
- R5: Io non ci vedo nessun problema. Sei sicuro che il server sia acceso?
- R6: Hai controllato che il cavetto di rete sia attaccato?
- Uriel: scusate, ma ho gia’ risolto da solo.
L’ultima leggenda e’ che “se il software e’ opensource allora puoi leggere il codice e se necessario cambiarlo”. Aha. Forse non avete mai avuto a che fare con la preziosa comunita’ Linux® ristretta agli sviluppatori. Mi e’ capitato, dovendo produrre servizi in tempo reale (o almeno quantizzati) di mettere le mani al kernel di linux. Cosi’ per prima cosa ho chiesto lumi ai preziosi titani che loro “mettono le mani sul codice perche’ e’ il bello dell’opensource”.
- Uriel: salve, mi trovo in ambiente telco, e devo garantire una particolare coda di priorita’ nel kernel di linux. Ho in mente di ottenere quello che ottengo in Solaris usanto priocntl() sulla coda RT. Per fare questo devo mettere le mani sullo scheduler. Secondo voi qual’e’ il modulo ove mi consigliate di iniziare le modifiche, ovvero un modulo con meno dipendenze?
- R1: hai provato ad installare le tali librerie?
- Uriel: no, non si tratta di librerie gia’ fatte , devo proprio agire sullo scheduler del kernel.
- R1: ma anche le librerie hanno il codice.
- Uriel: si, ma trattandosi di hardware dedicato per i link, occorre proprio agire coerentemente con ioctl() , quindi devo andare sul kernel.
- R1: ma il kernel lo fa Torvalds.
- Uriel: beh, e’ opensource. CHiunque si puo’ modificare il codice. Stavo appunto pensando di farlo.
- R1: suona blasfemo. Il kernel e’ opensource e chiunque puo’ leggerlo e modificarlo, MA SI USA COSI’ COME ESCE DAL VENTRE DI LINUS! Bella riconoscenza , i figli di oggi! Linux ha passato DIECI ORE in sala parto, DIECI ORE di durissimo travaglio per fare alla luce il Kernel, e tu lo ricompensi cosi! Non c’e’ piu’ rispetto per tua madre?
- Uriel: scusa , ma se chiunque puo’ leggerlo e modificarlo, allora posso farlo.
- R1: Quella e’ una posizione filosofica che serve ai centri sociali e ad Al Gore. Il codice e’ SACRO, e NESSUNO ha mai visto due righe di codice opensource, il vero credente si fida di un codice che tutti possono leggere e cambiare, e LO USA COSI’ PERCHE’ SI FIDA! Sei un kernel hacker, forse? Hai tale presunzione, o comune mortale? Hai forse ricevuto le stimmate USB?
- Uriel: Non so. Ma se riesco a finire le modifiche che ho iniziato, diciamo che la macchina fara’ quel che voglio.
- R1: AAAH! Bestemmia! Ha gia’ modificato il codice! NON E’ UN KERNEL HACKER CERTIFICATO! AAAH! Ovvove! Insulto! Bestemmia! Microsoft! Offesa a tutta la comunita’ opensource! Pedofilo! Assassino! Criminale nazista! Turbo Pascal!
- Uriel: passi il resto, ma Turbo Pascal lo dici a tua sorella, comunque lasciate perdere, ho gia’ risolto da solo. Non era cosi’ difficile.
Un altro elemento e’ quello che effettivamente un guru. Per qualche motivo, pero’, sembra che io non saro’ MAI un guru, in quanto so scrivere delle frasi complete di predicato. Perche’ i pochi “guru” italiani che conosco, questo, non lo sanno fare. Infatti di lavoro fanno i portinai o scrivono codice perl per vivere. Anche perche’, col carattere sociopatico che hanno, arrivano a dei livelli tali che persino io dubito di un carattere di merda che e’ famoso dal Manzanarre al Reno (diciamo sicuramente al Reno visto che vivo a Duesseldorf).
La scena e’ tipo questa:
- Uriel: salve, mi trovo un problema di bufferbloat dovuto al fatto che il mio router gira con un Linux embedded compilato da Lucent su hardware dedicato , e il risultato e’ che quando ci sono due interfacce con una banda modale molto diverso, e’ il router stesso che fa da collo di bottiglia per via dell’effetto bufferbloat. Qualcuno ha mai fatto atm switching con questo kernel?
- MD: io h apr tend sep iz.
- Uriel: uhm… puoi completare le parole della frase?
- MD: no. Fottiti.
- Uriel: pero’ cosi’ e’ difficile da capire.
- MD: z ! $. Ti odio.
- Uriel: Puoi essere piu’ chiaro?
- MD: 毛越寺庭園
- Uriel: ok, grazie, comunque ho risolto da solo.
