India.

Ho scritto alcune cose contro gli indiani e gia’ mi si dice che sono razzista. Come ho gia’ scritto, sono una persona che puo’ pensare quel che vuole, nel senso che ho tutta l’autodisciplina che mi serve: quello che invece non posso fare e’ vedere cose diverse da cio’ che vedo. Posso contestare e criticare i miei pensieri, ma non le mie esperienze. E no, un sistema di pensiero che contraddice le esperienze e’ semplicemente fallace. Cosi’, sto iniziando ad odiare gli indiani per una semplice ragione: ultimamente ho a che fare con numeri sempre piu’ grandi di loro, per motivi legati al lavoro. E NON mi piacciono. Per niente.
Sia chiaro, non conosco la loro societa’. Non so dire, cioe’, il perche’ siano cosi’. Non sono mai stato in India, e onestamente spero di non andarci MAI. Non conosco esattamente la loro cultura, e quindi non so dire nemmeno perche’, per quale influsso filosofico o per quale evento storico essa sia diventata cosi’. So soltanto quello che vedo, e mi sforzo di trovare un modello migliore possibile.

In sintesi, di quello che conosco degli indiani posso dire questo: un popolo abietto, meschino, essenzialmente malvagio.  Quando dico “malvagio” intendo esattamente l’accezione che se ne fa in occidente: “individuo volto al male, alla sofferenza altrui, al peggioramento , per la sua carateristica intrinseca di godere alla vista di un mondo peggiore, che esso riconosce come proprio in quanto causa ingiustificata sofferenza , gratuita, specialmente a persone innocenti”.
Indubbiamente, come giudizio e’ piuttosto tranchante, specialmente se riferito a un miliardo di persone. Eppure, la sensazione di profonda, abietta, lercia malvagita’ che ho avendo a che fare con quella gente aumenta di giorno in giorno. Sicuramente c’e’ tanta gente che non merita questo giudizio, da quelle parti: o sono emigrati altrove o sono vittime di orribili vessazioni.
Non so spiegare questa incredibile predisposizione al male altrui , specialmente non con la determinazione e la gioia che vedo in loro. Non conosco abbastanza la loro cultura. L’unica cosa che mi viene in mente oggi e’ una che mi disse una donna persiana con la quale ho convissuto. Sia chiaro non era islamica , altrimenti non avrebbe potuto vivere con un uomo da nubile, ma la sua visione era essenzialmente sciita: in fondo siamo cio’ che mangiamo i primi 20 anni di vita.
Parlando degli indiani (che sono un pochino i loro vicini di casa), un familiare di Manijeh mi disse che la cosa che li terrificava di quel popolo era, sul piano teologico (e quindi morale) , che non fosse comunque, in ogni caso, previsto un paradiso per tutti.
Li per li’ non ho capito quella frase, ma continua a venirmi in mente in questi giorni, e inizio a percepirla appieno: se prendiamo il mondo perfetto del piu’ fanatico degli islamici, il piu’ talebano, nessuno ne’ e’ escluso se e’ un buon musulmano. Intendo dire che tutti  , se tutto il mondo fosse islamico e tutti si comportassero da bravi musulmani, potrebbero teoricamente finire in paradiso . L’ipotesi che i teologi occidentali chiamano “Inferno vuoto”, cioe’, e’ almeno in teoria possibile: nessuna regola insita nell’ordine stesso dell’universo vieta che Aallah, o Dio, o chiunque, possa lasciare entrare tutti nel paradiso, una volta ravveduti pentiti convertiti eccetera.
Questo perche’, essendo il male estraneo alla creazione, nel senso di non voluto, esiste la possibilita’ teorica che TUTTO il male sia cacciato, dio/allah/yhwh volendo. Persino dall’inferno.
Ora, immaginate un mondo nel quale cio’ non sia possibile. Un mondo, cioe’, che ha come regola il fatto che il 90% della popolazione soffra. E supponiamo che una simile filosofia  rimanga in auge per 3500 anni.
Ora, magari vi sara’ capitato di vedere una vecchietta cadere al suolo per via delle gambe malferme. Magari vi siete precipitati a soccorrerla, e altri hanno fatto come voi formando il classico capannello. Probabilmente siete rimasti compiaciuti di questo, nel senso che in un certo senso il fatto che succeda e’ una cosa che voi approvate, una cosa che vi fa pensare ad un mondo migliore. Pensate sia scontato? No.
Circa un miliardo di persone credono che quella stupida bastarda se lo sia meritato , per qualche motivo. E che alla fine se soffre , significa che il mondo funziona bene.  Immaginate, per estremo, che sia possibile un dialogo simile:
  • Si e’ rotta una gamba! Allora esiste un Dio! Una giustizia divina C’e’!
  • Scusa, perche’? Cosa ti ha fatto? La conosci?
  • No, ma e’ cosi’ che deve andare il mondo.
  • Scusa, ma che cazzo dici?
  • Certo! Guarda quel bambino lebbroso. Quarda come soffre! Esiste una giustizia, capisci?
  • No, veramente, a me il fatto che un bambino innocente abbia la lebbra non sembra affatto giusto!
  • Ma no, e’ l’ordine del mondo! Se lui sta male, e’ perche’ tutto va come deve!
Non dico che in India la gente si precipiti a prendere a calci una vecchietta che cade, o che faccia festa nel vedere bambini lebbrosi: dico solo che dopo averli conosciuti non ci porterei mia nonna o mia figlia. Semplicemente, l’ indiano viene da una cultura che riconosce come proprio un mondo ove l’ 80% della popolazione, almeno, soffra tormenti orribili, violenze, umiliazioni, vessazioni, stupri, schiavitu’, percosse. Non so se, come pensavano i fratelli di Manijeh, (in particolare un certo Parviz, il piu’ devoto dei due) , sia dovuto a questioni teologiche o religiose. Ma  quello che osservo e’ che avevano ragione. Mi dissero che in India se una donna viene violentata e chiede aiuto, arriva piu’ gente a stuprarla, e io credetti che si trattasse di un’esagerazione dovuta a “non proprio ottimi rapporti di vicinato” tra persiani e indiani. Oggi, col senno di poi, non ci giuro piu’.
Ci saranno quelli piu’ pregni di tale cultura e quelli no, ma onestamente credo che “quelli no” se ne siano andati.
Questo e’ il mio giudizio personale. Andiamo a cio’ che osservo.
Innanzitutto, nessuno puo’ davvero fare outsourcing in India. In realta’, e’ l’india che arriva nella vostra azienda. Se vi illudete che un manager occidentale possa andare in India a costruire il datacenter locale, vi sbagliate. L’ India e’ in un certo senso l’opposto della Cina. La Cina ha un sistema politico tirannico ma si sforza di aprire l’economia. L’ India continua a volersi chiamare democrazia approvando leggi sempre piu’ “democratiche” (tanto poi rimangono lettera morta), e ha un’economia che definire sovietica e’ poco.
Nessuno straniero ha la piu’ pallida possibilita’ di andare in India e aprire alcunche’. La burocrazia, la corruzione, il sistema sociale lo distruggerebbero, impedendogli alcunche’.  L’unico modo di fare outsourcing in India e’ di assumere un indiano come manager, e che sia un indiano della famiglia/classe sociale/sarcazzocosa giusta. Di conseguenza, per prima cosa non siete voi che entrate in India, e’ l’ India che vi entra in azienda.
Il vostro manager indiano, chiamiamolo Varun per usare un nome comune, andra’ in India e avendo gli appoggi giusti riuscira’ a convincere la burocrazia locale a concedervi il privilegio di lavorare in India. Di certo non in citta’: se andate nelle citta’ diciamo “bene”, cioe’ nelle porzioni di citta’ dove trovate qualche essere paragonabile ad un essere umano, nessuno verra’ a lavorare per voi. Nel senso che nessuno verra’ a lavorare e basta: si tratta di una classe sociale che non accetta di lavorare per qualcun altro, punto.
