Ipocrisia UE

Questo non e’ un post di economia, bensi’ di politica. Perche’ innanzitutto il problema dei default di Spagna, Irlanda, Portogallo (e se crollano le RE in questi paesi, la City andra’ dietro) e’ un problema prettamente politico. Ed e’ per questo che trovo ipocrite le dichiarazioni di queste ore, riguardo al “salvataggio” di queste nazioni.La prima domanda che dobbiamo porci e’:  che ci fanno i paesi dell’area euro dentro l’area euro?

Voglio dire, che vi fossero ingenti segni di speculazione nelle economie di Spagna, Portogallo e Irlanda era noto. L’Irlanda, che veniva chiamata “la tigre di smeraldo” fino a pochi anni fa, non e’ mai stata un enigma avvolto nel mistero. Si sapeva benissimo, ed era evidente ad un’analisi anche superficiale, che il paese della Guinnes stava costruendo una ricchezza effimera lasciando il conto alle generazioni future.

Che l’economia portoghese sia malata lo si sa da molti anni, e non e’ certo una novita’. E che in Spagna fosse in corso una gigantesca bolla speculativa riguardante l’immobiliare (specialmente la RE nelle zone costiere) non e’ certo un segreto.

In definitiva, quindi, non e’ un’affermazione stravagante affermare che tutto questo era facilmente prevedibile: la stessa sigla PIIGS non e’ una novita’, anche se e’ balzata alle cronache solo di recente.

 

Qui siamo al primo punto: la violentissima spinta ad inglobare paesi dentro la zona Euro e’ stata una spinta miope. Volutamente miope.

 

Si potrebbe dire “chi poteva saperlo” se non ci fosse la chiara sensazione di aver assistito ad un imbroglio. Perche’ almeno l’ Irlanda era un paese “esemplare” . Durante il suo periodo di boom, costruito esclusivamente su debito pubblico, smantellamento del welfare e indebitamento privato (accompagnato dal solito boom dell’immobiliare e della RE) , nessuno si azzardava a dire “ma stanno infilando i loro figli in una tomba di debiti”. Anzi, no: l’ Irlanda veniva considerata un esempio di paese che si liberava di arcaiche usanze quali “lavoro”, “responsabilita’ nei consumi”, “produzione”, per entrare nel nuovo mondo: “debiti”, “altri debiti”, “piu’ managgement e meno lavoro”, “outsourcing”.

Questa era la ricetta magica che il Gatto e la Volpe (rispettivamente City e Wall Street) vendevano al mondo: il lavoro e’una roba da negri del quale dobbiamo liberarci, e per diventare definitivamente economie moderne e service-oriented dobbiamo fare fuffa. La fuffa e’ la vita. La fuffa e’ il futuro. La fuffa e’ l’esempio.

Il messaggio che veniva spacciato veniva spacciato in maniera maliziosa. Si sapeva BENISSIMO, da Sraffa in poi, che l’economia procede merci su merci, e che una volta portate fuori le merci (1) , quindi era facilmente prevedibile che un’economia basata su un effimero aumento di consumi, peraltro consumi di merci provenienti dall’estero, sarebbe stata altrettanto effimera.

La ricetta, e qui andiamo in tema politico, e’ diventata un vero e proprio mantra, creando devastanti effetti politici. La politica della fuffa e’ stata acquisita prima dall’ amministrazione Clinton, e poi si e’ propagata al “new labour”, diventando infine un mantra “moderno e al passo coi tempi” per la sinistra radicalchic, nostrana o meno, quell’insieme di luoghi comuni considerati intelligenti perche’ noiosi che formano il cafonal della sinistra.

Una volta creata l’ideologia della fuffa, la si e’ applicata. Al punto che la UE, che prima procedeva per quote e che nasce per mettere sotto controllo carbone ed acciaio (2) , ovvero era il sistema meno liberista e meno mercantile possibile, diventa improvvisamente liberista e si dota addirittura di un commissario che multa le nazioni che osano aiutare la propria industria, in nome del libero mercato e della concorrenza totale, assoluta, inesorabile, definitiva.(3)

L’italia viene bacchettata in continuazione perche’ le nostre PMI non si finanziarizzano, cioe’ non entrano in borsa (4)  rimanendo piccole, ma specialmente rimanendo produttive, cioe’ rimanendo incentrate sul prodotto. Del resto, quasi tutte le industrie grandi (anche in Italia) si dotano di potenti strumenti speculativi, da Fiat a Pirelli , da Telecom a Saeco, qualsiasi cosa produca improvvisamente decide di far soldi sull’immobiliare e sulla finanza.

Chi non si accodava a questa miracolosa ricetta veniva sfottuto, sbeffeggiato, chiamato “obsoleto”. Le vostre aziende non fanno sistema, ci dicevano, non entrano in borsa, non si fondono con la nuova economia della FUFFA, e non mancavano i guru della finanza che arrivavano in italia e dicevano “sento un tremito nella supercazzola prematurata”.

Con questa logica, divenuta ideologia politica, si sono lasciate entrare nell’area euro delle vere e proprie bombe ad orologeria. Delle bombe ad orologeria basate su debito , speculazione immobiliare ed economia della supercazzola.

Nessuno diceva nulla , anzi i merdoni eravamo noi italiani perche’ avevano ancora un’economia “vecchia” che guardava con sospetto Tiscali quando capitalizzava piu’ di Fiat e Generali. Bigotti, ci dicevano, bigotti ed arretrati.

Qui c’e’ il primo punto: molti paesi entrati nella zona euro ci sono entrati per via di una IDEOLOGIA che vedeva le loro effimere bolle economiche come il futuro, la vera economia dei paesi avanzati, lo stato dell’arte delle economie mature.

Quando il nostro eroico Van Rompuy dice che questa crisi “mina la credibilita’ della UE”, beh, mi spiace dirglielo, ma di credibilita’ la UE non ne ha MAI avuta, per la semplice ragione che e’ nata seguendo un’ideologia (quella della CECA) e si e’ evoluta seguendo le mode del momento, che in Europa sono le eredi delle ideologie.

Il vero problema non e’, cioe’, che tali economie oggi sono stracolme di debiti (e non mi stanchero’ MAI di dirlo, il vero problema NON e’ l’indebitamento pubblico ma quello dei privati) , ma il passo precedente: che quando queste economie costruivano la montagna di merda che ci troviamo a spalare, VENIVANO APPLAUDITE.

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Fantasia al potere.

Qui c’e’ il punto che mina la credibilita’ della UE: per quanto oggi si vogliano piazzare norme piu’ restrittive sul debito pubblico, per quanto oggi si parla di tenere monitorata ls situazione, e’ stato l’atto fondativo che ha posto le basi per la fine dell’eurozona.L’aver ammesso paesi che stavano costruendo i requisiti per entrare nell’euro SOLO mediante il debito dei privati ,  spesso unito al debito pubblico.

Questa non e’ una catastrofe economica, dal punto di vista della UE. E’ una catastrofe POLITICA, che evidenzia bene la miopia e l’incapacita’ della sua classe dirigente. Il solo fatto che alcune nazioni SIANO dentro l’eurozona, che ci siano entrate, e che all’epoca venissero considerate esempi da seguire, e’ il fallimento POLITICO dell’eurozona. Non finanziario, non economico: la BCE pullula di ottimi tecnici.  

Il fallimento e’ POLITICO.

L’eurozona , sul piano politico, ha mostrato di essere un ammasso di scarsa intelligenza , capace solo di seguire le ultime mode del momento, senza uno straccio di spirito critico ne’ di capacita’ di progetto. Hanno semplicemente fatto la cosa che facevano tutti, hanno seguito la corrente, senza chiedersi dove portasse. Semplicemente, hanno costruito un altro pezzetto del coro mainstream che ci ha tormentati dalla “new economy” in poi.

