Il vortice di prospettiva finanziaria.

Ho deciso di parafrasare Douglas Adams per indicare il fenomeno che sta colpendo l’italia in questo periodo, e che ha una profonda analogia con quanto scritto dal geniale scrittore, ovvero la capacita’ di far tornare nella persona una percezione realistica di se’ nel contesto materiale ove vive. Ed e’ quello che sta avvenendo all’ Italia in questi giorni.

Se aveste letto un qualsiasi giornale verso la fine degli anni ’70, avreste letto della “crisi di identita’ dell’uomo moderno”. Con questo termine si intendeva che erano collassati sotto la modernita’ tutti gli stili tradizionali, perche’ “donna” non significava piu’ la stessa cosa di prima, “uomo” nemmeno, e insomma l’uomo occidentale aveva perso la sua identita’ tradizionale.

La soluzione che gli anni ’80 proposero fu quella di identificarsi col proprio stile di vita, ove “stile di vita” indicava un preciso insieme di consumi e di comportamenti.  La cosa inizio’ con le prime tribu’ metropolitane, all’epoca furono paninari, metallari , dark , rockabilly, e cosi’ via, e poi si propago’ nel mondo degli adulti, fornendo delle identita’ fittizie che durano sino ad oggi: “imprenditore, ceto medio, benestante, professionista, manager, eccetera”.

Ovviamente questi stili di vita si proponevano di essere dei modelli, e ad ognuno di essi venne accostato uno stile di comportamento.

Soltanto all’inizio degli anni ’80, se aveste chiesto a qualsiasi italiano come si collocava economicamente, vi avrebbe detto “benestante”. E se gli aveste chiesto come si collocava socialmente, vi avrebbe detto “alto livello socioeconomico” o “ceto medio”.

Ma in realta’ tutto questo era artificiale.

La proliferazione di piccole aziende , di piccole imprese edili e di piccole era dovuta principalmente ad una spesa pubblica incontrollata: sebbene i titolari continuassero a sostenere di lavorare nel “privato”, si trattava di veri e propri impieghi pubblici, che funzionavano mediante assegnazione di appalti e subappalti.

Del resto, dagli anni 70 agli anni 80 non era cambiato abbastanza perche’ l’Italia potesse avere un’economia moderna, invece il GDP italiano inizio’ a gonfiarsi a dismisura, e con lui la societa’ italiana cambio’, diventando una societa’ pseudomoderna. Questo fu dovuto a:

  1. Politiche di svalutazione che , a spese del debito pubblico, permettevano agli obsoleti prodotti italiani di essere competitivi. Fiat era competitiva persino in sudamerica e Russia.
  2. Frammentazione degli appalti pubblici. Si decise che l’azienda che prendeva l’appalto si limitava a prendere l’appalto, ma poi si poteva frammentare l’appalto stesso in subappalti. Questo permise ad un sacco di ex operai di “mettersi in proprio”. Di fatto erano aziende a parteciapazione statale, dal momento che i soldi erano statali.
  3. Il debito pubblico fu ingigantito in rapporto al PIL. MA se considerate che il PIL cresceva enormemente, potete capire che il fiume di soldi che fini’ con l’alimentare i bilanci pubblici, e quindi a riempire il paese di appalti ed appaltini, era frutto del debito pubblico.
  4. Gli immobiliaristi crescevano e diventavano padroni di banche. Spingenvano poi le banche a fare credito. Gli industriali divennero padroni di banche, e le spingevano a fare credito. Intere categorie di consumi nacquero cosi’: turismo, automobilismo, edilizia, elettronica di consumo, abbigliamento, furono spinte in alto da questa gigantesca bolla speculativa.

Il risultato di 20 anni di questo, dopo una generazione, fu la societa’ italiana che io definisco “waiting for rude awakening ” . Una societa’ in cui se non sei un professionista sei almeno un imprenditore, e se non sei ceto medio sei perlomeno benestante.

