Il deserto avanza.

Di Levoivoddin aka Uriel Fanelli, 10 febbraio 2003

Una delle peculiarita’ della rivoluzione industriale fu la capacita’ di produrre beni ad un costo inferiore del corrispondente artigianale , a parita’ di qualita’. Questo fece si’ che l’industria conquistasse ogni possibile spazio, togliendolo al mondo artigianale.La fase nella quale siamo entrati, invece, vede il fenomeno inverso: sul prodotto industriale e’ investito un tale valore strutturale (ovvero una tale quantita’ di spese per sostenere il mastodonte che lo produce, prima tra tutte il marketing) che il prodotto industriale viene a costare PIU’ del corrispondente artigianale, con una qualita’ PEGGIORE del prodotto.Ora, ci si dovrebbe chiedere a cosa possa portare questo fenomeno. La risposta e’ semplice: desertificazione dell’industria.L’antirivoluzione industriale.Facciamo un’esempio: ho acquistato da una signora che fa la magliaia un maglione di lana. Molto bello, tra parentesi. La sua qualita’ e’ immensamente superiore alla schifezza con tanto di firma che posso comprare in qualsiasi negozio. Potrei fare nomi, nomi qualsiasi. Come si chiama il vostro stilista? Alemanzo Alessandroni, diciamo. Bene, la roba che comprate da quel tizio li’ costa il doppio e  vale la meta’ di un qualsiasi vestito fatto da un qualsiasi sarto di paese. Alemanzo Alessandroni si fara’ spese folli in pubblicita’, si manterra’ modelle , ballerini e puttane per spingere il prodotto, tagliando spese sulla produzione e peggiorando il prodotto stesso. Certo, con il mio maglione non posso sfrecciare per le strade del bronx con lo skateboard  saltando le automobili, spaventando i passanti mentre suono la chitarra elettrica. Diciamo che sopravvivero’ a tale gravissima mancanza. Nella mia ingenuita’ credevo che un maglione servisse a riscaldare ignorando le complesse esigenze aereodinamiche della vita nei ghetti americani. Come reagisce a questo il mondo del marketing? Come a Costantinopoli con le truppe di Mohammed II alle porte.

Coltivando illusioni.

L’illusione patetica del mondo del Brand e’ che si, e’ vero, il prodotto artigianale costa meno perche’ non deve mantenere una pletora di ragioneri d’alto bordo, ma la persona media tanto non sa farsi un maglione coi ferri. Dunque, anche se il prezzo di un maglione SCHIFOSO doppia quello di un’ottimo maglione di ottima lana, non ci sara’ piu’ la signora che ci fa il maglione. Si illudono di avere il monopolio dei mezzi di produzione. Questi signori pero’ dimenticano una cosa: il mercato. Il mercato e’ uno strano meccanismo evolutivo nel quale la funzione crea l’organo. Facciamo due conti. Vostra moglie lavora? Quanto guadagna? Mettiamo che stia sui molto comuni 1000 euro/mese di tantissime famiglie. Adesso supponiamo che per ipotesi si metta a fare maglioni diciamo mezza giornata. Cioe’ si faccia un part time anziche’ un lavoro a tempo pieno, e dedichi il resto a fare altro. Innanzitutto, con un part time potrebbe anche tenere a casa i bimbi cosa che di per se’ e’ una bella spesa in meno.MA questo non puo’ essere dato per scontato dunque per ora soprassediamo. Poi supponiamo che si metta a fare maglioni. Deve recuperare circa 500 euro/mese facendo maglioni. Ha a disposizione 80 ore al mese. Cioe’, deve produrre maglioni per circa 6 euro all’ora allo scopo di reintegrare la perdita finanziaria. Interessante. Questa signora potrebbe restare seduta sul divano di casa a sferruzzare mezza giornata al giorno, risparmiando stress, potendo cucinare degnamente, potendo risparmiare su tutto cio’ che puo’ farsi da sola anziche’ comprare gia’ fatto. Questa non e’ una considerazione moralistica.E’ il preludio di una catastrofe economica ed industriale. O forse semplicemente di una rivoluzione. La storia non si e’ fermata, suppongo. Ho avuto la scelta di lavorare anche il sabato o meno. L’alternativa e’ quella di stare a casa e badare all’orto. Calcolando quanto avrei guadagnato di straordinari e quanto costano gli ortaggi, avrei dovuto lavorare anche di notte in azienda per ripagarmi quanto il mio orto e’ capace di produrmi se gli dedico il sabato. Un paradosso economico pazzesco: mi conviene stare a casa a badare all’orto. Ma c’e’ di piu’. Avete notato quanto costa il pane? Bene, usando uno stupido forno a legna che mi sono fatto, e facendo del pane “pugliese”, di fatto ogni ora che passo a fare pane mi rende 130 euro. Quanta gente guadagna piu’ di 130 euro/ora? Una semplice simulazione mi mostra che sostanzialmente tenendo un’orto intorno ai 150 metri quadri, facendomi il pane in casa, piantando una trentina di alberi da frutto accuratamente seguiti, al 70% dei lavoratori non conviene lavorare piu’ di un part-time. E sono stato generoso perche’ ho escluso dalla simulazione il costo di bambini da portare all’asilo (non ne ho), che rimanendo a casa risparmierei almeno in parte. Dico risparmierei immedesimandomi in una persona comune che fa questa scelta. Ora, il problema non si pone tanto sulla capacita’ del singolo di fare una scelta cosi’ estrema. Si pone nella direzione dell’intera societa’ : che tipo di espansione industriale ci si aspetta da una societa’ dove NON lavorare e’ una scelta ECONOMICAMENTE vantaggiosa? Gli economisti pensano che lo sviluppo industriale avvenga in ragione della quantita’ di risorse MATERIALI che si investono nello sviluppo. Si ostinano ad ognorare il fattore “risorsa umana”. Pensano che alla fine l’intervento umano nell’economia sia limitato ad un modello di semplice “do ut des”, nel quale si forniscono le medesime prestazioni al medesimo costo, indipendentemente da quanto sia socialmente ed economicamente vantaggioso farlo. Il fenomeno cui stiamo andando incontro invece si esprime in questi termini: quale sara’ l’apporto EFFETTIVO, la motivazione della persona, quando la persona stessa prima o poi si accorge che le converrebbe NON lavorare? Chiunque abbia lavorato sa che il “sistema” va avanti quando TUTTI fanno non “quello che devono fare”, ma “un po di piu’”. Non basta rispettare le consegne, ma bisogna anche tirare fuori qualcosa di proprio, di creativo, di interattivo, di relazionale agli altri, perche’ il sistema funzioni. Perche’ la baracca vada avanti non basta il 100%, ci vuole il 101%. Cosa succede all’economia quando nessuno si sente nel dovere di farlo per il semplice motivo che NON CONVIENE farlo? Quando quell’ 1% in piu’ conviene dedicarlo ad uno stupido ORTO? Sul lavoro, incrementando del 10% le ore, ottenete pochi euro. Con 4 pre al mese spese a farvi il pane, si guadagnano piu’ soldi! Pazzesco: che senso ha allora dare di piu’? Ma specialmente, stanno arrivanto immigrati. Queste persone sanno fare cose “desuete” quali il cucito e taglio, il calzolaio, il fabbro, eccetera. Quanto ci metteranno ad accorgersi che “aprendo un buco” in una cittadina media, uno che fa scarpe su misura devasta il mondo dei grandi marchi? Nessun marchio griffato vi fa le scarpe su misura. Nessuna scarpa per quanto griffata e costosa sara’ mai piu’ comoda di quella che vi fa un calzolaio prendendo la misura del piede. No way, non c’e’ verso, e nessuna obsolescenza pianificata potra’ rimediare al gap ENORME di qualita’ che si e’ venuto a stabilire. Siamo sull’orlo di una rivoluzione, di una rivoluzione artigianale. Le alte tecnologie, una volta monopolio dell’industria, sono disponibili oggi anche al piccolo laboratorio artigianale. Che pero’ ha una risorsa che l’industria non ha. La creativita’ e il contatto diretto col cliente. La rivoluzione industriale e’ arrivata alla fine. Li vedremo cadere uno ad uno.Da un lato  perche’ il prodotto industriale e’ piu’ costoso e scadente di quello artigianale, e dall’altro perche’  le cosiddette “maestranze” di  metterci piu’ impegno non ne vogliono sapere. Il conto alla rovescia e’ iniziato.   Stiamo venendo a prendervi. Auuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!

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