La mia vita con il tablet. (post semiserio).

Mi chiedono per l’ennesima volta cosa io pensi dei “tablet” e se uccideranno i PC.Raccontero’ quindi la mia esperienza, poiche’ da qualche tempo ho deciso di procurarmi un coso piu’ leggero di un PC , a due scopi. Il primo era di capire bene (=personalmente) la vita con un tablet, il secondo era di sezionare un pochino Android. Cosi’ ho scelto un dispositivo economico basato su un processore noto (Il Cortex A8) , pensando un “piano B”. Se Android mi fa cagare, cioe’, ci installo Ubuntu per A8. Il che e’ stato. Ma vi racconto la storia.
L’oggetto che mi e’ arrivato, complice il cambio Euro-Dollaro, e’ sicuramente economico, ma ha un hardware piuttosto efficace. Efficace nel senso che ha una ottima ricezione del Wifi, ha un processore molto potente (mai notati lag) una batteria che dura abbastanza , un chip bluetooth compatibile con Ubuntu per Cortex A8, eccetera.

Come mi capita spesso, vista la dimensione delle mie mani, mi conviene di gran lunga usare uno schermo resistivo e una penna. Non c’e’ modo (questo e’ un mio problema personale dovuto alle mie dimensioni: anche l’ iPad -prima che i soliti di Apple si alzino- mi torna scomodissimo e quasi inutilizzabile) di usare bene un capacitivo con le mie dita. Per intenderci, la distanza pollice-mignolo ad apertura massima e’ di 26 cm. Non sono un tizio sottile, insomma.
Cosi’ tra la versione capacitiva e quella resistiva ho scelto la seconda, rinunciando al pinchtozoom che tanto non uso, e ho ricevuto il dispositivo. L’azienda e’ americana, e ha un ottimo supporto: ho potuto parlare tranquillamente, sul forum , con i due ingegneri che hanno progettato rispettivamente SW e HW.
Il dispositivo montava Gingerbread 2.3.3, e devo dire che di per se’ non era per niente male. Ma voi sapete che io uso abitualmente software “aperto”, cioe’ software che -se il codice lo permette- gira senza problema alcuno. Di che problemi parlo? Vediamo.
Il tablet arriva senza le Gapps. Ovvero senza l’integrazione col mondo google. Siccome uno degli scopi di avere un android era di sezionarmelo un poco, installo adb per Ubuntu, mi faccio un asb shell ed entro nel sistema.
Un disastro.
Checche’ ne dicano, quella roba non ha quasi piu’ nulla di Linux, se non parti del kernel. Tutto e’ fatto allo scopo di trasformare Linux in un sistema proprietario, pur continuando a TRUFFARE l’utente dicendogli che e’ “codice aperto”.
Installare le gapps di per se’ non e’ stato un problema. Si tratta di farsi dare una shell come root usando adb , smontare una partizione /system e rimontarla in R/W, per poi copiare dei file apk dentro /system/apps.
L’architettura delle gapps e’ fatta su due strati: uno strato “Provider” e uno di frontend. Niente da dire su questo. Ma il vero problema e’ che per come e’ montata la partizione, innanzitutto per montare una applicazione fatta per girare occorre O installare adb (cioe’ l’ SDK di google) o “rootare” il device. Qui c’e’ il primo punto.
Il device e’ mio. E’ basato su Linux, che ha l’utente root. E’ perfetta capacita’ di linux darmi i diritti di root. Che posso avere SOLO installando l’ SDK, oppure con un rootkit. Che cosa fa il rootkit? Usa un exploit , cioe’ un catastrofico baco alla sicurezza, per avere i diritti di superutente.
Ora, nella vita io faccio il lavoro che faccio. Un exploit, per me, significa che un HAcker mi e’ entrato in casa, potenzialmente appropriandosi dei dati personali degli utenti (lavoro nel mondo telco) che sono registrati sui miei sistemi. Questo sistema Android, quindi, e’ comunemente accettato dagli esperti come un sistema per il quale e nel quale con un exploit NOTO si possano ottenere i diritti di root.
