La Crisi NIMBY

Quando hai un blog e qualcosa suscita approvazione, per prima cosa si riflette nei commenti. Se invece susciti ostilita’, te ne accorgi dalle email. Questo e’ dovuto al fatto che l’approvazione e’ un meccanismo di massa (vedi alla voce Paradosso di Abilene) mentre l’ostilita’ e’ una cosa diretta da un tizio ad un altro. Di conseguenza, si manifesta attraverso le email. E devo averla fatta grossa negli ultimi due post. In realta’, non ho detto nulla di speciale. E’ solo che fino a quando dici che la crisi colpira’ i farlocchi tutti amano sentirtelo dire. Quando inizi a fare il nome delle categorie di farlocchi, allora iniziano i  distinguo. Quando dici che se vieni colpito allora sei un farlocco, succede un casino.

Ora, negli scorsi due post non ho detto nulla di speciale. Ho detto quello che ho sempre detto: che ogni effetto dell’eccessiva facilita’ nell’ottenere credito sta rapidamente svanendo. Detto cosi’, tutti scriveranno sui commenti “siiiiiiiiiiiiii era ora!”.

Poi, pero’, ho menzionato una categoria. E sia chiaro: non ho detto che il lavoro creativo sia inutile e non ho detto che le idee non contino. Ho detto che, come qualsiasi altra parte del sistema produttivo, esse vadano sottoposte a delle metriche precise, le quali metriche stabiliscano se il lavoro di R&D, o se preferite “creativo”, valga i soldi che lo si paga.

Questo non e’ nulla di speciale: tutti i campi dell’economia sono soggetti ad una logica di bilancio. Stabilito che essi hanno dei costi, si chiede loro di produrre valore in misura superiore ai costi. Questo valore non deve essere forfettario o dialettico, ma deve poter venire misurato. E per misurarlo occorre una metrica.

Cosa ho detto di speciale? Nulla. L’ho sempre detto: i farlocchi, ovvero gli usurpatori pagati per fare un nulla “creativo” stanno per passare brutti momenti. Quando ho detto cosi’ in questa forma,  senza specificare chi fossero, ho avuto solo applausi. Adesso che dico una banalita’ come “l’ R&D sara’ soggetto a metriche in misura maggiore a prima” ottengo ostilita’, quando non l’accusa di essere un bigotto, un materialista, un comunista , o peggio  “un ingegnere” .

Eppure, non ho detto nulla di nuovo. Il vero problema e’, semmai, che cosa VOI leggete in quello che scrivo. Non ho mai voluto sminuire il ruolo della creativita’, della ricerca o dei brevetti. Ho solo detto che negli scorsi anni, per via di una facilita’ eccessiva nel fornire credito, queste cose siano state vastamente sopravvalutate.

Siccome la speculazione e’ durata quasi 20 anni, tale cultura e’ entrata nel circolo scolastico delle universita’, finendo col diventare un paradigma, un assioma. Oggi che cade un assioma altrettanto importante, la facilita’ di credito, ogni assioma della “vecchia” economia va sottoposto ad un ripensamento profondo.

E’ ovvio che i tecnici o i creativi che disegnano una nuova auto, il suo motore o sinanche la sua estetica siano pagati molto: sbagliare un investimento in quel campo perche’ non si conosce il significato dei colori in una determinata cultura e’ un rischio alto, visto il costo necessario a ridisegnare una nuova linea di automobili.

Ma lo stesso non si puo’ dire se state scrivendo il jingle di una pubblicita’ di detersivi, o se state decidendo il caso di chiamare “spuntizio” o “sfitz!” un nuovo snack. Tantomeno se siete “Web Usability Manager”: non potete pretendere che se state rendendo usabile il sito web di IVECO(1) siate pagati piu’ di un ingegnere che si occupa di alberi di trasmissione, solo perche’ siete “creativi”. Come succede ora. E come probabilmente non succedera’ mai piu’.

Qual’e’ il crimine di tutto questo? Di aver menzionato il cortile nel quale caschera’ il fulmine.

Allo stesso modo, quando parlavo del problema delle copie illegali, ho detto cose ovvie: se fai un prodotto enormemente semplice da produrre facendolo pagare cifre folli, istigherai alla copia del tuo prodotto. Oggi una persona che e’ entrata nel mio ufficio ha visto il mio lettore MP3 e ha pensato che fosse di Apple. In realta’ e’ un prodotto molto simile al primo sguardo, ma nel complesso non ha nulla in comune: sul piano dei brevetti l’azienda e’ salva, ma gode del marketing Apple.

