La politica come lavoro.

Nel post su Bindi e Binetti e’ saltata fuori l’ipocrisia tossica ed infettiva di moltissimi italiani: sebbene tutti si dicano contrari al professionismo in politica, quando si prendono gli esempi di carriere politiche e si chiedono le credenziali professionali, salta fuori -puntualmente- che il “merito” e’ semplicemente l’ “aver fatto politica”. Il che spiega come il sistema si propaghi: esso ha “infettato” la mente degli italiani. Vediamo nel dettaglio.

Nel post “la Minetti e’ migliore della Bindi” ho misurato Bindi e Minetti in un senso preciso, ovvero quello lavorativo, che e’ anche un criterio economico. Perche’ ho privilegiato questo criterio? Perche’ e’ l’unico che misuri i meriti.
Mi spiego: se andate a fare un lavoro, in un’economia di mercato, quello che si misurera’ e’ un confronto tra quanto voi producete e quanto l’azienda incassa. Il fatto che esista questo criterio fa si che, per esempio, decorare all’uncinetto navi portaerei NON SIA, per quanto possa sembrare complicato e faticoso, un vero e proprio “lavoro”. Potete avere questo hobby, potete farlo per comunicare qualcosa al mondo, ma sta di fatto che se misuriamo i costi ed i ricavi, la cosa non sta in piedi. E se non interverra’ il contribuente, non arriveremo mai alla fine del lavoro perche’ non avremo da mangiare.

Cosi’, quando intendo “esperienze professionali”, intendo dire che considero PARASSITALE qualsiasi impiego retribuito del tempo nel quale NON vi sia alcuna misura del fatto che alla spesa corrisponda un valore superiore in dimensione.
E’ ovvio che un’analisi di questo tipo non e’ semplice, nel senso che un rapporto costi/benefici va considerato nel lungo termine, nel medio termine, nel breve, occorre chiedersi quale sia il break-even , distinguere opex e capex, e cosi’ via. Cio’ non toglie che alla fine , perfetta e/o efficiente che sia, una valutazione viene fatta, se non in termini individuali almeno in quelli aziendali. Altrimenti l’azienda va in debito e poi fallisce.
Quindi, ripeto, quando parlo di “lavoro” intendo qualsiasi occupazione il cui prodotto vale piu’ del reddito che consuma. Per esempio, la sanita’ italiana e’ economicamente -non troppo inefficiente- , dal momento che eroga servizi di valore quasi uguale alla spesa. Sicuramente si potra’ fare di meglio , ma gia’ cosi’ e’ possibile dire che -nonostante i suoi difetti- la quantita’ di valore erogato superi la spesa.(1)
Il resto del tempo speso dagli uomini che cos’e’? In generale si tratta di spese morte, cioe’ di soldi che la persona spende “alla ricerca della felicita’”. Nessuno mi obbliga ad andare a zonzo in bicicletta per i dintorni del parco di Nehandertal: mi costa tempo, bicicletta e quant’altro. Tuttavia mi piace.
Cosa succederebbe se io mi facessi pagare dalla comunita’ per andare a zonzo per il parco di Nehandertal? Sarei probabilmente un parassita, dal momento che e’ impossibile (o quasi) dimostrare che avendo un tizio che gira in bicicletta per le colline di neanderthal produca valore per la comunita’.(2)
Adesso andiamo al punto. Stabilito che esista un ottimo motivo per usare il mercato del lavoro -od ogni altro mercato- come indicatore di “merito”, per quanto sintetico, il problema e’ il seguente:
  • La Minetti ha almeno due professionalita’ valide sul mercato: igienista dentale e hostess.
  • La Bindi non ne ha nessuna.
In definitiva, il “Merito” della Minetti SUPERA quella della Bindi, e se lo mettiamo in termini di performance, scopriamo che la Minetti ci ha messo MENO tempo della Bindi ad acquisire valore professionale.
A questa semplice considerazione mi si e’ ribattuto che la Bindi i meriti se li e’ meritati “in politica”. Ma questo ha un gigantesco problema, anzi, ne ha due:
  • La politica di cui parliamo e’ la politica interna a due-tre partiti, cioe’ DC, Margherita e DS.
  • Essa non corrisponde a nessuna precisa professionalita’.
Il secondo punto non e’ tanto difficile da capire. Se sei dentro ad un partito e ti occupi di sondaggi, probabilmente hai una professionalita’ vendibile sul mercato. Se ti occupi di campagne pubblicitarie, gadget, eccetera, pure.
