La Moskva di De Feo

La Moskva di De Feo

La Moskva di De Feo

Avrete notato come io citi De Feo come summa dell’ignoranza quando si parla di questioni militari, e vedo che Repubblica gli ha dato pure da fare un servizio sul Moskva, che lui esamina prendendo come esempio il primo varo della Classe Ardito, facendo degli strafalcioni che farebbero ridere se non fossero patetici.

E riconosco bene le minchiate perche’ esistevano DUE navi di quella classe (Audace e Ardito) e io vi prestai servizio. So, cioe’, sia come erano fuori, sia come erano dentro, e ci feci diverse esercitazioni anti-incendio, ovviamente.

La parte piu’ epica e’ quando scambia , su Metropolis/73, un sistema di lancio di flares, lo SCLAR, viene descritto come il sistema di difesa close defence, che invece era il compito degli oto melara.

La Moskva di De Feo

Ai tempi di quel modellino di Ardito, lo sclar NON era ne’ il principale sistema di difesa close combat, ne’ il migliore. Si tratta di un lanciarazzi che lancia bengala per illuminare il mare, oppure dei flares per confondere la guida ad infrarossi.

La Moskva di De Feo
Lo SCLAR delle classi ardito.

Non saprei nemmeno da dove cominciare ad elencare le cazzate che dice De Feo. Non so perche’ sia li’: vecchie amicizie me lo descrivono sia come uno spinto da un papa’ militare, sia come una persona che , nel caso dovestre comprare armi con un appalto, vi saprebbe dire a chi far vincere l’appalto.

Ma lasciamo stare il gossip, perche’ nel video si dicono cose assurde. Per prima cosa il modellino e’ obsoleto. La classe fu sottoposta ad upgrade. Questo e’ la gemella, l’ Audace, e come vedete dopo l’upgrade e’ molto diversa, inoltre uno dei cannoni di prua e’ stato tolto, sostituito dall’ Aspide. Per la gioia di De Feo, ci sono ancora gli SCLAR. Pero’ non sono missili, sia chiaro.

La Moskva di De Feo

Innanzitutto, un incrociatore e un cacciatorpediniere sono cose diverse. Non tanto per i compiti, che sono diversi ma in marine diverse possono sovrapporsi. Il problema e’ che non fu la classe ardito a dover affrontare la classa “Slava” , ma il contrario: la classe Slava fu costruita per svolgere gli stessi compiti che in italia era svolta da incrociatori come il vecchio Andrea Doria e Caio Duilio(che sulla fiancata avevano la C di Cruiser e non la D di Destructor) , che furono disarmati quasi 10 anni PRIMA che la classe Vittorio Veneto venisse chiamata a prenderne il posto.

Quindi capiamoci: se ci riferiamo alla classe Slava, dovremmo paragonarla ai vecchi Caio Duilio e Andrea Doria (classe “Doria”), o al massimo alla classe vittorio veneto:

Andrea Doria-class cruiser – Wikipedia
La Moskva di De Feo
Italian cruiser Vittorio Veneto – Wikipedia
La Moskva di De Feo

Quindi lasciate perdere la classe Ardito, che aveva altri compiti, e non era paragonabile in quasi nulla al Moskva. Dimensioni, stazza, dislocamento, pescaggio, ruolo… tutto. Non c’entra un cazzo.

Probabilmente quello che mostra De Feo e’ l’unico modellino che ha trovato, e quindi lo paragona al Moskva, senza alcuna ragione apparente.

Ma come ripeto, De Feo non sa distinguere un lanciatore di flares da uno dei (diversi) sistemi di difesa antimissile presenti a bordo. E crede che lanci dei missili.

Per la cronaca: ai tempi del modellino il close combat antimissilistico era fatto dalle due coppie di cannoni a tiro rapido otomelara che vedete ai fianchi. In seguito si aggiunse il sistema Aspide.  E siccome l’ Oto Melara e’ stato (ed e’ ancora) un “best-seller” sul mercato delle armi,  (ha un record di adozioni da 60 paesi diversi) il fatto che De Feo non lo sappia vi dice molto sull’uomo.