Se volete assumere un dipendente indiano, dovete fare social dumping. Per forza. Non avete scelta, perche’ solo nel dump qualcuno accettera’ innanzitutto di lavorare, e specialmente di lavorare per qualcun altro. Ma nel dump, signori, valgono le regole del dump.
Ripeto: non so se si tratti del peggior sistema tribale della storia o di qualche stronzata religiosa, o della somma di tutte e due le cose. Ma quella gente va oltre ogni possibile umanita’.
Innanzitutto, qualsiasi gruppo di indiani avrete assunto, formera’ la sua cazzo di gerarchia sociale. Cosa significa? Supponiamo che un ragazzo(1) in gamba vi abbia aiutato e voi inviate una email dicento “Great Job!”. No, non va bene. Non importa che Varun sia bravo, i complimenti li fate a Muttiah. Perche’? Perche’ si. A Varun devi solo e sempre dire che e’ uno stronzo. E se Muttiah fa una cazzata, devi comunque cazziare Varun. Perche’? Perche’ si.
Passa qualche settimana, e capirete che il vostro manager indiano diventa anche il “endorsement manager”, nel senso che gestisce lui i complimenti. Perche’ dentro quel cazzo di gruppo c’e’ la gerarchia indiana, per la quale su 50 ce ne sono 30 che non hanno alcun merito, devono sgobbare e basta. 10 (di solito le donne e gli sfigati) devono soffrire, essere additati come colpevoli di tutto, umiliati di fronte a tutti. Perche’? Perche’ si. Poi ci sono i dieci che hanno una botta di culo, e sono quelli cui arrivano i complimenti.
Dovete sapere che quando il nostro manager indiano e’ andato li’ ad aprire la filiale locale, ha ottenuto si i permessi. In cambio ha dovuto assumere secondo una precisa geometria sociale. Su 50, dieci sono meritevoli ma trattati come delle merde da mane a sera. Trenta sono li’ per via della geometria sociale del luogo , inestricabile per noi occidentali, e dieci sono li’ “di diritto”. E sono quelli che sempre e comunque si prendono i complimenti.
Ora, direte voi che l’ India sta cambiamdo. Ed e’ qui che vedete la mostruosita’: supponiamo che ci sia un ingegnere bravo. Questo qui ha studiato, e quindi spera di scalare la scala sociale. Questo significa conquistare la felicita’. Ora, il concetto degli indiani e’ che alle classi piu’ basse non e’ solo vietata la ricchezza o la prosperita’: e’ vietata LA FELICITA’. I loro poveri non possono essere “poveri ma felici”, o almeno “poveri ma liberi”. No, no: appartenere ad un ceto basso non significa solo essere poveri o fare lavori umili: significa SOFFRIRE.
Soffrire: dolore, sofferenza, insulti, umiliazioni, percosse , stupri, sputi, qualsiasi cosa possa far soffrire una persona. Non e’ questione di colpa. Che siate innocenti o meno, non importa.Importa la loro gerarchia sociale di merda.
Quando l’indiano vede il giovane ingegnere bravo, quello che diremmo “moderno” , non  fa altro che vedere una terribile violazione delle regole naturali. All’indiano prende la stessa rabbia che prenderebbe a noi se , cadendo una vecchietta, qualcuno andasse anche a tirarle un calcio. Come se si fosse violata una norma elementare di convivenza: lui NON HA DIRITTO ad essere felice. Ed e’ orribile che lo sia.
Guai, quindi, a fare i complimenti a qualcuno. Li fa il manager indiano, che e’ al corrente delle inestricabili gerarchie sociali locali (2) e sa bene che ci sono dieci che si prendono i complimenti, dieci che vengono cazziati pubblicamente , e trenta che devono lavorare di piu’. Perche’? Perche’ si.