Se il tuo KPI e’ invece il fatto di “aver fatto carriera in qualche modo”, beh, ci sono due errori in questo. Il primo e’ –quanto grande e’ “in qualche modo”– ? Quasi a nessuno e’ dato sapere -di preciso- in che modo si faccia carriera dentro i partiti. Qualcuno parla di tessere, altri di voti, ma non e’ ben chiaro il meccanismo di merito che porti a questi risultati. Per avere voti basta portarsi in un collegio sicuro -ma bisognera’ convincere il partito a mettertici, e quindi non sappiamo come- , per avere tessere… beh, chiedete a Ciriaco de Mita.
Nessuna di queste due pratiche e’ , a dire il vero, “esente da sospetti”, quindi se anche il merito della Minetti fosse di aver procurato ragazze a Berlusconi, beh, non e’ detto che sia meglio di “qualsiasi cosa si fa per avete tesserati”, o “qualsiasi cosa si fa per avere voti”.
Ma il vero problema viene quando si crede che la politica SIA UN LAVORO. Si dice questo quando si afferma che i meriti delle varie Binetti, Turco, Bindi, Gasparri, D’Alema, Fassino non abbiano alcuna provata capacita’ lavorativa, ma in qualche modo abbiano il “merito” di aver condotto bene la vita del partito.
Ora, se dovessi calcolare il KPI di un partito, che cosa dovrei usare? I voti? Non direi. Se cosi’ fosse, dovrei licenziare l’intera classe dirigende del PD e mettere la Minetti e Ruby al loro posto. Mai visto condurre un qualsiasi ente in maniera piu’ disastrosa.
Dovremmo calcolare… cosa? Qual’e’ l’indicatore di performance di “qualsiasi cosa si faccia in un partito?”.
Torniamo quindi al punto di partenza: si parte dall’idea che un -non meglio precisato- indicatore di performance interno ai partiti COSTITUISCA UN MERITO, e che esso sia valido ALMENO QUANTO le esperienze professionali.
La cosa incredibile e’ che questo viene da gente che contemporaneamente dice di essere “contro la casta”, di “avercela con la politica usata come ufficio di collocamento”. Il che e’ semplicemente RIDICOLO ed IPOCRITA, perche:
se pensate che la politica SIA UN LAVORO, allora ne consegue che l’ufficio che permette di accedere alla politica (IL PARTITO) svolga la funzione di UFFICIO DI COLLOCAMENTO.
Non e’ possibile affermare CONTEMPORANEAMENTE di essere contro i professionisti della politica, di essere contro alla politica come ufficio di collocamento, e poi METTERE SULLO STESSO PIANO l’esperienza lavorativa con quella politica. Se esperienza politica e lavorativa sono sullo stesso piano, allora la politica e’ un LAVORO, e il partito e’ AUTOMATICAMENTE un ufficio di collocamento.
Di fatto, quindi, chi pensa che la Bindi abbia -senza alcuna esperienza professionale- piu’ meriti per essere ministro della sanita’ della Minetti -che perlomeno in un ospedale ci ha lavorato- , sta affermando che la carriera politica della Bindi sia un “merito”, quanto una carriera professionale qualsiasi.(3), avete detto che il partito SIA a tutti gli effetti il punto di entrata di una carriera professionale.
Il vostro modo di pensare, cioe’, contiene I GERMI di quanto va male in Italia. Per quanto diciate che non volete la casta, non volete il professionismo politico, non volete quanto avviene in Italia, alla fine dei conti pensate DAVVERO che la Bindi avesse i titoli per fare il ministro della sanita’, solamente perche’ ha fatto non meglio specificate cose per ottenere non meglio specificati risultati nel PD. 
Detto questo, pero’, il PD diventa un ufficio di collocamento per ministri: se non sai fare un accidente e non hai una laurea e una robusta esperienza non potrai mai fare il primario ospedaliero passando per un normale processo professionale. Ma , se passi per un particolare ufficio di collocamento, puoi diventare ministro, come se possedessi qualifiche ANCORA SUPERIORI a quelle di un primario!
Dire a questo punto che il PD non sia un ufficio di collocamento e’ assurdo: se ci puoi tirare fuori del reddito E ANCHE venire classificata bene sul piano del merito professionale, stiamo parlando di un ufficio di collocamento coi controfiocchi, e quella che hai fatto e’ una carriera professionale, eccome.