In ogni caso, a quei tempi il Moskva si chiamava “Slava”. Poi divenne una classe di navi (furono varati dei cloni, insomma) e quindi prese il nome di Moskva, dopo essere stato ammodernato.

Ma la nascita del Moskva come lo conosciamo e la classe Ardito con quella configurazione non si sovrappongono.

Anche la classe Ardito fu ammodernata: nel modellino di De Feo ci sono ancora due cannoni a prua, mentre dopo l’ammodernamento c’era un cannone da 127 (con relativa giostra) , e un sistema “Aspide con lanciatore Sea Sparrow”  con un lanciatore da 8 missili (due gruppi da 4). Eccolo:

La Moskva di De Feo
Nave Audace, la Gemella di Ardito. 

Quindi no, la air defence NON era fatta con i flare, la difesa era organizzata con

  • otomelara , cannoni automatici a tiro rapido (76/62)
  • sistema Aspide (compatibile Sea Sparrow, parzialmente)
  • Sistemi RIM-66 (che poi passarono al Durand de la Penne)
OTO Melara 76 mm – Wikipedia
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Aspide – Wikipedia
La Moskva di De Feo
RIM-66 Standard – Wikipedia
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Dopodiche’, come ULTIMA, estrema speranza, ci sono flare, che De Feo crede essere dei missili nel video: che non abbatte certo missili, produce falsi bersagli.

SCLAR – Wikipedia
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Non sono missili, de Feo. Fattene una ragione.


perche’ tutto questo? Perche’ De Feo ha scelto l’unico modellino che avesse a disposizione, o forse l’ha trovato in cantina. La classe Ardito e’ stata contemporanea dello Slava, ma pochissimo del Moskva e della classe Slava, perche’ la classe Ardito e’ andata in pensione quasi vent’anni prima. Quando lo Slava veniva rimesso in mare come Moskva, la classe ardito stava celebrando lo smantellamento.

Peraltro gli Slava rimasero in bacino per tutto il periodo della crisi economica russa del dopo URSS, quindi alla fine la possibilita’ che si incontrassero in mare era quasi nulla. Conoscevamo la classe Slava, ma sapevamo che non l’avremmo mai incontrata nella vita rimanente della nostra nave.


andiamo alla descrizione degli incendi a bordo.

De Feo continua a pensare che per un qualche motivo si ammassino esplosivi in una specifica parte che lui chiama “stiva”. Non esiste questa parte.  Nessuno e’ cosi’ scemo.

Certo, il problema di stipare cosi’ tanti sistemi d’arma in una nave relativamente piccola e’ che le zone ove si tengono gli esplosivi e le giostre sono relativamente vicine: si trattava di navi lunghe solo 140 metri e larghe 14. Quindi se prendete le giostre degli otomelara, le due coppie ai lati, si tratta di giostre non molto distanti.

Se pero’ osservate bene la forma della nave, scoprirete che le giostre scendono fin sotto al livello di galleggiamento. Cioe’ in caso di emergenza , l’acqua non manca. Ha una sua importanza per via della tecnica di raffreddamento dei vecchi Otomelara.

Cosa c’e’ di vero e cosa c’e’ di falso in quello che dice De Feo, riguardo alla classe Ardito (Audace pero’ era diversa, perche’ dopo il rimodernamento c’era un radar 3D a bordo, di fabbricazione italiana, che ci costo’ il rapimento di un addetto  alla GE da parte di “boh” – non credo ci sia ancora chiarezza su questa cosa).

La cosa vera e’ che Audace, per le sue dimensioni, era poco vivibile e tremendamente armata. IN questo posso vedere delle analogie con il Moskva, anche se il Moskva e’ successivo di molto.

Audace aveva una lista lunga di sistemi d’arma. Ogni sistema d’arma ha un reparto che lo cura. Ogni sistema d’arma ha un deposito ricambi e un’officina riparazioni. Ogni sistema d’arma ha la sua cala munizioni.

