La legge del piu’ che?

Ogni volta che affermo una cosa banalissima, ovvero il fatto che materialmente l’unico merito e’ rappresentato dai risultati ottenuti, mi ritrovo qualche fesso a dirmi che io voglio “la legge del piu’ forte”. Questo avviene specialmente quando parlo di questioni sindacali, perche’ lo spauracchio della “legge del piu’ forte”, cioe’ della legge della Jungla, e’ agitato ad arte (ed in continuazione) dai sindacalisti.

Indubbiamente, la catena alimentare e’ basata sulla legge del piu’ efficace. Non dico “piu’ forte” perche’ e’ difficile pensare ad una formica come essere piu’ forte rispetto ad un insetto che magari pesa 50 volte tanto; cio’ non toglie che le formiche hanno trovato un modello che le rende cosi’ efficaci da poter assalire ed uccidere insetti cinquanta volte piu’ grandi.

Se ci limitiamo alla Jungla (che poi spesso e’ la savana, visto che la jungla contiene una quantita’ enorme di specie, la cui “forza” a volte e’ un parametro molto diverso e MOLTO piu’ sofisticato della semplice capacita’ muscolare) , comunque, la definizione “la legge del piu’ forte” non e’ poi cosi’ veritiera. La varieta’ e la sofisticazione delle strategie di sopravvivenza e’ tale che in molti casi si nota una prevalenza di intelligenza (1) piuttosto che di “forza” intesa come qualita’ ferina e semplicemente brutale.

Lo dico perche’ se gia’ negli ambienti naturali l’espressione “legge del piu’ forte” non ha alcun senso (del resto, se cosi’ fosse, l’intelligenza non sarebbe un vantaggio competitivo e non si capisce come mai ci siano animali che la sviluppano) , e bisognerebbe parlare semmai di “legge del piu’ efficace”, tantomeno se ne puo’ parlare nelle societa’ civili dell’occidente, dove l’uso della forza in se’ e’ totalmente limitato.

Innanzitutto, quindi, bisogna chiarire che nel mondo occidentale non esiste ormai da secoli niente come “la legge del piu’ forte” se parliamo di economia. Sicuramente l’economia di Sparta era basata sulla legge del piu’ forte. Un gruppo di militari proteggeva gli stranieri che venivano a formare il ceto medio da fuori, e tiranneggiava sugli schiavi che lavoravano nelle campagne, imponendo loro il pagamento di tasse in quantita’ tali da imporre ritmi di lavoro durissimi.

In tal caso sicuramente si sarebbe parlato di “legge del piu’ forte”: il programma eugenetico spartano selezionava di fatto i maschi fisicamente piu’ robusti rispetto alla guerra del periodo, e l’economia che ne risultava era sicuramente basata sulla “legge del piu’ forte”. se chiamiamo “forza” anche la capacita’ di organizzare delle forze armate efficaci, ovvero se comprendiamo nel concetto di “forza” anche l’intelligenza che ne sottende l’uso.

La persistenza di diversi modelli di schiavitu’ e di servitu’ coatta (lo schiavismo negli USA, il meccanismo delle corvee’ in Francia, il reclutamento coatto di poveri nelle compagnie coloniali) e’ durato fino al 1800 nel mondo occidentale, momento nel quale la prevalenza del diritto basato sul codice (cioe’ dell’idea illuminista di diritto) rende impossibile creare un impianto giuridico che permetta (per esempio) un diritto penale e civile e amministrativo diverso per nobili e popolani.(2)

Nel mondo moderno, in occidente, non esiste nulla come “la legge del piu’ forte”, ne’ puo’ esistere. Parlare di “legge del piu’ forte” e’ improprio, perche’ in economia vale una regola di merito che NON e’ la forza. In particolare, potremmo anche dire che se dovessimo dare la “legge di X” che regola l’economia occidentale, allora dovremmo immaginare il fattore x, l’efficacia, come un mix di:

  1. Opportunita’. La probabilita’ e la facilita’ con le quali la domanda incontra l’offerta. Densita’ della popolazione, ricchezza, eccetera.
  2. Competenza. L’abilita’ con la quale l’imprenditore capisce , legge ad attua , nei segnali che il mercato fornisce, le condizioni che mettono a contatto domanda e offerta.
  3. Imprenditorialita’. La possibilita’ e la facilita’ materiale di creare il business. Capitale iniziale, finanziamenti, liberta’ d’impresa, eccetera.
  4. Contingenza. La possibilita’ di reperire facilmente le risorse che servono al business, dalle risorse umane a quelle materiali.
  5. Creativita’. La possibilita’ di aggiungere una qualche caratteristica unica al proprio business, (non necessariamente al prodotto o al servizio) la quale domini l’offerta per qualita’ e non solo per rapporto quantita’/prezzo.(3)