Una societa’ nella quale ogni adolescente vive, si comporta e si atteggia a rockstar, sventolando una quantita’ impressionante (ed economicamente sostenibile) di status symbol. Per poi arrivare all’era adulta ed invidiare la posizione economica di un operaio. dari_7-300x220Una societa’ nella quale ogni donna , anche donnette prive di QI che prima avrebbero vissuto un’esistenza invisibile , incatenate a qualche lavabo mentre sfornavano figli, si atteggiavano a grandi viveur in carriera, imitando lo stile di un jet-set che era costruito semplicemente indovinando i loro sogni.festa_aziendale_045

Sul piano maschile, personaggi che prima potevano ambire ad un posto in risaia , o a un futuro in qualche cantiere edile, si “mettevano in proprio” e diventavano “imprenditori”, cioe’ divinita’ al di sopra di ogni critica, che passavano il tempo a criticare l’inefficienza dello stato, lo stesso stato cui offrivano come appaltatori dei servizi e delle merci perlomeno “fuori mercato”:direttivogiovaniain

E le spiagge si popolavano di nuovi ricchi:nuoviricchi

Come avvenne questa trasformazione della cultura italiana? Innanzitutto nacque una nuova lingua fatta apposta, dalla quale doveva sparire la parola “debito”. Gli italiani, sino al 1970, coltivavano una saggia diffidenza per la parola debito. Sentivate dire dalle famiglie “facciamo sacrifici e non andiamo al mare d’estate, ma almeno NON ABBIAMO DEBITI”, sino a “meglio una malattia di un debito”.

Come avvenne il cambiamento? Semplice: si fece scomparire la parola ‘debito”.

  • Fare debiti per comprare l’auto => Finanziamento a tasso zero. Non fate debiti: vi finanziano.
  • Fare debiti per comprare la casa => Mutuo casa. Non avete debiti. Avete “un mutuo”.
  • La mia azienda ha debiti con le banche => la mia azienda ha credito dalle banche.(1)
  • La mia azienda non copre le spese => la mia azienda ha un fido con la banca.
  • Faccio debiti per le vacanze => compro una vacanza a rate.
  • Faccio debiti per il telefono => compro il telefono a rate nella bolletta.
  • Ho impegnato la casa per debiti => ho messo la firma in banca a garanzia.

Questo stravolgimento del linguaggio ha completamente trasformato la cultura italiana, trasformando l’italiano in uno straccione colmo di debiti ma coperto da vestiti alla moda. Da povero operaio che era, l’italiano diventava -grazie ai debiti che non pervepiva piu’ perche’ avevano cambiato nome- un vincente imprenditore vestito alla moda.

Tutto questo avveniva a furia di debiti, debiti cui si era cambiato nome.

Per trent’anni tutti facevano debiti, al punto che oggi si dice che il lavoro serve non tanto ad avere un reddito, ma per poter fare un mutuo, OVVERO DEBITI. E questo perche’? Perche’ anche con un lavoro, non e’ possibile vivere all’attuale stile di vita senza fare DEBITI.

Cosi’, l’uomo in crisi di identita’ usciva dagli anni ’80 grazie ad una nuova semantica, che lo convinceva di essere un imprenditore, un vincente, una rockstar, e questo non avveniva su base materiale -queste persone vivevano di soldi pubblici, direttamente o meno- ma semplicemente coltivando -mediante una semantica ad HOC- un sogno sostenuto da DEBITI.

In pratica, il debito -o meglio lo stile di vita che ne risultava- era l’identita’ dell’italiano.

“Sono benestante”, “sono nel ceto medio”, “sono un imprenditore” , “sono un  professionista” erano tutte identita’ fittizie prodotte da una semantica distorta, dove si sarebbe dovuto dire “GRAZIE AI DEBITI, sembro benestante”, “grazie ai debiti, fingo di essere nel ceto medio”, “grazie ai debiti, posso atteggiarmi ad imprenditore”.

E la mentalita’ era penetrata cosi’ tanto nella mente degli italiani che Berlusconi poteva negare la crisi dicendo “ehi, ma lo vedete? Tutti hanno due cellulari, i ristoranti sono pieni, va tutto bene”. Ovvero: la vostra identita’ di cetomedio e do imprenditori-professionisti-benestanti e’ ancora intatta.