E capite che se in 140 metri dovete farci stare tutto cio’, e 380 uomini, si sta “scomodini”. Non era una nave comoda e la qualita’ della vita non era eccellente. Quando sento i carcerati che si lamentano perche’ sono 8 in una cella con un solo bagno,  voglio ricordare che su nave audace , in un locale equipaggio 14m x 14m, stavano 78 marinai. Con 4 cessi a disposizione, 4 docce e 4 lavandini. E non avevano ammazzato nessuno.

La cosa importante, pero’, e’ che un buon comandante in seconda e tanto olio di gomito, la situazione igienica era dignitosa. Significa che i cessi dei carceri sono intasati perche’ i carcerati li intasano, e perche’ non vengono chiamati di comandata a sturarli. Quando te li fanno sturare , i cessi non si intasano piu’. Ma guarda che strano. (poi vabe’, la maniera migliore per sturarli era il bocchettone antincendio da 10 atmosfere).

Quindi e’ vero, si stava strettini.

Tuttavia, il design della nave era invidiabile. E lo dico perche’ avevamo ufficiali americani a bordo, e ci rispettavano abbastanza, specialmente nelle esercitazioni, quando gli mostravamo cosa avremmo fatto alla loro “sesta flotta”. (e in competizione mi spiace, il risultato e’ quello che e’). Non avremmo vinto, ma l’avrebbero pagata cara.


Ma torniamo al De Feo, e al “design invidiabile” delle classi Ardito. La nave era pneumaticamente isolata. La pressione interna era superiore a quella esterna: e’ una misura NBC, serve a non far entrare armi chimiche o scorie radioattive provenienti da fuori. (l’aria e’ filtratissima).

Nell’uscire avevate due porte, con una intercapedine (grande quanto una cabina del telefono) nella quale, in caso , potevate mettere misure NBC (significa che vi mettevate tuta e maschera antigas), e quando dovevate aprire una delle due porte dovevate “SPINGERE”, perche’ la differenza di pressione vi sigillava la porta contro.

Questo significa ed implica un sistema di ricambio e filtraggio dell’aria piuttosto potente. Ma isolamento pneumatico significa che l’aria ci entra SOLO se voglio io. Non c’era aspirazione, veniva pompata dentro e se ne usciva per la sovrappressione.  La nave era segmentata in tre sezioni. Le porte tagliafuoco normalmente erano aperte, ma quando si passava in primo grado di approntamento, o anche al secondo, erano sigillate con diversi giri di volante.

Quindi un incendio a bordo non poteva propagarsi oltre un terzo della nave. ogni sezione aveva il suo modo di consentire all’equipaggio la fuga all’esterno: i progettisti italiani di navi sono rispettati. Non era comoda, sia chiaro. Ma ogni centimetro era funzionale.

Ovviamente esistevano diversi sistemi , sia antifumo che anti-incendio. Potevamo allagare , schiumare o riempire di gas neutri qualsiasi sezione di nave, e poi arearla in pochi minuti. Un incendio non sarebbe durato a lungo, anche perche’ essendo le zone chiuse, si sarebbe soffocato da solo. BAstava spegnere le pompe che spingevano aria dentro, e l’ossigeno se ne sarebbe andato in poco tempo. E niente ossigeno, niente fiamma.

Ma andiamo alla gente. Ho parlato di un locale equipaggio ove dormono 78 persone. Ce n’erano due, uno a prua ed uno a poppa. Che succede a loro? Per prima cosa, al momento della navigazione si fanno turni, 4/4 oppure 8/8 ore. In quel locale, quindi, in navigazione non ci sono 78 persone a dormire, ma circa una ventina. Un terzo.

Il problema pero’ e’ che nel caso del Moskva, non sarebbe normale navigazione: se ti passa il drone sopra , scatta il primo grado di approntamento. Se prima eri al secondo (sei sempre in zona di guerra) e quindi dormi vestito, nel primo non dormi proprio o dormi sul posto. Quindi, i locali equipaggio sono vuoti. E non e’ un caso: perche’ se riempi di gas neutri o di schiuma o lavi di acqua un locale, hai ottenuto uno sbarramento contro le fiamme: il locale spento fa da sbarramento. Anche l’anti-incendio su una nave e’ sofisticato e ha le strategie, insomma.

