I piani per il Cloud.

I piani per il Cloud.

I piani per il Cloud.

Leggo di piani nazionali (ed europei) per il cloud, o per l’ AI, o per qualsiasi altra tecnologia fichissima, e rimango onestamente molto freddo. Lo dico perche’ sembra che i governi non stiano capendo il punto dell’innovazione. E siccome lavoro SOLO nel settore delle tecnologie emergenti, vorrei dire due parole.

Facciamo un esempio: le auto elettriche.

Supponiamo di aver investito quantita’ grandi di soldi per le auto elettriche, diciamo nel 1995. Sia chiaro, i veicoli elettrici esistevano da molto tempo, quindi il 1995 non era cosi’ “indietro”. Mancava solo un dettaglio, nel 1995.

Mancavano le batterie adeguate.

Nel 1995 , potevate investire quanto volevate nelle auto elettriche, ma con il budget di un governo, e anche dell’ Europa, non potevate risolvere il problema.

Ma allora come sono arrivate le batterie delle auto elettriche di oggi?

I piani per il Cloud.

Sono arrivate quando l’industria dei telefoni cellulari ha investito “gozzillioni” di soldi, per una ventina d’anni di fila, per avere batterie migliori. E sia chiaro: si tratta di quantita’ di soldi che ne’ l’ Italia, ne’ la Germania ne’ la UE poteva raggiungere. E’ stato un investimento lungo, protratto nel tempo e soggetto SIA a competizione che a investimenti progressivi.

Allora diciamolo: se volevate investire nelle auto elettriche nel 1995, dovevate ANCHE investire in telefonia cellulare. Che purtroppo, ai tempi era un tantino, come dire “carente”. Questo e’ il punto.

Semplice e secco: la tecnologia principale per l’auto elettrica viene dal mondo della telefonia, e non dall’Automotive. E questo non e’ nulla di strano. Il “cloud” viene, in gran parte , dall’industria del software. E cosi’ via.

Sono stato in una ditta -bio , qualche giorno fa. Dobbiamo fare un lavoro per loro. A parte vedere cose fichissime come “stampanti per RNA”, che sono davvero letteralmente delle stampanti per RNA, la cosa che mi ha colpito ad uno sguardo “professionale” era che una “stampante RNA” , sul piano hardware, non e’ molto piu’ di un thermomix (in Italia: il Bimby). E’ il software che fa la differenza.

Quindi oggi, se vogliamo investire , diciamo, nel *bio, dobbiamo investire principalmente in software. Tutto era “software” li’ dentro. Non si potrebbero maneggiare blocchi di dati come quelli dell’ RNA a mente. Occorono computers. Ma specialmente: occorrono i software.

Allora, chiediamoci: che senso ha un investimento per sviluppare ancora il bio*, se poi non stiamo sviluppando un’industria capace di competere sul software? Se il software si fa negli USA, per l’industria che lo usa gli USA saranno sempre il fornitore piu’ importante.

E allora mi viene in mente che si sta facendo “il cloud nazionale”. Nazionale? State usando processori Intel, (magari AMD), hypervisors che sono fatti negli USA, chip fatti in Cina…perche’ lo chiamate “cloud nazionale”?

Da quale dipendenza vi dovrebbe liberare, di preciso?

Il problema dell’innovazione e’ che non e’ fatta dal prodotto finale, ma dai cosiddetti “building blocks”. La batteria che dura molto e’ un building block, che aiuta sia a fare i cellulari, che le automobili, e magari chissa’, nel biomedicale sono migliorati gli apparecchi auricolari. E chissa’ quante altre cose in altri settori.

L’innovazione non e’ monolitica, e’ composta di “building blocks”. E l’UNICO modo per rimanere innovativi, per una zona del pianeta, e’ di possedere tutti i building blocks possibili, o almeno un numero grande. Se nel coso di sotto manca UN SOLO building block, non funziona (qualsiasi cosa faccia) ed avete creato una dipendenza.

I piani per il Cloud.

L’innovazione non e’ un fenomeno verticale. E’ data dalla possibilita’ di combinare liberamente diversi “building blocks”, che devono essere disponibili, economici e specialmente conosciuti agli innovatori.

Fare un cloud usando CPU fatte negli USA, server fatti negli USA con componenti cinesi , e software sviluppato altrove, puo’ darvi tante cose ma non un cloud “nazionale”.

Investire nelle tecnologie bio* quando tutto il software che consente loro di esistere e’ scritto negli USA, o quasi, non vi dara’ MAI alcuna autonomia industriale.

L’investimento sensato nel mondo dell’innovazione e’ quello che aumenta il numero di “building blocks” potenti in un dato paese (o zona). Piu’ ce ne sono, piu’ aumenta l’innovazione.

Adesso direte: si, ma come si fa ad investire efficacemente in direzione di “aumentare il numero di building blocks?”.

Ci sono due modi:

  • scolarizzazione. TUTTI gli studenti, di qualsiasi indirizzo, corso o specializzazione, devono saper scrivere codice. Di qualsiasi tipo, va bene qualsiasi linguaggio,  ma pensare che l’informatica nelle scuole sia l’uso di Office e poco altro e’ un messaggio preoccupante.
  • prioritizzazione. Per esempio, il software e’ ovunque. Ed e’ il “building block” che manca in Europa. Quando sento parlare del “progetto gaia”, mi viene da chiedermi “e chi ve lo fara’, SAP?”. (Infatti hanno scelto nextcloud, sviluppato in PHP con Zend Technologies, sede in Minnesota. WOW! Che autonomia.)  Altro punto, il silicio. Le fabbriche di auto sono ferme perche’ mancano chip.  Terzo punto, elettronica. Viene da ridere quando penso che ci sono “informatici” che si perdono tre layer sopra il livello fisico.

Ecco, per questa ragione sono MOLTO scettico sul lavoro di investimento fatto in settori verticali. Non avreste avuto l’auto elettrica senza le batterie sviluppate con investimenti enormi dal mondo dei cellulari, non avreste avuto l’intelligenza artificiale senza le GPU nate per il mondo dei videogiochi, non avreste avuto il vaccino senza il cloud, e cosi’ via: gli investimenti verticali, in un solo settore che sembra strategico, sono la strategia perdente. Quello che conta sono i “building blocks”.

Sono molto perplesso dai piani “verticali” che vedo: piaceranno MOLTO ai lobbysti, ma sulla loro efficacia non scommetterei.

E quando il firmware della scheda di rete del tuo server nel cloud “nazionale” e’ scritto in USA, parlare di “privacy” e’ del tutto inutile. Ci entrano quando vogliono.

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