Il carabiniere fantasma.

Nel marasma ideologico che il post sulla Thyssen ha causato, e’ emersa pienamente la contraddizione insita in una stravagante idea di “liberismo”, che e’ diventato l’analogo della parola “deregulation”. Credo che in Italia sia necessario capire che vi sono degli spartiacque chiari riguardanti la differenza tra liberta’ e l’assenza del governo.
Credo che sul piano teorico tutto si riassuma in una domanda: “se e’ dimostrato matematicamente che NON esiste nel libero mercato alcuna mano invisibile, come mai tale mano invisibile e’ sembrata esistere sino ad ora?”.

 

Il punto non e’ banale, dal momento che in ultima analisi e’ vero che le dimostrazioni di Arrow e Sen eliminano ogni dubbio circa il fatto che il liberismo in se’ sia una teoria matematicamente sbagliata, ma rimane da chiedersi come mai tali teorie siano sembrate, anche sul piano della realta’ misurabile, una buona approssimazione della realta’.

 

Quando si discute dei modelli della realta’, e dei relativi errori, bisogna sempre fare attenzione. Per esempio, prima della termodinamica si credeva nel “flogisto”. Il flogisto era un fluido contenuto (in qualche misura) nei corpi, il quale poteva essere liberato in diversi modi. Strofinando due corpi, per esempio, si riteneva che lo strofinio facesse uscire del flogisto per “spremitura”, analogamente a quanto accadeva che so io con le olive, da cui il calore dello sfregamento. Questo spiegava , essenzialmente, tutti i fenomeni osservabili: a patto di assumere che la “spremitura” della materia facesse uscire il flogisto si spiegavano quasi tutti i fenomeni di conversione meccanica noti ai tempi (che so io, trapanando un pezzo di ferro il truciolo e’ bollente), e aggiungendo l’assunzione che la combustione liberasse flogisto perche’ era una reazione chimica distruttiva della materia, tutto quadrava.

 

“Tutto quadrava” significa semplicemente che spiegava tutte le applicazioni del momento. L’assunzione galileiaia secondo la quale una teoria scientifica e’ tale se e quanto verificata sperimentalmente ha , nel campo delle tecnologie, un piccolo problema: la possibilita’ di fare esperimenti o di osservare fenomeni e’ legata alla tecnologia stessa.

 

Quando nacque la teoria del flogisto non c’era alcun modo di realizzare trasformazioni gassose quasi adiabatiche e/o di misurare davvero la temperatura dei gas. Il risultato era che una contraddizione di questa teoria (per esempio i fenomeni di compressione dei gas o di espansione) mediante misura di casi in cui il “flogisto” avrebbe dovuto fuggire o entrare ma non lo faceva , era impossibile.

 

Non venivano, cioe’, osservati i fenomeni fisici che potevano contraddire la teoria per la semplice ragione che la tecnologia non metteva i fisici nelle condizioni di contraddirla sperimentalmente. E cosi’, la teoria del flogisto funzionava perche’ “spiegava tutti i fenomeni NOTI“.

 

In generale, quindi, il principio galileiano e’ ottimo se lavoriamo essenzialmente su fenomeni naturali, come il fulmine o il fuoco, dei quali abbiamo relativa abbondanza e facilita’ di osservazione. Quando l’esperimento o l’osservazione riguardano fenomeni rari o difficili da ottenere , puo’ succedere (ed e’ la maggior parte dei casi) che una teoria scientifica sia incompleta.

 

Quando ci chiediamo “ma come facevano i fisici del 600 a credere al flogisto”, quindi, la risposta non deve necessariamente essere “erano in preda a superstizioni” o “erano stupidi”, ma puo’ essere semplicemente “quella teoria, per la gamma di fenomeni osservabili – a priori o in laboratorio – spiegava effettivamente le cose”.

 

Se pensiamo che l’economia e’ una scienza MENO di quanto lo fosse la fisica ai tempi del flogisto (1), capiamo subito che dobbiamo chiederci “ma se l’intero impianto logico del liberismo e’ completamente sbagliato, come mai sinora ha approssimato bene tutti i fenomeni economici che conosciamo?“.