Quindi mi spiace per Di Feo, ma sull’Ardito che ha di fronte (il modellino) un incendio che prenda tutta la nave NON E’ praticamente pensabile, a meno che non ci siano problemi di integrita’ (=non sia stata colpita).


Ma andiamo alle cazzate invereconde di Di Feo.

E’ vero che non si tratta di navi corazzate. Del resto, su una nave corazzata non e’ che sia sia piu’ semplice spegnere un incendio, eh. Se sono state dismesse c’e’ PIU’ di una ragione.

Ad una corazzata e’ piu’ semplice resistere ad un proiettile di cannone di grosso calibro, ma questi proiettili volano cosi’ lenti che ormai e’ possibile abbatterli in volo.

Conviene quindi investire in  una difesa close range e quindi le corazzate sono morte.  E un’esplosione a bordo di una corazzata e’ un problema serio, quando ogni ogiva da cannone pesa quintali, e le giostre di caricamento sono enormi E non parlo del cartridge per pieta’. Insomma, piu’ svantaggi che vantaggi.

Comunque, non vuol dire che le nuove navi sono fatte di carta. Significa che certo, ci sono parti fatte in lega speciale di alluminio, (diciamo delle “travi”) e chiaramente l’acciaio non supera i due centimetri di spessore. Ma grazie a questo su Audace viravate con 30 gradi di rollio e un preavviso di dieci secondi. Le altre marine, tranne quella inglese, guardavano e tacevano.

Quello che vorrei obiettare a di Feo e’ che anche una lastra di acciaio da 1 centimetro non la buchi coi lapilli di un incendio.

Certo, l’alto esplosivo non la vede neppure, certo la termite la scioglie come burro, ma se la nave e’ integra, i lapilli di solito non bucano ponti e paratie. Punto. No way. Un centimetro di acciaio non e’ semplicissimo da bucare per un lapillo. E come ho detto, se la nave smette di spingere dentro aria, l’ossigeno viene a mancare rapidamente: anche il calore scema. L’equipaggio sa come fuggire, fugge dalla zona interessata, poi si spegne l’aria, e l’incendio soffoca. Nel caso di carburanti che non richiedano aria, come quelli sui siluri, si puo’ svuotare un bel bombolone di gas nobilie , attezione: una volta irrorata una zona di gas nobili, il fuoco non si propaga piu’ per quella zona. Anche qui entrano in gioco strategie di spegnimento, che evidentemente De Feo non immagina.

Quindi no, semplicemente no, un incendio a bordo di una classe ardito non si propagava ne’ velocemente ne’ facilmente come dice De Feo.

Certo, nella storia ci sono stati incendi devastanti su navi militari, ma poche italiane, e specialmente: navi molto piu’ vecchie.


Andiamo alla storia della “stiva”, ove secondo De Feo ci sarebbero gli esplosivi. Molti immaginano queste santabarbare piene di casse di dinamite e barili di polvere pirica, che basta una scintilla e salta la nave.

Invece no: nelle navi moderne , diciamo nel dopoguerra, gli esplosivi sono segregati.

Nel caso della classe ardito si puo’ parlare di densita’ alta di esplosivi, ma la situazione e’ nota, e il De Feo non capisce che e’ gestita. Faccio un esempio di quello che facevo io.

Nella cala siluri (che non compare nel modellino perche’ ci fu un’aggiunta in mezzo a quelle due sezioni che appaiono separate) avevo 14 siluri leggeri. I miei “bambini”. Programmarli insieme al reparto ECG era il mio “pesce”. Non so se sia legale dire il tipo di siluro, quindi non lo dico.

Di questi 14 siluri, in caso di approntamento sei sarebbero stati infilati sui tubi esterni, e l’aria compressa necessaria ad espellerli sarebbe stata pressurizzata. Quindi gia’ dentro la nave sono 14 meno sei.