Ora, se un vendor domani venisse qui (=in azienda, dove sono l’architetto dei sistemi)  a propormi di comprare una sua versione di Unix dicendomi che il modo normale per avere i diritti di root e’ di attaccare il sistema grazie ad un catastrofico baco noto a tutti, per poi lasciare l’expolit disponibile a tutte le applicazioni, la mia risposta sarebbe “e tutto questo bendiddio dovrebbe girare nella NOSTRA rete, genius?“.
Quindi, primo punto: ci resto di merda. Se fosse stato possibile SOLO entrare come root riflashando completamente il sistema, lo avrei capito. Ok, ok: cambio la rom e via. Se fosse stato possibile SOLO usando l’ SDK, idem: e’ roba di google, e google ti fornisce gli attrezzi per modificarla. Ci sta tutto.
Ma a quanto vedo, milioni di persone vanno in giro per internet con un sistema che si puo’ exploitare mediante codice noto a tutti. Scaricano applicazioni da siti gratuiti, e cosi’ via. Certo c’e’ l’opzioncina di non scaricare applicazioni non provenienti dal market, ma basta toglierla. E c’e’ un exploit che ti da’ i diritti di root. Minchia.
Ma andiamo avanti, perche’ abbiamo appena menzionato il market.Ora, il market e’ un attrezzo che serve a comprare. Non ha essenzialmente nessun altro scopo, e il rischio massimo nell’installare un market su un device non supportato e’ che sara’ l’utente a comprare cose che NON funzionano.
Quindi, lo scopo ultimo di fare i salti mortali perche’ il market non funzioni e’ puramente giuridico: in pratica, non dovrete avere il market funzionante se il vostro vendor non ha un accordo con Google. Cosa che gia’ lo rende molto meno aperto. Perche’ non e’ che poi possiate installarvi il market a parte: essendo un’applicazione marcata come “sistema”, il risultato e’ che puo’ finire solo in /system/app, ma questa partizione viene montata in read-only, quindi vi servono i diritti di root per installare, oppure un adb push. Non e’ che installare adb su ubuntu sia una grande impresa, ovvio, ma l’utente normale non lo sa fare. Quindi, ricapitolando, Android e’ fatto per darvi le applicazioni google solo se google ha un accordo col vendor, o se il vendor accetta (per motivi suoi) di darvi le gapps.
Questo NON mi ha impedito di installarle. Ma mi sono reso conto che -innanzitutto- la mia garanzia era esaurita. Per che cosa? Per aver installato applicazioni google, allo scopo di connettermi col cloud google, applicazioni che peraltro sono normalmente installate -senza inficiare nulla- sulla maggior parte dei device Android.
Quando la gente fa cosi’, mi girano i coglioni. Cosi’ ho aggirato le protezioni e installato ugualmente le Gapps. Ma iniziava a montarmi una certa incazzatura.
Cosi’, per pura rabbia, ho installato il market di Amazon. Il risultato? “Non puoi comprare da questa nazione”. Certo, posso aggirare il problema : qui al lavoro entro in una cavolo di rete wifi, e siccome e’ una catena di AS multihomed, posso settare il mio routing (“ena” su un Cisco e’ piu’ facile di adb shell ) per “uscire” negli USA. E comprare.
Ma porca troia, c’e’ qualcosa che non va. Di che cosa ha paura Amazon? Che io compri qualcosa? Accidenti, che problema!
Allora, ragazzi, ci sono dei problemi. La potenza della cultura occidentale e’ SEMPRE stata la capacita’ di far girare l’informazione e la cultura. La potenza dell’area mediterranea e’ stata la possibilita’ di mettere a contatto culture (egiziani, fenici, greci, turchi) con molta facilita’. La potenza del commercio e’ che CHIUNQUE possa comprare cio’ che vuole.
In seguito, quando si arrivo’ al mondo atlantico, la potenza UK era basata sul fatto che -anche- essi per via della flotta e dell’estensione delle colonie avevano informazione E conoscenze da ogni luogo conquistato. Il libero commercio E’ STATO alla base dello sviluppo occidentale.
Ma oggi sono arrivati gli avvocati. E grazie a loro, scopriamo che Samsung non puo’ far uscire il suo tablet perche’ Apple ha brevettato ogni parallelepipedo nero del mondo, a patto che abbia un cerchietto rotondo. Posso ancora disegnare un rettangolo con un cerchio dentro senza dover pagare i diritti ad Apple? Boh.

