Il delirio attorno alla democrazia.

Basta mettere piede in Italia due giorni per trovarsi ingolfati in discussioni sulla politica. Trattandosi di campagna elettorale, si tratta del solito delirio. Sembra che gli italiani mantengano un minimo -dico, un minimo- di logica quando non c’e’ una campagna elettorale in corso, ma per un qualche motivo perdano anche le ultime fondamenta di logica e si abbassino cosi’ a livello pseudoanimale.

Il primo delirio e’ quello di Bersani. Il quale dice che occorre fare in modo che un partito che ha il 35% possa governare, dal momento che e’ prevedibile una frammentazione notevole del sistema politico. E questa cosa, a quanto pare, si direbbe urgente perche’ altrimenti “rischia di governare Grillo”.
La prima cosa che potrei far notare come fallata in questo discorso e’ che anche Grillo, in teoria, potrebbe arrivare al 35%. Il che significa , dandogli il premio di maggioranza, di aiutarlo a governare. Ma, pensa Bersani , anche il PD raggiungera’ il 35%. E quindi si apre una catastrofe logica: che succede se DUE partiti arrivano al 35%, con una legge che impone di dare ai partiti che superano il 35% un 10% in piu’ di premio? In teoria si dovrebbe dare il premio a quello piu’ grosso che superi il 35%, e siccome 2×35 = 70, si da il caso che possano essere due.

Per un qualche motivo, pero’, Bersani crede di essere l’unico 35% che merita di ricevere il premio, e non si capisce per quale motivo il presidente dovrebbe scegliere proprio il PD, nel caso in cui grillo faccia un bel 35.1%.
Ora, costruire un sistema elettorale ad hoc per impedire ad un partito -dopo averlo delegittimato come di consueto nella tradizione del PD- e’ gia’ un’attivita’ stupida e inutile, ma questa volta Bersani ci sta aggiungendo un elemento di stupidita’ enorme, nonche’ una strana regola.
Vedete, il 35% nel 100% ci sta quasi tre volte. Dico “quasi” perche’ ovviamente tre volte 35 fa 105, e quindi sono quasi tre parti perfette. Ma dire che basta ad un solo partito arrivare al 35% per governare e’ come dire che “ognuno dei miei elettori ne vale due degli altri”. Sappiamo bene che in fondo e’ questo che si pensa nel PD sin dagli inizi, ma se il tuo partito arriva al 35% , devi solo allearti con qualcuno e fare un governo, COME SI FA IN TUTTI I PAESI CIVILI DEL MONDO.
Non riesci? Hai solo alleati farlocchi? Bene: allora prendi il 51% da solo. Ma far partire dal 35% dei voti un premio elettorale che consenta digovernare e’ ridicolo: significa dire che un elettore su tre fa la maggioranza. Qualsiasi cosa sia, non si chiama piu’ “democrazia”.
Ora, uno puo’ essere d’accordo con Grillo o meno -io non lo sono- ma cambiare la legge elettorale al solo scopo di far vincere uno dei partiti che la cambiano e salvare la coda agli altri e’ qualcosa che, semmai ce ne fosse bisogno, rischia di portare Grillo BEN OLTRE il 35%.
Peraltro non offre alcuna garanzia ne’ di unicita’ (Grillo potrebbe anche passare il 35% a sua volta), ne’ garanzie di governabilita’. Il PD ha, per forza di cose, un’anima di lotta e una di governo. E’ un partito che ha passato all’opposizione quarant’anni. In che modo resisterebbe quando arrivi in parlamento un partito come l’ M5S, che fa quella che definirei “opposizione isterica”, non e’ molto chiaro: la verita’ e’ che per non essere superati all’opposizione si frantumerebbero. Come dice Renzi: “se quelle cose le dicessimo noi….”
Anche riguardo alla delegittimazione dell’ M5S, per un qualche motivo gli avversari hanno smesso di praticare l’unica strada sensata -colpire Casaleggio- e stanno cercando di fare un’operazione suicida, cioe’ la delgittimazione politica, sfruttando il presunto “animo tirannico” di Grillo.
Si sta esaltando enormemente il fatto che Grillo abbia espulso persone che andavano in TV dopo averlo vietato, si sta esaltando il fatto che abbia espulso Tavolazzi , ma c’e’ un piccolo problema. Che questo tipo di assalto RAFFORZA Grillo anziche’ indebolirlo.
Innanzitutto, dipingerlo come un capo forte , un elemento alfa, attirera’ su di lui una enorme quantita’ di elementi beta in cerca di un capo. Del resto, la costituzione psicologica del grillino e’ quello di essere un elemento beta. Un elemento alfa non starebbe fermo sul retro del palco per due ore mentre parla Grillo.
Inoltre, un elemento alfa, anche tirannico, attierera’ una quantita’ enorme di femmine di ogni genere nel gruppo. L’alta percentuale di femmine nell’ M5S e’ gia’ visibile.
Infine, un elemento alfa che fa ridere e’ semplicemente , per quanto tirannico, il perfetto, assoluto tipo di elemento alfa desiderabile. Lo abbiamo gia’ visto con il Berlusconi semper ridens, e adesso lo stanno replicando con Grillo. Per la serie: ai comunisti e’ piu’ facile far entrare qualcosa in culo che in testa. Non-imparano-mai-dagli-errori.
Anche scendendo nel merito, non funziona con l’elettore. Per capire come funzioni bisogna capire come abbia funzionato in Italia il meccanismo del “nuovo che avanza”, e in che modo Grillo si stia -apparentemente- sottraendo a questa maledizione. Facciamo un disegnino:
Il meccanismo del nuovo che avanza, in Italia, ha funzionato cosi’: immaginate che un ingranaggio sia il sistema economico ed uno il sistema politico. Nel suo evolvere , il sistema politico espone un nuovo “dente” dell’ingranaggio: diciamo che da Mario Rossi si passa a Antonio Russo. A quel punto, il sistema economico passa da Pino Cestari a Maria Bianchi.
Il risultato e’ che, pur rimanendo ferme i gruppi di potere, cioe’ rimanendo gli stessi ingranaggi, poiche’ la politica nota solo I DENTI degli ingranaggi al lavoro, per la gente si e’ passati da Mario Rossi ad Antonio Russo in politica, a cui e’ corrisposto un cambiamento apparente , un rinnovamento, anche sul mondo economico, che e’ passato da Pino Cestari a Maria Bianchi.
Si tratta, cioe’, di un sistema nel quale la politica SEMBRA cambiare offrendo un “nuovo che avanza”, il quale espone uomini nuovi in azione per conto del vecchio sistema politico. D’altro canto, per evitare di mostrare i nuovi uomini di politica “ammanicati” con i vecchi ricconi, anche il sistema economico ruota coerentemente, esponendo a sua volta nuovi volti.
La cosa che nessuno nota e’ come i “nuovi volti” del sistema economico e quelli del sistema politico si incastrino senza soluzione di continuita’, perche’ tutti sono piu’ occupati a sapere il nome del dente degli ingranaggi, anziche’ osservare che gli ingranaggi sono gli stessi, e ruotano sempre attorno agli stessi perni.
Ora, questo meccanismo richiede che OGNI nuovo partito che nasce “imbarchi” dei volti poco conosciuti dei VECCHI partiti, e che ogni nuovo organigramma che parte come reazione “imbarchi” a bordo volti poco conosciuti del VECCHIO sistema economico.
In definitiva, il nuovo che avanza in Italia non e’ altro che una NUOVA BARCA i cui passeggeri sono semplicemente I passeggeri MENO NOTI della vecchia barca.
Quando nasce l’ M5S, a Ferrara c’e’ un tizio. Si Chiama Valentino Tavolazzi e viene dall’area comunista, con la quale apparentemente convive http://www.progettoperferrara.org/wp-content/uploads/2009/01/curriculum-vitae-valentino.pdf  piuttosto bene almeno sin al 1997, pur essendo un emerito sconosciuto ai piu’. (almeno su scala nazionale).
Ora, “guarda caso” Tavolazzi si trova, per il principio degli ingranaggi, proprio nell’ M5S. Questo realizza, per caso o meno (1) , il meccanismo di cui sopra: il “nuovo che avanza” tenta di imbarcare un elemento poco noto del vecchio sistema politico.
E’ impossibile sapere se questo sia casuale o se sia una strategia molto in voga in Emilia (2), ma il punto e’ che questo meccanismo ricalca -alla perfezione- il meccanismo gattopardesco dei due ingranaggi, come li ho descritti sopra: quando nasce un nuovo partito, ci salgono sopra elementi meno noti dei vecchi partiti.
Qual’e’ il punto? Il punto e’ che di “nuovo che avanza” gli italiani hanno piene le palle, e ne hanno piene le palle proprio perche’ in passato, ogni “nuovo che avanza” e’ stato solo il nome di una nuova barca che salpava piena dei vecchi passeggeri.
Nel momento in cui Grillo dice a Tavolazzi:  “no, tu no” , lo si potra’ anche accusare di dispotismo , di autoritarismo o quant’altro, ma apparira’ sempre come uno che sta impedendo agli elementi meno noti del VECCHIO sistema di salire sulla nuova barca.
Per chi e’ stufo di nuove barche che salpano piene di vecchi equipaggi, Grillo appare non solo giusto, ma severo con una forza benefica. Dura lex, sed lex.
Sottolineare in continuazione che Grillo NON VUOLE che i suoi finiscano nello stesso serraglio televisivo di Bruno Vespa, che caccia chi usa i vecchi mass media al vecchio modo (Bruno Vespa conduceva trasmissioni politiche per la Democrazia Brontosana gia’ nel Triassico) , non appare un’ingiustizia: al contrario, i “nuovi partiti” che si incastrano nei vecchi denti dell’ingranaggio , andando dai sodali del vecchio sistema come Vespa, prestandosi alla vecchia TV, appaiono nuovi passeggeri per una vecchia nave, oppure vecchi passeggeri di una nuova nave: in entrambi i casi, la continuita’ televisiva viene letta come continuita’ politica.
Chi frequenta i programmi dello stesso sistema viene letto come un elemento funzionale o metabolico al vecchio sistema, e chi continua ad usare gli stessi media con gli stessi giornalisti appare parte del sistema che ha messo in piedi quei media e ha messo al loro posto quei giornalisti.
Cosi’, evidenziare come Grillo sia allergico a quei media, che sono ormai associati ai partiti, significa solo evidenziare come Grillo sia allergico a quei partiti. A Ferrara si dice “invitare l’oca a bere”.
Nessuno di questi stratagemmi funzionera’ o indebolira’ Grillo. Tavolazzi che viene tenuto fuori, insieme a tutti gli espulsi per essere andati in TV, forniscono a Grillo una patente di severa verginita’ che puo’ solo fargli prendere piu’ voti. E con piu’ severita’ Grillo epurera’, piu’ seriamente verra’ preso dagli elettori.
Un ultimo meccanismo che non si vuole capire della TV, e che Grillo invece ha capito, e’ che se in TUTTE le trasmissioni politiche appaiono sempre tutti i partiti e tutti insieme,  dal momento che il format e’ unificatore, appaiono TUTTI come parte DELLO STESSO FORMAT.
Il che significa, essenzialmente, che non esistendo nel mondo televisivo il concetto di “partito”, ma solo quello di format, di fatto i protagonisti della politica, nel loro apparire insieme nei programmi televisivi, possono litigare quanto vogliono, ma sono PROTAGONISTI dello stesso format. E’ come il Grande Fratello: possono essere diversi quanto volete, litigare quando volete, ma ve li ritroverete TUTTI descritti come “tizio del grande fratello”. La TV ha il format, ma non ha i partiti.
L’intuizione di Grillo, quindi, e’ corretta: se prendono parte alle stesse trasmissioni , i politici dell’ M5S diventeranno protagonisti dello stesso format, e nel mondo televisivo il format appiattisce ed accomuna i partiti.
E’ facile dedurre, quindi, quanto il divieto di partecipare alle stesse trasmissioni TV abbia potere, e quanto Grillo ci tenga, e specialmente QUANTO PAGHI in termini elettorali.
Dal punto di vista dell’elettore, l’assenza dell’ M5S dai format televisivi degli altri partiti e’ un marchio di diversita’, un motivo per credere alla diversita’ di Grillo. E quindi, FAR NOTARE quanto FORTE sia il divieto di partecipare al format non fara’ altro che far notare QUANTO FORTE sia la differenza tra Grillo e gli altri.
Cosi’, oggi come oggi, gli oppositori di Grillo lo stanno rafforzando.
E se Bersani si illude di avere prenotato la carrozza del 35% tutta per se’, sarebbe meglio uscisse in fretta dal LOFT e tentasse di capire cosa succede: tutti, ma proprio tutti, si stanno comportando in modo da aiutare Grillo a raggiungere proprio quel 35%.
A cui Bersani vuole aggiungere un 10% di premio.
Che dire? Quello che ho sempre detto: sotto elezioni, gli italiani -tutti- perdono il lume della ragione.
Uriel
(1) Io non credo nelle coincidenze. Trenitalia nemmeno. Quindi, se sbaglio io sbaglia Trenitalia.
(2) Attorno al 1945, quando in famiglia c’erano due figli, uno stava coi fascisti ed uno coi partigiani. Tanto per stare al sicuro, chiunque vincesse.

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