La dialettica della “legge del piu’ forte” vorrebbe , tornando all’esempio di FIOM/FIAT , che Marchionne sia piu’ “forte: degli operai perche’, come accade nel caso del leone e della gazzella, lui ha “la forza” e gli operai no. Tale differenza sarebbe , come nel caso di gazzella e leone(ssa)(4),   dovuta al destino cinico e baro: sei nato operaio, trallallero. Di conseguenza, l’uso della propria “forza” nei confronti degli operai, trattandosi di una forza distribuita in maniera iniqua, diverrebbe automaticamente prepotenza (cioe’ l’uso  arbitrario di una forza distribuita in maniera iniqua, appunto).

Insomma, poiche’ alcuni nascono leoni ed altri nascono gazzelle, ci sarebbe la necessita’ di limitare l’uso della forza da parte dei leoni, visto che una distribuzione iniqua renderebbe piu’ debole chi non e’ Marchionne. La teoria sembra reggere sinche’ non mappiamo “forza” nello schema di sopra.

Escludiamo subito opportunita’ e contingenza, dal momento che Marchionne vive sullo stesso pianeta degli operai: le condizioni di contorno al business sono uguali per tutti, cosi’ come la Jungla e’ uguale per gazzelle e leonesse.

Se andiamo agli altri tre punti, scopriamo che non si tratta di semplice “forza”, ma di un mix di intelligenza e creativita’, con l’unica eccezione dell’ Imprenditorialita’.
Si dice, cioe’, che Marchionne e’ forte perche’ ha in mano FIAT, cosa che gli da’ un vantaggio che all’operaio e’ negato. Si dice cioe’ che alla fine non esiste per la persona comune la possibilita’ di diventare Marchionne, per il semplice fatto che l’ambiente lo vieta. Si afferma cioe’ che nel mondo occidentale le persone si trovino nella condizione della gazzella o del leone per motivi diversi dal merito, cioe’ il destino cinico e baro o l’iniqua distribuzione delle risorse. Ogni operaio, cioe’, potenzialmente e’ MArchionne, solo che il destino cinico e baro gli ha negato l’opportunita’. Se tutti avessero l’opportunita’ tutti sarebbero Marchionne, ergo Marchionne vale quanto qualsiasi operaio.

Ma questo non e’ vero.

Prendiamo per esempio il caso di Bill Gates e Steve Jobs (quello attuale, perche’ in passato e’ gia’ fallito miseramente con la sua NeXT). Quando Bill GAtes viene scelto da IBM per fornire il DOS, non e’ l’unico concorrente in gioco. C’era anche Gary Kildall di Digital Research, con DR-DOS. IBM inizialmente aveva contattato lui perche’ DR-DOS era piu’ efficace (e totalmente compatibile) con il DOS di Microsoft, ma Kildall non credeva molto nella cosa e lascio’ cadere la trattativa. Gates invece capi’ l’opportunita’ e accetto’ immediatamente.
Ma il concetto e’ che prima di allora c’era solo IBM, di fatto. Gates e Kildall, al momento , non erano nessuno.
Morale della storia: anche in una societa’ che offra equamente le possibilita’ ci sara’ una prevalenza, e tale prevalenza (nel caso: Kildall contro Gates) e’ dovuta alla “competenza”. Gates valuto’ in maniera piu’ efficace di Kildall i vantaggi dell’alleanza con IBM.

Anche qualora le opportunita’ siano distribuite equamente, cioe’, rimane una differenza di merito che puo’ fare la differenza tra Gates e Kildall. Oggi tutti sanno chi sia Gates e quasi nessuno chi sia stato Kildall, ma c’e’ stato un momento cruciale nel quale entrambi gli “operai” hanno potuto diventare “Marchionne”, e una differenza di abilita’ personali ha deciso il loro destino. Gates ha qualcosa in piu’/meglio di Kildall. L’operaio, cioe’, non e’ tale solo perche’ nasce nel contesto sbagliato.

Questo vale per la societa’ “vista dal basso” (sia Gates che Kildall sono self-made-men) , ma anche per quelle viste dall’alto. Qui faccio l’esempio di Jobs.

