Qui siamo al punto cruciale: le pizzerie di Porretta, come fare per avere un parcheggio per handicappati a Udine, in che modo la crisi impattera’ sui negozianti che vendono mobili , sono tutti dati. Se l’utente e’ interessato, allora decide che siano informazioni. Se il media e’ interessato , puo’ decidere che sono notizie.
In termini sintetici, con Internet nasce la diseguaglianza netta e materiale tra informazione e notizia. Con la nascita della rete come fenomeno sociale ed interattivo, il dato diviene informazione, e cessa di diventare notizia , nella misura in cui tutte le decisioni si spostano dal lato dell’utente.
2010:
dal marzo del 2010 la ristrutturazione iniziera’ la fase risalente. Le PMI dei cantinari saranno quasi scomparse, quelle “medie” saranno state comprate da grandi gruppi, quelle “buone” si saranno aggregate a grandi gruppi o saranno state comprate a loro volta.
Questo permettera all’industria di dedicarsi alla vasta scala, il che significa che si saturera’ il mercato nazionale e ricominceranno alcune esportazioni. Ma essendo produzione su vasta scala non assorbira’ cosi’ tanti addetti, e la guerra sara’ sui prezzi, cioe’ sull’automatizzazione della produzione. Si’, aumentera’ di qualcosina, ma non troppo.
Gli addetti all’industria inizieranno ad aumentare, ma non quanto vorremmo, e specialmente non saranno in grado di sostenere il crollo del terziario.
(ho messo in rosso la parte che riguarda, per dire, Pomegliano: automatizzazione e calo dei costi)
Tutto verte, cioe’, sul fatto che in qualche modo il cittadino improvvisamente si sia sentito al centro di una tempesta, e abbia deciso che doveva saperne di piu’, capirne di piu’, sapersi regolare. Ma sui giornali non c’era quasi nulla.
I giornali hanno completamente ignorato il fatto che l’attenzione si fosse spostata dalla politica alla finanza, e hanno continuato a dare delle “notizie”, le quali NON erano informazione.
Il povero negoziante cercava di capire che cosa fare, e nel frattempo gli dicevano che Berlusconi scopa le mignotte. Qualcuno ha deciso che l’ informazione (e’ meglio fare stock per un piccolo negozio?) fosse secondaria alla notizia (Berlusconi scopa le mignotte).
Qui e’ il punto: l’utente ha piu’ bisogno di informazioni che di notizie, o meglio, essere bene informato puo’ migliorare la sua vita PIU’ di quanto non la possa migliorare disporre di notizie.
Sapere che il governo sta per crollare (ammesso sia vero, cosa che personalmente non credo) e’, per il cittadino, MENO utile di sapere quali pizzerie abbiano uno spazio per i bambini.
Ma per il giornale, il governo e’ notizia, la pizzeria no.
Perche’ e’ cosi’ difficile capirlo? Il problema e’, a mio avviso,di tipo etimologico. Etimologico nel senso che ogni volta che ci si riferisce ai notiziari qualcuno usa la parola “informazione”, come se i notiziari fossero l’informazione.
Per molto tempo, il termine “informazione” e’ stato l’equivalente di “notiziari”. Essere informati significava leggere i giornali ed ascoltare i notiziari, i quali ovviamente riportavano solo notizie. Era possibile sapere quale pizzeria supportasse i bambini, ma solo a patto (un articolo, per dire) che il giornale decidesse di mettere sulle proprie pagine questa informazione (o che la pizzeria pagasse per questo).
Supponiamo di avere un quanto di tempo, diciamo 3 ore al giorno, da dividere tra notizie ed informazione. Come distribuiremmo il tempo?
Un tempo, non avevamo scelta. Potevamo solo attingere ai notiziari. Avremmo visto 6 telegiornali di fila, e letto dei giornali. MAgari qualche trasmissione di approfondimento. Ma non avremmo saputo nulla del fatto che la tale pizzeria ha un kindergarden per i bambini.
In alternativa, possiamo sapere che cosa fanno i nostri amici (e magari pensare di uscire con loro), possiamo sapere che eventi ci siano nel raggio di 30 km da noi, esattamente gli eventi che ci interessano, possiamo frequentare un forum online per quelli che hanno lo stesso hobby, possiamo sapere esattamente quel che ci serve sapere, o almeno provarci.
Secondo voi, come distribuiremmo il tempo? La verita’ e’ semplicemente che probabilmente finiremmo col dedicare alle notizie il 30% del tempo, e all’informazione il rimanente 70%.
E’ concorrenza? Possiamo dire che internet stia facendo concorrenza ai giornali?
No. Non possiamo dirlo perche’ i giornali non trattano lo stesso prodotto. Essi trattano notizie, e non informazione. Il problema e’ che internet puo’ trattare le informazioni molto meglio, e quindi anziche’ guardare sei telegiornali, al cittadino conviene guardare UN telegiornale e poi andare in rete. Al cittadino conviene spendere 10 minuti per leggersi i riassuntini della stampa gratuita, e poi tuffarsi in rete.
Internet, cioe’, ha reso esplicita e materiale una distinzione , tra informazioni e notizie, che prima era soffocata da un monopolio delle notizie.
Prima, essere informati significava aver seguito tutti i notiziari e tutti gli approfondimenti delle notizie. Essere informati significava sapere del governo, sapere della cronaca nera, sapere delle notizie dall’estero, sapere delle elezioni americane. Ma questi sono notiziari, non e’ informazione. Non piu’.
Oggi, essere informati significa sapere che stasera gli amici organizzano una pizzata, che la tale pizzeria ha uno spazio per i pargoli, che per avere un parcheggio per handicappati ad Udine bisogni rivolgersi al tale ufficio, che ci sara’ la sagra della porchetta , che si prevedono oscillazioni notevoli dei prezzi al rivenditore di generi alimentari e tessile, nei prossimi sei mesi.
La separazione tra notiziari e informazione , e la nascita di una sorgente di informazione, e’ quello che sta ridimensionando la stampa e la TV. Sta succedendo perche’ se prima il 100% del tempo speso ad informarsi era tutto sui notiziari , oggi solo il 30% lo e’.
Il crollo, ovviamente , pone la domanda: giornali e TV potevano vivere bene quando tutti guardavano 6 tg al giorno e leggevano avidamente un giornale (o piu’ di uno, per dire al bar) . Oggi che non e’ piu’ cosi’, possono vivere?
Il vero punto della questione e’ che le notizie sono MENO importanti dell’informazione. Checche’ ne dicano, sapere dove c’e’ una pizzeria che ospita bambini o sapere che i miei amici organizzano un picnic il prossimo sabato e’ piu’ importante di sapere della P3, dove per “piu’ importante” intendo che sono disposto a spendere piu’ tempo per ottenere questo dato,, che ho deciso essere informazione.
I giornali si trovano oggi con un prodotto meno attraente non perche’ esso sia poco digitale o poco accessibile , ma perche’ pretendono dall’utente un’attenzione che non possono piu’ avere, e non possono piu’ averla perche’ i dati che veicolano non sono piu’ i piu’ importanti in circolazione. E non sono piu’ quelli piu’ importanti perche’ non sono piu’ gli unici.
Quindi, ripeto: usando internet il cittadino puo’ essere piu’ informato e informato meglio, nel senso che puo’ ricevere le informazioni che vuole, che molto probabilmente saranno quelle piu’ utili. Non e’ detto che riceva notizie migliori, o che ne riceva di piu’.
Ma, e questo e’ il vero questito, le notizie in fondo non sono cosi’ importanti nella nostra vita, almeno non quanto le informazioni che ci servono.
I giornali, le TV, i tg, i notiziari in genere, cioe’, con internet stanno venendo smascherati, e sta emergendo la loro scarsa utilita’ , lo scarso valore che hanno per il cittadino rispetto a dati che, sebbene non siano notizie, sono comunque informazione, e specialmente hanno un vero valore.
E’ interessante, a questo punto, riflettere sull’esempio borderline che ho fatto, cioe’ quello della pizzeria che ospita bambini: propagare questa informazione e’ pubblicita’ o meno?
Ma questo e’ , molto semplicemente, il nuovo “modello di business”, ovvero capire che la pubblicita’ su internet funziona solo quando l’utente la chiama informazione.
E anche su questo da dire ce ne sarebbe.
Uriel