Ovviamente, dimenticate il capitolo “promozioni”. Se pensate di poter promuovere l’indiano bravo, sbagliate di grosso. Non potete promuovere tizio senza prima aver promosso caio, e sia chiaro: rischiate il diritto di poter lavorare in India se fate di testa vostra. I dieci che devono ricevere i complimenti di diritto , infatti, sono li’ a patto chiaro di essere sempre la top ten dell’azienda. Il patto e’ stato stipulato col manager della vostra azienda per dargli i permessi. E ovviamente i dieci sono parenti dei funzionari che li hanno dati. Se uno qualsiasi viene promosso, sia un problema di casta, di tribu’, di sarcazzo cosa(3) e non doveva, tutti i primi dieci “aventi diritto” andranno a lamentarsi con quello che ha dato la licenza alla vostra azienda, e grazie al quale la vostra azienda e’ in India. E potreste anche perdere i permessi.
Ma non solo: non dimentichiamo che il nostro bravo ingegnere, l’ Apoorva della situazione, deve anche vivere in quel mondo. Un mondo che si aspetta che lui SIA INFELICE, VESSATO, UMILIATO, OFFESO, CALPESTATO. Avete presente la vecchietta che cade, il teppista che aggiunge un calcio e la folla che vuole linciare il teppista? Ecco: il nostro Apoorva, nell’essere stato promosso, ha fatto l’equivalente di dare un calcio ad una vecchietta scivolata: ha calpestato con disprezzo un principio che non troviamo insito nel naturale ordine delle cose.
Se promuovete Apoorva, TUTTI faranno a lui ed alla sua famiglia OGNI MALE POSSIBILE. Deliberatamente, con gioia, e convinti di riportare una qualche giustizia nel mondo se Apoorva e’ infelice e la sua famiglia ne soffre.
Cosi’, se promuovete Apoorva quello che otterrete SARANNO LE SUE DIMISSIONI. 
No, non sto scherzando: verra’ minacciato, emarginato, insultato, forse anche picchiato, gli paventeranno tali vendette (e con lui, la sua famiglia) che lui stesso dara’ le dimissioni pur di non essere il criminale sociale della situazione.  Promuovere la gente all’occidentale, cioe’ valutando loro, e’ la maniera migliore per PERDERE tutti gli elementi migliori. Si dimetteranno spontaneamente, pur di non avere contro tutti, solo perche’ sono stati promossi e non e’ giusto che abbiano di piu’ di quelli che per definizione devono avere di piu’ Se non potranno colpire l’ingegnere, qualche vicino spacchera’ una gamba a sua sorella, per ricordargli che non merita di essere felice. Cosi’ l’ India affronta la poca modernita’ che arriva nella loro societa’. Non c’e’ da meravigliarsi se i giovani in gamba scappino, con la sola eccezione delle grandi metropoli… ma non sempre.C’e’ modo di evitarlo? Certo: date ad Apoorva la possibilita’ di scappare via da quell’inferno. Lo fate venire in Europa e lo promuovete. Si sentira’ in colpa, ma almeno non ci saranno ritorsioni contro la sua famiglia, per punirlo del fatto di essere felice: SOLO ALCUNI possono essere felici. Gli altri no. Perche’ si.

Capitolo donne e lavoro. La vostra azienda vorrebbe passare per azienda “fair”, e cosi’ deve assumere delle donne. Lo fara’, perche’ questo e’ quello che ci si aspetta e viene chiesto. Il nostro manager indiano si muovera’, ed effettivamente trovera’ delle donne disposte a farsi assumere. Aha.
Allora, ci saranno le cinque “aventi diritto”, che sono il corrispondente dei maschi che hanno diritto. Esse verranno li’, ma in un ambiente di maschi sarebbero comunque delle merde. Cosi’, per far capire che sono merde (4) ma merde di alto rango, esse accetteranno di lavorare li’ SOLO se ci sono anche donne di un rango inferiore, delle quali una a testa diventera’ di fatto la loro schiava personale. Ovviamente la schiava personale non ha diritto ad essere felice, e per ricordarle che e’ qui per soffrire deve ritrovarsi almeno una volta a settimana in un cesso a piangere. Per principio. Senza motivo.