Una evidente violazione dei brevetti sul design Apple.
E adesso si va oltre: hai un sistema disegnato per ospitare delle applicazioni che sono gratuite, me non le puoi usare perche’ a Google non piace chi ti ha venduto l’hardware. Hai una applicazione che ti deve vendere applicazioni, ma non te le vende perche’ non gli piace il panorama che c’e’ fuori dalla mia finestra: se dovessi andare in vacanza negli USA e portarmi dietro il mio tablet, potrei comprare!
HA SENSO?
Cosi’, il punto non e’ se/che io sia riuscito ad aggirare queste minchiate: ce l’ho fatta per vedere come funzionavano. Non e’ che ci voglia un genio. E’ che non le accetto per principio. Se io compro una cosa, e’ mio diritto farci quel cazzo che mi pare. Io sono root, io se voglio spiano il sistema per il gusto di vedere un kernel panic. Fine. E’ MIO, ricordate?

Cosi’, dopo aver verificato che:

  1. Esistono mercati alternativi come getjar ma i 3/4 delle applicazioni sono link ai siti web dei rispettivi servizi online.
  2. E’ considerato assolutamente normale che un exploit possa produrre il sudo dei comandi.
  3. Nel caso di mercati alternativi al Market , il controllo della signature e’ disabilitato, dunque non sai se tu stia installando tale exploit ascosto nell’applet o meno.
  4. Nel caso tu lo abbia gia’ installato, l’utente che fa girare le applicazioni puo’ usarlo come vuole e fare su, quindi in teoria esistono applicazioni che possono usare il rootkit anche senza contenerlo.
Ho deciso , molto semplicemente, di piallare la ROM e di installarci Ubuntu Linux per il Cortex A8. L’hardware funziona completamente, e devo dire che anche il controllo della batteria e’ egregio.
Cosi’, visto che la nuova interfaccia Unity coi tablet va benone, ho fatto il cambio e sono soddisfatto possessore di un tablet ubuntu. Fin qui, tutto bene.Se volete farlo anche voi, ecco qui un link interessante:

ocio ad azzeccare la piattaforma hardware.

Fine della parentesi piu’ seriosa del post -e ho detto tutto-.
Andiamo oltre: la MIA vita col tablet.(1)
In giro si sta dicendo che il tablet sancisce la morte del PC. Sapete chi lo dice? Chi non fa un cazzo col PC. Ricchi disoccupati e project manager della fuffa prematurata. E’ chiaro che se col tablet potete fare quello che fate col PC vi conviene non avere un PC ma avere un tablet. Ma questo non perche’ il tablet faccia molto: perche’ VOI col vostro PC facevate POCO.
Penso che si possa fare un test sui dipendenti: gli si chiede se vogliono un iPad aziendale AL POSTO del PC, e se dicono di si’, allora sono quelli che non fanno un cazzo se non inviare email e girare su internet. E licenziarli.
Il tablet puo’ fare un sacco di cose. Per dire, e’ comodo per leggere ovunque il calendario (qui e’ pieno di WIFI aperte, quindi se vado da Starbucks per la colazione mi leggo la posta e le news ,  nel parco sul Bilk c’e’ la wifi dell’universita’ di Duesseldorf,  e cosi’ via) e avere sempre a portata di mano la tua “vita digitale”. In Italia, lo ammetto, me la passo un pochino peggio per mancanza di wifi. Ma di solito non uso il tablet quando torno in famiglia.

Sicuramente e’ comodo moderare i commenti su disqus al cesso.

Il principale motivo di successo del tablet, anche se nessuno lo dice, e’ che potete usare la wifi di casa e portarlo al cesso come se fosse un libro, senza provare la vergogna che provereste a farvi vedere uscendo dal cesso con un laptop in mano. Quando uscirete direte che lo avete usato come puro e-book reader, pretendendo di essere andati in bagno con un canonico libro da leggere,  ma nessuno immagina che in realta’ stavate chattando:

  • Percepisco una perturbazione nello sforzo.
  • LOL!.
Anche il fatto di rimanere always connected ha dei vantaggi. Nel senso che hai il calendario degli appuntamenti  aggiornato e leggi le email quasi in tempo reale. Anche qui niente di male.
MA NON E’ L’USO CHE FACCIO DEL COMPUTER.FACCIO ANCHE QUESTE COSE,
MA SONO MARGINALI NEL MIO LAVORO, CHE E’ QUASI TUTTO DI AZIONE SU SISTEMI.
Se il mio manager mi dicesse “ehi, al posto del PC ti diamo un tablet e devi usare quello“, io risponderei che e’ matto. Non posso scriverci o modificarci script e configurazioni. Non ho un ssh a doppio strato , non ho una VPN adatta al mio concentratore.(2)  Scrivere le configurazioni che scrivo, dove se sbaglio a digitare e’ un casino, usando un tablet e’ impossibile. Anche usando una tastiera aggiuntiva USB. (3) Non ci posso fare praticamente nulla di quello che ci faccio, se non leggere la posta e dedicarmi a conoscere con assoluta precisione la posizione di Marte, tramite l’apposito gadget. Anche sapere tutto sul culo di Pippa , in tempo reale, ha una sua importanza.
Sfortunatamente, non e’ l’escatologia spinale di Pippa la cosa per cui mi pagano.  E neanche la posizione di Marte aiuta molto. Devo proprio tenere su dei servizi telco.

 

Cosi’, sono giunto ad una semplice conclusione (The Tablet: lessons I learnt):
  1. Il tablet e’ bello, quanto e’ bello avere una canna da pesca nuova o l’aria condizionata in auto o una fidanzata con le tette molto grosse. Sara’ anche utile, sara’ bello,  sara’ anche un must, ma nessuno vi paghera’ mai per quello che ci fate.
  2. Android e’ “open” quanto lo e’ Rosy Bindi. Il che non e’ necessariamente un male, ma se amate le cose Open non lo apprezzerete molto. Non piu’ di Rosy Bindi che vi invita a cena e si fa trovare in guepiere(4), diciamo.
  3. E’ indispensabile che la wifi di casa copra il cesso. Questo vi permette di andare al cesso col tablet, come fosse un libro, senza l’imbarazzo di portare un laptop sotto il braccio.
  4. La tastiera dei PC serve un sacco. Se avete premuto un tasto LO SAPETE. Si, potete abilitare un sacco di suoni sul tablet e pure la vibrazione. Cosi’ mentre scrivete qualcuno pensera’ che abbiate in mano il tricorder di Mr Spock. Lunga vita e prosperita’. Il pianeta sta per esplodere! Interessante, capitano.
  5. Quando impiegate un secondo a premere un semplice tasto, diventate sintetici. Oh, quanto diventate sintetici. Se lo avesse scritto su un Tablet, “Il nome della Rosa” di Umberto eco sarebbe stato una cosa tipo una sola frase “I monaci di una volta scopavano troppo poco, ma anche no“.
  6. E’ fondamentale che esistano tasche grandi nei vostri vestiti. Un pochino come Cappuccetto rosso: “nonna, che tasche grandi che hai” “quella e’ la fica, nipotina e’ per contenere meglio il mio tablet 10” “
  7. In ultima analisi, l’unica cosa che conta in un browser e’ la barra degli indirizzi. Tutti i pulsanti sono un overkill.
  8. Il flash e’ una figata, ed e’ bellissimo far rosicare dall’invidia i possessori di iPad mentre si guarda un filmato e loro non possono. Uah, Uah, Uah.
 salut!
Uriel
(1) Che non e’ la vita di chiunque altro. E’ la mia.
(2) Ok, ok. Dopo averci installato linux ce l’ho. Ma non ditelo al mio manager.
(3) Questa e’ bella. Un mio collega ha comprato un tablet iPad sostenendo che poteva farci tutto. Essendo un tedesco grande e grosso ha lo stesso problema che ho io, cioe’ le manine di fata. Il che significa che ha dovuto comprare una tastiera per il pad e un apposito supporto per tenerlo inclinato mentre scrive. Comprare un dispositivo touch per usarlo con la tastiera e’ quanto di piu’ ridicolo io possa immaginare. Che senso ha? Ha senso?
(4) Non conosco le guepiere di Rosy Bindi, ma di solito la guepiere e’ “open”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *