La fine della corsa?

E’ abbastanza chiaro a tutti, ormai, che la UE cosi’ com’e’ non funzioni. Non mi riferisco soltanto alla questione dei migranti (che in fondo e’ una questione minore), ma del suo impianto. Se ci fate caso, si sta trasformando in una specie di corte, che di per se’ e’ insensibile a quanto succede, tranne quando qualcuno non la “supplica” di fare qualcosa. Ed e’ questo lavoro di reazione che ne produrra’ l’inevitabile fine.
Guardiamo la dinamica della cosa: di quanto accade in nordafrica credo tutti fossero a conoscenza. Si sapeva benissimo che si stava bombardando la Libia e si sapeva benissimo che questo avrebbe prodotto un’ondata di migranti.
Cosi’, come il ministero degli interni italiano ha iniziato a preoccuparsi sin dall’inizio, avrebbero dovuto farlo le istituzioni europee. Forse i signori che si occupano di diritti umani, a Strasburgo,  erano troppo occupati ad andare a mignotte a Kehl  , ma tant’e’: bastava dare due lire agli italiani, e basta.

Si e’ arrivati alla crisi, come succede a molte altre crisi, soltanto quando l’ italia ha sollevato davvero il problema, ovvero quando (pregni del mito dell’ UE come futura nazione e delle istituzioni europee come futuro governo della stessa) ci siamo messi a lavorare come se il problema fosse “europeo”.
Poiche’ l’ Unione Europea NON e’ una futura nazione ma un’alleanza di nazioni presenti, ovviamente ci si e’ sentiti dire che erano tutti cazzi dell’ italia, e solo quando qualcuno e’ uscito con delle parole pesanti “Che senso ha farne parte?” allora qualcosa si e’ mosso. E la ragione e’ che se l’ italia ne uscisse, semplicemente la UE crollerebbe come un castello di carte, euro compreso.(1)
Ma il problema non e’ nei risultati, bensi’ nel metodo. Supponiamo che una regione del paese abbia, che so io, un disastro annunciato. Diciamo che sappiamo benissimo che tra due mesi il Molise sprofondera’ nell’adriatico. Supponiamo che il governo dica “ehi, tenete, cui ci sono 6 miliardi di euro, ciao, le frontiere pero’ sono chiuse”. Il risultato sarebbe che non e’ possibile, anche con sei miliardi di euro, ricostruire un Molise che sprofonda nell’adriatico.
Cosi’, un provvedimento del tipo “ecco i soldi, le frontiere sono chiuse, comunque la cosa NON deve impattare le altre regioni” non sarebbe accettabile. E’ ovvio che se il molise sprofondasse, previo rimanendo che servirebbero tutti quei soldi, occorrera’ anche dare un’altra casa agli abitanti. E questo inevitabilmente impattera’ sulle altre regioni.
Di conseguenza, se il governo optasse per la prima soluzione, semplicemente NON farebbe il governo e l’ Italia NON sarebbe una nazione. Anche in un paese MOLTO federalista e MOLTO municipalista come la Germania, per dire, se un Lander sprofonda in mare il governo centrale NON puo’ dire “tenete i soldi, ma non vogliamo gente a spasso per le strade in altri lander”.
Cosi’ il problema e’, innanzitutto, che viene meno il suo mito fondativo: non solo la UE non si comporta come se fosse una nazione, ma il suo ‘governo” non fa quello che ci si aspetta da un governo.
Finche’ questo capita con dei problemi estemporanei come quello libico, il quadro generale puo’ anche reggere. Ma i punti di escalation sono moltissimi, e prima o poi la cosa verra’ a galla.
Prendiamo per esempio il nodo della “politica industriale”. Gli industriali italiani vanno continuamente berciando del fatto che il governo NON ha una politica industriale od economica. Aha.
Tuttavia, contemporaneamente andiamo ripetendo che DOBBIAMO stare in Europa perche’ come singola italia saremmo troppo brevi ed ininfluenti per imporre o far valere delle politiche economiche o industriali.

Allora, signori delle due l’ una. O dobbiamo stare nella UE perche’ SOLO come grande entita’ industriale ed economica possiamo sopravvivere, OPPURE possiamo avere delle politiche economiche ed industriali su scala nazionale.