Cosi’, se un occidentale visita l’azienda trova Madhavilata la manager (che tanto i manager sono uomini, ma un ministero dell’uncinetto non si nega a nessuno, qualsiasi cosa sia questo in India) che ha Poornima (si, esiste un nome cosi’) come segretaria. Tutte e due felici, tutte e due sembrano occidentalizzate, diremmo. Peccato che Poornima qualche volta va in bagno con la sua cara capa e si prende una fraccata di sberle e insultata a sangue.(5) Perche’? Perche’ si, naturalmente.
Esistono due tipi di Madhavilata “la nobile” : una e’ l’anziana-arpia-dalle-profonde-occhiaie , cui basta sibilare un insulto per causare la caduta delle ovaie a qualsiasi povera Poornima. L’altra e’ la giovane fichetta locale, che e’ una versione snob delle sorelle arpie di Cenerentola.  In entrambi i casi, non salverei Madhavilata “la nobile” da uno stupro di naziskin tedeschi se dovesse succedere: dopotutto, e’ in questo mondo per soffrire, no? Perche’ si. Se lo Sven di turno le sta infilando la marmitta rovente di una Harley Davidson nel culo, sara’ una cosa che succede perche’ si. E’ il suo posto nella societa’, no? Anzi, una bella accelerata ci sta tutta, che i carburatori hanno i loro diritti.
Adesso andiamo oltre la loro immonda e malvagia societa’, e vorrei spendere due parole sul loro modo di pensare. Si’, perche’ se escludiamo quelli che hanno studiato forte per acquisire un minimo di logica nelle cose, l’indiano pensa con il suo modo di pensare locale. Ammesso che si possa parlare di “pensare”: quella roba che fanno e’ semplicemente “sbagliare per principio, in maniera caotica, polemica, e orgogliosa”.
Allora, per prima cosa quando discutete con loro lasciate perdere cose come il principio di non contraddizione. Questo e’  il minimo, e vi puo’ capitare anche con un manager inglese. Niente di che.
Il problema e’ che vengono meno tanti di quegli assiomi che magari voi avevate studiato come possibilita’ teoriche. Si, magari possiamo fare a meno dell’assioma di scelta. In teoria. Ma in pratica, se dico ‘vaso”, sto indicando qualcosa che e’ un vaso, cosa che esclude qualsiasi cosa NON sia un vaso.  Se anche non dovessi poter distinguere un vaso da un altro oggetto (un’opera d’arte moderna, per dire) , il principio fondamentale su cui si basa la nostra logica e’ che siamo capaci di distinguere IL CONCETTO di vaso dal concetto di NON-VASO.
In termini matematici, puo’ capitare che ci siano intervalli chiusi o aperti. [0…1] e’ un insieme che va da zero ad uno, zero ed uno compresi. [0…1[ e’ l’insieme da zero ad uno, ma senza l’uno. ]0…1[ e’ lo stesso insieme senza lo zero e l’uno. Ecco, nella mente dell’indiano la parola “Vaso” si dovrebbe scrivere cosi’ :    ]Vaso … Vaso[  . Un concetto di “Vaso”, cioe’, che comprende qualsiasi cosa sia tra “Vaso” e “Vaso”, ma senza contenere il concetto di “Vaso”. Questo cosa significa?
Significa che per quanto diciate “Vaso”, non avrete MAI  la certezza che l’indiano di fronte a voi abbia capito “Vaso”.
Cosi’,  dire “entra nel server prd-be711.int” puo’ portare un indiano a scrivere “ssh [email protected]”. Perche’ mai, alla fine, l’identita’ prd-be711.int dovrebbe escludere prd-be366.int, quando al contrario sembra proprio (all’indiano) che   prd-be711.int possa rappresentare ogni cosa, e specialmente OGNI ALTRA COSA, tranne    prd-be711.int?
Un’altra cosa e’ il concett di “precisazione”. Se un europeo mi dice qualcosa, diciamo una frase ambibua che potrebbe indicare una classe di produzioni. Diciamo che con la stessa cosa possa dire due cose: “le persone di sesso determinato” , per dire, per un europeo indica due classi di persone: quelle di sesso determinato maschile, e quelle di sesso determinato femminile. Una “precisazione”, quindi, non e’ altro che l’elemento di una  partizione dell’insieme delle produzioni possibili.
