Il proletariato mimetico, ovvero la grande finzione della ricchezza.

L’ultimo tassello che spiega l’ascesa della Lega nel nord Italia ,  e che spiega la sua capacita’ di scalzare il PCI prendendone il posto e’ la trasformazione del proletariato. tale trasformazione e’ stata legata a due principali spinte. La prima, come si diceva, e’ che il proletario ne ha pieno il cazzo di essere tale, e specialmente ne ha pieno il cazzo delle umiliazioni che derivano dai confronti coi piu ricchi. La seconda forza e’ quello che e’ stato chiamato il “vivere al di sopra delle reali possibilita’”. Queste forze si sono unite trasformando il proletariato , che e’ rimasto tale nel concreto ma si e’ “placcato oro”. Oggi non parlo piu’ di proletariato, ma di bijoutteria sociale, cioe’ di qualcosa che sembra oro ma e’ solo placcato. Questo e’ il punto cruciale che trasforma il proletario nell’elettore della Lega, e il piccolo borghese che finge di essere un grande borghese in un elettore di Berlusconi.

Prendiamo come esempio una coppia famosa, Olindo e Rosa. Se esaminiamo l’estetica della loro vita, troviamo abiti alla moda, una villetta pulita in un quartiere non piu’ proletario, un’automobile ed un camper. Olindo e Rosa la domenica prendono il camper e vanno a fare una gita in campagna.

Sul piano prettamente sociologico, si direbbe il ritratto di una coppia piccoloborghese. Peccato che tutto sfumi quando andiamo ad esaminare i redditi: Rosa e Olindo, insieme, non raggiungevano il mio reddito. Perche’ io non ho un camper? Sia perche’ vivo in un bosco, ma specialmente perche’ avendo una figlia non me lo potrei comunque permettere senza negare qualcosa a lei. Ovviamente, ubi maior minor cessat.

Rosa e Olindo, guarda caso, non avevano figli: se ne avessero avuti , avrebbero dovuto rinunciare al camper. Ma c’e’ di piu’: la scampagnata che facevano la domenica era di pochissimi chilometri. Rosa cucinava qualcosa a casa, la mettevano nel frigo del camper, uscivano di qualche kilometro dalla citta’ , e facevano un picnic che avrebbero potuto fare anche mettendo il cibo in un frigo portatile nel baule della loro automobile.

Qual’era la differenza? La differenza sta nel salutare tutti e “partire per fare un giro in camper”. Ovvero, nel fare qualcosa che si attribuisce , a torto o a ragione, alla piccola borghesia.

C’e’ una distanza immensa tra il comportamento esteriore, tra il frontend sociale di questa coppia, e la loro vera appartenenza economica. Si e’ verificato cioe’ un meccanismo di finzione: stufi di essere proletari, i proletari hanno deciso di non esserlo piu’. Stufi di essere guardati dall’alto al basso, essi hanno deciso che farsi sputare in faccia dai radicalchic come Moretti era troppo per la loro dignita’.

Essi sopportavano il fatto di essere operai quando esisteva, come ho scritto prima, un “noi”. Il fatto di vivere in una strada fatta di operai, il fatto che tutti i bambini della strada vestissero riciclato, creava un bozzolo protettivo che in qualche modo arricchiva i sacrifici, li rendeva “normali”.

Con la disgregazione del “noi”, il proletario si e’ trovato ad avere a che fare con un mero “io”. Questo “io”, questo “faccio da solo” gli garanti’ di uscire dagli anni ‘80, cioe’ dagli anni senza societa’ alcuna, a spese di una catastrofica perdita di itentita’: posso fidarmi solo di me stesso. IO mi tiro fuori dai guai. IO metto su l’azienda. IO mi metto in proprio.

Gia’.

Ma chi cazzo sono, “IO”?

Privi di un “noi”, i proletari fecero l’unica cosa che potevano fare, e che rappresento’ il vero mutamento sociale degli anni ‘80, quello che la sinistra non ha MAI saputo comprendere. L’individuo esce dalla crisi di identita’ precedente, dovuta al crollo del “noi” come classe sociale, e si identifica pienamente con il proprio stile di vita. Il solo problema da superare e’ che questo stile di vita non e’ semplice da sostenere. Ma il periodo e’ propizio per questo scollamento tra appartenenza economica e stile di vita. In quel periodo avvengono tre cose.

  1. Uno sperpero di soldi pubblici getta nel circolo economico quantita’ immense di risorse. Contemporaneamente si blocca la scala mobile, in modo che questi soldi finiscano nelle tasche e non nell’inflazione.
  2. Si sperperano, allo stesso modo, i risparmi delle due generazioni precedenti, o si smette di investire pazientemente in un lento (ma solido) consolidamento economico. Bisogna essere, e subito. O meglio: basta sembrare.
  3. Si inizia ad entrare in banca chiedendo soldi in prestito. Nascono tutte le forme di finanziamento possibile, spread, tan e taeg entrano nel linguaggio comune.

Questi tre fenomeni, uniti, trasfigurano completamente la vecchia classe operaia, trasformandola in una classe bijotteria. Si crea quello che io definisco il “proletario mimetico”. Si tratta di un proletariato che finge di essere piccola borghesia. Sul piano dello stile di vita pubblico, esso e’ indistinguibile dalla piccola borghesia.

Soffre pero’ di tutti i problemi economici del proletario.