Due sarebbero stati immediatamente montati sui carrelli che servono a portarli nel ponte di volo, in caso si volesse lanciarli con gli elicotteri. E siamo a meno otto testate ammassate dentro la nave. Altri quattro sarebbero andati nei cassoni a fianco dei tubi lanciasiluri, in modo da poterli ricaricare in fretta.

Le ultime due , non avevano il detonatore, che andava montato (per carita’, operazione relativamente semplice, la facevamo in una decina di secondi) nel caso lanciare i primi dodici siluri non fosse servito. (caso abbastanza , diciamo, “atipico”, ma le classi Ardito non aveva un grandissimo sonar, quindi si lanciavano siluri anche per spaventare il sottomarino e darsela a gambe).

Inoltre quei due erano chiusi dentro una “bara”, una specie di contenitore ignifugo, che andava tolto. Operazione che si fa in pochi secondi, ma sinche’ e’ dentro alla sua “bara” (la chiamavamo cosi’ perche’ sembrava una bara) il fuoco ci arriva male. Certo, se la cala brucia per ore, ci arriva. Ma la cala non brucia per ore, perche’ entra subito in scarica il gas nobile, e la satura. E comunque e’ ermetica, quindi se non ci pompi aria, il fuoco si soffoca.

Senza la catena detonante, l’esplosivo subacqueo  ai sali di piombo della testata  non esplode(va). Alle scuole lo mettevano (poco) su un’incudine e lo martellavano. Non esplode. Lo mettete su un becco di bunsen. Non esplode. Dovete attivare una lunga catena di detonazione prima che esploda: cioe’, esplode solo se a contatto con qualcos’altro che esplode. E deve esplodere velocemente. Quindi esplode un piccolo coso A, che fa esplodere un altro piccolo coso B, che a quel punto fa esplodere la testata vera. C’e’ un circuito di controllo e interruzione sia in A che in B. Se non sono entrambi d’accordo, non esplode.

Altrimenti cosa fa l’esplosivo oltre una certa temperatura? Brucia. Ma non esplode.

Escluso quindi che esplodano le testate, finisce qui? No, perche’ a quei tempi i siluri avevano un motore a scoppio alimentato da Otto Fuel II.

Otto fuel II – Wikipedia
La Moskva di De Feo

Oggi ci sono le batterie elettriche, come sui telefoni. Anche il siluro A-184 aveva una batteria ad acqua di mare, ma non li avevamo (piu’) sulle classi Ardito.

Ma a quei tempi no, c’era Otto Fuel II.  Quella roba brucia anche senza ossigeno.(sta sui siluri, no?) e quindi e’ pericolosa. Ed e’ pure tossica , diciamo, leggermente meno del cianuro. Non scherzo. Sai cosa fai se ti trovi  in cala siluri e senti un odore di arancia?  Muori.

Quindi nelle sua bara c’e’ una specie di spugna che lo assorbe e si trasforma un poltiglia. (la spugna non e’ tossica, e alcuni dormirono dentro una bara vuota del siluro, e sono vivi. Spero.)  Fuori dalla bara… ci sono i sensori antincendio, e basta nulla che la cala si allaga e si riempie di gas nobili.

Ma la cala siluri e’ una piccola stanzetta isolata e blindata. Non c’e’ “la stiva” degli esplosivi. La stiva poi e’ un concetto delle navi commerciali.

Lo stesso vale per i missili di bordo. I teseo erano dentro la loro bara,

e gli altri missili hanno un sistema di caricamento che li tiene “incapsulati” praticamente sino al lancio, oppure hanno il loro bel guscio, De Feo. Non e’ facile propagarci le fiamme.

Dove De Feo dice qualcosa che assomiglia al vero, (ma poi lo annega di cazzate)?

Vexata quaestio sono le giostre dei cannoni: su nave Audace erano effettivamente molto vicine. Ma. C’e’ un piccolo “ma”.