E’ sicuramente vero che con il mio lavoro ho problemi molto diversi da quelli che fanno altri lavori. Posso capire, quindi, che non esiste alcuna certezza che qualcuno possa aiutarmi. E lo accetterei se non ci fosse la moda di intervenire in un thread COM SE SI POTESSE DARE UN CONTRIBUTO, ben sapendo di non poterlo dare.
Se in passato tutti questi inutili parassiti posaioli si fossero astenuti dall’intervenire, semplicemente avrei concluso di avere dei problemi fortemente atipici. Dopotutto le telco Tier1 non sono tantissime al mondo, quindi e’ ragionevolissimo che non tutti vedano le stesse cose. Quello che devasta l’ambiente, invece, e’ l’intervento di persone che dovrebbero invece stare zitte. Tutti questi entrano nelle discussioni facendoti credere che hanno la soluzione in tasca e parlando col tono dei guru, per poi scoprire che nella migliore delle ipotesi hanno fatto una ricerca con google e hanno scovato delle FAQ di cinque anni prima.
Quanto manchi in effetti l’espertise reale dentro la preziosa comunita’ Linux® e’ testimoniato dalla fame di soluzioni vere che hanno. Tutti i miei interventi sui vari e preziosi forum di Linux® sono terminati senza che io abbia MAI potuto ricevere UN SOLO consiglio utile, dopo lunghissimi thread fatti da una miscela dei casi umani che ho descritto sopra. L’idiosincrasia scatta quando Uriel dice “lasciate perdere, ho risolto da solo”: in quel momento, ben coscienti di non avere nessun valore, si incazzano come delle biscie perche’ non spieghi come cazzo hai fatto. Di solito rispondevo “ho letto le FAQ”, e li lasciavo rosicare mentre scrivevano all’amministratore del forum per farmi cacciare.
Perche’ col cazzo che io prendo gente che mi ha solo fatto perdere tempo e spiego loro cose che, dal tenore delle risposte, non hanno alcuna speranza di capire. Se su un forum ricevo dieci risposte del cazzo del tipo “installa KDE e’ fantastico”, dieci richieste di configurazione che hanno sempre come prodotto “non saprei, io con la stessa configurazione vado benissimo”, dieci consigli di leggere FAQ e HOWTO reperiti con google (-cosa che magari avevo fatto anche io PRIMA di postare su un forum-) e comunque obsoleti, dieci insulti perche’ non sono coerente con l’etica dell’opensource, col cazzo che io mi metto a dare loro la soluzione.
Tempo fa , feci quell’errore di dare delle soluzioni. Per anni ed anni girarono su internet, presentate (con un semplice copia-incolla) come soluzioni del pregiato “guru” di turno, e alla fine le trovai anche, tradotte in italiano (ri-tradotte, cioe’: io le scrissi in italiano, divennero inglesi, poi ricaddero in italiano) su un bellissimo articolo di un “guru-Early User” italiano che si e’ fondato il famoso giornale su linux con tanto di cdrom-allegato.
La mia personale opinione e’ che la preziosa comunita’ Linux® sia fatta da un branco di early users, posers, sociopatici, maschi col Belfagor(2) di serie, femmine coi baffi, che di valore ne da’ assai poco.
Questo ovviamente dal mio umile punto di vista di architetto di sistemi: se la vedo dal punto di vista di Wired, per esempio, le cose stanno diversamente. Per chi scrive su Wired, la tecnologia e’ semplicemente quello che salta fuori scrivendo delle buzzword su Photoshop: la sola differenza tra la macchina di Babbage e il MacOSX e’ il font usato; di certo non ha niente a che vedere con discipline che vanno studiate faticosamente. Il mac e’ cosi’ perche’ e’ stiloso, mica perche’ c’e’ il codice. Il codice, si sa, e’ per Windows, loro hanno l’interfaccia grafica.
Cosi’, quando il palese lettore D&G -Dodi&Gianpiernaik – di Wired legge un forum di Linux, vede che “basta scrivere chiedendo aiuto, e decine di persone intervengono per aiutarvi”. Ovviamente, se qualcuno in Wired capisse qualcosa di informatica e/o tecnologia, avrebbe notato che si, molte persone sono intervenute, ma NESSUNO mi ha davvero aiutato. La preziosa comunita’ Linux® , quindi, e’ un falso palese, perche’ si comporta come se fosse di grandissimo aiuto, ma in realta’ non offre proprio alcun valore.
E siccome io credo che non esista il pasto gratis, questo e’ il motivo per il quale ho risposto al commento in questione dicendo che NO, non faro’ un numero maggiore di post tecnici.
Gli articoli sulla fanzine del vostro LUG ve li scrivete da soli.
Uriel
(1) E’ un’affermazione razzista dettata dall’esperienza. Posso cambiare cio’ che penso, ma non cio’ che vedo. Sfortunatamente, questo e’ cio’ che vedo.
(2) Dicesi “Belfagor” lo stato umorale del maschio che non scopa dal Cambriano.
