Io e la religione.

Non so perche’, forse perche’ “Cibo” e’ un romanzo fantascientifico a sfondo religioso , sto ricevendo email che mi chiedono di questioni religiose. Era molto tempo che nessuno mi associava piu’ alla religione, cosi’ penso sia dovuto principalmente al libro che ho scritto.
Contrariamente a quanto potra’ sembrare (spero) , sono piuttosto religioso. Questo dice poco, suppongo, visto che “religione” indica sia l’ideologia di Bin Laden che le credenze degli sciamani siberiani. Il problema e’ che, secondo la mia impostazione, la religione e’ prima di tutto cammino, ovvero cambiamento, o se preferite “vita”: nulla che sia vivo rimane identico a se’ stesso nel tempo. Per questa ragione trovo molto utile tenere un diario personale, (nel mondo della Wicca si chiama “book of Shadows”) per sapere se sto cambiando e procedendo nel cammino (rileggendo il diario) o se mi sono fermato.

Ho scelto di iniziare (e di continuare) un cammino solitario ed eclettico, perche’ gli altri, o se preferite “tutti”, iniziavano ad essere catene troppo pesanti da portare.
Credo dunque in un mondo visibile ed uno invisibile. Non credo siano separati, come dicono i cattolici quando parlano di trascendente e immanente, in definitiva credo sia un mondo solo, parte del quale e’ inintelleggibile. Coi cattolici (alcuni) concordo nel chiamarlo “mistero”.
Credo che , ovviamente, esista anche una parte invisibile di me, come di tutto il resto, e che la sua cura sia una necessita’. Non credo che questa parte invisibile , che da ora in poi indichero’ con “spirito” sia immortale; penso che sia potenzialmente tale, ma occorre curarla e proteggerla, altrimenti si ammalera’ e morira’.  Non tutti quelli che camminano sono vivi.
Sono arrivato alla conclusione che per avere cura del proprio spirito occorra prima di tutto una grande dolcenzza verso se’ medesimi, e credo che il primo dovere del credente sia la dolcezza verso il proprio spirito. Grazie a questo atteggiamento di dolcezza e’ possibile l’ascolto di se’, e chi guarda con dolcezza potra’ vedersi senza compiere l’errore di chiamare “debolezze” i propri bisogni; senza la dolcezza ognuno diventerebbe il tribunale di se’ stesso, sempre a comminare sentenze durissime, e chiamerebbe debolezze quelli che sono bisogni, cosa che porta alla morte lo spirito di molti severissimi calvinisti.Compresi i propri bisogni, e’ possibile l’ultima fase della cura di se’, ovvero l’obbedienza. Obbedire a se’ stessi , in materia di religione , e’ un pochino quello che facciamo quando usciamo da una stanza fumosa perche’ ci sentiamo soffocare; in questo caso obbediamo al corpo. Obbedire allo spirito significa non cacciarsi in situazioni che lo uccidono , non assumere atteggiamenti che sono tossici per l’anima, e se qualcosa dentro di noi dice “tirami fuori da questa palude” , obbedire e uscire dalla situazione in cui vi siete cacciati, insieme al vostro spirito.

Tutto questo si basa e necessita, come ho detto, di una grande dolcezza verso se’ stessi; dolcezza che non puo’ essere esposta al mondo e necessita di intimita’ estrema.  Non credo in una professione pubblica di fede, anzi penso che sia dannosa e fuorviante. La religione e’, e deve essere qualcosa di appartenente alla sfera piu’ intima.Non approvo pero’  la vita monacale (cosi’, se qualcuno sta facendo un parallelo con quello che pensano a Bose) perche’ mi sembra una fuga: e’ troppo facile avere il silenzio, in un luogo silenzioso, ed e’ troppo facile essere soli quando non c’e’ nessuno attorno. Non c’e’ onore o bravura in questo. Non approvo quindi la scelta monacale.

Cosi’, quello che ho fatto e’ stato di compiere un cammino. I primi passi sono avvenuti nel mondo del paganesimo, che mi ha dato molto, per prima cosa l’accettazione del molteplice e del plurale, contro la terribile insidia dell unico giusto, e del mito della verita’ unica. Il mistero non contiene verita’, perche’ e’ mistero. Il fatto che le religioni si saldino col potere per creare monoteismi mostra quanto sia forte questa tentazione; il potere, del resto, e’ tra le prime cause di morte dello spirito; chi adora un dio che ha l’attributo dell’onnipotenza dal mio punto divista adora un dio morto per definizione; sicuramente un dio mortifero. Come tutte le entita’ malvage esso mentira’, raccontando di volere “la cultura della vita”, ma ove c’e’ potere c’e’ solo morte, e un dio onnipotente puo’ solo essere un dio della morte.
In ogni caso, poiche’ anche la morte fa parte del ciclo naturale, suppongo che non sia il caso di lanciare una crociata; non posso arrabbiarmi con l’inverno solo perche’ uccide molte piante e molte creature, anche questo e’ necessario. Concludo che per un qualche motivo anche il dio della morte, con l’attributo dell’onnipotenza, sia necessario al mondo per esistere. Il vantaggio di essere politeisti e’ che non ti disturba troppo l’esistenza di un altro dio, anche quando si crede un padreterno.
Dicevo, la religione e’ un cammino . Ho iniziato proprio dal neopaganesimo per via di un requisito morale, o meglio etico, che mi sembra corretto: “se non danneggia nessuno, fai cio’ che vuoi”. Mi sembra estremamente superiore ad un semplice “non fare agli altri cio’ che non vorresti fosse fatto a te”: usare se’ medesimi come metro per il bene altrui e’ l’errore di base di ogni oppressione, di ogni guerra , di ogni errore umano, o quasi. Preferisco un’etica che ti costringa ad aprire gli occhi e guardare gli altri, cioe’ un’etica ove il metro per il bene altrui non e’ “cio’ che vorresti sia fatto a te”, ma cio’ “che non danneggia altri”.
In seguito, il neopaganesimo e’ stato invaso da un mare di newager che lo hanno stravolto , nel tentativo estremo di far sopravvivere il loro business, riciclandolo, cosi’ ho deciso di andare avanti. Ho cosi’ percorso un tratto del cammino che molti chiamano “tradizione”, e devo dire che ho trovato molte cose interessanti, ovvero molte cose buone per lo spirito.
Il problema della tradizione, pero’, e’ che alla lunga di porta ad adorare la sacra minchia del nonno; puo’ essere interessante capire come la pensavano nel passato; quando c’era meno pudore nel trasformare il sentire religioso in parole e gesti, tuttavia non tutto quello che diceva il nonno e’ giusto; e a volte sara’ capitato che anche il nonno abbia detto delle fesserie. Tra parentesi, non tutto quello che faceva il nonno e’ tradizione solo perche’ lo faceva bestemmiando in dialetto.
Cosi’, anche per una certa predilezione da parte mia verso alcune pratiche, sono andato ancora avanti nel cammino, e ho deciso di approfondire il mondo dei primitivi, lo sciamanesimo , le pratiche di trance, e le pratiche estatiche. Ho concluso che siano cose interessanti ed utili , ma in ultima analisi il gioco non alga la candela: come tutte le attivita’ umane, le pratiche liturgiche sono vincolate alla logica dello scopo, del perche’,  che invece e’ completamente assente nel mondo cui ci si rivolge. Penso che occorra vivere nel mondo invisibile come si respira , senza un atto cosciente, e non sforzandosi di interagire continuamente con esso, cosa che condurrebbe tutto sotto il tetto della causalita’, dello scopo ultimo, del perche’.
La liturgia e’ “fare”, ma la religione e’ una chiamata ad “essere”, dunque bisogna stare molto attenti alla liturgia, perche’ puo’ farci uscire dal nostro cammino. Lo stesso vale per le altre pratiche, che come tali sono pratiche, ovvero hanno un fine.
Lungo il cammino ho incontrato diversi spiritisti; mi ricordano quei soldati che sul campo di battaglia trovano il commilitone a pezzi, ne raccolgono le membra e si sforzano di rimetterle insieme. Siete liberi di rimettere insieme cio’ che resta dei vivi, quello che otterrete e’ un osceno visus che dira’, guarda caso, quello che volete dica; vivrete di continuo il funerale dei vostri cari, la pazzia e’ la fine di questo cammino doloroso ed inutile.
Non credo nella vita dopo la morte, credo qualcosa di noi rimanga nel mondo invisibile, spetta a noi sapere che cosa lasciare; riducete il vostro spirito ad un ammasso di sporcizia, e tutto quello che lascierete sara’ questo.
Cosi’ mi sono interessato alla teologia piu’, se vogliamo, colta. Indubbiamente, se una religione ha le risorse per mettere al lavoro dei cervelli di serie A , i risultati si vedono (ogni riferimento a certi idioti nel mondo neopagano NON e’ del tutto casuale). Non credo che tutta la teologia sia da prendere, cosi’ come non credo di dover mangiare tutti i frutti di ogni albero, credo che alcuni frutti di alcuni alberi, tuttavia, si possano mangiare e vadano mangiati.
Ho studiato cosi’  diversa teologia “mainstream”, dai cristiani ortodossi con tutti i loro distinguo; ragazzi, va bene che venite dai greci, ma a volte un pochino di semplicita’ e meno arzigogoli non ci starebbero male , e poi  diversi cristiani cattolici  interessanti ma lugubri;  va bene, va bene, dobbiamo morire, adesso me lo segno. Anche  alcuni islamici  sono interessanti perche’ li trovo piuttosto logici nel complesso,  se non fosse che a mio avviso sottovalutano il mistero; il comando, essendo chiaro per definizione , nasconde troppo il mistero stesso, trasformandolo in volonta’.
I sufi, che sono islamici ma hanno comunque un occhio al mistero, commettono l’errore di buttarlo in mistica; mistica e mistero non sono la stessa cosa, l’inconoscibile e l’incomprensibile non coincidono necessariamente. Sono interessanti anche gli induisti , anche se al trecentoquindicesimo livello di complessita’ inizi ad averne le scatoline piene, perche’ se si pretende di affrontare il mistero con la complessita’ non si finira’ mai di aggiungere nuovi livelli di complessita’. Lo scintoismo ha alcune idee interessanti e promette bene per la sua semplicita’, ma poi decade nel ritualismo.
Ci sono poi filosofie che vengono prese come religioni, quali lo Zen e il Buddhismo; ma la mia risposta e’ sempre la stessa; una religione deve aiutare chi vive dentro il mondo reale cosi’ com’e’, se il tuo massimo lo realizzi al sicuro dal mondo dentro un monastero che segue regole diverse, non hai dato grande prova di te.
Preso quello che dovevo prendere, sto ancora continuando a studiare e leggere, dunque il cammino non e’ finito.
Lungo il cammino ho incontrato molti tipi, alcuni interessanti ed altri assolutamente bizzarri.
Mi vengono in mente i neotemplari: coraggio , ragazzi, essere riformati alla visita militare non e’ poi una tragedia. E se volete una divisa bianca, non vi conveniva un concorso da vigili urbani? Almeno avreste uno stipendio. Ammetto che la spada abbia il suo fascino, su questo vi do’ ragione.
I massoni sono buffi, perche’ dietro un segone incredibile di Hod e Hesod e architetti e geometri si cela un’ignoranza incredibile. Passano la vita a farsi seghe incredibili su gerusalemme e il tempio della palestina; poi scopri che meta’ di loro crede che Famagosta sia una stazione della linea 1 di Milano,  e senti parlare di San Giorgio che uccide il drago a Tripoli (???), e scopri  che secondo loro si troverebbe in Libia(1). Cosi’ per i primi sei mesi sei vincolato al silenzio, ma tanto quel che pensi ti si legge in faccia , quindi non siamo in buoni rapporti. Se la massoneria comanda il mondo, non lo so. Ma se cosi’ fosse, si spiegherebbero cose come la Fiat Duna, la birra analcoolica e l’invenzione dello stampo per fare i salami.
E gli gnostici. Oh, quanto parlano. Blablablabla e blablablabla e blablabla blabla bla bla. Uno cerca di compiere un cammino, cioe’ di muoversi. E questi qui rimangono immobili a parlare del camminare. E ti dici “beh, camminiamo” e loro “beh, parliamone. Camminare nell’etica vogherese,  e camminare per gli egizi, e camminare per iside , e blablabla blabla blabla blabla e Tutto che Bisogna Scriverlo con la Maiuscola, perche’ la Parola se ha la Maiuscola e’ Piu’ Importante, e fa Molto piu’ Comprensione e Profondo, e molto Giordano Bruno e piazza del Popolo(2). Insomma, e’ come essere alla maratona di New York, tutti partono al via, tranne gli gnostici che rimangono dietro la linea a discutere del Camminare e della Maratona che portera’ il Premio della Vittoria all’ Uomo , tutti rigorosamente Maiuscoli. Alla fine della maratona, saranno ancora li’ a parlare della maratona, senza aver mosso un passo.
Ah, si’, l’ OTO. Mi meraviglia che in Svizzera, dove i bordelli sono legali, ci sia anche l’ OTO; tutto quel casino per farsi una scopata mi sembra eccessivo. I bordelli svizzeri devono essere noiosissimi, a giudicare dalla diffusione dell’ OTO da quelle parti: immagino siano pieni di orologi a cucu’ e il dress code sia quello delle impiegate degli sportelli di banca. Per quanto riguarda l’ OTO italiana, beh, qui i bordelli non ci sono; cosa non si farebbe per un pochino di fica. Compresi otto livelli iniziatici. Per scoprire all’ottavo livello che sono quasi tutti uomini e se la devono dare a turno. Niente di male neanche in questo ma ci sono le dark room, ragazzi.
E Crowley. Oh, Mr Crowley, tarati’ e tarata’, direbbe Ozzy. In pratica, ad un certo punto le classi colte leggono Nietzsche , mentre la nascente piccola borghesia sa leggere e fare di conto, ma non puo’ affrontarlo perche’ non e’ abbastanza scolarizzata. Cosi’ arriva quel furbone di Crowley, prende questi reduci dell’ora di aggiustaggio dell’ ITIS e gli fornisce un bel nichilismo titanista rimasticato, con un pochino di parole greche tipo Thelema, e vai che anche tu puoi leggere Nietzsche  senza nemmeno saperlo, basta solo trasformare l’astratto della filosofia nel metafisico piu’ alla portata di tutti, trasformare la volonta’ di potenza in una forma di magia, e trasformare la demolizione della sovrastruttura cristiana (che fa Nietzsche) in un satanismo neanche troppo celato.  E puf, il buon  pastone rimasticato in salsa magica,  per il negoziante di infissi che sa leggere abbastanza da capire Crowley ma non abbastanza da capire Nietzsche.
 