Sebbene siano due per lato, se ne potevano usare solo due per volta. Sia per questioni di surriscaldamento (tirano delle sventole non da poco) sia per  fare in modo che se una giostra e’ piena, sull’altra ci sia solo quanto serve a iniziare il tiro e riempirla. Significa che se un pezzo si guasta, l’altro prende il suo posto e comincia a tirare (sono a tiro rapido, sparano tipo mitragliatrice, 120 colpi al minuto, e tirano sventole da 8 kg di carica  ciascuna, quindi sotto al cannone c’e’ una specie di giostra di caricamento che deve contenere molti colpi). Ovviamente, il reparto di tiro dovra’ immediatamente cominciare a riempire la seconda giostra. La giostra puo’ venire riempita mentre lavora perche’ e’ molto profonda, anche se non e’ la modalita’ piu’ suggerita. C’e’ da dire che sono due per lato, e una nave puo’ virare. Le navi italiane sono famose per manovrabilita’, e i comandanti per saperla usare.

Esiste anche il caso in cui tutte le giostre siano pronte, ma anche qui ci sono cose che De Feo non sa: il raffreddamento di un cannone simile non e’ semplice, e sulle Ardito del suo modellino veniva fatto usando il metodo piu’ ovvio: acqua di mare. Tubi e radiatori ad acqua di mare ovunque. In caso di rottura, cioe’, e’ piu’ preoccupante l’allagamento dell’incendio.

E lo dico perche’ quelli dei cannoni sono gli UNICI esplosivi, insieme al carburante dei missili, che possono davvero esplodere per choc termico, cioe’ incendio.

Quindi no, nemmeno nel caso delle giostre era cosi’ semplice. Anche la giostra del cannone da 127mm, quello a prua, era comunque ad una bella distanza dal resto: nel caso peggiore avrebbe potuto interferire con le capsule del sistema di caricamento dell’Aspide. Ma in mezzo c’erano apposite sezioni (compreso il locale equipaggio I) che essendo vuote in caso di combattimento potevano essere saturate di gas nobili.

Quindi no, De Feo, non e’ cosi’ semplice un incendio del genere, nemmeno in una nave di antica concezione come una classe Ardito. Che non era comunque il corrispondente della Slava, semmai erano Vittorio Veneto o Caio Duilio.

Non ne capisci un cazzo, De Feo, ammettilo e torna a giocare coi soldatini.


Debunk: sto dicendo che un incendio sia impossibile? No. Shit happens, e con un pochino di sciatteria e un pochino di negligenza e’ possibile far succedere l’impensabile. Se poi la nave viene colpita, tanti discorsi vanno a quel paese. Ovvio anche questo.

Ma non e’ successo molto spesso, oggettivamente.  Almeno, nella marina italiana.

Diverso e’ il discorso per quella russa.

Per prima cosa, diciamolo: il libro delle vittorie navali della MArina Italiana non e’ spessissimo. Ma ci sono episodi come l’Impresa di Pola o l’Impresa di Premuda, Pirano, la difesa di Venezia, l’affondamento del Wien , ed altre nella prima guerra mondiale.

Ma il libro delle vittorie navali della marina russa che e’ piu’ vecchia  e’,  come dire, molto piu’ breve. Cioe’ non ha pagine. E’ una marina che non ha mai funzionato bene. Non ha mai vinto. Non ha mai fatto cose. Non ha mai portato valore.

Le navi russe non sono, come dire “il massimo”. Non e’ “the best”. La progettazione e’ tremenda, la vivibilita’ e’ ridicola, la loro unica portaerei ha la fama di essere abitata da fantasmi , tanto spesso si rompe o ha incidenti interni.

I sottomarini russi sono pericolosi, ma secondo me prima o poi scopriremo che schifo fanno: non fai buoni sottomarini se non sai fare buone navi. Si, i russi ci fanno vedere che lanciano un missile. Uno.

Aspetto il momento di vedere il video dove ne lanciano DUE. Perche’ se dopo il lancio impieghi due ore a spegnere gli incendi nati attorno ai tubi, come si mormora…. me ne preoccuperei poco.