Cosi’ basta scavare un pochino sotto le apparenze, e salta fuori “il meglio” del paese: secondo qualcuno, la Bindi o la Turco avrebbero dei meriti paragonabili o superiori a quelli di un primario ospedaliero, ma attenzione, essi non vengono da un lavoro misurabile economicamente in termini di costi/benefici, ma in termini di “arbitrario giudizio del partito riguardo a non meglio specificate azioni.
Cosi’, per quanto CREDIATE di essere “quelli buoni”, per quanto crediate di essere la parte sana del paese, in realta’ recate DENTRO DI VOI un virus, un pensiero che devasta la vita civica, ed e’ quello di pensare DAVVERO che la politica del partito possa dare meriti paragonabili a quelli professionali.
Ovunque andiate, quando costruirete una gerarchia o vi relazionerete con essa, non farete altro che diffondere questa infezione: penserete che lo sforzo che fate per la semplice conquista di qualche consenso sia uno sforzo professionale vero e proprio, paragonabile a quello di chi produce,(diventerete cioe’ dei professionisti della visibilita’)  e finirete col ricostruire, per intero e con esattezza, il sitema che a parole DITE DI ODIARE.
Se davvero pensate che una Livia Turco abbia piu’ meriti della Minetti perche’ ha meriti “politici”, signori, voi non siete la soluzione ai problemi dell’ Italia.
Voi siete parte del problema, e siete un veicolo infettivo  con il quale tale cultura si propaga come un’epidemia. Voi-siete-infetti.
Uriel
(1)Si, esiste la malasanita’ e tutto quanto. Ma il sistema eroga servizi, e si misurano quelli erogati. Quelli erogati attualmente valgono la spesa. Negli USA, per ottenere MENO servizi procapite, spendono quasi tre volte tanto.  Ovviamente ci sono le volte in cui la sanita’ italiana NON eroga il servizio, o lo eroga male, ma la somma di quelli erogati correttamente ha un valore che giustifica il prezzo. Si tratta, ovviamente, di una valutazione di sintesi, ma questo e’ un problema dei tecnici puri. Sul piano economico, e’ possiible affermare sinteticamente che la sanita’ italiana “conviene al paese”. Lo stesso vale per quasi tutti i sistemi sanitari europei. Per osservarlo basta stimare i costi delle assicurazioni sulla salute ed usarli come KPI. Le assicurazioni diventano piu’ costose laddove la sanita’ eroga meno servizi in termini di valore.
(2) Parte del mio lavoro consiste nel definire i KPI dei servizi. Se proponessi una MERDA PALESE come il “PIL” per misurare un KPI, perderei il lavoro. Il semplice fatto che si usino KPI come il “PIL” e’ la prova lampante dell’incompetenza degli economisti e dei finanzieri. Usare un indicatore di performance (il PIL) come indicatore quantitativo puro e’ di una stupidaggine che non perdo nemmeno il tempo di discutere. La performance ha un massimo teorico strutturale, e si discute in termini di percentuale del massimo teorico. Oppure non ha senso. Perche’ il PIL abbia senso andrebbe paragonato con una performance massima raggiungibile. Ma e’ troppo difficile per la mente cocainomane di un economista. Dire che l’Italia ha un PIL di 1500 MLD euro/anno e’ come dire che qualcosa va a 40 metri al secondo. Se e’ un essere umano e’ fichissimo,  se e’ un proiettile e’ quasi fermo. Il PIL annuo, infatti, e’ palesemente un indicatore di performance: si tratta della quantita’ di transazioni finanziarie considerate positive, e normalizzate, avvenute in un anno. E’ del tutto ridicolo usarlo come numero puro: andrebbe paragonato con un teorico “massimo” raggiungibile dal sistema perche’ abbia senso logico.Altrimenti avete cose come “il Pil Cinese ha superato quello Giapponese”:  che cazzo vuoi rispondere ad una affermazione simile? “Sei-un-idiota!”, ecco cosa.
(3) Qualcun altro mi ha risposto che puoi mettere il politico a fare il ministro e poi sotto di lui metterci dei tecnici. E’ l’illusione di 28 milioni di italiani che si fanno chiamare “Project Manager”: non ne capisco un cazzo, ma tanto c’e’ qualcuno che fara’ tutto per me. Io devo solo “gestirli”. Avete ascoltato la canzone del cialtrone 2.0, detto anche “Project Manager che-non-crede-nelle-certificazioni”.

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