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Alla fine la strategia di Sallusti e’ emersa chiaramente, ed e’ chiaro che stia usando un vecchio metodo politico, detto “agnello sacrificale” , per ottenere lo smantellamento de facto -ma non formale- di un apparato giuridico. Si tratta di un trucco molto vecchio (compare anche nel Vangelo e in diversi testi sacri), prova ne sia che io stesso l’ho citato in “Cibo”, che e’ uscito nel 2009, cioe’ in tempi non sospetti. Vediamo di cosa si tratta.

Dicevo: ho menzionato questo stratagemma politico -piuttosto datato- in “Cibo”, quindi se non credete che sia una cosa molto vecchia dovrete concludere che io sia un genio della politica. IN realta’ io non sono un genio, quindi dovrete credere che sia un trucco molto vecchio.
Allora, ricapitoliamo: il/la protagonista di Cibo, l’ Arcivescovo Archimandrita (Nonche’ Reverenda Prostituta) D’hu si offre volontario/a al posto di La’la, una ragazza che si e’ lasciata scappare una bestemmia e dovrebbe essere uccisa per questo.

Per farlo usa una legge in vigore -e’ fondamentale che sia cosi’ perche’ il trucco funzioni- e quindi sostituisce un innocente, -detto agnello sacrificale- , al vero colpevole. Nel caso di Salusti, egli non chiedera’ manovre sostitutive al carcere, provocando quindi lo scattare della carcerazione entro 30 giorni. Nel caso del libro la vera colpevole era una ragazza che faticava a tenere a freno la lingua, nel caso di Salusti sembra essere un certo Dreyfus, pseudonimo di un parlamentare del PDL.
Dopo essersi offerto/a come agnello sacrificale, il vescovo D’hu si reca spontaneamente sul patibolo e vi poggia la testa, senza bisogno che un boia lo incateni. Ovvero, sottolineando che si tratti di un supplizio cui si sottopone seguendo qualche volonta’ di ordine superiore. Nel libro Cibo era una questione religiosa, nel caso di Sallusti si tratta di  una non meglio precisata “schiena dritta”.
Ovviamente, la legge non puo’ permettere una cosa simile, nemmeno nel caso in cui la imponga o la permetta nel caso specifico. Nel libro, quindi, arriva Amira e chiede la grazia, motivandola come “D’hu e’ innocente”, ovvero “non ha bestemmato”. Il che e’ vero.
Nel caso di Sallusti, ci sono Presidente, Ministro di Grazia e Giustizia e altri giornalisti che si occupano del caso e sono intenzionati a intervenire anche per decreto allo scopo. I giornalisti fanno continue pressioni all’uopo.
Questo e’ assolutamente normale, ed e’ proprio il meccanismo per il quale si usa questo trucco: delegittimare una legge nel suo formalismo. Nel libro il meccanismo e’ spiegato dal vescovo Moran, uno dei custodi del dirittto:
La legge non deve solo regolare i comportamenti del popolo: per questo le consegne di una caserma sono più che sufficienti. Alla legge chiediamo di creare lospazio per la vita umana e in un certo senso lo spazio per la felicità. A una legge non basta essere rigida, giusta o persino equa. Se per soddisfare tali requisiti impedisceal popolo di essere felice, o perlomeno di provarci, la legge inizia a essere odiata dal popolo stesso e il sentimento avverso trasforma ogni tribunale in un persecutore. La legge deve confrontarsi in continuazione col proprio scopo ultimo: la felicità. Se non definisce lo spazio ove il popolo è felice, la legge è solo piacere per la persecuzione
Come vedete, e’ un meccanismo politico assai conosciuto, se persino io (che non sono certo un grande pensatore politico) l’avevo descritto con precisione in tempi non sospetti.
Cosi’, il risultato primo di questo processo e’ che interviene un potere quisitamente POLITICO a riconnettere la legge alla felicita’ del popolo, graziando l’innocente che si e’ offerto al posto del colpevole. Ma il problema non e’ questo, perche’ se qualcuno si aspetta che la legge verra’ cambiata si sbaglia di grosso.

Quando D’hu si alza dal patibolo, dopo essere stata graziata/o, tutto quello che dice e’ “la Legge e’ perfetta!”. Perche’ e’ perfetta? Che cosa significa? Perche’ D’hu definisce perfetta una legge che ha giudicato sbagliata al punto da offrirsi al posto della condannata?

Significa semplicemente che, POICHE’ ESISTE LA POSSIBILITA’ CHE UN POTERE POLITICO ARBITRARIO intervenga distorcendo un formalismo  altrettanto arbitrario , ALLORA la legge riceve dall’esterno “dalla politica” la dimensione etica perduta. Nel libro, il Concilio di Onaris  e la richiesta di grazia di Amira. Nella realta’ , tutti coloro che si stanno mobilitando per Sallusti a livello politico.

