La fine della modernita’ e la morte della discoteca.

La fine della modernita' e la morte della discoteca.

La fine della modernita' e la morte della discoteca.

Quando leggo sui giornali degli articoli sulle discoteche che chiudono, Cocorico’ compreso, e sulla fine del “divertimentificio” in se’, si affacciano alla mia mente dei ricordi di gioventu’. Di quando, da universitario con un “insufficiente supporto della famiglia”  impiegavo il mio tempo facendo il buttafuori nelle discoteche stesse, allo scopo di racimolare soldi.

Non era ancora il momento dei giganti palestrati superaggressivi con la testa rapata, eravamo reclutati nelle palestre di arti marziali, in maniera amatoriale, dai cosiddetti “PR” che portavano con se’ “lo staff”. E si stava in giacca e cravatta alle uscite. Il fiume di cocaina non era ancora arrivato , e l’intervento piu’ frequente consisteva nel dare sali minerali a qualche ragazzo/a in preda ai crampi.

Cosi’ posso dire di aver vissuto la nascita di questo fenomeno, e di aver assistito alla sua lunga morte. Ma le discoteche non sono morte da sole, sono morte assieme alla modernita’. E nel postmoderno non c’e’ posto per la “trasgressione”.

Ma andiamo con calma. Che cos’era la “modernita’”?

In termini logici, la modernita’ era definita come un conflitto: il conflitto tra il nuovo e la tradizione. Dire di essere “moderni” significava , quando aveva senso, dire di aver abbracciato il nuovo, e contemporaneamente aver ripudiato la tradizione e le sue regole.

La storia della modernita’ e’ la storia di un conflitto: il conflitto tra il nuovo e la tradizione.

Non e’ possibile, quindi, dire di essere “moderni” senza affermare implicitamente o meno di aver abbandonato, criticato , ripudiato se non combattuto contro le regole tradizionali e i costumi del passato.

Ma col passare del tempo c’e’ stato un “piccolo” problema che ha ucciso il moderno.

Nessuno ricorda piu’ la tradizione. Nessuno sa davvero cosa fosse, se non luoghi comuni sul nonno (che, se siete giovani, ha fatto il’68 ed e’ tatuato: parliamo della generazione di mio padre, che non e’ tatuato ma ha fatto il ’68), qualche ricetta che si suppone “tradizionale” e inutili vestiti che non significano nulla.

Persino chi parla di famiglia tradizionale dovrebbe sapere che la famiglia tradizionale italiana e’ morta e’ sepolta: in realta’ si trattava di un clan composto da nonni, dai quattro ai sei  figli con nuore , e uno sbanderno di nipoti, i quali normalmente vivevano in una “cascina”, una masseria  o in un “rione” se erano inurbati.

Ma con l’arrivo dell’industrializzazione, dell’emigrazione e del mondo dei servizi, a questa famiglia tradizionale si e’ sostituito il nucleo moderno, fatto da due genitori che vivono coi figli, al massimo  uno o due. Qualche volta tre.

Nessuno, in Italia, ricorda cosa fosse la “famiglia tradizionale”. Si crede sia quella del mulino bianco, e il fatto che per indicarla vi riferiate ad una marca di merendine la dice lunga su quanto ne sappiamo.

La tradizione e’ stata dimenticata.

Ora, come si puo’ essere “contro la tradizione” se non la si ricorda? E’ chiaro che e’ possibile seguire le novita’, ma senza conoscere la tradizione e’ IMPOSSIBILE ripudiarla, e’ IMPOSSIBILE  combatterla, e’ IMPOSSIBILE criticarla, e’ IMPOSSIBILE superarla.

Il moderno e’ morto perche’ non e’ possibile alcun conflitto con una tradizione ormai definitivamente dissolta, e come se non bastasse DIMENTICATA.

Il conflitto tra nuovo e tradizione e’ impossibile perche’ la tradizione e’ stata dimenticata. E qui vorrei tornare alle discoteche, per mostrare come la morte del moderno fosse la morte delle discoteche.

Parliamo di “trasgressione”.

Le discoteche degli anni ’80 e ’90 si proponevano di essere “moderne”, cioe’ un conflitto tra tradizione e modernita’, quando si proponevano come luoghi di trasgressione, ovvero il luogo nel quale le regole tradizionali venivano dimenticate.

Ragazzi che nella vita facevano i muratori in Maremma si facevano 6-7 ore di auto per venire in riviera adriatica, si infilavano nei bagni, si infilavano autoreggenti, stivali alti col tacco, si truccavano ed uscivano dai bagni delle drag queen. Ragazze cui i genitori controllavano la lunghezza della conna all’uscita si limitavano a toglierla e finivano col ballare solo con la biancheria intima.

Questo significa che esistevano delle regole, che

  1. Erano in vigore.
  2. Erano conosciute.
  3. Venivano trasgredite dentro le discoteche.

Le discoteche erano il luogo della modernita’ perche’ erano il luogo deputato al conflitto tra nuovo e tradizione; subito dopo l’entrata le regole (di solito legate alla morale sessuale) venivano trasgredite.