Olindo e Rosa, lavorando nel mondo delle pulizie, hanno ragione di temere gli stranieri in maniera molto pesante: si tratta probabilmente del settore che maggiormente risente della concorrenza degli immigrati. Ma questo e’ un malessere che non puo’ essere esposto, perche’ romperebbe la finzione di vita piccoloborghese casetta-macchina-camper-gitadomenicale.

Cosi’ avviene il transfer, e gli stranieri vengono ammazzati perche’ rovinano il decoro, disturbano la notte. Pulsione che sembra abbastanza piccoloborghese per essere credibile nella finzione che un’intera classe sociale ha messo in piedi.

Cosi’, la classe operaia di oggi si trova in preda ad una schizofrenia:

  • Da un lato non puo’ esibire le sue vere debolezze e deve esibire delle pulsioni fittizie. Dire che non arrivi a fine mese,  urlare in faccia al sindacalista, chiedere al partito di fare le mense scolastiche perche’ i tuoi figli mangiano, sono cose che non si possono piu’ fare. Andrebbero a rompere la finzione di vita piccoloborghese che caratterizza il proletariato mimetico. Cosi’, esso sceglie delle battaglie fittizie, come la sicurezza, che vanno sempre contro il medesimo nemico, contro il medesimo pericolo, senza pero’ ammettere che il problema sia economico.
  • Dall’altro lato, il proletariato mimetico ha i medesimi problemi del vecchio proletariato, aumentati dai debiti e dall’aver sperperato il patrimonio di risparmio delle generazioni precedenti, e infine dal fare una vita che non possono permettersi.

Queste due cose, messe insieme , spiegano il successo della piattaforma politica leghista.

  1. Un sindacato che agisce in sordina, niente scioperi o manifestazioni. Siamo tutti borghesi, mica operai. Il sindacato lavora sui problemi materiali, ma non rovina la finzione piccoloborghese scendendo in piazza.
  2. Un partito che individua il nemico reale del proletario, cioe’ il subproletario immigrato, ma anziche’ parlare di soldi parla di sicurezza. Nessuno ammette di perdere il lavoro perche’ un negro fa lo stesso lavoro, in un mondo ove lo spazzino e’ un operatore ecologico. Il negro fa lo spazzino, l’italiano e’ operatore ecologico. Nessuno si chiede chi raccogliesse i pomodori in puglia, prima, e come abbia preso l’arrivo degli schiavi africani. Cosi’, la Lega parla di sicurezza sapendo bene che alla loro base basta colpire il concorrente economico: la sicurezza e’ una battaglia che soddisfa entrambe le pulsioni del proletario mimetico. Combatte il suo nemico economico; finge di combattere un problema tipico dei piccoloborhesi.
  3. Un linguaggio che e’ tipico del proletariato e della classe operaia, ma NON dice mai esplicitamente di esserlo: la Lega non ha MAI ammesso di essere un prtito della classe operaia del nord, e non lo dira’ mai: sa bene che i suoi adepti sono si’ la classe operaia del nord, ma non vogliono che si sappia.  Con un linguaggio adeguato la Lega comunica alla classe operaia, ma con un’estetica adeguata maschera le loro richieste a richieste piccoloborghesi.

La sinistra ha fallito nel non smascherare la finzione, ha fallito nel non capire che queste persone non sono piccoloborghesi egoisti, ma sono gli stessi proletari di prima, che fingono di essere piccoloborghesi. Nell’accusarli di essere ricchi egoisti la sinistra e’ funzionale a loro perche’ conferma che la finzione sia efficace; tuttavia non contatta piu’ queste persone perche’ pretende di chiamarli operai, e solo i ricchi radicalchic dei centri sociali accettano una cosa simile, gli operai veri recitano la parte dei piccoli borghesi.

Tutto e’ successo negli anni ‘80, quella fase di interregno nella quale si concentrano tutti gli errori della sinistra moderna, e per questo la sinistra si sforza di obliterare quel decennio: si e’ lasciata a se’ stessa una classe sociale, lasciando che crescesse la finzione dell’essere tutti ricchi; la quarta potenza economica del mondo. Troppo occupati a cercare l’unita’ delle sinistre insieme a Craxi per rompere il CAF, la sinistra ha deciso di credere alla finzione craxiana.

Il risultato e’ che la classe operaia ha comprato un vestito nuovo e non risponde piu’ ai richiami delle tute blu: non vuole piu’ essere chiamata cosi’. Ma ha ancora gli stessi problemi e gli stessi nemici: basta andare addosso ai loro veri problemi di sempre, cioe’ l’immigrato che minaccia il tuo fragile equilibrio economico, e loro ti seguono. Basta parlare di sicurezza, e loro ti seguono.

Ma la verita’ e’ che desiderano colpire il loro nemico di classe, e non il loro nemico di razza. Tantevvero che quando l’immigrato e’ il loro compagno di fabbrica e vive come loro, si iscrive alla Lega ed e’ bene accetto.

Proletariato mimetico.

La signora Cane ha un Apple, il computer dei ricchi. E’ sindaco. Ma ha un programma che piace alle famiglie dei proletari mimetici. Il trucco di oggi e’ parlare ai proletari, avendo presente i loro problemi di sempre, senza MAI chiamarli in quel modo.

Ed e’ questo il trucco che la sinistra non ha imparato.

Uriel

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