Prima o poi, inevitabilmente, succedera’ che qualche governo rispondera’: “come Italia la politica economica ed industriale e’ ininfluente sullo scenario globale. Siamo entrati in Europa, e l’europa trae giustificazione, proprio dall’esigenza di essere abbastanza grandi da contare”.
Se riflettete sul perche’ “non dovremmo uscire dall’ Europa”, spiegato dai sacerdoti dell’europa stessa, vi viene detto proprio questo: che l’ italia, se uscisse, sarebbe economicamente, industrialmente, finanziariamente irrilevante. Ma se questo e’ vero, ed e’ vero che stiamo dentro l’ Europa per essere rilevanti finanziariamente, industrialmente, economicamente, allora DEVE ESISTERE UNA POLITICA INDUSTRIALE , FINANZIARIA, ECONOMICA europea.

Che senso ha, allora, che gli industriali chiedano al governo ITALIANO di avere una politica industriale, economica, finanziaria, se assumiamo in partenza che una simile politica su scala italiana sia completamente futile, motivo per cui siamo parte della UE?

Voi direte: si’, ma gli altri paesi una politica economica nazionale ce l’hanno. Vero. Ed e’ qui il punto: se gli altri paesi hanno una politica economica NAZIONALE, e non europea, e’ semplicemente perche’ NON E’ VERO che i singoli paesi siano irrilevanti senza Europa.
ora, poniamoci una domanda. Dal momento che tutti andiamo spiegando che senza Europa siamo economicamente, industrialmente e finanziariamente, quanto tempo passera’ prima che un governo dica “la politica economica italiana e’ quella europea, chiedete a loro?”.
Dopotutto, che cosa c’e’ di incoerente o illogico? E’ vero che stiamo nella UE per non essere irrilevanti o meno? E allora non e’ forse la UE a dover ideare, pianificare e gestire la propria rilevanza?
Perche’ avere una politica industriale quando sappiamo bene che sia irrilevante, a meno di quella UE?
Cosi’, questo e’ il punto: si afferma che ci sia un “bisogno” di UE, e a questo bisogno si deve l’impossibilita’ di uscirne. Ma l’oggetto di questi bisogni NON sembra essere, minimamente, l’oggetto di cui la UE si occupa.
Horse car
Quello nella foto e’ il design attuale della UE. Chi ha attaccato un cavallo ad una Prinz voleva andare in giro in automobile. Tuttavia gli e’ mancato, probabilmente, tutto il supporto economico che l’andare in automobile richiede. Cosi’ si e’ accollato il peso dell’automobile, motore (inutile) compreso, e ci ha attaccato la stessa forza motrice di prima.
Come si e’ fatto nel costruire la UE: si voleva un’ente economico , politico e finanziario unico, e si e’ fatto l’ Euro(2). Che ha dei costi e degli svantaggi. Ma quanto ai vantaggi, non si e’ costruita alcuna infrastruttura che li renda effettivi.
Cosi’, l’economia e l’industria e la finanza sono ancora TUTTI cazzi delle nazioni. Il tutto, cioe’, e’ ancora tirato dal solito vecchio cavallo.  Tuttavia, noi vogliamo viaggiare in auto, cioe’ vogliamo fingere di essere una potenza geopolitica. Cosi’, al nostro vecchio, solito cavallo attacchiamo un’automobile. Che cosa dimentichiamo?
Essenzialmente dimentichiamo questo:
CARROZZA CON CAVALLI
Dimentichiamo cioe’ che una VERA carrozza, senza la pretesa di essere un’automobile, e’ di gran lunga piu’ veloce, leggera, autonoma di quella prinz attaccata al cavallo. I suoi materiali sono piu’ leggeri, le ruote piu’ larghe e sottili, il disegno piu’ efficiente allo scopo di essere trainata da un cavallo, per esempio chi guida e’ abbastanza in alto da vedere oltre il cavallo (sedendo nella prinz si limitera’ ad osservarne il culo) , e mentre la prinz ha un parabrezza che senza carburante non si pulisce quando piove, almeno la carrozza permette al conducente di vederci in caso di maltempo.
Fino a quando non emergono grosse crisi, o fino a quando un governo non decide di uscire dalla UE, tutto puo’ funzionare. Ma supponiamo che domani si voglia uscire dalla UE. Per prima cosa bisognera’ convincere gli italiani che no, non e’ vero che l’europa ci dia il vantaggio di essere rilevanti in senso economico. Non ci vuole molto.