Al punto che oggi, “old” e’ diventato un bell’aggettivo: la verita’ e’ che “moderno” e “nuovo” sono stati cosi’ abusati e violentati dai cialtroni che ormai c’e’ una catastrofica diffidenza nei confronti di parole come “futuro” e “progresso”, dal momento che entrambe le parole sono state usate a fine di truffa.

Purtroppo, chi diffida oggi ha ragione: continuare a credere a parole come “nuovo”, “moderno”, “futuro”, di fatto e’ come consegnarsi nelle mani di tanti cialtroni che inevitabilmente ci trufferanno. Oggi, chi guarda al passato ha ragione. E non ha ragione perche’ si oppone al progresso, ma ha ragione PER COLPA dei cialtroni, diventati politici e intellettuali, che hanno preso queste due parole e le hanno trasformate in un sinonimo di truffa. Oggi, “new”, “next”, “future”, sono buzzword che vi permettono di individuare una truffa quasi a colpo sicuro.

 

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“Who could have foreseen it?”

Ovviamente, adesso e’ tutto un coro di “ma chi poteva saperlo in anticipo?”. E qui c’e’ il secondo problema. Perche’ la domanda e’ posta male. Il vero problema e’ “ma chi DOVEVA saperlo in anticipo?

Qui e’ il punto: il politico europeo (e anche americano) si e’ piegato alle mode in maniera completamente acritica, ma specialmente in maniera completamente passiva. Se un politico va al governo con un programma, e intendo un programma REALE, sa gia’ che cosa fare dell’economia. Di conseguenza, dovrebbe essere impermeabile alle mode del momento, visto che ha tracciato una linea sin dall’inizio.

Obama, per fare un esempio, ha detto in campagna elettorale che avrebbe puntato sull’economia green. Se adesso salta fuori una moda diversa e lui si adegua, i casi sono due: o ha mentito in campagna elettorale, oppure ha detto in campagna elettorale quello che dettava la moda, ed oggi e’ pronto a seguire la moda successiva.

Di conseguenza, e’ inutile dire che l’instabilita’ ATTUALE e’ il fulcro del fallimento politico dell’eurozona. L’instabilita’ attuale e’ il CONTO del fallimento politico dell’eurozona. E’ il conto dell’errore di  aver creato un ente inevitabilmente politico senza per questo avergli dato un programma di governo.

Questo secondo errore affonda le proprie radici nel mondodeologico del liberismo. Sino a prima del mercantilismo, nessun capo di stato, Re o principe avrebbe osato affermare che il mercato e la politica siano cose sconnesse, al punto da poter creare un mercato SENZA creare un ente politico.

L’idea liberista che il mercato esista lontano dalla politica e si amministri da sola ha prodotto alcuni frutti piuttosto pericolosi, come l’idea che si possa creare un mercato senza aver creato un soggetto politico, ergo un governo, ergo una classe dirigente con dei programmi.

Cosi’, si dice che l’europa inizi con l’eurozona, come se si potesse fare oggi il mercato, e dopo, in futuro, verra’ l’entita’ politica. E il delirio liberista continua nel momento in cui sono gia’ in funzione le entita’ che regolano questo mercato, senza che esse siano governi, senza che si tratti di entita’ politiche: il liberismo ha insegnato la panzana per la quale il mercato esiste a prescindere dal governo politico, secondo cui il mercato non e’ un soggetto politico e non implica ne’ richiede la politica potendo esistere separatamente.