Quando Jobs prende in mano Apple, che viene dalla disastrosa conduzione di Amelio, non ha piu’opportunita’ di Amelio. Anzi, viene da una storia personale disastrosa, perche’ della sua NeXT rimane solo un fallimento, e di fatto vive quasi esclusivamente di un software di rendering per il multimedia. Di fatto per prima cosa fa comprare ad Apple la sua Next con tutti i brevetti, facendola valutare una cifra assurda (e pagandosi dei debiti, btw).

Ma alla fine dei conti Jobs prevale per quelle che ho definito come Creativita’ e Competenza: tutto il resto e’ identico per Amelio e per Jobs. Eppure, persone diverse ottengono risultati diversi. E questo succede per caratteristiche personali, cioe’ per merito.

Non solo, quindi nella scalata della societa’ sono dominanti dei fattori come la competenza , ma anche quando si sia al vertice , avendo le stesse opportunita’ e gli stessi mezzi, ancora intervengono le qualita’ personali. Alcuni, cioe’, sono migliori di altri, pur avendo la stessa “forza materiale” . Sia Amelio che Jobs hanno Apple, ma solo Jobs sa cosa farne .

Perche’ lo dico? Lo dico perche’ e’ facile esecrare una cosa che si chiama “legge del piu’ forte” , perche’ tutti siamo contrari all’uso arbitrario della forza. Se pero’ la chiamassimo “intelligenza”, siamo ancora contrari all’uso arbitrario dell’intelligenza?

Se chiamassimo “legge del piu’ intelligente” quella che oggi si chiama “legge del piu’ forte”, saremmo ancora cosi’ automaticamente spinti ad esecrarla?

Uno sloagan “contro la societa’ del piu’ forte” sicuramente ottiene consenso. Uno sloagan come “contro la societa’ dei piu’ meritevoli” ottiene lo stesso?

Ovviamente so benissimo che valutare il merito mediante competizione non sia il piu’ efficiente dei metodi. Converge troppo lentamente, permette numerosi errori di valutazione, non garantisce equita’. Tuttavia, nel lungo termine si tratta di un metro di valutazione.Possiamo attribuire al destino cinico e baro la differenza di carriera tra l’operaio A e l’operaio B se l’intervallo di tempo e’ piccolo.

Ma se l’intervallo di tempo e’ grande, il bilancio imperfetto di un sistema competitivo e’ sufficientemente buono da diventare una valutazione di merito. Qui e’ il punto.

Il punto e’ che non esiste alcuna legge del piu’ forte, ma solo la legge del piu’ intelligente. La competizione sul mercato risente molto piu’ dell’intelligenza che della forza. E la posizione che le persone occupano sul mercato non e’ dovuta a rapporti di forza, ma a rapporti di intelligenza.

Se siete poveri e disoccupati per 5 anni puo’ essere sfortuna e/o il destino cinico e baro. Se siete poveri e disoccupati per 20,30, o per generazioni, siete quasi sicuramente degli imbecilli. E quindi occupate il posto che meritate.

Questo e’ il punto della mistificazione: parlando di “legge del piu’ forte” si attribuisce il successo ad un fattore tutto sommato esecrabile e considerato iniquo, nella misura nella quale consideriamo iniquo ottenere dei risultati semplicemente usando una prevalenza della forza.

Ma l’economia moderna non e’ basata sulla forza. E’ basata su fattori di merito. Sicuramente la competizione e’ un buon metodo di misura solo nel lungo termine, e sicuramente ce ne potremmo immaginare di migliori. Ma non e’ questo l’obiettivo della dialettica sindacale.

Il sindacato NON ha MAI tentato di proporre altri criteri di merito. Non hanno MAI tentato di dire , che so io, “la legge del piu’ forte (o quella che chiamo tale) non mi piace, quindi usiamo un altro criterio”. Semplicemente, la loro risposta e’ di chiamare “legge del piu’ forte” QUALSIASI criterio di merito.

Cosi’, non importa il fatto che Marchionne sia mediamente dieci volte piu’ istruito dell’operaio medio. E non importa nemmeno che Marchionne sia mille volte piu’ capace di comprendere scenari complessi , e per questo a capo di un’azienda. Si presume che qualsiasi sindacalista debba poter trattare alla pari con lui, e se questo non succede perche’ Marchionne prevale allora si dice che e’ “la legge del piu’ forte”.

E il malinteso viene portato avanti proprio allo scopo di mistificare questo fatto: se Marchionne ha prevalso su FIOM e’ perche’ e’ piu’ capace, piu’ intelligente, piu’ efficace, e per questo piu’ potente. Ha identificato , perche’ e’ piu’ intelligente dei capi di FIOM, i difetti di FIOM, li ha sfruttati, e ha ottenuto i suoi obiettivi.

FIOM ha perso perche’ i suoi iscritti ed i suoi dirigenti sono piu’ stupidi, incapaci, ignoranti e inefficaci di Marchionne. (Altrimenti sarebbero loro a dirigere FIAT, btw: il mercato dei manager e’ un mercato del lavoro qualsiasi, ma quasi nessun manager del sindacato finisce a fare il manager di aziende reali)

Lo tsunami che preoccupa gli “intellettuali” di Micromega che hanno iniziato una patetica raccolta di firme (5) e’ proprio questo: il venir meno di una mistificazione che voleva chiamare “legge del piu’ forte” qualsiasi cultura assegnasse al meritevole il comando , misurando il merito attraverso i risultati conseguiti.

Il liberismo ha i suoi difetti, e il comunismo ha avuto la credibilita’ che ha avuto per la ragione che comunque proponeva un criterio alternativo di valutare il merito. Sostituiva alla “legge del piu’ forte” qualche altra regola per determinare la prevalenza di un individuo su un altro. Almeno, cioe’, si preoccupava di rispondere alla domanda “se non vuoi quella che chiami legge del piu’ forte, che cosa vuoi al suo posto?”.

La regola proposta si e’ rivelata peggiore , ma questo e’ un punto diverso: il problema e’ che questi intellettuali NON vogliono ALCUNA valutazione. Essi bollano come “legge del piu’ forte” qualsiasi tipo di prevalenza, sia anche la “legge del piu’ intelligente” o una “legge del piu’ capace”, o anche una “legge del piu’ meritevole”, come andrebbero chiamate le regole attuali del mercato moderno.

Puo’ sembrare assai labile, ma questo e’ il punto chiave del problema: liberare la prevalenza legata al merito dall’accusa di essere un uso arbitrario della forza, ovvero prepotenza.

Il motivo per cui si sono mossi “gli intellettuali” e’ proprio questo: essi percepiscono piu’ e meglio di altri la fine del loro mondo, perche’ vedono scricchiolare l’equazione fuorviante secondo la quale l’economia sarebbe in preda ad una legge del piu’ forte , e qualsiasi prevalenza sia esecrabile come fosse una prepotenza del piu’ forte sul piu’ debole.

L’affermazione della quale hanno paura e’ la seguente:

FIOM ha PERSO contro FIAT perche’ Marchionne e’ piu’ intelligente, preparato, capace ed efficace degli uomini e dei dirigenti di FIOM. Per questo l’esito era scontato, e per questo ha vinto. Non c’e’ stata alcuna prepotenza, ma solo l’esito inevitabile di una lotta tra capaci ed incapaci.

I fattori circostanziali contano davvero poco: la globalizzazione e’ un fatto sia per FIAT che per FIOM. Se e’ vero che viviamo in un periodo che rende ricattabili i lavoratori, allora lo sapevano sia FIAT che FIOM, ma solo uno dei due ha cambiato il proprio comportamento di conseguenza (divenendo piu’ aggressivo). Quindi c’e’ ancora merito, ovvero la scelta del momento.Si potra’ dire che il governo ha fatto poco per intervenire: in questo caso, il merito di FIAT e’ stato di scegliere un terreno di battaglia favorevole, anziche’ condurre la stessa battaglia in altre nazioni ove ha stabilimenti produttivi ma governi meno favorevoli.

Se le aziende si globalizzano, PERCHE’ NON LO STANNO FACENDO ANCHE I SINDACATI? Perche’ i capi del sindacato sono meno intelligenti, meno capaci, meno meritevoli, meno colti rispetto ai capi delle aziende. Semplice demerito.

Si potra’ dire che FIAT hasfruttato l’astio degli altri due sindacati contro una storia di prepotenza politica di CGIL/FIOM. Ma anche analizzare le debolezze dell’avversario e’ merito, e’ capacita’.

FIOM ha condotto un’analisi delle debolezze di FIAT, per esempio? Si e’ chiesta quale sia il luogo ed il momento migliore per combattere? No. Si e’ interrogata sulla possibilita’ di una ritirata strategica momentanea, ovvero la firma di un contratto indesiderato, per poi spostare lo scontro a tempi piu’ favorevoli, e su un terreno piu’ favorevole (magari il prossimo rinnovo del contratto con Confindustria?) No.

