La Polonia e’ mai stata nella UE?

La Polonia e' mai stata nella UE?

La Polonia e' mai stata nella UE?

La domanda sembra avere un senso retorico, o forse soltanto un senso morale, sotto la chiave dell’interpretazione dei valori EU. Ma non e’ cosi’, ed il problema e’ giuridico, ed e’ anche molto serio.

Per prima cosa bisogna capire cosa ha detto la Corte Costituzionale Polacca. A differenza di altre corti europee, che si sono limitate a dire che la costituzione prevale (succede anche in Italia, solo che la costituzione stessa poi riconosce itrattati e il cerchio si chiude) , ma hanno aggiunto anche due cose piuttosto gravi.

  • La prima e’ che il trattato e’ anticostituzionale in diversi punti, riguardanti i diritti umani ed altre cose.
  • La seconda e’ che lo era anche al momento della sua firma.

Qui c’e’ un problema. Perche’ la firma di un trattato, direbbero molti, e’ di per se’ un “atto del diritto”. Che un ministro  o il primo ministro (potere esecutivo) vadano a firmarla, dopo un voto in parlamento o un referendum, la firma del trattato e’ esattamente come una legge.E’ una cosa che fai e diventa legge.

In quanto tale, anche la firma di un trattato segue queste regole: se per esempio l’Italia firmasse un trattato che la obbliga ad uccidere tutte le persone bionde, essendo palesemente anticostituzionale il trattato stesso non avrebbe seguito, e quindi la firma non sarebbe a sua volta costituzionale.

In pratica, la firma stessa non sarebbe valida: di questo si occupa chi , prima del trattato, lo negozia con la controparte.

Cosa significa?

Significa che alcuni giuristi dubitano che la Polonia sia MAI STATA nell’unione europea.

W. Munchau  scrive:

Nella sua sentenza della scorsa settimana, la corte costituzionale polacca è andata oltre qualsiasi cosa abbia mai fatto la corte costituzionale tedesca. Ha dichiarato l’art. 1 del Trattato sull’Unione Europea, la clausola che istituisce l’UE, non compatibile con alcuni capitoli della costituzione polacca. Lo stesso ha riscontrato per l’art. 19 TUE, che istituisce la CGUE. Se sostenuto, ciò costituirebbe una Polexit legale. Se uno Stato membro ritiene che i trattati dell’UE violino la sua costituzione nazionale, deve cambiare la costituzione, convincere gli altri membri ad accettare una modifica dei trattati o lasciare l’UE. L’UE potrebbe, se lo volesse, persino sostenere, in base al diritto internazionale, che questa sentenza annulla automaticamente il trattato di adesione della Polonia, e quindi la sua adesione all’UE .

In pratica, la corte costituzionale tedesca non ha solo detto che ci sono delle parti qualsiasi del trattato che sono illegali o da rinegoziare: ha detto che la parte illegale e’ l’articolo primo, cioe’ la fondazione stessa della EU. Secondo la Polonia, insomma, la EU non dovrebbe nemmeno esistere. Alla luce di questa sentenza, e’ persino sbagliato per lo stato polacco riconoscerne l’esistenza.

Ma cosa succederebbe se qualche giurista (immaginate che un altro stato faccia ricorso alla corte di giustizia europea, chiedendo di pagare meno soldi al bilancio perche’ la Polonia non fa parte della EU), decidesse che le cose sono andate proprio cosi’?

Il trattato di Lisbona non prevede una procedura di espulsione di uno stato, ma in questo caso la Polonia non sarebbe mai entrata , quindi non ci sarebbe la condizione per espellerla, e quindi non sarebbe una violazione dei trattati.

Il guaio viene quando si considerano le conseguenze:

  1. la Polonia dovrebbe restituire tutti i soldi che ha ricevuto nel corso degli anni? Dopotutto, dicono, la firma e’ stata illegale perche’ anticostituzionale.
  2. Il PArlamento EU era legittimo? Dopotutto ha operato contenendo anche deputati polacchi.

Il secondo punto e’ l’unico punto che puo’ trattenere la EU dal dire “vabe’, non siete mai entrati, quindi ci siamo sbagliati e arrivederci”. Ed e’ probabilmente quello che lo fa.

Se qualche giurista riuscisse in qualche modo a chiarire il fatto che il parlamento UE , che contiene polacchi, e la commissione e anche il Consiglio (che conteneva il noto Tusk) , erano legali perche’ in qualche modo si e’ trattato di un problema di due diligence polacco, allora il gioco si farebbe duro. La cifra da restituire sarebbe impagabile dai polacchi, e se venissero isolati con durezza finirebbero quasi subito in mano russa, cosa che alla popolazione non piace molto.

D’altro canto, andare allo scontro e’ rischioso anche perche’ potrebbe non essere necessario: sebbene alcuni idioti dicano che i polacchi essendo figli di un regime totalitario non hanno la percezione della democrazia e della liberta’ (vedo scritta questa banalita’ offensiva su molti giornali italiani, come anche su alcuni tedeschi) , bisogna ricordare che la Polonia e’ stata la prima crepa dell’impero sovietico (Solidarnosh, anyone?) , e che piu’ dell’80% della popolazione (non fosse altro che per motivi economici) vuole rimanere nella UE.

La strategia che sara’ seguita, quindi, sara’ quella di far sentire il popolo polacco sull’orlo dell’uscita dalla UE. Questo puo’ essere fatto principalmente alla vigilia delle prossime elezioni politiche, nel 2023.

Ma il problema e’ che ora sulla Polonia pende una spada di Damocle. Basta che una sola nazione europea faccia ricorso , per qualsiasi motivo, sull’applicazione di una norma nei confronti della Polonia (per esempio, per bloccare fondi europei ed avere una fetta piu’ grande) , chiedendo “ma sono entrati, poi?”, e la corte di giustizia dovra’ pronunciarsi. Ed e’ probabilissimo che dira’ che no, la firma in quelle condizioni, chiarite poi dalla corte costituzionale polacca, era nulla.

Sinora solo il premier olandese aveva intenzioni tanto bellicose, ma il suo lavoro e’ quello di trovare consenso, e gli olandesi sono ostili a dare soldi ad altre nazioni. Potrebbe fare il ricorso soltanto per motivi elettorali.

Quindi il problema e’ piu’ profondo di quanto sembra: il fatto che non esistano procedure di espulsione in questo specifico caso non conta molto, dal momento che sarebbe possibile sostenere che giuridicamente la firma del trattato non fosse valida sin dall’inizio.

E bisogna farsi anche un’altra domanda: che succede se un gruppo di fanatici polacchi, magari anche aiutati da qualche nazione come la Russia, decide di chiedere alla corte costituzionale polacca se, alla luce del pronunciamento, la firma e’ valida?

Questa posizione giuridica “un pelo delicata” della Polonia fa si’ che la cosa sia stata trattata a porte chiuse, ottenendo il pagamento di una multa relativamente piccola, ma in politica nessun seme rimane senza frutti.

Quindi il punto, per i giuristi, e’ il seguente:

“la Polonia e’ mai stata in EU?”

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