Non e’ stata, quindi, soltanto UNA MODA a far entrare quei paesi nell’eurozona. L’ideologia fuffista che era in vigore in quel periodo ha permesso di giudicare positivamente delle politiche economiche ben note per essere suicide. La spinta a fare entrare quelle nazioni nell’eurozona era una spinta di mercato. Di un mercato creato e lasciato a se’ stesso, perche’ contemporaneamente NON si e’ creato un ente politico , cioe’ un GOVERNO a tutti gli effetti, che gestisse tale mercato unico.

Si e’ pensato di poter costruire un mercato senza compiere un atto politico, impegno percepito come  troppo complesso e in anticipo coi tempi e quindi demandato al futuro; il risultato e’ stato un ente inevitabilmente politico, guidato da un governo privo di programma, di ministri, di responsabilita’.

Questo ente acefalo, questo mercato senza governo, ha commesso delle scelte cieche, come ammettere il top della speculazione creditizia ad esserne parte. Questo ente acefalo oggi muore, muore come muore ogni ente acefalo: se decapitando una persona se ne causa la morte, e’ spontaneo pensare che una persona nata senza testa sia destinata a morire.

L’eurozona, e la UE, non hanno MAI avuto credibilita’ nella misura in cui hanno creato entita’ che necessitano di un governo POLITICO, senza sforzarsi di dar loro un governo realmente POLITICO, un reale legame coi cittadini, in altre parole un vero programma politico. (5)

van Rompuy, quindi, sta delirando: la sopravvivenza della UE non e’ in pericolo per via della stabilita’ dei paesi che oggi pagano il prezzo della fuffa passata.

La sopravvivenza della UE e’ semplicemente impossibile nel lungo termine perche’ e’ stata concepita come un ente che ha inevitabilmente compiti politici (anche se non si vorrebbe) senza avere un governo politico ne’ un programma politico.

E’ come se alle prossime elezioni politiche non ci fossero candidati ed il parlamento fosse vuoto, definendo l’ Italia come una unione di regioni sovrane, e definendo l’economia come un ente che si regola da sola. E poi dicendo che se qualche regione si trova nella merda, il progetto politico e’ un pericolo. No, signori: non c’e’ alcun progetto politico in pericolo, perche’ NON C’E’ ALCUN PROGETTO POLITICO IN GENERALE.

van Rompuy sogna, quando dice che la UE e’ in pericolo e che l’ Europa e’ in pericolo. Se per UE e per Europa si parla di un progetto polico, allora ho brutte notizie per lui. Il progetto politico e’ SEMPRE stato considerato troppo ambizioso, prematuro e inaffrontabile per via delle resistenze dei governi. E quindi NON esiste alcun progetto politico. E quindi non esiste niente come l’ Europa o la UE.

Esistono solo mercati politicamente acefali, ovvero condannati a morire nel medio o lungo termine.

Ven Rompuy puo’ credere nei castelli in aria. E’ anche libero di affittarne uno.

Per favore, pero’, non mi chieda anche di piangere quando crollano, eh. Perche’ se il fantasma di un castello e’ un’idea ridicola, il fantasma delle sue macerie supera di molto ogni limite di sopportazione.

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(1) E no, un servizio non e’ esattamente una merce, se non sul piano del bilancio. Sarebbe ora di cacciare a calci questi esperti di economia che non distinguono tra l’azienda ed il suo bilancio.

(2) La sua base, la sua nascita, e’ la CECA.

(3)Questo non ha abolito, tuttavia, il sistema delle quote. Col risultato che abbiamo una UE che mantiene e sanziona  quote E liberismo!

(4) nella borsa di Milano ci sono pochissime aziende, rispetto ad altre.Per fortuna.

(5) Tutti si sono scandalizzati quando il governo francese si e’ opposto al volere del mercato acefalo europeo, che voleva far entrare la Turchia nella UE. Al contrario, nel fare questo il governo francese ha sopperito alla mancanza di governo del mercato europeo. Ha dato, cioe’ , delle ragioni politiche ad una scelta. Condivisibili o meno, per un attimo le scelte del mercato hanno avuto una crosticina di politica sopra.

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