Intelligenze negre II.

A pochi giorni da un altro post , ecco che arriva la conferma. Il buontempone che aveva sostenuto che i negri sono piu’ stupidi , affermazione antiscientifica tout tourt, ha avuto la sua paga.

Lo scienziato aveva messo online il suo genoma, e cosi’ qualcuno e’ andato a leggerlo: al giorno d’oggi mettere il codice online non e’ mai saggio, specialmente se qualcun altro sa leggerlo.

Il risultato e’ stato assai poco sorprendente: il professor Watson ha un bisnonno di colore, e una discreta quantita’ di cromosomi asiatici.

Sulla notizia in se’ c’e’ poco da dire: dimostra solo che se il novecento fosse stato il secolo della scienza,  probabilmente alcune cazzate naziste non sarebbero nemmeno nate; un discorso sulla superiorita’ della razza ariana dopo la lettura del genoma e’ come il sostenere che la terra sia piatta durante una trasmissione via satellite.

Ovviamente non e’ possibile dire che la mole (comunque cospicua)di scritti accademici del professore sia merito o meno del fatto di essere negro dentro , sarebbe una discussione completamente antiscientifica.

Si possono fare diverse altre considerazioni di tipo diverso: il professore ha una discreta eta’ e gode di ottima salute, questi sono dati di fatto.

E’ possibile dire che questo sia dovuto al fatto di essere negro dentro? In realta’ no, perche’ comunque e’ piu’ sano della media dei coetanei di colore; e’ possibile pero’ associare la mescolanza genetica alla sanita’.

Mescolare geni di famiglie molto lontane ha diversi vantaggi. Uno e’ sui grandi numeri: se i geni sono variabili, lo stesso agente ambientale non rischia lo sterminio di tutta la specie. O meglio, lo rischia di meno.

Il secondo vantaggio e’ che le catene di geni sono doppie, quella della madre e quella del padre; il risultato e’ che in fase di trascrizione questo permette la riparazione dei geni guasti.

Se le catene di geni sono molto differenti, come capita fra persone di discendenza molto distante , e’ molto improbabile che i geni del padre e quelli della madre siano guasti nello stesso punto; il meccanismo della trascrizione copiera’ il gene dei due che e’ funzionante e scarichera’ quello non funzionante. Il risultato e’ un certo failover , cioe’ una capacita’ del genoma di ripararsi.

Se invece la discendenza e’ vicina, diviene molto probabile che le catene siano guaste negli stessi punti; poiche’ un certo numero di guasti c’e’ sempre, il risultato e’ che le persone figlie di individui “geneticamente vicini” si ritrovano con un corredo genetico piu’ guasto. Se si arriva all’endogamia, poi, il fenomeno esplode catastroficamente con una serie di malattie genetiche: se girate per le montagne italiane dove l’endogamia era molto diffusa i segni sono , spesso, ancora visibili sui volti delle persone.

In definitiva, quindi, non sarebbe inverosimile affermare che il professore in questione goda di una salute superiore alla media proprio perche’ i suoi geni sono mescolati a geni “lontani” ; questo non e’ un ragionamento di tipo razziale, perche’ si otterrebbero risultati statisticamente simili inserendo un sedicesimo di genoma svedese in una famiglia zulu, o un sedicesimo di genoma cinese in una famiglia irlandese.

Il buon professore probabilmente (almeno plausibilmente) deve parte della sua buona salute a cio’ che odia tanto; una mescolanza di geni tra cui quello africano e un pezzo significativo di quello asiatico.

Non e’ che questo sia cosi’ strano: i Vandali dopo un certo peregrinare finirono a Cartagine, per cui troveremo un bel po’ di geni teutonici in Tunisia, gli Unni furono sconfitti in Francia, quindi troveremo una certa quantita’ di geni mongoli tra i galli, e cosi’ via: non e’ necessario che guardiate male la nonna che vi fa la crostata , se faceste una simile scoperta; il danno potrebbe essere successo molto prima.

E questo e’ uno dei motivi per cui nel mio vecchio post dicevo che il problema della relazione fra genoma e persona sara’ certamente affrontato; dire che questo porterebbe ad una Gattaca o ad un mondo di arianisti e’ completamente sbagliato per una semplice ragione: la genomica sa come la “razza pura” sia tendenzialmente svantaggiata rispetto alla mescolanza di geni,  e che la specializzazione sia un male rispetto alla varianza.(1)

In un certo senso mi auguro che le teorie della razza rimangano vive, per una semplice ragione: adesso ci sono i mezzi per smentirle. Quando un tizio qualsiasi arriva e si atteggia a mister ariano della situazione, oggi e di piu’ nel futuro sara’ possibile dire “bene, carte in tavola, pubblica il tuo genoma e vediamo”.

Sara’ divertente vedere quanto “celti” siano i lombardi di oggi, quanto occitani siano i piemontesi, eccetera(2), per dirne una.

Quindi, cari nazisti arianisti, non scomparite proprio ora: il bello viene adesso…..

Uriel

(1) La completa mancanza di variabilita’ genetica sta portando alla scomparsa di alcune specie di ristretta consistenza numerica.

(2)Visto che per il piemonte passava la via del sale, credo che si troverebbero consistenti quantita’ di geni arabi. Lo stesso vale per la pretesa di purezza dei veneti, nei quali probabilmente si troverebbe del genoma albanese in grosse quantita’, eccetera. A giudicare dalla storia, non credo si troverebbe molto di “celta” nel genoma lombardo. I liguri, specialmente genovesi, sono con ogni probabilita’ piu’ sardi dei sardi stessi, e nell’isola di Calasetta, in sardegna, con ogni probabilita’ si trovano gli unici autentici genovesi.

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