Ma oggi, quale delle regole “in vigore e conosciute” verrebbe trasgredita dentro le discoteche. I social e Internet pullulano di travestiti, di mignotte, e alla fine dei conti moltissimi dei “selfie” che vedo sul “morigerato” Twitter sono anche piu’ trasgressivi di quello che facevano le cubiste.

Morale della storia: non e’ possibile trasgredire regole che non esistono, non e’ possibile costruire un luogo che rompe con la tradizione, perche’ sia le regole che la tradizione sono stati ormai dimenticati e abbandonati.

E’ iniziato il postmoderno. Il moderno e’ finito con il crepuscolo della tradizione, scomparsa dentro un dimenticatoio. Neppure i “tradizionalisti” oggi sanno di cosa parlano. Pretendono di saperlo, ma se gia’ riesco a metterli a disagio coi miei 48 anni, significa che per loro “tradizione” indica al massimo gli scorsi 25 anni.

Le discoteche erano un tempio della modernita’; luoghi ove le regole della tradizione venivano trasgredite. Andare in discoteca , in una “trasgressiva” era “moderno” nella misura nella quale la cultura tradizionale vietava quello che vi avveniva dentro.

Ma per avere un conflitto, occorrono due contendenti. Con la tradizione finita nel dimenticatoio, e’ rimasto un solo contendente.

Con il tramonto della tradizione e’ morta la modernita’. Con il tramonto delle regole morali e’ morta la trasgressione. E con essa, e’ morta la discoteca, che era il posto piu’ rappresentativo di quel conflitto.

La morte della discoteca , dovuta alla morte della trasgressione e’ la pietra tombale, il certificato di morte del “moderno”, e la pietra miliare del momento in cui la societa’ e’ entrata nel “post-moderno”.

Quando vedete chiudere le discoteche “trasgressive” , ci sono due errori da non fare:

  1. I “modernisti” temono che “si stia tornando indietro” perche’ cessa un luogo di trasgressione. Al contrario, se si stesse tornando indietro i luoghi di trasgressione avrebbero senso: non si sta tornando indietro perche’ nessuno saprebbe da che parte andare. Cosa ci fosse “prima” e’ stato dimenticato.
  2. I tradizionalisti non si compiacciano: il motivo per il quale il moderno e’ morto e’ che non esiste alcun conflitto con una tradizione che ormai e’ dimenticata. Se avete bisogno di un marchio di merendine consumiste per indicare i valori della famiglia (e peraltro indicate una famiglia mononucleare) , significa che della vostra “tradizione” non rimangono che macerie. La discoteca non e’ chiusa perche’ torna illecito per le ragazze ballare nude: e’ chiusa perche’ le ragazze ballano seminude in qualsiasi social.

Benvenuti nel post moderno, un mondo ove potete essere nuovi ma non combattere il passato e la tradizione, perche’ entrambi sono morti e sepolti.

Il moderno, che era definito come il conflitto tra nuovo e tradizionale, non ha piu’ senso di esistere perche’ la tradizione e’ ormai dimenticata.

https://keinpfusch.net/la-fine-della-modernita-e-la-morte-della-discoteca/

Commenti

  1. Emanuele

    Un bellissimo ed interessante articolo. L’esamina filosofica descrive perfettamente le dinamiche che si sono instaurate. Da ultra quarantenne, assiduo ed appassionato frequentatore delle discoteche negli anni 90 confermo in pieno quanto descritto. Mi permetto di aggiungere che alla morte delle discoteche ha contribuito un preciso piano emerso ed attuato con l’instaurarsi dell’Unione Europea che non tollera ne la libertà di espressione ne qualsiasi tipo di “zona franca” in cui possa svilupparsi una qualsiasi forma di pensiero svincolato ed in contraddizione con la logica dell’imperialismo globalizzato. A difesa del loro baluardo hanno imposto dei rigidissimi controlli e limitazioni alla possibilità di spostamento reale delle persone (in auto ad esempio) con la giustificazione della necessità di sicurezza e contemporaneamente hanno introdotto una velleitario e fantomatico concetto di possibilità spostamento tra gli stati membri sempre e comunque sotto il loro controllo ed a fini prestabiliti. L’azione di assoggettamento ed annullamento della libertà risulta chiaramente dall’imposizione di modelli comportamentali innocui e controllabili come l’enfatizzazione del ristoranti con il risultato di creare masse di giovani ghettizzati e contenuti in precise aree e che neanche concepiscono una possibile alternativa agli aperitivi ed al ristorante. In questo modo nessuno si porrà il problema di criticare ed esaminare il disegno già delineato in cui i diritti, le prospettive e le ambizioni vengono a priori precluse. I burocrati, affaristi finanziari, amministratori di multinazionali ed azionisti di maggioranza hanno paura delle discoteche perchè comprendono che possono contenere e sviluppare concezioni e stati d’animo a loro preclusi in quanto insensibili e fondalmentalmente sempre in cattiva fede. La logica di assoggettamento ed intimorimento delle persone ha portato anche alla creazione e successiva diffusione volontaria di virus con il solo scopo di costringere gli stati ad accettare prestiti dalla BCE a determinate condizioni. Figuratevi se queste stesse persone possono tollerare le discoteche..

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