Il pianeta del mulino bianco.

Visto che sono in ferie e dedichero’ qualche tempo a finire Pietre (tengo anche famiglia, ue’, un poco di tempo anche a loro 🙂 ) , vedo che il discorso della fantascienza piace. Cosi’ aggiungo alcune cose al post precedente, giusto per divagare un pochino.

La fantascenza esplorativa ha un forte connotato storico, nel senso che alla fine dei conti il sogno dell’umanita’ e’ quello di avere altri pianeti da conquistare.
Se osserviamo buffi disegni del 1700, notiamo una cosa strana: per quanto dei pianeti alieni si sapesse poco o nulla -e si conoscessero solo alcuni pianeti del sistema solare-, si fantasticava gia’ che fossero abitati. Gia’ nel 1850 o giu’ di li’ qualcuno immaginava di vedere sulla luna questa roba:

 

Uno dei primi Hoax sugli alieni.

Dunque, si sognava che l’esplorazione dello spazio potesse dare gli stessi risultati dei risultati che aveva dato l’esplorazione del mare. In effetti, l’esplorazione del mare fu la prima tra le esplorazioni di ambienti esogeni, cioe’ di ambienti ove l’uomo non puo’ vivere son il solo corpo, ma soltanto mediante supporti artificiali (navi, palafitte, etc).

Il problema dell’esplorazione dello spazio quindi si snoda su due grandi direttrici culturali, legati alla facilita’ con cui si ottengono o meno i finanziamenti. Il governo sovietico poteva finanziare quel che voleva, e quindi esplorare quel che voleva, ma se andiamo nelle democrazie occorre convincere qualcuno a darvi i soldi.

Cosi’ posso rispondere alle critiche di chi ha trovato strane le mie considerazioni sullo strato a g~1 dell’atmosfera di Saturno.

Quando andiamo a chiedere soldi per esplorare un pianeta, essenzialmente dobbiamo dire due cose, per colpire il vecchio coglione che siede in un parlamento e che ci deve dare il budget:
  • Che il nuovo pianeta sara’ abitabile e che ci potremo costruire sopra un’economia , insomma che possa diventare una colonia.
  • Che se non lo facciamo noi lo fara’ qualcun altro, e quindi LUI avra’ la sua colonia, con la quale costruira’ armi che puntera’ su di noi.

Esistono quindi due tipi di pianeti interessanti per i finanziatori. Il primo e’ quello che posso dipingere cosi’:

 

Noi diciamo che quel pianeta possa, almeno in teoria, diventare un posto vivibile e che ci sia spazio, risorse, possibilita’ di espandere il territorio. Questo, specialmente negli USA (in URSS di spazio cosi’ ne avevano a strafottere) risvegliera’ la loro ridicola convinzione di aver colonizzato terre inesplorate (in realta’ gran parte del lavoro lo fecero gli inglesi, ma va bene) e vi daranno i soldi.
Oppure potete anche dipingerlo cosi’:

 

 

Questo e’ meno idilliaco, ma eccita lo stesso: il pianeta e’ buio e nuvoloso, ma quello smog significa industria -cioe’ soldi- e tutte quelle case saranno state costruite e vendute e affittate… insomma, quelli sono soldi.
Quando si bombardo’ venere di sonde, si pensava che ci fossero dei mari (di acido solfidrico, ma sempre mari), che ci fossero quindi delle pioggie e un panorama simile a quello terrestre, anche se chimicamente diverso. La gravita’ era di poco inferiore, e secondo le simulazioni del periodo anche l’atmosfera doveva essere circa alla stessa pressione. Poi si scopri’ che le cose stessero MOLTO diversamente, che di mari non c’era l’ombra -evaporati- e che la pressione era di 95 atmosfere, con una temperatura sui 450 gradi celsius.
E cosi’ si abbandono’ tutto.
Diventa piu’ difficile se volete vendere un posto cui non siamo abituati.
Adesso  torniamo indietro ad un paragone tra Marte e le condizioni sulla superficie di Saturno.
Se prendiamo una fetta dell’atmosfera di saturno, diciamo una superficie sferica, che abbia una accelerazione di gravita’ simile a quella terrestre, , che io chiamo g~1 (sarebbe 9.81 metri al secondo quadro, ma io faccio un rapporto a quella terrestre), ci troviamo:
  1. Nubi di ghiaccio, di acqua. La famosa acqua che serve a mantenere la vita c’e’, ed in quantita’ che vanno oltre l’immaginazione. E quindi ossigeno. Nessuna dipendenza per l’acqua.
  2. Metano, e quindi  carbonio, azoto in diverse forme, zolfo ed altri alogeni in “piccole” quantita’, cioe’  molti dei mattoncini che ci servono per far crescere delle piante. Si possono coltivare in celle idroponiche.
  3. Una gravita’ simile a quella terrestre, che non distrugga le ossa e il corpo dei coloni. Il corpo e’ in condizioni familiari.
  4. Una pressione che va dalle 2-3 atmosfere sino alle 9 atmosfere: cose che gestiamo gia’, sul piano tecnologico, sui sommergibili. In caso di falla, l’atmosfera cerca di entrare, non si perde aria, semmai si imbarcano gas.
  5. Energia: a strafottere. Ci sono venti fino a 950 km/ora.
  6. Radiazioni: poche, il pianeta e’ lontano dal sole e peraltro si sarebbe gia’ immersi nelle nubi.E ha una magnetosfera di tutto rispetto.
  7. Suolo: nessuno. Occorre galleggiare perennemente nell’atmosfera , costruendo imbarcazioni del rapporto peso/volume adeguato.

Se facciamo un confronto con Marte, vediamo che:

  1. Acqua. Anche se ce ne fossero tracce, sarebbe troppo poca e la disciplina di razionamento sarebbe troppo dura. Non si potrebbe avere comunque alcuna agricoltura. Importare cibo e acqua dalla Terra, a costi enormi.
  2. Altri materiali necessari all’agricoltura? Nessuno. Solo Co2, niente azoto, terreno ferroso, niente che si possa usare per celle idroponiche. Dipendenza dalla terra.
  3. Poca pressione atmosferica:  significa costruire costosissime cupole in superficie o scavare delle caverne. In caso di falla, la preziosa aria fugge via.
  4. Gravita’ troppo bassa: il corpo umano si decalcifica, la riproduzione e’ impossibile, il sangue si ammala, occorrono continue iniezioni di ormoni.
  5. Radiazioni: fottutamente tante. L’atmosfera di Marte e’ troppo sottile e arriva al suolo ogni porcheria. Come se non bastasse Marte ha una magnetosfera ridicola.
  6. Suolo. C’e’. Quella roba li’, insomma.

 

Cosi’, qual’e’ la reale differenza? La verita’ e’ che sospendendo un grosso oggetto, grande quanto un transatlantico, nell’atmosfera di Saturno, probabilmente spenderemmo meno e otterremmo un ambiente migliore rispetto ad una improbabile colonizzazione delle caverne marziane. E’ vero che con enormi falle una nave puo’ affondare, ma e’ anche vero che con enormi falle una costruzione di Marte perde l’aria e gli abitanti muoiono. E’ cosi’ diverso?

I punti sono ovviamente due, dei quali pero’ bisognerebbe discutere bene i pro ed i cons. Innanzitutto, bisogna costruire un oggetto enorme con i seguenti requisiti:

  1. Densita’ media dai 100 ai 300kg/metro cubo. Simile a quella di alcuni transatlantici.
  2. Capace di resistere a pressioni da due a 9 atmosfere. Scafo simile a quello dei sommergibili, insomma.
  3. Alcune ventole per catturare l’energia dei venti si Saturno, e alcuni alettoni (o vele) per guidare l’oggetto (se necessario).Radar di navigazione (per eventuali iceberg sospesi.
  4. Celle idroponiche.
  5. Impianto per sintesi chimica ed elettrolisi dei gas presenti in loco.
 Non e’ un disastro, se lo confrontiamo con l’ipotetica spesa di una colonia nelle caverne di alcuni canali di Marte, e specialmente se consideriamo che sarebbe molto , molto piu’ autonoma come colonia.
Anche sull’impatto umano, i pro ed i contro vanno valutati. Mandare nello spazio per 8-9 mesi delle persone (come per mandarle su Marte) o alcuni anni verso Saturno comporta l’osteoporosi, la dissoluzione dei muscoli, l’indebolimento estremo del cuore e altri problemi che poi andrebbero risolti all’arrivo.
E’ vero che su Marte poi ci sarebbe una gravita’ molto piu’ ridotta quindi forse il cambio sarebbe graduale, ed esistono gli ormoni steroidi e calcificanti. D’altro canto il vantaggio di Saturno sarebbe di potervi ammarare per orbite concentriche, aumentando gradualmente la gravita’. Questo allunga il viaggio, ok, ma riporta le persone allo stato “normale”.
 In generale, se confrontiamo una colonia nelle caverne di Marte ed una roba che galleggia negli strati alti dell’atmosfera di Saturno, potremo trovare fan di entrambe le cose.(1)
Il guaio e’ che li troveremmo forse alla NASA, ma non tra chi deve finanziare la missione. Chi finanzia missioni innanzitutto vuole che voi posiate le zampine sul suolo. Una roba come una nave che galleggia perennemente per loro non e’ “possedere il suolo”.
Sia chiaro: una rottura dello scafo sarebbe pericolosa -un po’ meno, a dire il vero- rispetto ad una rottura della cupola che mantiene l’atmosfera in una ipotetica colonia marziana. Tuttavia, sembra che morire per una crepa sul soffitto sia meglio che morire per una sul pavimento. Non si capisce per quale motivo si accetti di dipendere da uno scudo che si trova in alto, anziche’ da uno che si trova in basso.
Sicuramente se venissimo da una storia diversa, potremmo avere delle risposte diverse dai nostri finanziatori. Per esempio, se nella nostra storia fossimo piu’ abituati a vivere su una barca, e magari a nascerci, crescerci e dormirci, come alcuni popoli fluviali,

 

probabilmente ci sembrerebbe strano spendere soldi per costruire una difficilissima colonia sulla terraferma quando abbiamo spazi enormi per fluttuare in eterno.
Ma tant’e’: abbiamo a che fare con dei finanziatori che pensano in questi termini.
  1. Un pianeta si conquista facendo stomp-stomp sul territorio.
  2. Un pianeta si colonizza piantando il grano e costruendo case sul suolo.
  3. Bisogna atterrare da qualche parte.
  4. E’ meglio dipendere da una superficie che trattiene atmosfera dentro che da una che trattenga atmosfera fuori.
  5. Le risorse sono solide. E’ meglio una miniera di ferraccio nicheloso su Marte che un gas  denso potenzialmente in grado di farci sintetizzare il Kevlar per ampliare la colonia.
Voi capite che, in questa situazione, e’ assolutamente impossibile fare scelte razionali. Nel momento in cui dovete chiedere finanziamenti a gente che ha in mente tutt’altro, e che sogna i mormoni nel West, non riuscirete mai a spiegare che su Marte non c’e’ un cazzo di niente di buono, che eventuali colonie sarannno dipendenti per tutto dalla terra, che le persone dovranno vivere a furia di anabolizzanti e calcificanti , che non potranno riprodursi, e che avete un’alternativa a g~1  , stracolma di acqua e risorse, al solo prezzo di rinunciare ad UN paradigma, cioe’ il suolo.
Si potra’ contestare la “facilita” che io associo al raggiungere l’alta atmosfera di Saturno, ma una volta raggiunta l’ossigeno e’ li’, l’acqua e’ li’, l’azoto e’ li’, lo zolfo e’ li’, l’energia e’ li’, ci puoi vivere senza diventare un mostro a furia di anabolizzanti e calcificanti, eccetera.
Marte e’ piu’ semplice da raggiungere, e’ vero: ma una volta arrivati li’, vi manca ancora l’acqua, azoto, zolfo, carbonio, energia, ed entro qualche anno non potrete piu’ venir via da Marte, senza considerare che neanche vostra madre vi riconoscera’ piu’ come “umani”: per compensare gli effetti della bassa gravita’ dovrete imbottirvi di ormoni. E non potrete riprodurvi.
Cosi’, il punto e’ che si rinuncia a quattro paradigmi (acqua, materie organiche, gravita’, energia) solo perche’ si considera irrinunciabile UN paradigma, quello del suolo solido sotto i piedi. Rinunciando solo a questo, e accettando di fluttuare, gli altri quattro si trovano altrove.
Con questo voglio solo dire che l’esplorazione spaziale e’ , effettivamente, guidata dalla storia umana. Lo e’ nella misura in cui non si riesce a convincere un senatore a votare per dei fondi se non gli si racconta la storia del West, e se consideriamo che in gran parte e’ una leggenda, in pratica possiamo colonizzare lo spazio solo se crediamo alle favole.
Cosi’, e’ davvero eccitante sapere che c’e’ un rover a spasso per Marte, e sicuramente le tecnologie in uso ci saranno utili per i prossimi decenni, ma cribbio, se qualcuno si staccasse dalla Vecchia Fattoria del West, forse prima o poi si potra’ davvero “vivere altrove”.
E di certo non sara’ Marte.
Uriel
(1) Su Giove, come ho gia’ scritto, la zona che ha g~1 si trova a 106.000 km di distanza dal centro, con un diametro di 70.000 del pianeta. Quindi avremmo la gravita’ ma nient’altro. In Saturno la zona a g~1 si trova attorno ai 58.000 km dal centro, e le condizioni in quella zona sono abbastanza belle per la nostra specie.

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