La meridionalizzazione della sinistra.

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Il dramma: la sinistra avrebbe bisogno di DUE programmi, uno in controtendenza rispetto all’altro. Dovrebbe avere un programma statalista e appianatore nei confronti del sud, e un programma di privatizzazione e spostamento della spesa verso la spesa sociale al nord.

Dovrebbe cioe’ assumere impiegati statali al sud E contemporaneamente licenziarli al nord. Dovrebbe statalizzare i servizi collettivi al sud E contemporaneamente privatizzarli al nord. Dovrebbe livellare completamente la scuola al sud e creare concorrenza e liberta’ di impresa scolastica al  nord. Dovrebbe abbassare la pressione fiscale e alleggerire le strutture al nord, e contemporaneamente aumentarla e appesantire la presenza statale al sud.

E’ chiaro che esistono due strade per la sinistra: una meridionale, e una settentrionale. E non sono compatibili tra loro.

La sinistra , complice il clan di Gallipolesi di Massimo d’Alema, ha deciso di meridionalizzarsi, cioe’ di comportarsi nel 2006 come se tutta l’italia fosse ferma al livello di sviluppo economico e civico del meridione.

E cosi’ facendo, ovviamente, perde il nord italia.

Adesso arriveranno i soloni a dirmi che perde il nord italia “tranne l’Emilia Romagna e la Toscana”. Questo e’ vero, ma solo perche’ quelle due regioni sono cosi’ economicamente potenti da mettere in atto la “fase due” con le proprie forze.

Il modello emiliano e toscano, pero’, non e’ riproducibile. Non e’ riproducibile perche’ non tutte le regioni godono della stessa condizione di partenza: nessuna grossa impresa , nessuna grossa borghesia, nessuna grande concentrazione di potere, nessuna metropoli.

Una realta’ polverizzata dove e’ facile pianificare, facile regolare le differenze. Oggi la situazione e’ cambiata, in toscana per via della concentrazione di banche, in emilia per la potenza delle coop , ma il sistema sta scricchiolando. Sta scricchiolando in toscana ove avere il controllo delle banche non basta piu’, e sta scricchiolando in emilia per via della crescita economica vertiginosa di Bologna.

Questa istanza viene poco capita specialmente perche’ oggi la classe dirigente diessina e’ in mano al clan dei gallipolesi, i quali ovviamente tendono a farsi i comodi loro,
facendo cio’ che chiede il loro elettorato e fregandosene degli altri.

Quello che pero’ non capiscono e’ di essere in una trappola mortale: ammettiamo anche che il modello emiliano e toscano si diffondessero in tutto il nord, con regioni che usano il proprio gettito fiscale per spostare l’equilibrio sulla spesa sociale, dmagrendo sul piano gestionale e privatizzando i servizi di utilita’. Lo stanno facendo, per esempio, Piemonte e Lombardia. Il veneto fatica per via dei lasciti di una cultura arcaica , per via della miseria e della non completa modernizzazione della cultura.

Ma supponiamo anche che lo facciano tutti, al nord. Quanto tempo potrebbe durare, questa contraddizione, in seno alla sinistra? Fino alle prossime politiche. Il nord voterebbe una Bresso o una Jervolino?

Questa e’ la domanda.

Perche’ se anche si scaricano i barili, se anche si dice “lo stato “realizzi la “fase uno” mentre le regioni -cazzi loro- realizzino la fase due”, quando ci si presenta alle elezioni, o anche soltanto nelle gerarchie interne del partito, cosa potranno fare i signori di un meridione assetato di sussidi contro i governatori di regioni che sono dei veri e propri stati nello stato?

Il governatore della Campania, diciamolo, non e’ un governatore. Non governa proprio un cazzo, per la semplice ragione che non ha il budget. Contemporaneamente, il governatore della regione emilia romagna ha abbastanza risorse da spostare l’asse della spesa pubblica verso la spesa sociale.

E se si vuole che , in un modello simile, la sinistra possa resistere anche al nord, questo modello deve diffondersi ancora. Ottenendo una schiera di regioni potentissime, che influiscono sulla propsia societa’ e muovono la spesa pubblica.

Dall’altro lato regioni piene di problemi, ingovernabili per mancanza di fondi, dalle quali giocoforza emigreranno i giovani e le famiglie.

E questo perche’ si e’ scelto di meridionalizzare la sinistra, cioe’ di considerare “normale” il meridione d’italia, e “un posto infestato di imprenditori malvagi ed egoisti” il nord.

Ma il nord italia non sta chiedendo altro che non le politiche di “seconda fase” che sono tipiche di stati come Olanda, Germania o Belgio. Che sono antitetiche a quelle di “prima fase” di cui necessita il meridione, ma non per questo sono “di destra”, tantevvero che in Olanda, Germania e Belgio queste politiche sono state portate a termine da governi di sinistra.

In pratica, i signori di gallipoli stanno spaccando in due il paese solo per non ammettere che sono ancora fermi a 30 anni fa. E non sanno capire che il nord italia non sta chiedendo altro che di fare quello che ha fatto Schroeder, che ha fatto Blair, che sta facendo Zapatero.

E per fare questo lasciano in mano alla deriva populista meta’ del paese, aspettandosi che vada in rovina, per poter desiderare solo le stesse cose che desidera il medirione.

La secessione che viene da sinistra….

Uriel

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