Il grido della nerchia terrorizza la cita.

Oggi e’ stata una giornata strana, bloggisticamente parlando. Ho ricevuto da quattro fonti diverse lo stesso messaggio: guarda che “la cricca di Macchianera si e’ incazzata per la presa per il culo, e medita vendetta”. Wow. Ora, fino a quando mi e’ arrivata la voce da una sola fonte, passi. Attorno al quarto che mi ha riferito la stessa cosa  , mi sono solo convinto che mi trovo di fronte ad un fenomeno noto, cioe’ una nomenclatura che si sente  irritata quanto dei goliardi la prendono per il culo.
In effetti, i conti tornano: nel mondo della goliardia (di cui vanto di aver fatto parte, presso la Balla dell’Oca) si racconta del periodo sessantotto-settantasette come “del grande sonno”, il momento in cui gli appartenenti alla goliardia venivano disprezzati perche’ non si impegnavano politicamente. Come mi disse un vecchio goliarda che mi vide con la feluca(1) quello fu il momento in cui tutti iniziarono a prendere cosi’ sul serio l’ “impegno politico” dal perdere la capacita’ di ridere della politica. Ma non ridere della politica inteso come critica ad un partito, ad un governo, o come satira: il ridere fine a se’ stesso.

 

Perche’ la goliardia ha un carattere diverso rispetto alla satira, un carattere che rende la goliardia superiore alla satira stessa. Ed e’ un carattere che manca alla satira politica, ovvero la gioia. Un giorno andammo a sfottere quelli che vedevano le madonne piangere sangue (non so se vi ricordate, ma cci fu una specie di epidemia, negli anni ’90, di madonne piangenti) . Si prese un busto di Stalin, delle stampelle, della panna, e ci si mise in piazza. Si finse che il busto stesse piangendo panna (per compensare la madonna che piangeva rosso, Lenin doveva piangere bianco), e alcuni arrivavano li’ con le stampelle, e le gettavano in aria gridando di essere miracolosamente guariti. Si rubo’ la scena a Beppe Maniglia per qualche ora, e poi fini’ tutto.
Perche’ si fece? Per ridere. Per il piacere di ridere, perche’ ridere e’ bello a prescindere dal perche’. Oggi l’ UAAR direbbe che era una protesta contro il clericalismo: ma neanche loro sanno ridere. Direbbero che era dissacrante, che eravamo per la laicita’, che era una protesta contro la chiesa e il suo ingerire. Aha. MA che cazzo dite? Era solo per ridere.Voi questo non lo concepite: la malattia del serio vi ha contagiati fino al cuore, e vi sparate un sacco di seghe per cercare di dimostrare che le volte in cui ridete , per cose che meritano la risata, per cose che cambiano la societa’, per cose che fanno riflettere, ecco quelle volte che voi ridete seriamente, state facendo qualcosa di piu’ importante rispetto a chi ride per il piacere di ridere.

Un cialtrone che si e’ autoeletto “Mr Satira” ha deciso che la satira non e’ tale se non e’ un genere colto che, in quanto colto, ha come preciso dovere quello di mettere a nudo la politica, di far ridere “mostrando le contraddizioni e promuovendo il cambiamento”. Ah, ah, ah. Poveri, patetici buffoni.
Nel fare questo avete classificato (anche se non lo sapete) la satira un gradino piu’ in basso rispetto alla goliardia, che e’ un genere letterario altrettanto colto, ma ha una cosa che la satira politica non ha: la gioia. Perche’ voi, signori, non ridete veramente: mostrate i denti al vostro nemico politico.
E quindi, chi ride e basta, per voi e’ dipinto come “leggero”, una brezzolina che certo non ha le vostre speranze di intaccare il potere, perche’ non e’ una cosa seria, non e’ una cosa impegnata. Fate pena. Fate pena, perche’ avete perso la gioia. Non riuscite piu’ a ridere per il piacere di ridere: ci devono essere le ragioni, e poi bisogna rispettare delle regole anche quando si ride, e comunque bisogna mostrare le contraddizioni, altrimenti e’ “solo” comicita’.
Avete perso la gioia.
Mi fate compassione.
Un tempo, c’era il PCI. Quello vero, che ha costruito l’emilia, mica pizza e fichi. Venivano dalla Svezia, dal vostro amato “estero”, per imparare dalle scuole di Reggio Emilia. Sissi’. E il PCI di quell’epoca portava in piazza gli operai. Volevano il pane. Non chiedevano altro, in fondo. Volevano il pane, perche’ gli mancava.
E la gente lo sapeva, e spesso faceva anche fatica a dargli torto. Del resto, sapevano tutti cosa succedeva nell’ URSS. Sapevano che ci fosse il torto. Ma questo torto non reggeva il confronto con la ragione che avevano i lavoratori a chiedere il pane. Certo, in URSS si stava male, ma l’uomo della strada faticava a dar torto a quei lavoratori con i calli sulle mani, le barbe lunghe e la tuta sporca di lavoro vero. Di fatica. E cosi’, una piu’ grande  ragione faceva perdonare il torto di stare con l’ URSS. Per questo, nonostante l’ URSS, tanta gente andava col PCI. Si’, l’ URSS era sbagliata, ma quegli operai avevano ragione e chiedevano pane, la cosa giusta.
Un bel giorno, mentre gli operai gridavano “vogliamo il pane”, un grido piu’ forte, di una manifestazione piu’ colorata (direste oggi), li ha zittiti. “Vogliamo la fantasia al potere”. Questi erano gli “impegnati” , quelli che emarginavano i goliardi perche’ in fondo non erano abbastanza impegnati nel crollo del sistema, e poi erano troppo borghesi, e poi, e poi, e poi. E poi, e’ finita che ha perso il movimento operaio, che non e’ riuscito a consolidare le proprie conquiste,  ha perso pure tutto il resto, che si trova oggi in mano ad inconcludenti farlocchi.(2)
Storia vecchia? Oh, no: guardate la vostra BlogFest. E’ venuto il boss di Telecom a parlarvi della banda ultralarga. Duemila blogger , dei quali tutti si dicono antiberlusconiani, contro il potere della casta, e per il cambiamento, e per i gggiovani, che si dicono di sinistra. Beh, figlioli, di questi duemila ce ne fosse stato uno , dico uno,  che abbia chiesto a Mr Telecom di dare conto di qualche migliaio di persone appena licenziate. Ma no, a voi interessa la banda ultra-larga: “vogliamo la fantasia al potere”.Un pompino allo sponsor della manifestazione che consegnera’ il vostro blog alla storia, del resto, non si puo’ negare. Voi siete quelli che cambieranno il paese con la democrazia dei diritti digitali del social network del due puntozero della …..  come no, come no.

Gli stessi farlocchi di sempre. Quelli che non dicono le cose importanti, perche’ hanno deciso di avere cose ancora piu’ importanti da dire. Solo che le cose ancora piu’ importanti che avete da dire non fregano un cazzo a nessuno. Detto proprio come va detto, signori, che nelle citta’ arriverete a 100Mb/s sull’ultimo miglio frega un cazzo a nessuno. Perche’ al primo o secondo hop di routing, nessuno vi assegnera’ mai uno slot da 100Mb/s. Oh, quanta musica scaricherete, e quanto porno. “Vogliamo la fantasia al potere”. Siete ancora quelli.
Guardate chi avete votato: Spinoza, Gilioli, Nichi Vendola, Virzì, Repubblica, Leonardo, Metilparaben, Marco Travaglio. 

 

Non e’ fantastico? Ancora non siete riusciti a cambiare la nomenklatura al potere, non siete riusciti a muovere di una virgola quella del PD, e gia’ siete alla nomenclatura dopo. Gente che compare in televisione, giornali, vecchio cinema, gente linkata dai giornali. Per il essere il nuovo, signori, e’ gia’ vecchio di 40 anni.
Non vi si puo’ prendere sul serio. E’ impossibile. Perche’ alla fine la pretesa di serieta’ e’ la maggiore prova di cialtroneria. Dite che vi siete divertiti? Davvero? Me lo auguro, perche’ e’ dal 1967 che non lo fate piu’. E’ dal 1967 che non vi grattate il culo senza avere la pretesa di fare un gesto rivoluzionario che cambiera’ il mondo.
Il NerchiaNera Award, signori, non cambiera’ un cazzo di niente. E neanche la pregiata fondazione Sturmo&Drango.
Ed e’ per questo che vi danno fastidio le nostre risate. Vi da’ fastidio che una ventina di blog (non certo star del vostro calibro, eh) si mettano a ridere di voi, perche’ e’ una risata che vi e’ proibita. Proibita dalla vostra serieta’, dalla vostra pretesa di ridere “per far notare le contraddizioni”, per “stimolare il cambiamento”. Certo, a volte anche voi vi date alla “semplice comicita’”. Lo fate con lo spirito col quale si lasciano le cose importanti e ci si prende un momento “leggero”, ove per “leggero” si intende disimpegnato, improduttivo, una specie di pausa, ecco. Una cosa meno importante, che si fa solo perche’ e’ gradevole.
L’impegno vi ha portato via una cosa: la gioia. Sempre indignati, sempre scandalizzati, sempre impegnati, sempre seri. Siete morti dentro.
Non so quale vigliacca meschinita’ partorirete nel tentativo di reagire ad uno scherzo nato tra una ventina di blog, per sfottere il ridicolo spettacolo che avete offerto. Avremmo dovuto incazzarci, forse, perche’ state dipingendo la blogsfera come il branco di farlocchi che siete. Gente che passa il giorno a sbraitare perche’ non c’e’ lavoro, e poi va ad applaudire uno che ha appena licenziato migliaia di giovani , e lo applaudite perche’ vi dara’ “la banda ultralarga”. Davvero pensate che vi si prendera’ sul serio? Che vi si debba prendere sul serio?
Arriva la banda ultralarga! Allegria!
Voi direte “ancora la stessa storia, ci stai dando dei radicalchic”. No, belli. I radicalchic sono ricchi. Per quanto vogliate dirne male, il radicalchic che se ne sta dentro un loft a Manhattan, comunque e’ agile abbastanza da vivere. Da essere ricco. Nanni Moretti, gli si dica quel che vuole, guadagna bene. Telecom ha manager da 800.000 euro l’anno che non sanno chi sia stato Napoleone, e poi vengono a darvi la banda ultralarga.
Quelli sono i radicalchic, non voi.  Voi siete disoccupati. Vi siete Partite Iva forzose. State stringendo i denti per la crisi. Vedete il futuro buio. Voi non siete i radicalchic: voi siete i mendicanti col cappello in mano di fronte alla porta dei radicalchic.
Voi fate il pompino a moretti, fate il pompino alla Repubblica per avere un link, nella speranza di salire nel ranking, che poi vi fara’ vincere un premio. E l’indomani? Disoccupati, colpiti dalla crisi, senza futuro quanto prima. Voi non siete i radicalchic, voi siete la carta igienica dei radical chic. Del radicalchic posso ammirare il successo economico, almeno. Di voi, nulla.
Pretendete che la blogsfera sia il luogo per far partire rivoluzioni democratiche e cambiamenti. Aha. E’ successo? Si’, un movimento politico e’ partito dalla blogsfera.
Quanto vi fa rabbia , vero? Lui ha fatto quello che voi vorreste fare. Voi sognate di portare migliaia e migliaia di persone in piazza, di poter usare la rete per iniziative di legge, di finire al telegiornale, di avere sociologhi e opinionisti che parlano di voi. Di dare una scossa, di far vedere che ci siete.  Ma voi non siete capaci.
Lui vi fa rabbia. Perche’ vi ha dimostrato che dalla rete e dai blog puo’ uscire un movimento, un partito, qualcosa capace di dare uno scossone, sebbene piccolo, alla politica. Lui lo ha fatto, che sia bello o meno. Voi non riuscite.
Voi non riuscite.
Voi non riuscite a fare quello che ha fatto grillo. Beppe Grillo non e’ un esempio di riuscita politica. MA il fatto che sia riuscito a fare piu’ di voi in termini organizzativi significa una cosa molto semplice: che siete ancora piu’ incapaci di far politica di un comico in pensione appoggiato da una webagency mediocre.
Tutti quelli che vi sorpassano danno la misura della vostra lentezza. Tutti quelli che fanno piu’ di voi danno la misura della vostra incapacita’.
Siete bellissimi. Siete onestissimi. Siete la parte migliore del paese. Siete intelligentissimi. Siete coltissimi. Siete super, in tutto. Dio, quante ve ne dite addosso. Eppure, non riuscite a costituire uno straccio di movimento capace di riempire una, dico una piazza, da soli. Senza l’aiuto di nessun partito.
Oh, alcuni blog partecipano alle iniziative di questo o quel partito.Potete illudervi . Grillo lo ha fatto solo soi suoi lettori. Voi , la famosa blogsfera “civile, colta, democratica, intelligggggente”, avete tutti quei commenti, tutti quei link sui grandi giornali…. riuscite ad organizzare un picnic, almeno?
La Blogfest , secondo la sua organizzatrice, ha avuto 2000 presenze. Duemila. Quanto ne fa questo blog in un giorno. Quanti ne fa Grillo in un’ora. Siete decimali di Beppe Grillo.
E siete li’ (a quanto mi raccontano) che confabulate perche’ “wolfstep ci ha dichiarato guerra”. Io? Guerra? Guardate che era una zingarata. Vi stavamo prendendo per il culo. Si stava ridendo di voi. MA per voi questa e’ guerra, perche’ se voi siete in guerra, chi vi deride e’ in guerra contro di voi, evidentemente.

 

Ragazzi, prendetevi un poco meno sul serio. Non siete niente, tale e quale a me.
PAssi che sul piano politico non sapete fare quello che e’ stato alla portata di un normale comico, passi che avete perso la gioia, ma almeno la dignita’ di non farvi ridere ancora appresso forse dovreste averla.
Perche’ le cose di cui parlate sono serie, ma voi rimanete i farlocchi che siete: carampane indignate, vegetariani d’assalto, musulmani all’ultima moda, manifestanti compulsivi, strateghi da circolo arci.

 

Uriel

(1) Stavamo facendo una raccolta di fondi per il popolo vikingo, con le trecce di canapa per idraulico e gli scudi fatti coi coperchi dei bidoni del rusco.
(2) L’italia, signori, non vota per Berlusconi ne’ per Bossi. Vota contro di voi. Forse non lo avete ancora capito, ma non e’ un SI a berlusconi, e’ un NO a voi. 

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