E poi… ah, si’. I teosofici e gli antroposofici. La Blavatsky.  A quei tempi le nobili tenevano i salotti ed avevano gli amanti. Lei si sforza, poverina, ma al posto dei salotti mette in piedi delle camere da letto, e al posto di amanti rimedia una serie di sveltine. In compenso, ammorba la minchia al mondo con tutte le visioni che ha durante i suoi pessimi orgasmi. Da una BBW cosi’ formosa mi aspettavo di meglio, come mistica dell’erotismo, e l’ Himalaya non e’ neanche cosi’ fallico, dai. Le nobili, piu’ furbe, seguivano il marito nei suoi viaggi in Africa, (mica in Asia, eh) poi il marito andava a caccia e loro restavano coi domestici. Per questo le vere nobildonne non farneticavano di teosofie. Peccato per gli animali africani, pero’. Ah, si’, lei (la petrovna) cia’ il nonno maggico che le ha lasciato dei libbri nel garagge. Anvedi.
 
E quindi ci sono le sette come la nuova thule, o la thule stessa. Piu’ che delle sette, dei sei e mezzo, anzi, quattro meno meno. In filosofia. Vale tutto quello che ho detto della Blavatsky, ma senza le sue grosse tette. Il che li rende piu’ tetri, senza dubbio.