Sono stati quindi MENO intelligenti, MENO preparati, dunque meno meritevoli, e quindi meno capaci. Non si tratta della legge del piu’ forte, ma della legge del piu’ intelligente, preparato, meritevole, capace.

E questo e’ il motivo che preoccupa tanto gli “intellettuali” di MicroMega: la fine di una mistificazione, che chiama ‘forza” anche l’intelligenza , la preparazione, il merito, la capacita’, accusando qualsiasi prevalenza di essere prepotenza.

Dai loro sguardi allarmati viene da pensare che un periodo sia davvero alla fine. Ma non e’ esattamente il berlusconismo, quello che sta per finire….

Uriel

(1) Uso “intelligente” nel senso che si usa nel mondo della cibernetica, ovvero un meccanismo con memoria capace di prendere decisioni valutandone preventivamente l’efficacia  (anche sulla base di esperienze precedenti) e scegliendo la strategia a seconda del contesto, proprio in base a questa valutazione. Non ha nulla a che vedere con l’ Intelligent Design, teoria che sul piano meramente numerico non ha alcun senso, meno ancora di alcune cose che dicono gli evoluzionisti convinti.(in generale i biologi tendono a scrivere raramente i numeri di quel che dicono. Solo ultimamente la genomica computazionale li sta costringendo a farlo, ma sono ancora mosche bianche. Il motivo e’ che, per esempio,  quando ci mettiamo i numeri la selezione naturale appare MOLTO meno efficace di quanto sembri a sentire i biologi, e il genoma non si raffinerebbe cosi’ rapidamente come dicono). Matematici e biologi, insomma, vedono cose molto diverse a riguardo, tranne una classe di “nuovi” genetisti che perde meno tempo a contare i petali e piu’ tempo a contare i geni. Con quelli “vecchi”, spesso non vale neanche la pena di discutere.(ci ho provato, ma il loro atteggiamento sacerdotale mi urta dopo pochissime risposte, specialmente quando non hanno senso logico ne’ numerico).
(2) Nell’ Ancien Regime i nobili “rispondevano soltanto alla legge” come la nostra magistratura: essi finivano di fronte ad un “altamente indulgente” tribunale di loro pari, cosa che permetteva loro di commettere quasi tutti i crimini ed i soprusi che volevano, praticamente impuniti. Questo faceva si’ che fosse giudiricamente coerente l’idea che alcuni avessero dei diritti ed altri no. Nel momento in cui il diritto assegna la stessa procedura a tutti, necessariamente i diritti si appiattiscono, e il padrone che uccide lo schiavo e’ omicida quanto lo schiavo che uccide il padrone, e il nobile che deve soldi ad un borghese e non paga e’ uguale al borghese che deve soldi al nobile e non paga. Senza questo principio, l’economia tende alla “forza”, o meglio alla prevalenza di un insieme di persone sulle altre.
(3) Matematicamente parlando, non esiste niente come il “rapporto qualita’/prezzo”. Non potete fare calcoli dividendo una proposizione logica per un numero. “E’ una bella ragazza  diviso due” non e’ una formula, fino a quando non trasformiamo “e’ una bella ragazza” in una quantita’, come potremmo fare assegnando “1” a “vero” e “0” a “falso”. (potremmo anche dare “10” a “vero” e “-3.14” a falso, si intende). Esiste solo, quindi,  solo il rapporto “quantita’/prezzo”perche’ non potete fare “rapporti” se non avete cardinalita’.Il resto e’ fuffa, a meno che per “rapporto” non intendiate qualcosa di diverso dalla chiusura della moltiplicazione su un insieme. Se siete del marketing non leggete questa nota, potrebbe esplodervi il cranio.
(4) La societa’ dei leoni e’ una societa’ iperfemminista tale per cui le femmine fanno TUTTI i lavori che contano, come la caccia. I poveri leoni maschi, discriminatissimi, se ne stanno in panciolle a fingere di battersi per la dominanza e trombare il proprio harem. Propongo la creazione di un movimento di liberazione del leone.Ah, ah , ah.(5)Visto il numero di lettori che Repubblica vanta a fini pubblicitari, quella raccolta sara’ un fallimento totale se non fa ALMENO 3 milioni di firme.  I numeri sono numeri, signori. Se quella raccolta di firme si limitera’ a 50/100.000 firme, evidentemente Repubblica non ha tutti i lettori che dice di avere. Oppure ha torto.

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