Questo avveniva, ed avviene a tutt’oggi, ma adesso sta iniziando il fenomeno che, appunto, io chiamo “vortice di prospettiva finanziaria”. Cosi’ come il vortice di prospettiva totale annichilisce l’ego della persona mostrandogli le proporzioni immense dell’universo, il vortice di prospettiva finanziaria sta piano piano erodendo l’ego degli italiani mostrandogli molto semplicemente l’immensita’ dei loro debiti.

Il fatto che le banche non permettano piu’ agli imprenditori di fare del DEBITO li sta riducendo alla chiusura, riportando la semantica al punto di partenza: la banca non ti ha mai “dato credito”, eri TU che avevi DEI DEBITI. Per questo chiudi.

Il fatto che le banche non diano piu’ dei mutui per la casa sta semplicemente spiegando a questa gente che non hanno MAI posseduto una casa, ne’ hanno MAI avuto i soldi per farlo: erano DEBITI. facevano DEBITI per comprare una casa che altrimenti non potevano comprare.

Negli ultimi anni, le banche hanno smesso di concedere prestiti e leasing per comprare automobili: risultato, ogni anno il mercato e’ crollato del 30%. Sapete cosa significa? Che un’automobile su tre di quelle che vedete in giro era comprata COI DEBITI.

Le banche hanno smesso di concedere soldi per finanziare vacanze, ed ecco che un terzo degli italiani non va in vacanza quest’anno, dicono i giornali. Che succede? Succede che uno su tre di quelli che andavano in vacanza prima ci andavano COI DEBITI.

Sinora resiste un solo tipo di credito, che resiste ancora per via dei tassi alti e della necessita’ degli operatori di vendere, che e’ il credito al consumo. Potete ancora comprare cellulari, mobili, vestiti e altre piccole cose a credito.

Se si chiudesse anche quel credito, e presto si chiudera’, quello che otterrete sara’ di vedere il 50% di bei vestiti, di begli orologi, di case arredate “in stile”, di tutti quegli status symbol. (2)

Anche Industria e PMI stanno iniziando a notare che non ricevono piu’ gli appalti di prima, e i subappalti di prima, e i comuni e le province e le regioni sono senza un soldo .Perche’? Ma perche’ tutti i soldi che c’erano prima erano soldi DEL DEBITO pubblico.

La fine dei debiti, o meglio il ritorno agli sbarramenti NORMALI per l’accesso al credito , dopo la ventennale anomalia nata con gli anni ’80, e’ il “vortice di prospettiva finanziaria”.

E’ il fenomeno culturale ove viene cancellata una intera serie di identita’. Ove il “ceto medio italiano” scompare semplicemente perche’ non puo’ piu’ fare DEBITI, ove gli imprenditori italiani scompaiono perche’ non possono piu’ fare DEBITI con le banche, ove il loro ego si sgonfia non tanto di fronte all’immensita’ del cosmo, ma alla semplice immensita’ del DEBITO.

Tutti questi cialtroni con un bel vestito addosso che prima vi disprezzavano perche’ non avevate abbastanza biglietti da cento investiti nell’abbigliamento stanno iniziando ad invidiarvi. E non stanno iniziando ad invidiare i vostri. Oh, no.

Stanno iniziando ad invidiarvi per un altro motivo.

Make KEIN PFUSCH at CafePress

Indovinate qual’e’.

E’ il vortice di prospettiva finanziaria. Loro NON POSSONO permettersi una maglietta come la vostra.

E questo, proprio quella scritta li’ che vedete , ebbene, quello e’ il nuovo status symbol del futuro. Dopo che il vortice di prospettiva finanziaria avra’ fatto il suo lavoro.

Uriel Fanelli, 15 luglio 2012

(1) Una delle piu’ clamorose inversioni nella storia della semantica, per la quale il debito diventa credito.

(2) Parlando per il “mio” settore, posso dirvi tranquillamente che l’80% degli smartphone e delle tavolette di fascia alta (Samsung Galaxy, IpHone, iPad) sono comprate a debito. In realta’ si fanno contratti di due-tre anni per pagarle a rate mensili. Altrimenti, i loro possessori avrebbero ancora un nokia 3320.

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