Alla fine della vicenda, cioe’, la legge NON CAMBIA. Semplicemente si PALESA un processo per il quale il potere POLITICO interviene a “completarla”,  dando soddisfazione al popolo (=legge come spazio per la felicita’) . In ultimo, D’hu dice “potete essere certi che ci sara’ SEMPRE un vescovo Namaita vicino a voi!”. Nel fare questo, di fatto D’hu(1) espropria i giudici dello scopo ultimo della legge, dicendo: “la legge e’ perfetta non perche’ lo sia , ma perche’ c’e’ un vescovo che vigila sulla legge stessa e si offre al posto della vittima (per poi ottenere la grazia) ogni volta che la legge non sembra perfetta”.
Insomma, D’hu riduce i giudici a burocrati e affida ai politici il contenuto etico della legge: la legge e’ una macchina cieca, perche’ diventi spazio per la felicita’ , ovvero perfetta, occorre che intervenga il potere politico.
Nella realta’, il messaggio e’ che la legge esiste e viene applicata, ma poiche’ nel caso di Sallusti essa appare imperfetta, l’intervento dei politici la correggera’. Messaggio implicito: PER ESSERE PERFETTA, LA LEGGE HA BISOGNO DEI POLITICI.

 

Cosi’, temo che se Sallusti continua su questa strada, la legge in questione NON cambiera’ (a meno di adeguamento solo formali alle norme europee a riguardo) , perche’ entreranno in gioco i politici, che vogliono espropriare i magistrati del significato “alto” del diritto (=spazio per la felicita’ comune) per trasformarli in ciechi burocrati che hanno bisogno dei politici quando sbagliano nell’applicazione zelante.  E lo scrivo perche’ questo e’ esattamente l’obiettivo della strategia dell’agnello sacrificale: far intervenire un potere politico -dall’alto o dal basso- che espropri i giudici.

Ma andiamo avanti: cosa succede se fallisce e Sallusti va in carcere? Nel libro, D’hu dice “e che inizi la guerra santa”. Nel libro, D’hu sa benissimo che la sua tribu’ puo’ sterminare l’intera Diaspora, ma -essendo un integralista religioso dei piu’ fanatici- ritiene che se non gli verra’ concessa la grazia, allora queste persone -circa 600 miliardi- meriteranno di morire.

 

Questo e’ circa quel che succederebbe se Sallusti andasse in carcere. Per carita’, niente genocidi , ma il risultato sarebbe che:
  • Si entrerebbe nelle elezioni (una situazione ove i toni si alzano SEMPRE e ben oltre il livello di mistificazione dell’articolo in questione. ) con i direttori che temono il carcere. Gente come Travaglio, Repubblica, l’ Unita’, non potrebbero piu’ fare il solito sporco lavoro elettorale.
  • Ci si troverebbe in una situazione in cui Feltri (se non ricordo male vive o ha vissuto negli USA) ha un vantaggio enorme rispetto a chi e’ soggetto a leggi italiane.
  • Ci si troverebbe in situazioni nelle quali i giornali stranieri hanno potere enorme rispetto a quelli italiani.
  • La federazione della stampa e l’ordine non accetteranno mai una simile sudditanza verso la magistratura, e poiche’ avranno bisogno dell’intervento dei politici per salvare i direttori, preferiranno zittire i magistrati e far parlare i politici.
La “guerra santa”, in questo caso, consiste nel fatto che se la legge NON cambia perche’ interviene la politica con un provvedimento ad HOC per Sallusti, gli altri direttori sapranno che avranno bisogno della politica anche in futuro. E quindi, la “santa alleanza” che ha accompagnato il paese , magistrati-giornalisti contro politici, rischia di diventare giornalisti-politici contro magistrati.
Questo e’ il motivo per il quale dico che Sallusti sta usando una tattica molto vecchia, che onestamente e’ cosi’ comune gia’ nella bibbia e nel vangelo che non pensavo di dover spiegare: e’ estremamente vecchia e il modo in cui funziona e’ chiaro , credo (anzi, credevo) a tutti.

Il risultato che si otterra’ sembra essere altrettanto oscuro, anche se credo che , vista l’ovvieta’ della strategia, anch’esso sia ormai disegnato.

 

Peraltro, la strategia e’ cosi’ efficace che conta poco il tentativo del magistrato di giustificarsi usando Save the Children e via dicendo. Alla fine della vicenda, nel libro, i testimoni che hanno denunciato chiedono se abbiano sbagliato. D’hu reagisce dicendo che HANNO FATTO BENE a denunciare, e che meritano un premio. Ma il premio perfetto sono le scuri del boia: un modo per dire che il denunciante non rappresenta IL GIUDICE o LA LEGGE, ma LA PENA.

 

Chi ha denunciato Sallusti, anche se venisse “perdonato” o se dimostrasse la sua buona fede, non puo’ fermare il processo politico in corso, perche’ il bersaglio di tale processo politico non e’ il boia e non e’ il giudice, ma LA LEGGE.E’ inutile che si giustifichi o cerchi di entrare nella polemica, perche’ il meccanismo in corso va ben oltre la sua figura. E i soldi che riceve verranno scambiate per le asce del boia che D’hu regala ai testimoni: “la legge e’ perfetta, meritate un dono perfetto”. Anche se poi ci mette in mezzo Save the Childern, il processo politico in corso richiede un’astuzia per essere fermato, che non vedo da nessuna delle parti, se non forse Sallusti.
Ma a quanto vedo, nemmeno i giudici italiani hanno il minimo di cultura politica per capire la trappola.

 

Uriel

(1) Si, come vescovo D’hu e’ un figlio di puttana. Il problema e’ che per la sua religione “Puttana” e’ un gran complimento ed un titolo onorifico.

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