 

La risposta essenziale e’ molto semplice, di per se’:  “perche’ sinora c’erano due autorita’ molto forti sul mercato, una di tipo statuale e una di tipo etico, che ne falsavano completamente i presupposti. Ovvero, non abbiamo mai (neanche nei famosi USA) visto alcun liberismo prima di questi anni”.

 

Sebbene ci si raccontino molte palle di quanto gli stati mercantili NON intervenissero sul mercato, la mia personale opinione e’ che sarebbe ora di andare a verificare come stessero veramente le cose. Innanzitutto, che cazzo e’ “mercato”?

 

Voglio dire, un paese il cui governo guida un’espansione territoriale e la coloniazzazione di un’area grande il 50% della nazione, come facevano gli usa nel periodo del “far west”, sta o no agendo sul mercato? In teoria non sta entrando direttamente nel mercato in se’ e per se’, ma se decidiamo che abbiamo raddoppiato le risorse naturali ed espanso il territorio (con l’impatto che questo ha sull’immobiliare) del 100%, forse affermare che il governo americano “non intervenga sul mercato” ha poco senso.

 

Lo stesso dicasi per le grandi nazioni mercantili. Certo, come no: l’inghilterra era un paese mercantile con grandi livelli di liberta’ di mercato. Avere il 45% del territorio mondiale sotto il controllo di entita’ come la compagnia delle Indie e’ un “intervento sul mercato” o no?

 

Cosi’, il primo punto di una simile analisi e’ di considerare che quanto viene normalmente definito “mercato”. Se quando diciamo che il sistema liberista non interviene sul mercato intendiamo che non disturbava questi signori:

 

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Wall Street nel 1800 circa.

 

probabilmente diciamo il vero. Se pero’ affermiamo che le azioni del governo di per se’ non cambiassero il rapporto tra domanda ed offerta , le cose stanno MOLTO diversamente.

 

Cosi’, il primo problema e’ quello di capire che la teoria liberista e’ infondata innanzittuto perche’ nel definire “il mercato”, “i privati”, l’ “azione del governo” usa definizioni incomplete, incoerenti e falsate.

 

Prendiamo ancora i signori di cui sopra. Nel 1800, circa il 60% della liquidita’ nazionale americana passava per le loro mani. Erano “i capitalisti”. Il guaio e’ che , soltanto un secolo dopo, arriva un ente mutevole chiamato “ceto medio”, il quale maneggia quantita’ considerevoli di liquidita’. E’ vero che molte di queste liquidita’ veninvano gestite affidandole proprio a wall street, ma e’ anche vero che il luogo delle decisioni si e’ spostato. Cosa voglio dire?

 

Intendo dire che se un governo decide di limitare la cilindrata delle auto di una certa fascia , e’ come se avesse finanziato le fabbriche di auto abbastanza forti su quella fascia. Tuttavia non e’ “entrato nel mercato” perche’ non ha oggettivamente finanziato quelle fabbriche. Tuttavia gli industriali si rendono conto che , essenzialmente, questo tipo di effetto esiste: cosi’, nel tempo si e’ estesa l’idea di “non entrare nel mercato” anche alla regolamentazione normale. Deregolare il mercato aereo negli USA ha sicuramente iniettato soldi nel sistema , visto che si risparmiava sulla sicurezza. Cosi’, si e’ creduto che la deregulation abbia “rafforzato il mercato”: a patto di non considerare “mercato” la competizione sulla produzione di velivoli ed aereoporti sempre piu’ sicuri, certo.

 

Se io impongo misure di sicurezza, da un lato sto falsando la concorrenza, ovvero sono statalista. Ma dall’altro chi vende sistemi di sicurezza dovra iniziare a fare della ricerca per vendere impianti sempre piu’ sicuri a prezzo sempre minore. Dunque, apparentemente ho reso sempre piu’ vitale la competizione.

 

Qui andiamo al punto italiano.

 

Si tende a spacciare come intervento distorsivo del mercato l’intervento statale nel campo della sicurezza, affermando che questo aumenterebbe i costi ed i rischi per il management. Contemporaneamente, pero’, si dice che sarebbe preposto al controllo dei rischi lo stato.

 

Quando si contesta la sentenza contro Thyssen Krupp, cioe’, si tende a dire qualcosa di profondamente contraddittorio:

 

  • Lo stato non deve punire duramente i vertici delle aziende come se fossero direttamente responsabili delle morti sul lavoro. Si tratta di un intervento distorsivo che “rende difficili gli investimenti”.
  • Semmai si debba individuare una colpa ALLORA e’ dello stato che non ha controllato le aziende a sufficienza e non e’ intervenuto prima.
  • Semmai si debba individuare una complicita’ allora e’ di sindacati e lavoratori che devono curare di piu’ la propria sicurezza. Insomma, chi e’ bruciato vivo in fondo e’ colpevole.
L’incoerenza di tale visione e’ evidente. Se chiediamo allo stato di controllare e “intervenire prima” , innanzitutto gli stiamo chiedendo di controllare IN CONTINUAZIONE che le aziende siano in regola. Poiche’ nel caso di Thyssen un ingegnere (oggi sotto inchiesta) aveva effettivamente firmato che tutto fosse OK, che cosa si intende quando si dice che lo stato debba controllare ed intervenire?

 

Dal momento che ogni sei mesi gli estintori vanno ricaricati, significa che ogni azienda deve subire un giorno di ispezione -con pregiudizio – ogni sei mesi?

 

Il primo punto di incoerenza di chi accusa lo stato ed i sindacati e’ che chiede allo stato di NON intervenire punendo perche’ e’ un intervento troppo aggressivo e controllore, ma nello stesso tempo accusa lo stato di non aver inviato un’ispezione ogni sei mesi in ogni singola azienda, piu’ magari un certo numero di ispezioni a sorpresa.

 

Allo stesso modo si accusano i sindacati. MA chi lo fa non sa bene in che mani si stia mettendo: se diamo ai sindacati la possibilita’ di controllare le misure di sicurezza E DI INTERVENIRE (visto che i sindacati sono accusati di non essere intervenuti) , non credo proprio che i sindacati si tirerebbero indietro. Date loro la possibilita’ di “intervenire prima”, e vedrete come vi divertite. La sentenza Thyssen vi sembrera’ tutto sommato ragionevole, in confronto ad un Cobas che “puo’ intervenire”, o anche solo ad una “FIOM” che e’ delegata a controllare ed intervenire.

 

D’altro canto, quindi, se escludiamo che lo stato debba inviare ispettori due volte l’anno piu’ una/due visite a sorpresa , per poi PUNIRE le aziende che sgarrano (ovvero “intervenire prima”) , viene da chiedersi allora in che modo intervenire.

 

Perche’ delle due l’una: le imprese si lamentano quando l’imprenditore viene considerato direttamente responsabile perche’ dicono che si doveva intervenire prima e perche’ dicono che era compito di altri agire in tempo.

 

Ma se proponessimo una legge che da’ agli “altri” (governo , lavoratori e sindacati) il potere REALE di controllare a piacimento e “intervenire prima” , si lamenterebbero ancora di piu’.

 

Supponiamo pure che fossero i lavoratori i responsabili delle loro vite e della loro sicurezza. Dunque, siccome  gli estintori che cercarono di usare erano vuoti, si suppone che fosse a carico loro l’attivita’ di controllarli e di “intervenire”. Bene. Che cosa e’, di preciso , “intervenire”?  Che cosa la legge permette al lavoratore?

 

Lo stesso dicasi dei sindacati. Va bene, sapevano che ci fosse una situazione di pericolo, e si dice “non sono intervenuti”. Aha. E che cosa e’ “intervenire”?

 

Attualmente ne’ i lavoratori ne’ i sindacati possono fare qualcosa come “intervenire” in questi casi. Certo, se il sindacato potesse infliggere multe alle aziende allo scopo di obbligarle a soddisfare i requisiti di sicurezza, qualora non lo facesse allora potremmo lamentarci.