Per loro no: una precisazione e’ un SOVRAINSIEME della classe di produzioni possibili.
Se un indiano vi dice “le persone di un sesso determinato”, e gli chiedete di essere piu’ preciso, vi dira’ “le persone di un sesso determinato di altezza nota”. E per lui, QUESTO e’ piu’ preciso di prima! Anche se, essendo l’altezza una quantita’ continua, per me stiamo parlando di ℵ1 persone.
E non vi illudete di poter avere ancora risposta: ad una successiva richiesta di precisare, otterrete “”le persone di un sesso determinato di altezza nota e temperatura misurabile”.
Non esiste nella logica indiana la possibilita’ di limitare un concetto e di circoscriverlo: il risultato sono del ticket fatti cosi’: volete i diritti di scrittura su una directory. Allora aprite un ticket:
  • Please do chmod +w /home/folder on prd-be555.int
  • R: “Missing information” what you mean exactly?
  • Login to prd-be555.prd and execute  chmod +w /home/folder on prd-be555.int
  • R: Rejected: request not clear.
La verita’ e’ che nella mente dell’indiano la richesta era davvero poco chiara: per farla passare avreste dovuto inserire la temperatura di Calcutta, la patente di guida di Charles De Gaulle, il motivo per cui volete fare quella cosa prima di venerdi’ , chi vi ha chiesto di farlo, il livello di radioattivita’ del vostro ufficio. Solo cosi’ la richiesta sara’ chiara all’indiano, che quindi andra’ a fare una cosa diversa su un’altra macchina.
La cosa che colpisce dell’indiano, anche qualora riusciate e comunicargli una richiesta e lui la capisca, e’ la loro capacita’  di pensare ad una cosa SOLO PENSANDONE UN’ALTRA.
Non e’ possibile, cioe’, chiedere ad un indiano di portarvi una borsa che si trova su un tavolo senza che vada in ferramenta a comprare 32 bulloni del 17. E che sostenga che . OVVIAMENTE, glielo avete ordinato voi. Perche’? Perche’ per un qualche motivo CHE NON CAPIRO’ MAI, il fatto di avergli chiesto di spostare la borsa rossa sulla sedia ha scatenato in lui il pensiero “comprare in ferramenta 32 bulloni del 17”. Non c’e’ modo di ottenere che un indiano pensi ad A senza che pensi a B. Dimenticando A. Anzi, no: sostenendo che VOI abbiate detto B. Cioe’ A. Senza che ci sia alcuna differenza tra “sposta la borsa rossa” e “vai in ferramenta a comprare 32 bulloni del 17”. E’ una logica conseguenza.
Voi direte: ma sei razzista. Non possono essere cosi’. Hanno fatto la bomba atomica, hanno costruito il Taj Mahal. Aha. Adesso vi svelo un segreto. Sapete perche’ e’ stato costruito il Taj Mahal? E’ stato costruito perche’ durante un ricevimento, un potentissimo principe locale ha chiesto “posso avere un’altra forchetta?”. E siccome ha chiesto una forchetta, gli hanno costruito il Taj Mahal. Perche’? Perche’ si. E’ l’ India. E’ cosi’. Non possono pensare ad una cosa senza pensarne un’altra. E sapete qual’e’ la prova? Che se il nobile indiano avesse chiesto di costruire il Taj Mahal, gli avrebbero portato tredici quintali di abete tagliato per la stufa e due ippopotami in umido. Perche’? Perche’ ha chiesto di costruire il Taj Mahal. Ovvio.
E non e’ che non pensino. E’ che il loro pensiero, oltre a tutto quanto, e’ un pensiero che non tende ne’ a sintetizzare, ne’ a concludere. Anzi, il loro scopo e’ di aggiungere.
Per noi, uno schema potrebbe essere questo:
  • 2a + 5a
  • 7a
Per loro e’ cosi’:
  • 3a + 5a
  • 3a + abbiategrasso + 5a  – rapina
  • 3a + cane + abbiategrasso +(5a – rapina +encefalogramma) * cucina componibile
E il risultato finale, ovviamente, e’ questo:
L’OVVIO risultato di 2a + 5a, in India: “martello”.