Questo e’ dovuto al fatto che la stragrande maggioranza del valore di un Ipod non viene dall’oggetto ma dal marketing: esso non ha un design particolare (un parallelepipedo di un singolo colore) ne’ particolari caratteristiche. Di conseguenza, l’eccesso di valore aggiunto legato al marketing produce un extrareddito troppo semplice da ottenere. Ottenere extrareddito dal marketing Apple e’ semplicissimo: poiche’ Apple non puo’ brevettare la lettera “i” ne’ tutte le parole con un singolo dittongo, e’ sufficiente prendere un qualsiasi prodotto, che so io una poltrona, e chiamarla iChair, mettendosi in un flusso laterale del brand mainstream apple. Fare questo e’ cosi’ facile rispetto al guadagno che non potete pretendere che non avvenga: ma se avviene e’ perche’ una “i” non e’ affatto una nuova idea, non richiede nessuna particolare intelligenza , ne’ alcun particolare sforzo. Hai un prodotto con un nome abbastanza breve, che so io un tonno , traduci in inglese, aggiungi una i e diventa iTuna. Fine.

Un processo cosi’ semplice non dovrebbe valere cosi’ tanto per la semplice ragione che e’ troppo semplice: nessuno ha applicato una metrica all’idea, decidendo che valesse tantissimo perche’ un mercato dai soldi facili era abituato a sopravvalutare idee come questa, iniziando dagli azionisti e finendo coi consumatori finali. A quel punto si e’ deciso che il nome valesse 150 euro a pezzo di “valore aggiunto” o di “branding” o nonsocche’, senza pensare che un simile valore dato al nulla avrebbe spinto migliaia di aziende a vendere lo stesso nulla per meno, guadagnandoci comunque.

Ovviamente, queste operazioni sono ad alto rischio. Quando Jobs ha proposto la sua nuova linea, essendo considerata “molto innovativa”(2), il rischio per chi la finanziava (gli azionisti) era altissimo. Ha ottenuto soldi solo perche’ tutti erano ben disposti a finanziare qualcosa di rischioso, tanto poi cartolarizzavano il rischio. In altri momenti dell’economia, Jobs sarebbe stato definanziato , e sarebbe stato costretto a produrre una linea di computer meno inconsueta da azionisti preoccupati per il rischio.

Non appena pero’ ho fatto l’esempio concreto di Apple, pero’, vado a specificare quale giardinetto si becca il fulmine , ed ecco che l’ipocrisia NIMBY entra in gioco.

Tutto questo pero’ deve far riflettere VOI: il vostro mondo e’ finito. Si legge sull’ Economist un articolo nel quale i manager italiani di FIAT (3) sono arrivati in Chrysler  rimanendo sconvolti dalla burocrazia e dall’inefficienza. (3) Siamo in un mondo nel quale le aziende italiane stanno facendo la spesa di acquisizioni in Europa e nel mondo. Siamo in un mondo ove il costo del lavoro delle “nuove professioni” e’ in calo, e quello delle “vecchie” professioni e’ in aumento. Siamo in un mondo nel quale FIAT sta andando a salvare Crysler. Nel quale FIAT sta andando a salvare Opel, cioe’ un pezzo di General motors.

E’ ovvio che qualcosa sia cambiato. E’ ovvio che ci saranno conseguenze. E’ ovvio che un mercato del lavoro che produceva rischio bancario andra’ stabilizzandosi. Tutto questo sembra buono? Finche’ lo dico cosi’, certo. Quando dico “tu, web designer, andrai a fare l’operaio”, diventa una cosa diversa.

Ma questo e’ un problema di chi pensava che la propria cuccagna fosse infinita, e quella degli altri fosse indegna.

Non mio. Io osservo quel che succede, niente di piu’.

Uriel

(1) Lo so, non lo avete fatto. Non ci avete neanche provato. E si vede.

(2)Che cosa abbia di innovativo un parallelepipedo bianco lo sa solo Apple e gli utenti Apple. Per gli altri e’ un parallelepipedo bianco, forma nota sin dall’invenzione del mattone.

(3) AHAHAHAHAHA. Ehm. AHAHAHAHA

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