  • Quando gli industriali dicono che il governo NON ha una politica economica, rispondere citando gli europeisti e dicendo che una politica nazionale italiana non e’ rilevante, e che quindi e’ compito della UE avere una politica industriale. Non e’ forse per questo che siamo li’?
  • Quando i sindacati dicono che ci vuole una politica economica, si dica che il governo si attiene alla politica economica europea, visto che una politica economica italiana sarebbe ininfluente: siamo troppo piccoli, ricordate? Non e’ forse per questo che siamo li’?
  • Quando ci diranno che occorre una politica internazionale, rispondiamo semplicemente che siamo troppo piccoli per avere una politica internazionale rilevante: siamo in europa per questo, non e’ cosi’?
  • Quando ci dicono che occorre una politica XYZ (ambientale, energetica, etc etc), rispondere che una politica nazionale sarebbe irrilevante , che siamo troppo piccoli e che aspettiamo quella europea: siamo li’ per questo, non e’ cosi’?
Qual’e’ il vantaggio politico di tutto questo? Semplice: far presente che NELLA REALTA’ mancano tutte quelle funzioni che , a detta dei suoi sostenitori,  renderebbero vantaggioso rimanere nella UE.
Un qualsiasi governo voglia uscire dalla UE non deve fare altro che rispondere cosi’ ad OGNI contestazione, e limitarsi a gestire l’esistente. Ad un certo punto, poiche’ ogni volta la UE rispondera’ sempre e solo “cazzi vostri”, apparira’ chiaro che NON esiste , NELLA REALTA’ MATERIALE, alcun vantaggio nel far parte della UE, dal momento che tutte le funzioni ad essa attribuite NON esistono QUANDO SERVONO.
Non esiste un modello europeo di giustizia. Non esiste un modello europeo di scuola. Non esiste un modello europeo di ricerca. Non esiste un modello europeo di sanita’. Non esiste un modello europeo di welfare. Non esiste una difesa europea. Non esiste una politica comune di ordine pubblico. Non esiste un servizio di informazione comune. Non esiste una politica economica comune. Non esiste una politica finanziaria comune. Non esiste una politica sociale comune.  Non esiste UNO STRACAZZO DI NIENTE che non siano una burocrazia ed una moneta.
Sia chiaro: l’ Euro non abbisognava di alcuna sovrastruttura simile per esistere. In passato, i grandi elettori del sacro romano impero si riunivano (di solito a Lucca) e decidevano i tagli di oro da inserire nelle monete, e la cosiddetta tassa di signoraggio. Fatto questo, siccome il sistema procedeva a cambi fissi, si era creato l’equivalente dello SME, ovvero (se pensiamo che anziche’ la moneta in se’ il punto fosse l’ oro) , di fatto stavano usando l’ oro come oggi si usa l’euro, e di conseguenza stabilito dei cambi locali basati sul potere d’acquisto dell’ oro nelle economie dei vari stati. Dunque, non era necessaria alcuna UE per ottenere un Euro, bastava solo un gruppo di “grandi elettori” che si accordassero su qualcosa ed un sistema di cambi fissi.
Non era nemmeno necessario, se proprio si voleva introdurre l’euro, che sparissero le altre monete: introdotto un cambio fisso (magari rinnovabile ogni anno)  bastava imporre che l’euro fosse accettato in tutti i paesi UE come moneta corrente negli scambi: il tasso M0, la quantita’ di moneta liquida, non e’ cosi’ grande da giustificare la sparizione delle banconote e delle monete nazionali.
Lo stesso dicasi di schengen: si continua a dire che il titanico vantaggio di Schengen sarebbe la libera circolazione di beni e mezzi. Aha.
Adesso tornate indietro, diciamo al 1500, o al 1400. Gli stati europei sono tanti e hanno dei confini. Secondo voi c’erano le dogane come oggi? Esistevano, cioe’, i mezzi MATERIALI e TECNOLOGICI per sorvegliare adeguatamente chiunque varcasse il confine e per contarne e tassarne le merci?
La verita’ e’ che no, i commerci erano liberi circa quanto sono oggi con Schengen, perche’ le vere frontiere con le vere tasse doganali (e quindi i veri contrabbandieri) sono un’idea recente. Con Schengen siamo tornati circa alla situazione di “libera circolazione” dei mercanti e dei cittadini “europei” del 1500.
