Idiosincrasie di classe.

E’ abbastanza buffo notare come un qualsiasi sistema fiscale o sociale che si stabilisca in occidente, oggi, puo’ fare tutto ma deve fare una cosa: negare l’appartenenza di qualcuno ad uno specifico ceto. Sebbene sia evidente come i consumi -e  la vita stessa- cambino molto a seconda del reddito, cio’ che il cittadino vuole dal governo e dalla societa’ e’ che questo fatto venga “mascherato” il piu’ possibile.

Faccio un esempio stupido ma facilmente verificabile: due post fa ho proposto di dividere i consumi per censo, in maniera esplicita, e permettere alcuni consumi SOLO a chi appartiene ad un certo ceto.

La prima cosa che vorrei far notare e’ che i consumi sono GIA’ strutturati per ceto. Oh, potete certo credere che Colao abbia lo stesso iPhone che avete voi. Sfortunatamente, oltre un certo reddito quasi nessuno tiene piu’ il telefono in tasca. C’e’ un tizio normalmente detto “personal assistant” che si occupa delle telefonate. Ma anche quando andiamo a qualcuno che ha il telefono per questioni personali, si tratta di modelli molto personalizzati da aziende specializzate, che non troverete MAI nel vostro negozio di fiducia, e che NON potete permettervi.

Non potete permettervi, appunto, per motivi di censo. Cosi’ come non potete permettervi una barca, un SUV , un resort di lusso, un albergo ad otto stelle. (ci sono, ma non li trovate spesso sulle guide). Perche’ in Italia c’e’ l’impressione di poterlo fare? Per via dell’evasione. E’ ovvio che il nostro titolare di autospurghi puo’ permettersi il SUV: evade il fisco.

Cosi’ , c’e’ un primo problema nello stabilire un sistema fiscale: QUALSIASI sistema fiscale FUNZIONANTE finisce col creare classi sociali per ogni scaglione. E questo perche’ se oggi qualcuno di fascia B puo’ permettersi consumi di fascia A , e’ SOLO perche’ si evade il fisco.

Ma torniamo al punto piu’ interessante: la classificazione. Il sistema che ho ricordato (non dico “proposto” perche’ ci sono stati sistemi simili per secoli) non fa altro che dire: quando entri dal concessionario Mercedes, lui ti puo’ vendere l’auto classificata “dai 150.000 euro di reddito in su” solo se mi presenti un certificato dove guadagni quel tot. Lo stesso per le case: il notaio ti potra’ fare l’atto per la seconda casa solo se gli presenti la tua dichiarazione dei redditi e gli mostri che guadagni almeno X.

Calcolare a quel punto il guadagno che serve ad un dato consumo e’ BANALE: quando si apre un’attivita’ si calcola a partire dalle spese, almeno dall’invenzione della partita doppia, circa 700 anni fa.

Ma torniamo al punto di prima: in fondo quello che propongo e’ semplicemente di classificare alcuni stili di vita (possesso di case, viaggi, possesso di terre, numero di mogli (1) nel tempo, uso di alcuni hotel, vivere in alcuni quartieri di lusso,  giocare in borsa, possedere il secondo conto corrente, aprire partita iva, avere un negozio, avere tot dipendenti, essere soci di aziende, etc etc etc) solo dietro presentazione della dichiarazione dei redditi.

Ora, voi dite: ma cosi’ non stai lavorando per ceto. Certo che lo sto facendo: dovro’ in qualche modo dire “tu azienda puoi avere il quinto dipendente solo se tutti i tuoi soci dichiarano piu’ di X”. Da quel momento, X diventa il “ceto” di chi ha aziende con piu’ di 4 dipendenti.

Non e’ la prima o unica volta che questo accade: l’iscrizione a Confindustria procede proprio cosi’. Procede cosi’ anche la regola dei 15 dipendendi oltre i quali e’ piu’ difficile licenziare. Qualsiasi cosa “vada per reddito” e lavori su insiemi discreti (2) finisce col piazzare un paletto: da qui in poi e’ cosi’, prima e’ cola’.

Qual’e’ la cosa che vi ha infastidito? Che io ho dato UN NOME al ceto.

E’ gia’ vero oggi che voi non possiate permettervi una vacanza in un resort ad 8 stelle con un cuoco di fama assegnato a voi e arrivo in elicottero personale. (3) Questa e’ una differenza di ceto, che esiste a prescindere dal fatto che io chiami loro “cittadini di prima classe” o meno. Non vi pesa perche’ vivete in un contesto cosi’ diverso dal loro che non li incontrate mai, quindi non potere confrontarvi con loro.

Se invece prendiamo il gradino di reddito immediatamente superiore al vostro, diciamo altri 50.000 euro/anno, la differenza la vedete. E’ piu’ piccola, ma si vede di piu’. 

La vedete perche’ la sua signora ha tre gioielli piu’ della vostra, la sua auto ha 1000cc in piu’ della vostra, la sua casa ha una stanza in piu’, eccetera. Ovviamente, se io chiamo voi “cittadini di quinta classe” e il vostro vicino “cittadini di quarta classe” allora le cose cambiano eccome. Cambiano perche’ ad un certo punto a voi in certi negozi non fanno nemmeno entrare.

Ma adesso fermatevi un momento: PENSATE DAVVERO che ci sareste entrati? Perche’ allora non avete lo stesso SUV del vostro vicino , perche’ la vostra signora non ha gli stessi gioielli, eccetera? La risposta e’: “perche’ non ve li potete permettere”. Questo e’ il punto.

Un tizio mi ha chiesto “e uno che mangia pane e cipolla per avere una ferrari?”. La mia risposta e’: e’ un evasore fiscale. Conosco un tizio cosi’. E’ (era nel progetto precedente) un mio collega e ha l’hobby delle Porsche. A sentire lui , per mantenere questo hobby fa sacrifici giganteschi. Stranamente, durante il controllo della magistratura di Duisburg contro l’evasione dei consulenti (falsche Arbeitszeiten), qualcuno e’ rimasto sulla sua scrivania (io), qualcun altro ha preso la scala antincendio per correre a casa: urgentissimo impegno. (e lo hanno beccato lo stesso: il fisco tedesco e’ organizzato come un servizio segreto).

Cosi’, non cambia materialmente nulla se voi abbiate o non abbiate un documento che dice “io guadagno almeno tot”: nel sistema che io ipotizzo il signore che mangia pane e cipolla per girare in Ferrari semplicemente non lo fara’ piu’. Come succede in OGNI sistema fiscale che funzioni.

Qui casca l’asino: l’italiano crede che sia possibile avere un reddito tipico della classe sociale B e vivere con lo stile della classe sociale A. Si dicono cose “ma io mangio pane e cicoria per andare in vacanza al resort di lusso”, oppure “quello mangia pane e cipolla per avere una Ferrari”. Aha. Immagino che qualche decina di persone che fa questo ci sia ovunque, ma in genere questo genere di comportamenti viene da coloro che “DICHIARANO di mangiare pane e cipolla ma hanno una ferrari”.

E’ ovvio che un sistema fiscale funzionante NON puo’ tollerare cose del genere. La ragione e’ semplice: se un sistema fiscale inizia ad ammettere che vi sia scorrelazione tra reddito e spese, sta minando completamente qualsiasi base dell’economia. E il sistema NON funziona.

Avete mai avuto un’azienda? Come procedete per determinare i prezzi? Semplice:

  • Prendete le spese fisse (quelle che NON cambiano se producete o meno, compreso il VOSTRO reddito -che vi siete assegnati su base fissa, veroooo?- ).
  • Calcolate le spese variabili (quelle che CAMBIANO perche’ e solo quando producete).
  • Fate in modo che “incasso – spese variabili = spese fisse”, che e’ la condizione MINIMA per sopravvivere come aziende.

A questo punto, sapete quanto dovete incassare.(4). Se il vostro EBITDA e’ meno di quello, siete finiti.

Qualcuno usa dire che incasso = spese fisse + spese variabili, e non perde nemmeno il tempo a dividerle, come faceva Marx. Il che e’ cretino, e’ quello che fa l’imprenditore italiano medio, e porta al LENTO fallimento.(5)

Cosi’, la maniera piu’ corretta e sicura  di calcolare il reddito di un imprenditore e’ di conoscere LE SUE SPESE FISSE. Per la semplice ragione che e’ esattamente quello che l’azienda  fa (o dovrebbe fare se sapesse fare il proprio mestiere) per determinare quanto deve incassare onde sopravvivere.

Non sto dicendo niente di nuovo, e credo che anche una  segretaria d’azienda sia a conoscenza del fatto che ho mostrato: la pianificazione parte dalle spese fisse. E se la pianificazione azindale parte dalle spese fisse, un fisco che NON faccia le stesse cose semplicemente devasta l’economia.

Non ci vuole molto, quindi, a creare un fisco che consenta l’accesso ad alcune spese fisse (capannoni, dipendenti, affitti, automobili, autocarri) solo a chi paga almeno tot di tasse.

Il punto e’ che il “redditometro” lo fa al contrario: pretende di verificare una dichiarazione dei redditi a seconda della conoscenza da parte dello stato delle spese fisse. Ma questo NON e’ il modo giusto: le aziende DEVONO – e se non lo fanno muoiono a breve o vegetano- pianificarsi PARTENDO dalle spese fisse. Esse conoscono gia’ le spese fisse -essendo fisse- e quindi la maniera migliore non e’ quella di verificare a posteriori, ma di bloccare a priori: “tu NON PUOI avere 100 dipendenti se la tua azienda dichiara meno di X”.

Qui andiamo alla seconda obiezione: ma se io voglio crescere cosi’ non posso. Alt: io sto trasformando le tasse in una spesa fissa, ricordi? Ti sto facendo un favore: anziche’ intervenire sul reddito e sull’incasso, io intervengo dicendo “da questa struttura in poi paghi T fisso” la vostra T finisce nelle spese fisse e voi pianificate come al solito.

Il motivo per cui i sistemi fiscali rigidi e impositivi fanno il bene delle aziende e’ questo: le aziende si pianificano molto meglio. Se le tasse diventassero spese fisse, le aziende si pianificherebbero ASSAI meglio.

Fatto questo breve excursus, torniamo al punto di prima:

si tratta di rendere “flat” le tasse per ceto. I ceti ESISTONO perche’ sono realta’ MATERIALI. Semplicemente, li identifichiamo dalle spese fisse e dall’acquisto di beni durevoli.

Ma fin qui non vi da’ fastidio. Dite “ehi, bello. Semplice ed efficace”. Del resto, se funzionava con gli esattori a cavallo e i registri su pergamena, doveva esserlo.

Adesso semplicemente ho deciso che, per fare un esempio:

  • Potete intestarvi una Ferrari solo se avete pagato almeno 300.000 euro/anno di tasse.
  • Potete assumere 100 dipendenti solo se avete pagato almeno 500.000 euro/anno di tasse.
  • L’albergo ad otto stelle vi fa entrare solo se avete pagato almeno 900.000 euro/anno di tasse.
Anche qui non c’e’ molta opposizione. Fantastico, dite voi: chi vuole fare una vita da nababbo deve pagare un sacco di tasse.

Adesso passiamo alla fase successiva: diamo un nome alle cose.

  • E’ “cittadino di prima classe” chi paga almeno 900.000 euro/anno di tasse.
  • E’ cittadino di seconda classe chi paga almeno 500.000 euro/anno di tasse.
  • E’ cirratino di terza classe chi paga almeno 300.000 euro/anno di tasse
  • ….
  • E’ cittadino di n-esima classe chi paga 9000 euro/anno di tasse.

Qui vi saltano i nervi. Vi saltano perche’ avete un’idiosincrasia verso l’idea di essere classificati socialmente. Vi siete convinti che potete mangiare pane e cicoria a casa, mettervi il vestito bello ed uscire la domenica con la macchina buona , fingendo di essere ricchi e lasciando che la societa’ vi classifichi come “benestanti”.

Perche’ avete dei grossi problemi culturali con le parole. E lo testimonia l’idea di ‘ceto medio”. C’e’ qualcuno che NON si considera “Ceto Medio”, e che non si chiami Berlusconi? No. L’unico in Italia a dire “io sono ricco” e’ Berlusconi.

Per tutti gli altri, “Ricco” e’ un marchio di infamia. Insomma, se sei ricco allora  sei egoista, avido, sicuramente paracriminale, una persona che ucciderebbe la mamma per i soldi, uno spietato affarista senza sentimenti, una merda subumana che vive per guadagnare.

Quindi, nessuno (tranne Berlusconi) si vanterebbe di essere “ricco”.

Dall’altro lato, neanche “povero” vi piace. Magari non arrivate a fine mese, ma insomma, ce la cavate. E’ vero che potrebbero andare meglio le cose, pero’ insomma alla Caritas non ci andate per mangiare. E cosi’, non vi sta bene neanche “povero”. Non e’ bello essere poveri, tantomeno dirlo in pubblico.

Cosi’, vi piace pensare di essere “ceto medio”. Che ficata questa parola: non e’ ancora stigmatizzata. Cioe’, i ricchi sono dei grassi pezzi di merda , roba cosi’:  capitalist

Mentre i poveri sono davvero degli sfigati, roba cosi’:povertaAllora voi vi infilate dentro una bella folla, chiamata “ceto medio”:613445810_2249c2d193_z

L’idea che qualcuno, mettendo un bel colore alla vostra carta fiscale, vietandovi di divere in un quartiere ricco, vietandovi di far sacrifici pur di entrare nella folla, vi CLASSIFICHI di nuovo , tirandovi fuori da quel calderone di anonimato e di rassicurante pseudo-uguaglianza ove vi siete rifugiati , e’ la COSA CHE VI URTA.

la verita’ e’ che per puro narcisismo quando non per codardia intellettuale  vi siete ficcati dentro un bel calderone anonimo detto “ceto medio”, o qualche altro giro di parole che fate. In questo modo , sfuggite sia dal marchio di infamia dei “ricchi” che dall’altro marchio di infamia dei “poveri”.

Siccome gli status symbol sono ormai molto “piatti” perche’ gli status veramente alti non vengono davvero venduti ai piu’, si e’ avuto un sostanziale appiattimento sociale, consistente in una gigantesca classe sociale che di fatto garantisce l’anonimato MORALE a chi vi fa parte.

Questo si riallaccia col discorso “ma perche’ ISTAT fa partire una classe media dai 9000 e la fa finire ai 200.000? “. La risposta e’: perche’ e’ il cittadino che guadagna 120.000 che non ammette di essere “ricco” , e’ un marchio di infamia il cui peso (e spesso la cui responsabilita’) si vuole fuggire.

Cosi’, tornando a bomba, la cosa che vi infastidisce non e’ che un sistema fiscale vada a contare le spese fisse e consenta alcune operazioni solo a chi ha GIA’ pagato le tasse. Per le aziende -almeno quelle che sanno farsi la programmazione economica- sarebbe fantastico in quanto le tasse finirebbero tra le spese fisse in un ammontare costante e predicibile, per i singoli sarebbe comodo perche’ potrebbero, “mangiando pane e cipolla(6)” pagare le tasse del ceto superiore e le tasse sarebbero parte dell’investimento, inoltre non potrebbero condurre stili di vita superiori alle loro possibilita’, venendo preservati dall’inculata tipo quella del broker che ti sprona a giocare in borsa : con quel reddito non puoi, punto.

Quello che vi infastidisce e’ che sapete benissimo che quella folla NON e’ omogenea come pensate. E se vado ad affettare la fascia tra i 9000 e i 200.000 euro anno, ce ne tiro fuori almeno tre.

E a quel punto, pero’ , capita  il tuo vicino di casa sia un gradino piu’ in alto di te. E questo ti ruga 

“Ceto medio” e’ solo una parola mimetica con la quale l’italiano sfugge alla classificazione sociale, infilandosi in un anonimo concetto di “benessere” che di fatto e’ non troppo basso da ricevere emarginazione sociale ma non troppo alto da ricevere il disprezzo cattocomunista e la bile  dell’invidia.

Ma la cosa importante e’ che questa FINZIONE e’ possibile SOLO e SOLO SE il sistema fiscale NON funziona. Perche’ un sistema fiscale funzionante DEVE lavorare come lavora un’economia funzionante, e per farlo DEVE stimare il reddito minimo a partire dalle spese fisse.

E quando un sistema fiscale FUNZIONA, lo notate da una cosa molto semplice: IL CETO MEDIO NON ESISTE PIU’.

Il boom del ceto medio statunitense ha coinciso con il boom dell’evasione fiscale negli USA. E lo stesso dicasi in Europa. Adesso che gli USA stanno raddrizzando le cose colpendo meglio le off-shore, il ceto medio sta scomparendo. Laddove il fisco funziona, il ceto medio e’ piccolo, nella misura in cui e’ chiaramente diviso in stili di vita differenti:

quando un sistema fiscale FUNZIONA, non puo’ esistere una massa indifferenziata di persone caratterizzata da uno stile di vita piu’ o meno simile, che lascia ipotizzare l’esistenza di un “lusso democratico” . Nel caso un sistema fiscali FUNZIONI, per forza di cose produce MOLTI stili di vita diversi  e CHIARAMENTE DISTINGUIBILI TRA LORO.

Che poi diate un nome come “cittadini di terza classe” o altro, conta poco: il punto e’ che se voi siete di terza classe e tizio di seconda, e si vedra’ perche’ lui puo’ fare cose che voi non potete fare. Che io ve lo scriva su una carta di identita’ o meno, quando il fisco funziona QUESTO GAP SI NOTA A PRIMA VISTA.

La folla che vedete , l’estensione numerica incredibile del “ceto medio” e’ un indicatore di evasione fiscale, o almeno di un sistema fiscale che usa un criterio diverso da quello dell’economia per determinare il reddito.

Nel mondo delle aziende si sommano le spese fisse, che sono note in anticipo, si pensa che andranno coperte col guadagno, cioe’ con incasso meno spese variabili. Se il fisco non fa la stessa cosa, semplicemente funziona male, e nel gap del malfunzionamento nasce il “ceto medio”, ovvero la SCORRELAZIONE tra spese fisse e reddito.

E questo, per la macroeconomia, e’ SEMPRE un male.

La logica ricalca la realta’ e deve farlo, oppure il conto da pagare sara’ durissimo.

Uriel

(1) Mi spiace dirlo, ma il numero di mogli  in un intervallo X cresce col reddito. Le fascie piu’ ricche si sposano e divorziano molto di piu’.

(2) Potremmo usare anche una funzione nei reali. Ma poi se volete 5,6647 dipendenti, sono tutti cazzi vostri mettere un annuncio per avere 0.6647 persone.

(3) Si, so che qualcuno di voi puo’. Vi consiglio di chiamare un tecnico e nascondere meglio la rete, chi vi nota puo’ piazzare un malware sul blog e prendere informazioni dal vostro pc. Uno o due di voi visitano questo blog da una situazione di sicurezza imbarazzante. Ovvio che io non mettero’ mai sulla pagina un oggettino che vi spazzola il computer , ma non credo veniate SOLO su questo blog. E il mio malvagio vicino di casa tedesco secondo me lo fara’: guida un SUV, quindi e’ amico di Satana.(questa tesi e’ molto popolare, a quanto vedo).

(4) Se avete un’azienda ma NON ragionate cosi’, ho brutte notizie per voi. Siete gia’ morti.

(5) La ragione e’ semplice: diciamo che con materia prima 7 io venda prodotti per 10. “7” sono spese variabili, “10” l’incasso.. Le spese variabili ho solo se produco e a seconda di quanto. Ma il mio affitto “13” e il mio stipendio “8” li ho che io produca o meno. Cosi’, se voglio  che 13+8  si paghino, dobbiamo incassare 70. (Di cui 21 saranno margine, 49 saranno spese variabili.) Se io mi alzo lo stipendio ad 11, e andiamo a 13+11, io dovro’ incassare 80. (Di cui 24 saranno margine, 56 saranno spese variabili per avere quel margine). Agendo in questo modo posso capire se le mie spese fisse (incluso il mio stipendio) siano sostenibili, dal momento che se voglio vendere 80 dovro’ -tra l’altro- prima pagare 56. E questo vi fa capire in che modo un imprenditore che vive di lusso rovini l’azienda. Se invece scrivete  incasso = spese fisse + spese variabili , chiudete ancora a zero, non pianificate piu’ niente perche’ avete dato per costanti le spese variabili: dal momento che le spese variabili si alzano con l’incasso, sebbene il bilancio sia sempre zero, avete perso visibilita’ del rapporto tra spese fisse e incassi.

(6) Non si capisce peraltro come mai si possa mangiare pane e cipolla per andare in vacanza, per comprare e mantenere una ferrari, ma non per pagare le tasse. preferisco la spesa sanitaria pubblica alla tua ferrari, ovviamente.

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