 

E’ questa la soluzione soddisfacente per chi si lamenta che i sindacati non sono intervenuti in tempo, ovvero FORNIRE AL SINDACATO I MEZZI GIURIDICI per sanzionare l’azienda e costringerla ad ottemperare gli obblighi di sicurezza? Che si dica: credo che il sindacato fara’ salti di gioia.

 

Lo stesso vale per i lavoratori. Qualcuno ha scritto che i lavoratori sono quelli che devono badare alla propria sicurezza. Ma nel concreto, cosa significa? Che il lavoratore puo’ portare il proprio perito in fabbrica e far misurare il tasso di rischio? E se il perito dice di “no”?  Multa all’azienda? Azione penale/giuridica che costringa l’azienda ad ottemperare, pena una sanzione di tipo penale?

 

Qui torniamo al punto del liberismo e della deregulation: quando si dice che “il sindacato” doveva fare di piu’, si intende che POSSA farlo, cioe’ che abbia gli strumenti GIURIDICI per farlo. E quando si dice che i lavoratori sono quelli che devono badare alla propria sicurezza, si dice che essi debbano avere gli strumenti GIURIDICI per farlo.  Attualmente questi strumenti mancano: il singolo lavoratore non puo’ nemmeno chiedere che un suo perito visiti l’azienda a proprio piacimento, e lo stesso sindacato per farlo deve accordarsi in diversi modi. Quanto al caso in cui le misure siano insufficienti, il diritto non da’ risposte: occorrono cause lunghissime e contenziosi mostruosi.

 

Quindi il punto e’: deregulation o liberismo? Chi si lamenta che i sindacati , lo stato e i lavoratori non abbiano fatto la loro parte DEVE ENTRARE NELL’ OTTICA che per fare la loro parte debbano avere la giurisprudenza adatta. Ma se proviamo a dare la giurisprudenza adatta a questi enti (2) ci viene risposto che siamo antiliberisti, e che stiamo punendo troppo gli imprenditori.

 

Perche’ il punto e’ che se e’ un tribunale a condannare Thyssen duramente quando e SE succede una strage, il punto e’ che stiamo colpendo duramente SOLO chi ha sbagliato.

 

Ma se diamo a sindacati, governo, lavoratori, gli strumenti giuridici per effettuare valutazioni di sicurezza legalmente valide e “intervenire prima”, qualsiasi cosa voglia dire, stiamo sottoponendo tutte le fabbriche del paese ad un fuoco di sbarramento che prescinde dal merito: TUTTI gli imprenditori avranno controlli continui, asfissianti, condotti con pregiudizio.

 

Cosi’, la scelta e’ loro: nel condannare i dirigenti di Thyssen ad una pena dura, lo stato italiano si e’ comportato in maniera “liberista”, nel senso che non ha controllato prima e ha punito dopo, e SOLO chi ha sbagliato.

 

Se preferiamo un sistema statalista, allora dobbiamo usare un altro approccio, diciamo una deregulation penale che tolga responsabilita’ penale agli imprenditori, ma permetta ed implichi che i sindacati, gli enti locali e i lavoratori abbiano gli strumenti GIURIDICI per intervenire prima. In questo caso si e’ deregolato il management sul piano penale, MA poi la mazzata rientra in azienda su quello civile.

 

In un certo senso, questo confronto spiega bene la contraddizione dei liberisti: essi vogliono una situazione nella quale lo stato si occupi dell’economia solo a posteriori , senza cioe’ limitarla in maniera attiva. E’ ovvio che se vogliamo che non crepi la gente sul lavoro, ed e’ una volonta’ collettiva, allora lo stato dovra’ intervenire: secondo l’idea liberista dovra’ farlo solo SE avviene una violazione, in modo da lasciar decidere alle aziende come gestirsi. Cosi’, il liberista chiede che lo stato non guardi cio’ che la sua azienda fa, TRANNE nel caso e nel momento in cui l’azienda combina disastri e brucia la gente.

 

Ma quando lo stato interviene, il liberista inizia a lamentarsi del fatto che la responsabilita’ sia eccessiva, e che semmai bisognasse intervenire prima , con dei controlli che per forza di cose (non potendo prevedere dove avverra’ l’incidente) colpiranno l’intera economia.

 

Cosi’ occorre fare un altro passo indietro e capire perche’ in certi posti sembrava che il libero mercato, con la sua mano invisibile, funzionasse. Ed e’ una cosa molto semplice: la mano invisibile del mercato non e’ altro che lo stato.

 

Se da un lato non si vuole che la gente crepi sul lavoro, occorre che lo stato faccia qualcosa di terribilimente punitivo a posteriori, o di terribilmente invasivo a priori. Il liberismo e’ sembrato funzionare negli USA  perche’ la giustizia americana arrivava con furia terribile DOPO , ma solo quando e se, il danno era arrivato. Cosi’ non c’erano controlli su che diamine BP stesse facendo, ma quando BP ha allagato di petrolio ogni cosa ha dovuto pagare cifre enormi. Lo stato ha agito dopo, ma tant’e’: il fatto che le perdite subite costringeranno BP a cambiare i parametri di Q&A e’ legato si alle perdite (cioe’ al capitalismo che vuole profitti), ma l’attore principale e’ lo stato che impone risarcimenti enormi grazie ai tribunali. Ecco a voi la mano invisibile: the strong arm of the law.

 

In europa, il liberismo sembra funzionare bene laddove crediamo che ci sia per il motivo opposto: attraverso un sistema molto ramificato lo stato esercita una funzione di sorveglianza capillare su tutti gli aspetti delle aziende che non coincidano con il “core business”. Poiche’  solo il core business delle aziende e’ considerato materia del “liberismo” mentre il resto no (anche se l’azienda dovesse dare al settore sicurezza un budget doppio rispetto al settore produttivo) , questo fornisce una certa impressione di “liberismo”.

 

Gli imprenditori italiani dicono, a volte, che vengono in Germania o in Svizzera perche’ sono piu’ “liberi”. In realta’ non e’ affatto vero, perche’ la massa di controlli preventivi continui e’ tale che, unita alla potentissima lobby delle assicurazioni, le aziende vengono sanzionate molto prima che manchi la schiuma negli estintori: ci e’ stato vietato di portare da casa un semplice mouse, perche’ nessuna assicurazione garantisce per i nostri mouse, mentre i mouse dell’azienda sono assicurati.  Questo ovviamente produce un business della sicurezza, uno delle assicurazioni e uno delle certificazioni, che qui in GErmania sono a livelli parossistici. Cio’ non toglie, pero’, che si tratta dell’opposto del liberismo classico: il motivo per cui viene scambiato per liberismo e’ che si occupa di cose diverse dal ‘core business”: nessuno viene a chiederti cosa produci, ma ti obbligano a comprare mouse certificati. Il che e’ come dire che lo stato non chiede a chi produce mouse di rendere conto del prodotto, tanto poi vieta ai clienti di comprarli se non sono certificati.
Anche in questo caso, la sensazione e’ di una “mano invisibile” : chi produca mouse non certificati non si vede lo stato a chiedere se i suoi mouse sono certificati. Cosi’ pensa di essere libero. Si vede lo stato che chiede AI SUOI CLIENTI se i mouse sono certificati. La sensazione e’ di liberta’, ma il risultato e’ una gabbia. La mano invisibile del mercato, ancora una volta, e’ lo stato.

 

Cosi’ lo stato non dice alla mia azienda che deve lavorare in un modo o nell’altro. Dice solo che se un nostro software non e’ abbastanza buono, diciamo un sistema di ticketing, chi lo usa non puo’ entrare in borsa. E sotto un certo livello, neanche avere un prestito dalle banche. Ma non e’ che dice a noi come sviluppare. La mano e’ invisibile, ma basterebbe scavare un pochino per trovarci lo stato.

 

La via di mezzo e’ quella degli enti privati sostenuti dalla legislazione. Per esempio, le assicurazioni e gli enti certificatori. In questo caso, si ottiene il tipico “liberismo renano”. Nel liberismo renano, ogni cosa e’ possibile. Solo che c’e’ uno strato incredibile di privati di mezzo. Sullo stipendio del lavoratore renano grava una specie di assicurazione contro la disoccupazione. Significa che si paga il 10% del proprio stipendio (circa) per assicurarsi contro il caso si resti a spasso. Qualora succeda, l’assicurazione (privata) paga l’ultimo stipendio sinche’ non siano arrivate al lavoratore almeno tre proposte di lavori nello stesso settore allo stesso stipendio.

 

Cosi’, se la “tassa” e’ del 10%, succede che le assicurazioni renane andranno nella merda dura se la disoccupazione supera il 10%, mentre guadagneranno enormemente se il tasso di disoccupazione e’ basso, che e’ cio’ che stanno facendo. Perche’ funziona? FUnziona perche’ se le aziende devono pagare questa cifra e la disoccupazione arrivasse al 30%, le assicurazioni imporrebebro una cifra superiore al 30%. Il che significa, essenzialmente, che il tasso di disoccupazione e’ un costo per le aziende.  Questo meccanismo di controreazione (che puo’ avere un numero di Barkhausen anche discreto)  viene visto come “la mano invisibile del mercato”, ma non e’ altro che una specifica legislazione. La mano invisibile del mercato e’, ancora una volta , lo stato.

 

Dunque, a chi lamenta la reazione dello stato nel caso Thyssen, il punto e’ che il liberismo che lui sogna e’ semplicemente l’assenza di stato.

 

Il guaio e’, come scoprono amaramente questi industriali, che senza stato viene loro a mancare la mano invisibile del mercato, che e’ lo stato, e senza mano invisibile del mercato non c’e’ trippa per gatti, il mercato libero va in merda per stessa ammissione dei sostenitori del liberismo.

 

Allora, chi sostiene che le pene per Thyssen siano troppo dure, ha tre scelte:

 

  • Lo stato interviene dopo con un sistema di punizioni durissime. Apparentemente l’azienda ha mano libera, ma paga durissimamente se e quando succede il casino. La durezza della pena , ovvero la paura ingenerata da essa, creera’ un meccanismo virtuoso che i liberisti attribuiranno alla “mano invisibile del mercato”.
  • Lo stato interviene PRIMA con un sistema di controlli, a priori o a latere , che sorvegliano l’operato delle aziende e da’ a sindacati, enti locali e lavoratori il potere giuridico di tutelare la propria sicurezza e di comminare le necessarie sanzioni.
  • Lo stato interviene “a fortiori”, ovvero abilita un gigantesco strato di privati a gestire i rischi, facendo in modo che questi privati peschino il costo dei rischi dalle tasche delle aziende. In questo modo, se il rischio medio aumenta, i privati chiederanno una parcella piu’ alta. (come succede alle assicurazioni automobilistiche, dove ogni provincia ha tariffe diverse a seconda del numero di incidenti, ci sono le classi di merito, eccetera).
In tutti e tre i casi, siccome la collettivita’ non vuole che la gente sia bruciata viva, la “mano invisibile” non e’ altro che lo stato. Di tutti i modi in cui lo stato puo’ intervenire, solo il primo e’ visto come “liberismo”. Il secondo e’ considerato “statalismo”, e il terzo e’ detto “modello renano” o “liberismo sociale”.

 

In nessuno dei casi , pero’, l’industriale  e’ felice. E non lo e’ perche’ alla fine dei conti egli vuole liberarsi, in qualsiasi modo, dell’idea che gli sia proibito ammazzare gente.

 

In altre parole, cioe’, per l’industriale moderno NESSUN liberismo e’ sufficiente, perche’ quello che loro chiamano liberismo non e’ una teoria economica, ma una ideologia che vede la scomparsa degli stati.

 

Il che potrebbe essere credibile, se non chiedessero allo stato di garantire la validita’ dei contratti civili, di garantire la proprieta’ privata e di garantire il corso della moneta. Ovvero, di produrre quello che chiamano “mercato”.

 

Uriel

 

(1) Se escludiamo la teoria dei giochi e l’economia quantitativa come la studiano i fisici, il paragone dovrebbe essere fatto con la fisica del 1200.

 

(2) Provate a dare ai precari la possibilita’ di discutere le condizioni si sicurezza dal punto di vista di un diritto che permetta loro di esercitare sanzioni e pressioni.

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