Leonardo, circa nel 1492, si muove da Firenze a Milano. Qualcuno, secondo voi, gli chiede se ha un passaporto o se ha documenti o se ha merci da dichiarare? Non credo nemmeno che esistessero documenti di identita’ personali, ai tempi. Poi va a Mantova, ospite di Isabella d’Este, infine a Venezia, varcando un altro paio di confini. Passaporto?
Dopodiche’ torna a Milano, occupata da francesi, e se ne va in Francia, nel castello di Cloux. Passaporto? Carta di identita? Dogana?
Il concetto e’ che alla fine dei conti NON serviva tutto l’impianto europeo (elezioni europee, parlamento, corte di giustizia, etc) ne’ per ottenere un sistema monetario unico ne’ per ottenere Schengen.
Tutto quello che e’ stato fatto in piu’ e’ stato fatto nella speranza, nell’illusione (o forse inseguendo un mito) che l’Europa avrebbe potuto avere una genesi statale. Ma tutto questo NON e’ avvenuto, e alla fine dei conti le cose funzionano, circa, come tra i grandi elettori del 1500.
Il mito dell’ europa come “grande entita’” che permette la sopravvivenza di stati “troppo piccoli per sopravvivere”  puo’ scomparire semplicemente perche’ e quando uno stato , semplicemente, PRETENDE CHE QUESTA GRANDE ENTITA’ SI MANIFESTI.
Dopo questa crisi, quello che e’ chiaro oggi a tutti i governi e’ quanto sia facile convincere i cittadini ad uscire dalla UE: basta semplicemente PRETENDERE CHE ESISTA. Il risultante vaffanculo proveniente da nord arrivera’ in maniera cosi’ irritante, colmo di un disgustoso senso  di superiorita’ ,  strafottente e prepotente da ottenere un’opinione pubblica ostile in pochi mesi.
Quanto accaduto ha indicato alla Lega , o a qualsiasi partito europeista, la via per liberarsi di tutto questo. Se domani il nuovo ministro dell’ agricoltura PRETENDESSE che la UE prenda una posizione chiara su (che so io) le contraffazioni alimentari contro l’ Italia, o su qualsiasi altra cosa, avendo cura di finire sui giornali, per far finire sui giornali la solita spocchiosa, irritante, prepotente risposta dei paesi del nord europa, ovvero della UE.
Certo, l’ Euro e’ il cavallo di battaglia degli europeisti, ma non e’ cosi’ difficile da demolire con la stessa logica. Il cambio fissato per l’ Euro e’ stato fissato avendo in mente le economie degli anni ’90. Quindi, puo’ anche essere non piu’ attuale: dopotutto, gia’  ai tempi del Sacro Romano Impero il tasso di cambio fisso veniva aggiornato periodicamente. Nessuno era cosi’ cretino da pensare di poter inchiodare le economie REALI alla moneta,  a quei tempi.
Basterebbe semplicemente porre la questione (e NON e’ affatto una questione banale, perche’ le economie europee sono cambiate MOLTO nel frattempo) , gridando che con un cambio fisso ed immutabile  si soffoca l’economia italiana, per avere indietro la solita irritante risposta.  Con due o tre strilli, e due o tre conseguenti risposte in stile “teutofrancese”, posso facilmente ipotizzare che il 100% della popolazione italiana sarebbe disposta almeno a mettere in discussione il mito europeo.
E si sa, quando i miti vengono messi in discussione normalmente cessano di esistere.
In definitiva, cioe’, con questa storia dei migranti la UE ha semplicemente esposto il suo punto debole, un punto debole che qualsiasi partito antieuropeista puo’ impugnare per far uscire in pochi anni il proprio paese dalla UE. E ricordiamo che , alla prima defezione, la UE crollerebbe come un castello di carte.
Mica male, per essere gli ariani del mondo….
Uriel
(1) Questo non e’ per via di chissa’ quale potenza italiana, e’ semplicemente che il solo fatto che qualsiasi nazione possa USCIRE dalla UE basta e avanza a renderla una istituzione completamente paralizzata. Lo stesso vale per qualsiasi nazione decidesse di uscirne: una volta chiarito che se ne puo’ uscire qualora si decida e qualora non convenga piu’, crolla tutto l’impianto. Anche se Portogallo o Irlanda decidessero di uscirne  crollerebbe tutto. Per questo e’ ASSOLUTAMENTE necessario per la BCE di aiutarli. Ogni paese membro ha, di fatto, una pistola puntata su Bruxelles.

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