Ah, si’, gli atei. Bene, siete fuggiti di casa, e non volete piu’ riconoscere il padre e la madre. Niente di male, tutti gli adolescenti lo fanno, e anche certi adulti. La cosa che mi disturba di voi e’ che pretendete che basti fuggire di casa per essere adulti. No, non funziona cosi’.
 
Ecco, se intraprendete il cammino della religione, e siete curiosi e volete seguire un cammino solitario ed eclettico, sappiate che incontrerete un sacco di monnezza inutile, di gente buffa, divertente, a volta umana e a volte no, e imparerete un sacco di cose nel farlo.
 
In compenso,  se siete onesti con voi stessi e badate a non fermarvi mai, e a non finire in cammini circolari (tenere un diario e rileggerlo serve anche ad evitare questo), dopo un pochino riuscirete a girarvi verso il colle vaticano e gridare “Peppi’ , chetteserve?”
 
Per il resto, buon cammino. Io il mio lo faccio da solo. E no, non ho libri da consigliarvi: o imparate a consigliarveli da soli, o non servono a nulla. 


Un’ultima cosa, infine: percorrere lo stesso cammino tutti seri e compiti, cosi’ seriosi e professionali, senza una risata che una, non vi aiutera’. Potete percorrere lo stesso cammino ridacchiando e raccontando barzellette, arriverete lo stesso a destinazione. Il motivo e’ semplice:
 
42
 
e se non avete capito la risposta, probabilmente non avete capito neanche la domanda (cit.) . Ovvero, la religione e’ come la donna: e’ gioia, allegria,  liberta’ e dolcezza: diffidate dei religiosi che non ridono mai e dei profeti troppo seriosi.


Sapete che differenza c’e’ tra un dio e un papa? Che il dio non si offende se ridete nella sua chiesa.
Se proprio volete giudizio, durezza , tristezza e dolore, rivolgetevi  a Jean Paul Gaultier. 
In ogni caso, l’unico consiglio che possa darvi a riguardo e’ “absque strepitu pretorum”.
Concludendo, la religione e’ come le mutande, ognuno ha le propri e non e’ detto che ti vada di condividerle con altri. Per questo non ne parlo quasi mai, e per questo coninuero’ cosi’. A meno che non cambi idea, si intende.
Uriel
(1) Ok, oggi e’ in Libia. Ma anche in Libano. Indovinate di quale si parla.
(2) “Popolo” viene dal latino, cioe’ l’albero che noi chiamiamo pioppo. La piazza si chiamava cosi’ per un grosso albero, non per la gente. In ogni caso Bruno fu bruciato in un altro posto, credo che per gli gnostici (o per qualcun altro che ho conosciuto, forse i massoni?) dev’essere successo qualcosa di stravagante, in quella piazza. Lapis freudiano. In ogni caso, gli gnostici hanno un sacco di cose da dire su tutto, quindi anche su Piazza del Popolo avranno dei chilometri di discorsi da fare. E’ “la via dello sfinimento della minchia”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *