I VALORI®

E’ assai duro per il provinciale resistere all’idea che, ebbene si’, il provinciale potrebbe essere proprio lui. Quanto ho scritto in “Minchiatine” ha fatto in modo che molti si siano sentiti presi di mezzo, e abbiano iniziato dei ridicoli tentativi di autodifesa. Cosi’, credo di dover concludere il post spiegando un’ultima cosa: il modo nel quale il provinciale riesce a prendere le minchiatine, a trasformare l’ignoranza in un punto di vista, a ridurre dei grandi temi al colore delle mutande.

Ci sono tantissimi modi coi quali il provinciale agisce per ingigantire la dimensione delle minchiatine fino a far loro giustificare le posizioni forti che prendono quasi gratuitamente. Il primo e’ quello di citare un qualche valore astratto, che contemporaneamente ricalchi la sua mentalita’ provinciale (deve essere plausibile per lui e quelli come lui) e che sembri essere qualcosa di immane.

Prendiamo un esempio classico “la credibilita’ del paese e’ in calo”. Dal punto di vista del provinciale, si tratta semplicemente di prendere “i nostri vicini spettegolano della nostra famiglia” e trasformarlo in “le nazioni confinanti hanno giornali che parlano male dell’ Italia”. Aha. Ma questa e’ una cazzata, per un semplice motivo: la “credibilita’” di una nazione non e’ MAI dipesa dalla condotta sessuale di chi la dirige. Quando Clinton ha dichiarato che si faceva fare i pompini dalla Lewinsky, e che secondo lui era “sesso improprio”, gli USA non hanno perso una virgola di “credibilita’”.  Se anche l’hanno persa, a Belgrado non se n’e’ accorto nessuno, specialmente quando piovevano bombe.

La “credibilita’ ” di un paese si costruisce sulla sua potenza economica, militare e strategica. Non c’e’ niente altro. Se il presidente degli USA domani vuole trombarsi Rudy, puo’ farlo in diretta a reti unificate. E non gli accade nulla, ne’ gli usa “perdono credibilita’”. Del resto, Hitler era vegetariano, amava gli animali ed era , personalmente, una persona mite. Churchill picchiava la moglie, era alcoolizzato e aveva diverse amanti. Ma non e’ che qualcuno abbia considerato Hitler migliore di Churchill, credo.

Chiunque abbia letto un libro di storia sa bene che la credibilita’ di un paese non dipende dai vizi dei regnanti: moltissime dinastie hanno avuto delle corti stracolme di bagasce, di amanti di ogni sesso, e se la nazione era una nazione stracolma di armi e di soldi per fare una guerra, era credibile lo stesso. Punto.

Perche’ e’ cosi’ difficile reagire alla chiacchiera “la credibilita’ del paese”? Perche’ il provinciale che l’ascolta ci vede qualcosa che conosce, la riconosce come parte della sua storia personale: “non urlare cosi’, cara, cosa diranno i vicini se sentono che ti picchio?”. In realta’ questo e’ il punto: il provinciale non fa altro che chiamare con un altro nome le regolette del cazzo della provincia, sperando semplicemente che un altro provinciale le decodifichi  e quindi percepisca il messaggio.

Del resto, il messaggio e’ incoerentissimo: se fosse un problema di credibilita’ che Berlusconi non si fa le mignotte, diciamo verso la stampa tedesca, Berlusconi potrebbe semplicemente andare in un legalissimo bordello tedesco a fare quel che vuole. A quel punto?(1)

Un altro espediente che il provinciale usa per elevare la minchiatina a cosa importante e’ quello di usare il piccolo egoismo provinciale: “e se succedesse a te, vorrei vedere che cosa diresti”. La frase e’ assolutamente ridicola, perche’ dipende dalla possibilita’ che succeda a me.

Una provincialotta ha provato a sfruttarla venendo qui a dirmi “vorrei vedere cosa diresti se ci fosse tua moglie o tua figlia a farsi scopare alle feste di Berlusconi”. A parte l’ovvia considerazione che sarei l’ultimo a venire colpito da una cosa simile nell’amor proprio(2) , ovvero che non essendo il loro padrone non sono io quello cui chiedere conto, c’e’ un piccolo problema: che a loro non succedera’. Non c’e’ alcuna possibilita’ che questo succeda.

Per capire il punto occorre andare nella societa’ di provincia. Essendo societa’ ove sono in gioco piccolissime cose , i peccati sono quasi sempre piccoli peccati. Piccole truffe, tradimenti, piccoli furti. Niente di che. Cosi’, trattandosi di un ambiente estremamente degradato, e’ effettivamente vero che potrebbe succedere anche a te.

Se la moglie di un tizio gli ha fatto le corna e voi ridete di lui, probabilmente vi risponderanno “potrebbe succedere anche a te”, ed e’ assolutamente vero. Il mix di noia , di mancanza di reali valori che non siano di facciata, di ossessione delle apparenze, in generale fa si’ che non possiate fidarvi proprio di nessuno. Il luogo dei facili costumi e’ la citta’, il luogo dei cattivi costumi e’ la provincia. Qualcuno viene truffato? Eh, stando che il rapporto di fiducia era costruito secondo i canoni della provincia (la conoscenza e le apparenze), e’ chiaro che se tutti i rapporti di fiducia sono costruiti cosi’, allora evidentemente sara’ possible per tutti subire lo stesso destino.

Il problema e’ che in provincia tutti giudicano quello che fate, ma nessuno giudica quello che siete. Non esiste nella cultura italiana una valutazione che comprenda una stima del valore dell’individuo e delle sue qualita’. In provincia si giudica solo la condotta, si giudica solo a partire dalla condotta. Non esiste una cultura delle qualita’ umane: qualsiasi giudizio chiediate su qualcuno ce l’avrete in termini del suo comportamento e mai delle sue qualita’.

Quando il provinciale sceglie una moglie, non giudica cio’ che e’, ma giudica cio’ che fa. Si comporta bene? E’ una brava persona. Si, ma di che sostanza e’ fatta? Quali sono le forze che la spingono nell’agire? Boh. Si comporta bene, e tant’e’.

Poiche’ tutti i rapporti e tutti i giudizi del provinciale sono alieni dall’idea di percepire la sostanza delle persone e la qualita’ delle forze che spingono la persona stessa, il provinciale giudica solo dalle apparenze e dal comportamento. Poiche’ entrambi i canali sono fortemente manipolabili, (e’ possibile controllare entrambi, almeno in pubblico), il provinciale non puo’ fidarsi veramente di nessuno: manca della cultura che serve a giudicare chiedendosi da quali forze interiori una persona sia guidata, e manca della cultura che serve a capire di quale sostanza una persona sia fatta.(3)

Di conseguenza, il provinciale vive in un mondo nel quale non potrebbe escludere che domani la propria moglie finisca a fare pompini alle feste di Berlusconi. Sa come si e’ comportata sino a quel momento, cioe’ conosce il suo comportamento in pubblico, e niente di piu’. Sul futuro e sul privato non puo’ fare affermazioni. Puo’ essere tradito o deluso da chiunque. Per questa ragione ha moltissimi amici: non ne ha nessuno; niente e’ piu’ facile di accumulare zeri.

Un’altra cosa che il provinciale fa e’ di tirare in ballo la civis in continuazione. Per esempio, subito qualcuno si e’ detto che chiamando la procura e raccomandando la ragazza, Berlusconi avrebbe commesso chissa’ quale reato. Aha. Solo che poi si scopre che si sono seguite le procedure in maniera regolare. Dunque?

Altro punto , in provincia si vive ancora nel periodo delle signorie. Nel periodo delle signorie esistevano due autorita’, e l’autorita’ era morale, ovvero esemplare. Il ruolo esemplare dell’autorita’ causava il cosiddetto “noblesse oblige”, ovvero l’obbligo dei nobili  e dei preti(4)  di avere un contegno esemplare. Al contrario, nel periodo moderno questo viene a cadere, ed e’ possibile per i regnanti fare quel che vogliono nel privato; non per nulla Bush e’ un ex alcoolizzato , non per nulla Clinton si fa fare i pompini, non per nulla Kennedy e’ un vero e proprio maniaco sessuale, eccetera.

Il principio di assoluta funzionalita’ dello stato moderno, ovvero il fatto che la persona ricopre la carica e non viceversa, e’ ancora anni luce distanti dal provinciale, che pretendono che esistano una serie di doveri MORALI diversi per i regnanti; questo e’ del tutto falso, ed e’ questo il motivo per il quale gli altri paesi possono avere sindaci, capi di stato, ministri gay. Se dovessimo avere una serie di doveri morali, a questo punto bisognerebbe stabilire quale sia la morale di riferimento; e la morale per cui scopare Ruby e’ sbagliato e’ la stessa per la quale e’ sbagliato succhiare cazzi se anche voi ne avete uno. Se i paesi stranieri possono avere sindaci, ministri, capi di stato gay non e’ perche’ hanno una diversa morale che decide se e quando e a chi potete succhiare cazzi, vientando alla Ruby di farlo ma permettendolo all’ Antony di turno,  e’ semplicemente perche’ la classe dirigente e’ considerata essere scinta dal dovere morale.

Questi sono i modi coi quali il provinciale eleva le minchiatine al ruolo di grandi problemi coi quali avere posizioni forti. Ma possono fare anche la cosa opposta, ovvero ridurre i grandi temi alla dimensione di minchiatina. Il gioco consiste nel dare giudizi sprezzanti riguardo alle autorita’ in materia di qualcosa, in modo da prendere una questione qualsiasi e ridurla alla merce’ del giudizio dell’uomo della strada.

Facciamo un salto indietro. Che cos’e’ di preciso l’ignoranza? Se dovessimo semplicemente definirla come il “non sapere” ci troveremmo con un paradosso logico enorme, dal momento che tutti ignoriamo la gran parte dello scibile. Tuttavia, percepiamo una vena di “ignoranza” in alcune persone. Quando percepiamo questa vena? La percepiamo in un preciso momento: quando l’ignorante prende posizione.

E cosi’, l’ignoranza non e’ definibile come il fatto di non sapere,

ma come l’atto di prendere una posizione su quanto non si conosce.

Cosi’, se la domanda e’ “la dimensione gnostica di Lullo e’ universale o enciclopedica”, si potra’ dare una risposta molto diversa a seconda delle scuole di pensiero. A patto che vi sia una scuola di pensiero. Tizio o caio possono dire la cosa sbagliata, ma se hanno studiato abbastanza filosofia del periodo, non sono ignoranti. Sbagliano, ma non sono ignoranti.

Diverso e’ se il mio barbiere, che non ha mai letto di filosofia, prendesse una posizione: anche se la pensasse come Tizio che ha studiato filosofia, sarebbe un ignorante. E non sarebbe un ignorante perche’ sbaglia: se la pensasse come quel filosofo che ha ragione, ma senza avere la preparazione del filosofo, sarebbe ugualmente ignorante, cosi’ come un orologio guasto segna l’ora giusta due ore al giorno.

Il provinciale sfrutta questa ambiguita’ del concetto di ignorante per ridurre il tutto ad una sola fascia di gnosi: conoscere la materia non consiste nell’averla studiata , ma nel prendere la decisione giusta. Mia nonna, che sa che piantando Tagete si scaccino molti insetti delle radici, ne sa quanto il biologo che dice la stessa cosa: “ha ragione’. Non importa il fatto che mia nonna creda il tagete capace di scacciare gli animali perche’ e’ il fiore dei morti mentre il biologo vi sa dire che cosa ci sia di tossico nelle sue radici, lei “ha ragione”.

Una volta stabilito il fatto che non c’e’ alcuna differenza tra una anziana analfabeta e un biologo solo perche’ affermano la stessa cosa, il provinciale passa alla seconda fase: poiche’ ha ragione su cose di biologia almeno una volta, allora mia nonna e’ un biologo SEMPRE.

Con questo meccanismo il nostro eroe trasforma l’ignoranza in un punto di vista. Una volta fatto questo, il fatto di prendere posizione su cose che non si conoscono diventa un atto dovuto, una perizia. Ed ecco allora che arriva il momento della grande sparata:

I VALORI®

Nonostante tutto quello che si vuole dire, i valori sono qualcosa che occorre conoscere bene, e per straparlare dei valori della moderna politica occidentale occorre una cultura non indifferente. Cosi’, quando il nostro provincialotto arriva e ci parla di valori di fatto stra agendo da ignorante nella stragrande maggioranza dei casi. La genesi filosofica dello stato moderno (e quindi dei valori che lo informano) e’ una materia troppo complessa per lui ; cio’ non toglie che il nostro provincialotto si senta in grado di prendere una posizione.

Ma che cosa spinge il nostro provincialotto? Vale la regola che ho enunciato nel “Vangelo di Naamah”:

 chi agisce sbandierando grandi valori e’ spinto dalla libidine

che prova nel giudicare e condannare gli altri.

Ne faccio una questione di libidine proprio perche’ NON intendo usare come metro di giudizio il comportamento. Se usassi il comportamento, sarebbe sufficiente evitare di pronunciare giudizi (per poi applicarli nelle azioni) per fregare il mio giudizio. Il vero problema che pongo e’, molto semplicemente, capire quale forza spinga le persone.

Cioe’, indignarsi costa fatica. Potete farvi una passeggiata e spendere meno impegno. Qual’e’ la forza che vi spinge ad indignarvi? Ecco il punto, il punto che mi permette di classificarvi non secondo il vostro comportamento, ma secondo la vostra sostanza. Quale forza vi spinge?

Il moralista che si indigna di continuo e’ spinto principalmente dalla libidine che prova nel giudicare  e condannare. Vedrete il meccanismo libidico in azione comparando una discussione con queste persone ed una scopata: le analogie sono evidenti. C’e’ la fase in cui si accenna al problema senza sviscerarlo, che e’ il petting, i preliminari. Una volta creato il climax, occorre la fase predatoria, la conquista: occorre che venga disvelato l’oggetto del desiderio, la condanna come il corpo dell’altro; in questa fase si concorda sulla stessa cosa con parole diverse; si partecipa cioe’ allo stesso amplesso con azioni differenti. Una volta fatto tutto questo lavoro, arriva l’orgasmo; cioe’ si pronuncia la condanna da entrambi i lati, piu’ dura possibile. Fatto questo c’e’ la stanchezza, e magari ci si saluta e ci sono i cinque minuti di silenzio postorgasmici.

In definitiva, riconoscere la libidine non e’ complesso, e potrete riconoscerla in chiunque: si tratta di una pulsione dalle caratteristiche evidenti.

Cosi’, questo sono i “grandi valori”: una forma di libidine. Essa consiste nel pronunciare una senzenza/orgasmo di condanna , piu’ dura possibile, provandone il piacere piu’ grande possibile. E’ una forma verbale di sadomasochismo su un soggetto immaginario, nel senso che non e’ presente alla discussione.

In definitiva, il mondo del provinciale, fatto di minchiatine, e’ da solo sufficiente a sgamarlo. Quello che al massimo manca e’ il potere di reagire alla montanga di parole, o se preferite di merda, che essi usano per sostenere il loro castello esistenziale. Adesso mi chiederete come si fa a reagire a questo genere di cose.

Allora: se avete modo di tagliare la discussione o chiuderla, ci sono moltissimi modi per farlo, primo tra tutti il potere dei sistemi di commenti su internet, che permettono la censura dei fessi. Nella vita materiale ci sono diversi modi per chiudere una discussione. Dal “ho deciso che non cambiero’ idea oggi”, a “scusa, ho altro da fare”. C’e’ l’arma totale e definitiva della derisione, che e’ quella del prenderli per i fondelli, e ridere di loro. Infine, c’e’ l’arma totale , brutale, assoluta e definitiva:

“Embeh?”

Emmbeh e’ il modo con cui si spezza il meccanismo libidico, come se aveste interrotto una scopata per andare a vedere se ha vinto il Milan. Esaurisce la spinta libidica, cancella il climax che i nostri farlocchi hanno cercato di raggiungere.

E , cosa meravigliosa, li lascia proprio con la stessa sensazione: quella di essere abbandonati nel mezzo di una scopata. Provano lo stesso senso di repressione, di frustrazione, di astinenza e di vuoto interiore.

Li farete, cioe’, star male.

Il che, mi sembra una gran bella cosa.

Ed e’ una fonte rinnovabile, nel senso che al secondo o terzo embeh , neanche un dio della dialettica riesce a prendere il discorso. Bisogna fare attenzione, perche’ l’embeh non e’ come “fregancazzo” o “chi se ne fotte”, perche’ e’ una domanda e va pronunciato con tono interrogativo. Non e’ neanche un “e allora?” perche’ mantiene il discorso strutturato in una consecutio logica; trattandosi di una vera domanda potra’ avere una vera risposta, puo’ sembrare una richiesta di spiegazioni e allora otterrete un comizio.

No, il vero bombardone e’ “embeh?’ , prinunciato come un geroglifico di potenza geometrica, esso non richiede una risposta perche’ mette in dubbio che quanto detto dal farlocco abbia qualche significato. Mette in dubbio che abbia senso, e contemporaneamente dice che non ve ne frega niente, e contemporaneamente spezza il climax erotico del processo verbale. Insomma, e’ un colpo di clava ad un tizio che ha un fioretto: spacca la spada E la testa.

E cosi’, Berlusconi si scopava una minorenne.

Embeh?

Uriel

(1) Quando la capitale si mosse verso berlino, 4000 escort e quasi un centinaio di bordelli si trasferirono la’. Era una questione di architettura, non e’ che i politici ne facessero uso. Ah, i portici di Berlino.

(2) Magari potreste chiedere a Lady Uriel se le piacerebbe fare la bagascia per berlusconi. Se siete molto veloci a scansare la sua risposta, perche’ ha una buona mira.

(3) Si tratta dell’arte di classificare ed etichettare la cultura di provenienza di una persona. Lo potete fare anche partendo da discorsi molto “innocenti”.

(4)Formalmente, il Papa e’ un re e i cardinali sono principi. A seconda dei paesi, i vescovi venivano trattati come conti.

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