Ora, forse voi potrete pensare che far presente loro che 2a+5a fa evidentemente 7a  sia utile, state sbagliando di grosso. Per prima cosa, se lo dite a qualcuno che e’ tra i 10 “aventi diritto” essi si incazzeranno immediatamente e ricorreranno all’amico che vi permette di lavorare in india. In secondo luogo, se anche dimostrate che il nobile Bhim  ha sbagliato, vi sara’ richiesto che voi insultiate l’ umile Chandradatt . Perche’ ovviamente, se Bhim ha sbagliato, quello da cazziare e’  Chandradatt … Perche’ si.
Anche se , a dire il vero, dovreste cazziare una donna: se Bhim ha sbagliato, e ci sono donne in azienda, allora anche cazziare Shilpa e’ la cosa migliore da fare. Se Shilpa e’ nobile comunque non si incazzera’ perche’ voi siete comunque uomini, e allora prendera’ la povera Tarulata e le dira’ che e’ una puttana e che sua madre succhia cazzi agli asini. Di fronte a tutti. Finche’ non piange. Perche’? Perche’ si. E tutti ridono. Perche’? Perche Tarulata deve soffrire. Perche’? Perche’ si.
Dico la verita’: ho lavorato coi coreani di Huawei. Una cinquantina di persone ciangottanti dentro una stanza per 13 ore al giorno nel tentativo di far funzionare hardware che non funzionava per diversi motivi. Alla fine ce l’hanno fatta: un coreano non si arrende MAI , a costo di piegare le leggi di Maxwell a furia di testate.
La loro logica, per quanto stravagante ed orientale, tuttavia, e’ orientata ad un qualche tipo di ordine sociale. E’ un ordine che sacrifica l’individuo, tutto quello che volete. Lo stesso capita coi cinesi o con gli abitanti di Singapore.
Eppure, se chiedete loro perche’ le persone siano mortificate, si infliggano sacrifici enormi, vi risponderanno che produce un mondo migliore. Certo, un cinese alleva i figli riempiendo loro la giornata di scuola, violino, kung fu, gli proibisce di vedere amici, gli proibisce ogni svago, lo costringe ad interiorizzare ogni emozione fino alla sua apparente scomparsa,    pretende che abbia il massimo dei voti in ognuna di queste cose. Ma dietro a questo disumano modo di educare c’e’ una convinzione che in qualche modo e’ positiva: cosi’ facendo la comunita’ cresce e migliora. A spese dell’individuo, ma questi sono punti di vista.
Il guaio e’ che l’indiano non infligge sofferenza per un ideale positivo. Non pensa che la sofferenza dell’individuo sia irrilevante o sacrificabile per un bene maggiore, diciamo collettivo. No. Pensa che la sofferenza di alcuni individui SIA DOVUTA all’ordine dell’universo. Che sia, cioe’ UN BENE.
Se un cinese vede un bambino lebbroso sul marciapiede, magari lo ignora perche’ e’ abituato ad interiorizzare le emozioni sino a farle (apparentemente) scomparire. Ma pensa che SE tutti fossero educati sin da piccoli a dare sempre e comunque il massimo , senza pieta’ per l’individuo, se suo padre avesse faticato di piu’, il bambino sarebbe stato a casa e ricco. E sarebbe stato MEGLIO. E per lui  se un domani tutti in cina daranno il massimo del massimo, a costo di sbranare le montagne a morsi o morire nel tentativo, in Cina non ci saranno piu’ bambini lebbrosi. Possiamo discutere col cinese dei metodi con cui costruire la Cina perfetta, ma all’incirca la sua cina perfetta e’ senza bambini lebbrosi …. quanto la nostra.
L’indiano no: la sua idea di perfezione comprende IN OGNI CASO quantita’ enormi di persone che soffrono, e si incazza se qualcuno di quelli che lui pensa infelici per caso e’ felice, come ci incazzeremmo noi se qualcuno desse un calcio ad una vecchietta caduta al suolo. E’ dovuto. Perche’ si.
