Il caso Bologna e l’ordine pubblico

Come persona che vive a Bologna (anche se ci passo poco tempo), e che ci ha vissuto un decennio prima di spostarsi nella fascia montana bolognese,
credo sia giusto spendere due paroline su quanto sta succedendo in questi giorni. Non c’e’ dubbio che sui giornali si stia parlando di “caso Bologna”.

Allora, tutto quanto sta accadendo NON ha iniziato ad accadere oggi.
Per spiegarlo occorre un pelino di Background circa la storia urbana di Bologna.

Prima cosa: la crescita della citta’.

Sebbene il bolognese non lo ammettera’ mai, Bologna e’ in una fase di enorme espansione. Non e’ piu’ il vecchio paesone, non e’ piu’ la cittadina , non e’ piu’ la famigliola di persone che si spartivano la torta tra loro. La congiuntura storica mette Bologna al centro di tutte le ferrovie d’Italia, al centro di tutte le autostrade, le da’ una pubblica amministrazione efficente e una universita’ di buona qualita’. Le da’ una storia di commerci con l’est europa importante, e un aereoporto piuttosto
efficente.

Risultato: il trend storico e’ quello di una citta’ in crescita commerciale. entro una ventina d’anni sara’ una piccola Milano, probabilmente.

Seconda cosa: lo spopolamento della fascia giovanile.

Una pazzesca speculazione edilizia, che ha fatto levitare i prezzi a dismisura, ha portato le famiglie giovani delle fasce medi-basse a cercare
casa nelle fasce montane e premontane. A questo spopolamento si e’ “rimediato” con una politica di immigrazione. Dove una famiglia NON poteva
pagare 1200 euri per un appartamento, c’erano 12 extracomunitari che pagavano 100 sacchi a testa per dormire sul pavimento. Salvo il portafogli
del padrone, devastato il rapporto abitante/territorio.

Un cambiamento di linea politica, iniziato con Vitali, il peggior sindaco che la citta’ e qualsiasi citta’ italiana abbia mai conosciuto, il classico esempio di filogallipolese “so tutto io sono troppo figo voi siete troppo stupidi per capire quanto di sinistra sia fare le cose di destra”. Ha seguito una ipocritissima politica dell’ “avanti che c’e’ posto”, su pressioni di alcune cooperative rosse abbisognanti di manodopera a basso costo. In definitiva, per far contenti i soliti costruttori edili, e la
solita cooperativa di facchini, hanno fatto accedere quasi 30.000 persone senza che a Bologna ci fossero le risorse per mantenerli. E sia chiaro: la
scelta era proprio questa: se a Bologna ci fosse stato il lavoro, farli entrare non sarebbe servito a nulla. Farne entrare TROPPI, invece, ha fatto
si’ che oggi una persona in alcune fasce di lavoro non trovi nulla, per via dell’offerta misera. Hanno fatto apposta a far abbassare il costo del
lavoro, detto come va detto.

Il risultato e’ stato un aumento della criminalita’.
C’e’ poco da fare, nel caso di Bologna il rapporto tra immigrazione e criminalita’ e’ piu’ che evidente. Quando arrivai, nel 1989, una donna poteva venire a studiare a casa mia, ripartire alle 3 di notte e tornare da sola, dall’altra parte della citta’. Era sicuramente la citta’ MENO criminale d’italia.

Oggi e’ come il resto del paese. Se affermiamo che la colpa NON sia di chi e’ venuto da fuori, dovremmo peer forza ipotizzare SCONVOLGIMENTI nel
tessuto sociale e culturale. Se una citta’ diviene l’opposto di quel che era, mi aspetto che la sua cultura e la sua societa’ siano almeno sconvolte
rispetto a prima.

NON e’ successo. Il cittadino bolognese e’ ancora quello, semmai e’ ancora piu’ conservatore perche’ i giovani se ne sono semmai andati. La cultura cittadina e’ rimasta immutata, almeno per la parte italiana.

Non si scappa: la criminalita’ e’ aumentata perche’ sono arrivati gli extracomunitari. Ne sono stati fatti arrivare troppi, per fare un favore alle solite coop alla ricerca di manodopera a migliori condizioni. Viste le condizioni di lavoro di quelle coop (costruzioni edili, traslochi e logistica, allestimenti fieristici),ormai i bolognesi ci andavano a lavorare solo a caro prezzo. Oggi hanno manodopera a 600 euri/mese, che fa pure a pugni per lavorare.

Problema: una citta’ di 370.000 abitanti, piu’ 90.000 studenti, puo’ accogliere facilmente altri 30.000 personaggi?

Certo. Se ne paga le conseguenze, cioe’ la criminalita’. Con questo non voglio fare del razzismo leghista, ma solo dire che un’operazione sull’umanita’ condotta male produce eventi umani negativi.

E’ stata condotta male per due ragioni:

-Radical-chicness
-Idologismo.

Il bolognese del periodo buono era un buonista. Arrivavano? Facciamoli entrare.
Il politico bolognese era , come Vitali, ideologico. E’ di moda fare cosi’? E’ moderno e al passo coi tempi? Facciamolo.

Come se non bastasse , si sono susseguiti diversi atteggiamenti ideologici, nel gestire il problema.

I primi anni, la reazione e’ stata:

“Bologna e’ il fiore all’occhiello del mondo rosso, chi ne parla male e’ un fascista che vuole screditare il partito. E’ colpa delle destre e della loro propaganda.. Il problema di ordine pubblico non esiste.” Celebre la frase “Bologna non e’ Catania”.

Quando il problema e’ stato evidente, si e’ passati alla seconda tesi ideologica:

“Bologna ha un problema di ordine pubblico, ma gli extracomunitari e gli immigrati non c’entrano. Il problema nasce dai giovani studenti borghesi
e dai fascisti annoiati. E’ colpa delle destre.”

Quando poi , dopo ancora un paio di anni, e’ stato chiaro che il problema di ordine pubblico c’era e veniva proprio dagli immigrati, si e’ passati alla terza tesi ideologica:

“Il problema di ordine pubblico esiste e viene dagli extracomunitari. E’ dovuto pero’ al fatto che la destra e i fascisti con il loro razzismo non
li lasciano integrare. Gli extracomunitari diventano cattivi per colpa del razzismo che li emargina. E’ colpa delle destre e della loro propaganda”.

In pratica, la conclusione della giunta vitali era “se stuprano le donne e’ perche’ vengono accolti con razzismo. Quando vedete un negro dategliela, e lui non vi strupra”. Certo veniva pronunciata in maniera diversa, ma il concetto era questo. Siccome non possono comprare un’auto, rubano l’auto. Dategli la vostra, e non ruberanno piu’.

Dopo 10 anni di inetta giunta Vitali, ando’ al potere Giazzaloca. Il quale affronto’ il problema con una tesi altrettanto ideologica: i cittadini hanno un senso di pericolo del tutto estetico. Se il cittadino vede il vigile di quartiere e non vede piu’ extracomunitari per le strade, si sentira’ al sicuro. Il problema e’ estetico, il problema dei neri e’ che sono diversi da noi e la gente lo nota.”

Le zone critiche di bologna subirono un maquillage, vennero sgombrati e rimossi tutti quegli ostacoli estetici alla alla icurezza, o meglio alla
percezione della sicurezza. Con il risultato di un centro storico di fighetti (zanarini) dove trovate extracomunitari ricchi che hanno il negozio di articoli etnici, negozi molto chiccosi a prezzi inarrivabili, e delle periferie problematiche.

In particolare si sono create delle baraccopoli, nei vari boschi alla periferia e lungo il fiume reno. Villaggi di capanne di rottami e lamiere, abitati quasi essenzialmente da rumeni, anche a pochi passi da vie chic di bologna. Lo stupro della 15 enne e’ un esempio: via saragozza, giardini spada, zona chic di bologna, con un bosco pedecollinare abitato da un villaggio nascosto di rumeni.

Adesso e’ arrivato Cofferati, il quale sta affrontando la cosa con un altro teorema ideologico:

“Non e’ vero quanto dicono le destre che il nostro permissivismo e’ alla base dei disastri. Noi siamo rigidi ed intolleranti quanto i Nipotini di Stalin possono esserlo, e saremo durissimi con queste sacche di illegalita’”.

Ovviamente, il risultato e’ che 30.000 persone sono arrivate , hanno scoperto di essere stati importati come schiavi, hanno scoperto di non potersi lamentare perche’ nelle coop (Ansaloni, Pentagruppo, Saragozza, Manutencoop, etc etc) i contratti non sono da dipendente ma da “socio lavoratore”, cioe’ nessuna mutua, nessuna garanzia, eccetera. Si sono poi visti cacciare dalle zone abitate, e sono finiti nelle baracche. Che genere di popolazione si credeva di ottenere? Una popolazione di banchieri? Di Architetti?

Sul piano razionale, si e’ trattato di un trapianto che non andava fatto.

Per prima cosa, la scusa del “fanno i lavori che non vuole fare piu’ nessuno” e’ un eufemismo che non incanta nessuno. La gente non fa quei lavori perche’ sono lavori POVERI. Chi ha importato a Bologna 30.000 persone SAPEVA che stava creando una sacca di poverta’. SAPEVA che avrebbero fatto una vita di merda dentro le varie coop, quando fortunati. E dire “fanno i lavori che nessuno vuole fare” non significa altro che “fanno la vita di merda che nessuno vuole fare”, e “vivono in condizioni economiche nelle quali nessuno vorrebbe vivere”.

L’atteggiamento ideologico che ha seguito l’operazione e’ stato ancora peggiore. Era EVIDENTE che una citta’ sino a quel momento sanissima NON
poteva aver prodotto tutto quel crimine da se’. Per trasformare Bologna in un Bronx si sarebbe dovuto sravolgere il tessuto sociale e culturale della
citta’, cosa che non e’ avvenuta. Era evidente SIN DA SUBITO che il problema venisse da fuori. La risposta all’analisi del problema poteva sembrare
razzista, ma era CORRETTA.

Correggere immediatamente sarebbe stato piu’ razionale.

      Affermare che questi signori stuprino perche’ non si sentono integrati e’ ridicolo. La cultura che porta un uomo a stuprare e’ tale per cui non e’ semplicemente possibile integrarlo in una societa’ occidentale. L’uomo che stupra e’ da solo. Che sia italiano o straniero, per la semplice ragione che e’ semplicemente inintegrabile. Il delinquente e’, per background culturale, inintegrabile. Chi non ha nel proprio background culturale il rispetto per la persona altrui e per le sue cose, non e’ integrabile, sia straniero o meno.

Dire che lo straniero e’ delinquente perche’ non si integra e’ invertire cause ed effetti: la realta’ e’ che lo straniero delinquente non si integra perche’ ha la subcultura criminale del delinquente, come giustamente fa notare Sutherland.

Dire che l’insicurezza sia una senzazione che proviene dall’estetica, come fece la destra, e’ stupido: il fatto che ci sia il poliziotto di quartiere non implica proprio nulla. La gente lo vede e si sente piu’ sicura. Ma se il poliziotto di quartiere e’ un essere umano privo di superpoteri, in una citta’ puo’ fare poco e niente, non appena le strade di spopolano e deve perlustrarle senza l’aiuto della gente. Arrestare il criminale e’ burocrazia. Si parla di ordine quando la gente chiama la
polizia. Se le strade sono deserte dopo una certa ora, l’agente non serve a nulla.

E’ altrettanto ideologica la tesi di Cofferati. Il fatto che l’estrema sinistra simpatizzi con gli immigrati e’ irrilevante. Lo sgombero dei centri sociali non fa scomparire le persone che ci stanno dentro. Le quali NON delinquono nel centro sociale. Serve solo a dare un messaggio elettorale: anche la sinistra ha il manganello. Guardate quanto e’ bello il manganello di sinistra.

Ma anche questo e’ irrilevante sul piano dell’ordine pubblico. La polizia puo’ mantenere l’ordine, non produrlo. A produrlo e’ la societa’. Se la societa’, la politica e l’economia decidono di introdurre 30.000 POVERI in una citta’, devono fare i conti con una citta’ che si trovera’ con un 7.5% di popolazione povera in piu’.

L’errore e’ stato proprio questo: far arrivare 30.000 persone sapendo che dietro “vengono afare i lavori che nessuno di noi vuole fare” si nasconde la pura verita’: “vengono ad essere poveri come nessuno di noi vuole essere”.

Disordine mentale, confusione morale.

L’ordine pubblico e’ un sintomo

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