Detto questo, anche un catorcio obsoleto deve comunque raggiungere dei requisiti minimi se vuoi mandarlo in giro per il mondo e lo vuoi chiamare “killer di portaerei”. Quindi e’ difficile pensarlo alle prese con un incendio spontaneo cosi’ devastante.


Ma De Feo non si ferma qui. Ad un certo punto piazza l’esempio (ad minkiam)  della guerra delle Falkland.

Ma quello che successe nella guerra delle falkland con i missili Exocet, proprio sul piano dell’incendio, era un caso estremamente atipico.

La distruzione causata dai missili fu dovuta ad un mix che ha dell’incredibile:

  • le navi inglesi avevano chiglia e angolazione delle paratie disegnate sperando di non azionare il meccanismo di scoppio ritardato dei missili. (si’, anche gli inglesi sanno disegnare navi, eccome).
  • il “fuse” che ritardava l’esplosione dell’ Exocet era un pochino “ritardato”, ma non nel senso che faceva esplodere la carica dopo (era lo scopo iniziale), ma nel fatto che era un pochino picchiatello. La faceva esplodere subito, oppure mai. Il contrario di un detonatore ritardato, insomma. Un detonatore ritardato  nel senso di “picchiatello”.

ovviamente i francesi dicevano che era una cosa fatta apposta. Stranamente, questa “feature” fu rimossa dalle successive versioni di Exocet. Evidentemente in Francia non fissano i bachi: fissano le feature.

Comunque succedeva questo: il missile exocet colpiva la nave e la testata esplodeva subito (per via della “feature” francese) oppure non esplodeva affatto (per via del “design” inglese).

Il problema pero’ e’ che per come lo usavano gli argentini (che miravano a vista, non col radar) , il missile arrivava alle navi ancora stracolmo di carburante. Il carburante per missili, che in pratica e’ un esplosivo, e’ un tremendo esplosivo incendiario.

Dopo che la nave era stata colpita, scoppiavano incendi devastanti. Ragione per cui alcune navi inglesi, che strutturalmente erano poco devastate, vennero comunque dismesse.

Se pero’ Di Feo ci fa caso, la conta dei morti inglesi non fu come quella del Moskva, che dalle ultime notizie,  sembra aver perso il 90% dei suoi 500 uomini.

Ma De Feo, come ho detto, capisce poco.


UPDATE

Andiamo ai fatti del Moskva. Nelle ultime ore e’ cambiato un “piccolo” dato, che cambia tutto lo scenario. Ieri, il comandante “aveva evacuato la nave e le perdite erano limitate”. (e a chernobyl la situazione era sotto controllo).

La versione di oggi e’ che ci siano 50 marinai tirati in salvo, e 450 sono morti a bordo. E’ “leggermente” diversa.

Questo “piccolo” dettaglio ovviamente cambia tutto. Non perche’ parla di un incendio, ma perche’ potrebbe parlare di missili. O meglio, parla davvero di missili.

  1. Difficile ottenere una strage del genere con un siluro leggero. Con questo dato, i miei conti non quagliano piu’. Quindi l’ipotesi NON e’ praticabile. Quindi la ritiro.
  2. Il Neptune ha quantita’ enormi di carburante, e se ben DUE missili colpiscono una nave, e non sono partiti da molto lontano,  all’interno della nave  si sviluppa (dopo il botto, che non e’ un bacino!!!) un incendio mostruoso. (come nel caso delle navi inglesi alle falkland, ma con molto piu’ carburante).

Come vedete, anche un semplice dettaglio puo’ cambiare completamente la valutazione di un evento navale. IN questo caso, l’evacuazione dei marinai e il numero di morti.

Ma sul fatto che non sia stato un incendio spontaneo, potete praticamente scommettere. Non e’ semplice sterminare il 90% dell’equipaggio con un semplice incendio a bordo. Nemmeno su navi di qualita’ discutibile come quelle russe.

Se anche un incendio accidentale rendesse inutilizzabile una nave, che il 90% dei marinai non riescano ad evacuarla, non succede piu’.

P.S: so che “De Feo” e’ sbagliato. Ma mi diverte , per diversi motivi.


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