Certo, esistono anche i progressisti. I quali vi diranno , in mensa, che si augurano che i progressisti vadano al governo. Mentre tutti gli altri , indovinate un pochino? Crepano di lebbra pre le strade: devono soffrire, mica tutti possono appartenere alla ristretta cerchia dei progressisti. Quelli che pensano che tutti sono uguali, cioe’, si considerano ipso facto superiori. Ma non superiori con il dovere di portare la luce agli altri: nono, superiori nel senso che loro sono superiori e gli altri devono crepare di lebbra. Perche’? Perche’ si.
Ora, io come italiano percepisco la differenza e la gestisco: mi limito a rifiutarla , a rifiutare di capire come sia possibile una simile mostruosita’, e a tifare per i Pakistani piu’ nucleari possibile. Quanto mi stanno simpatici i pakistani ultimamente, non avete idea.
Ma vi lascio immaginare le scene coi tedeschi, a loro volta incapaci di accettare qualsiasi cosa non sia tedesco. Se io riesco almeno a non mostrare quel che penso sulla faccia, augurando un asteroide al subcontinente indiano  in silenzio meditabondo, il tedesco medio non riesce.
Comunque, una cosa e’ certa: se pensate che i Talebani siano il peggio del peggio, vi sbagliate. Per un talebano, se vi convertite e vivete da bravo musulmano, siete ok. E andrete in paradiso insieme a tutti gli altri.
Per gli indiani no. Ricordatelo. Se vi fa schifo l’ Islam, e’ perche’ non avete mai conosciuto da vicino dei gruppi di indiani.
Credo che ci sia una grossa deformazione nell’iconografia indiana. Un pochino come quello che ha fatto il Taj Mahal quando gli hanno chiesto una forchetta per il dolce. Mettiamola cosi’: la statua che disegnano cosi’:
in realta’ doveva essere cosi’:
E onestamente, credo che l’ India fosse l’idea di Herbert quando descriveva la societa’ di Giedi Primo, il pianeta del Barone Harkonnen. Stesso piacere per la sofferenza, stessa impossibilita’ di riscatto, stesso dolore perenne, stessa crudelta’ vissuta come principio fondamentale del cosmo. Riesco a descrivere quello che vedo (e vedo di striscio) solo pensando alla societa’ di Giedi Primo, come descritta nel Preludio a Dune.
Mi spiace, ma se dovessi scegliere tra un moderato indiano e un talebano islamico, sceglierei il talebano islamico senza pensarci. Almeno il talebano vi dice che se vi convertite e vi comportate bene avrete  il paradiso. Non l’inferno.
Uriel
(1) Maschio. Se ci sono uomini in azienda, le donne devono soffire. Perche’ si. Devono essere umiliate fino al pianto almeno un giorno a settimana. Perche’? Vattelappesca. Ma bisogna fare cosi’. Le colpe si trovano. Ogni cosa e’ colpa loro. Sbaglia Varun, e’ colpa di  Anupama. E Anupama viene umiliata pugbblicamente senza ritegno, o col solo ritegno di sapere che se la vediamo noi allora ci incazziamo perche’ esagerano.
(2) Non importa che abbiate assunto gente dai 4 angoli dell’india, paese enorme, gente che non si conosceva prima. Si riorganizzeranno come Borg, e ricostruiranno quel sistema di relazioni.
(3) Non voglio capire quella merda. Ho la sensazione che se soltanto il mio cervello si immergesse intellettualmente in quella porcheria culturale ne rimarrebbe contaminato. Temo che solo la comprensione, il grokkare, possa rendermi in qualche modo come loro. Peggio del nostro peggiore medio evo.
(4) Se pensate che la societa’ islamica sia maschilista, non avete conosciuto indiani. Preferirete sposare un cugino camionista pakistano. Anche se siete uomini. Etero.
(5) Mi sembra di intuire che da quelle parti sia possibile insultare una donna cosi’ duramente da farle preferire la morte. A quanto pare, esistono insulti ad una donna la cui sola pronuncia rende  la poveretta un insetto ripugnante a tutti.

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