La buona scuola e i ricorsi

Quando scoppia una rivolta sindacale in qualsiasi settore, occorre sempre chiedersi quali siano i veri motivi. Non tanto quelli del sindacato, che ancora crede in logiche da ottocento, ma occorre chiedersi quali siano le forze che spingono gli aderenti alle proteste ad impegnarsi cosi’. Rispondere con “scioperare e’ bello e vai al mare” e’ sciocco, perche’ di altre scuse per scioperare ce ne sono molte.

Allora, diciamolo subito: sia per quanto riguarda gli studenti, che per quanto riguarda i docenti, il problema principale si chiama INVALSI. E il problema principale di INVALSI sta in un altro punto: i ricorsi al Tar.

Come sapete, quando avviene un atto amministrativo, tipo un professore che va “di ruolo”, uno che diventa preside o una qualsiasi promozione, e’ teoricamente possibile il ricorso al tar. Se questo viene fatto regolarmente ai concorsi, millantando presunte (o reali) irregolarita’ sino ad estorcere ai vincitori una cifra per ritirare il ricorso stesso, nel caso della scuola diventa problematico. Diventa problematico perche’ diventa impossibile dimostrare che il promosso (o il passato di ruolo) non sia degno, o che sia meno degno di altri.

Per denunciare una mancanza di merito, occorre cioe’ una metrica del merito, arbitraria o meno.

Ora, immaginate uno scenario. Un professore le cui classi hanno risultati INVALSI pessimi viene passato di ruolo, mentre una persona le cui classi hanno degli INVALSI ottimi no. Sino ad ora, non c’era nulla da fare: per impugnare la cosa di fronte al Tar occorreva una prova, una pecca, qualcosa da mostrare, ma era molto difficile.

Ma adesso il vostro avvocato vi chiede dei fatti, e voi gli date dei fatti: questi sono i miei risultati INVALSI e questi sono i suoi. A quel punto, il ricorso ha vita molto, molto, molto, piu’ facile. L’avvocato che lo fa partire ha in mano uno strumento potentissimo per dire che A vale meno di B: per cinque anni di fila, (per esempio), i suoi INVALSI sono stati peggiori.

A quel punto, lo stesso preside non puo’ fare tanta opposizione: spiegare come mai il tale prof passa nonostante i suoi allievi siano peggiori , in un tribunale e’ abbastanza difficile. Se poi, per via di qualche rotazione, gli allievi sono gli stessi, e gli INVALSI mostrano che a parita’ di allievi B fa peggio di A nella sua specifica materia, e’ abbastanza chiaro cosa stia succedendo e il giudice ha vita facile nell’annullare la promozione.

Lo stesso vale per i professori e gli alunni. Il somaro che sinora ha vissuto di un 8 gratuito si potrebbe trovare domani con un professore che dice “ehi, ma tu non meriti 8”. Il guaio e’ che a quel punto i genitori ricorrerebbero contro la bocciatura, dicendo che quel professore specifico e’ un incapace, in quanto col vecchio professore il ragazzo andava bene.

Se a questo punto inseriamo uno strumento terzo alle parti, e mostriamo che con lo stesso professore le prove invalsi vanno bene , e che le sue classi sono sempre andate bene, mentre questo ragazzo prodigio che dice di essere preso di mira dal prof malvagio i test non li passa, il ricorso al TAR potrebbe andare un pochino storto.

Sinora, i ricorsi al Tar nel mondo della scuola erano “la mia opinione contro la tua”, e mancando uno strumento terzo il giudice si orientava sempre nel modo piu’ garantista. Ma con gli invalsi esiste uno strumento standard per giudicare. Il giudice ha qualcosa che NON e’ una mera opinione.

Questa e’ la ragione per la quale il test invalsi e’ la pietra dello scandalo di questa riforma. Il fatto che sia il preside a scegliere identifica chiaramente una persona responsabile. Ma questa persona dovra’ stare attenta perche’ e’ soggetta al ricorso al tar, e il ricorso al Tar adesso ha uno strumento tremendissimo che e’ finito nelle mani del ricorrente: i risultati INVALSI.

Dopo 5, 10 anni di ottimi risultati delle classi di un docente ai test INVALSI, sara’ pressoche’ impossibile per qualsiasi giudice di qualsiasi Tar avere delle motivazioni materiali CoNTRO un docente. Dopo 5,10 anni di PESSIMI risultati delle classi di un docente, sara’ estremamente difficile per lui difendersi da un ricorso contro la sua promozione.

Di per se’ INVALSI non e’ nulla di che. E’ un semplice test che identifica un livello minimo. Un KPI come tanti, arbitrario come tanti KPI. Ma il problema e’ che questo KPI puo’ sconvolgere la logica malata dei passaggi di ruolo, dell’assegnazione di progetti, di promozioni, nel momento in cui la persona non scelta potra’ mostrare un fatto, un fatto standard, che mostra come lui sia migliore di tizio e quindi meriti la promozione meglio di lui.

La pietra dello scandalo e’ l’ INVALSI perche’ esso e’ un’arma terribile pro e contro il ricorso al TAR, comunque lo si voglia usare. La docente accusata di aver bocciatoingiustamente un somaro non dovra’ fare altro che difendersi mostrando la media della classe ai test invalsi, mostrando che il pupillo andava male anche in altre materie, e che altri vanno benone con lei. Fine della storia.

Quando arriva una metrica, una misura di qualcosa, tutti quelli che hanno vissuto di rendita si spaventano. Questo e’ dovuto al fatto che il dibattito si sposta da “chi e’ piu’ bravo a parlare del proprio lavoro” a “chi e’ piu’ bravo a FARE il proprio lavoro”.

E questo, per molti e’ davvero troppo.

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