Bisogna chiarire bene cosa si intenda per societa’ moderna, ovvero una societa’ che parta da un livello tecnologico , diciamo, X.
Oltre all’idea sistematica di quantita’,quel che cambio’ con la rivoluzione industriale fu la sistematicita’ della qualita’. Se una donna che lavora ad un telaio vede che una fibra e’ un poco piu’ sottile del solito, o piu’ fragile, non fara’ altro che usare le proprie mani per regolare la pressione sul telaio manuale che usa. Al contrario, nel caso di telaio industriale, anche quando siano possibili regolazioni, si presume che la qualita’ della materia prima sia costante, o comunque che oscilli in un range predefinito.
In questo senso si potrebbe dire che l’artigiano potrebbe salvare materia prima , dall’altro qualcuno rispondera’ che comunque la differenza di produttivita’ recupera i vantaggi di questa regolazione manuale (almeno entro un certo range di prezzo della materia prima e del costo del lavoro).
Ma questa mentalita’ viene con l’industria. Con l’industria arriva il concetto di produzione merce-a-merce, ovvero I{qualita,quantita’} in ingresso, O{qualita’, quantita’} in uscita, entrambe determinate dall’inizio, nel mezzo ci sta un sistema produttivo che non ragiona che in termini di capacita’. Essendo fissati i due paradigmi , cioe’ qualita’ e quantita’ di materia prima e qualita’ e quantita’ di prodotto finito, la bonta’ della fabbrica consiste nel rapporto tra i costi/valori delle due coppie, a voler usare un indicatore sintetico.
Ovviamente, prima non si ragionava cosi’. L’intervallo permesso nella qualita’ e quantita’ di materie prime era variabile, e l’artigiano poteva anche usare materie prime diverse (cosa che con le macchine diventava difficile) , e anche le lavorazioni potevano cambiare, cosa che nell’industria richiedeva il cambio di fabrica. In compenso, entrava in gioco un concetto che era la bravura dell’artigiano, la sua esperienza, eccetera.
Sebbene oggi questi concetti siano quasi innati, se i contadini riuscirono ad emigrare in citta’ e popolare le fabbriche , gli artigiani e il mondo di fornitori a loro legato scomparvero. Lo stesso fornitore di cotone non si era mai posto ne’ il problema di qualita’ costante ne’ quello di quantita’ predicibili. Non furono solo i vecchi artigiani a finire sotto i ponti. Fu tutta la filiera industriale.
Allo stesso modo, nella meta’ degli anni ’90 e’ arrivata una specie di rivoluzione industriale , che si chiamava Information technologies. Questo ha introdotto un nuovo modo di pensare all’innovazione. Al posto del solito sistema produttivo, al posto di una semplice coppia I{qualita,quantita’} O{qualita’, quantita’}, si e’ aggunto un elemento: la roadmap. Ognuna di queste cose e’ considerata in evoluzione, e (1) adesso il problema non e’ solo cosa fai oggi e quanto bene lo fai, ma “se puoi farlo meglio di cosi’ in futuro”.
Nel mondo ITIL questo e’ chiamato “service pipeline” , sotto altri framework avra’ nomi diversi, ma il punto e’ che se non sapete ancora cosa migliorerete nella vostra azienda, l’azienda e’ statisticamente chiusa. Calcolassimo gli orbitali secondo Schroedinger, i vostri elettroni sono gia’ al tribunale fallimentare mentre leggete questo messaggio.
Questo cambiamento e’ simile a quello che avvenne durante la rivoluzione industriale, ed e’ irreversibile. Che cosa succedera’ e’ ovvio: chi non percepisce, recepisce e metabolizza questo cambiamento semplicemente un barbone ante litteram. Le nazioni che non si adeguano sono gia’ baraccopoli di poveri, anche se non lo sanno ancora.
Perche’ non hanno un lavoro.
E sapete perche’ faranno ancora cose simili?
Perche’ non avranno MAI un lavoro.
Esiste tutta una fronda pauperista, di sostenitori della decrescita, di sostenitori del “fermate il mondo” , che si ostinano a pensare che ostacolando l’avanzare della tecnologia potranno in qualche modo tenere fermo il mondo. Se un tempo questo poteva funzionare, a patto di agire quantita’ e quantita’, adesso che c’e’ di mezzo una roadmap il problema non sta piu’ nelle tecniche produttive.
Il vero problema di questa gente e’ che non percepisce un gigantesco cambiamento di paradigma arrivato con l’ Information technology. Sono come dinosauri in un mondo troppo freddo per loro.
Il problema non e’ se sappiano o meno che ricerca si faceva in quel laboratorio. Io non lo so a mia volta, non sono un biologo. Il problema e’ che non percepiscono il VALORE di quella ricerca.
Nell’era Avanti Internet, quando l’innovazione era faticosa perche’ le informazioni giravano con difficolta’ (2), la ricerca era una cosa in piu’. Era importante solo produrre tanto e bene. Il resto non contava. La coppia era I{qualita,quantita’} O{qualita’, quantita’}, e tanto BASTAVA per sopravvivere. La ricerca era una cosa IN PIU’, ma c’era addirittura il rischio che “tradizione” potesse bilanciare l’innovazione, ed un prodotto che non si innovava mai diventasse un “classico”.
Adesso non e’ piu’ I{qualita,quantita’} O{qualita’, quantita’}, adesso per sopravvivere occorre I{qualita,quantita’, roadmap} O{qualita’, quantita’, roadmap}, . E non e’ una cosa IN PIU’.
Oggi il miglioramento e’ il MINIMO indispensabile PER LA MERA SOPRAVVIVENZA.
Cosi’, non ho alcun bisogno di sapere COSA di preciso ricercassero dentro quell’istituto. Del resto, non sono un farmacologo, non potrei neanche. Ma so che stavano ricercando. E quindi so che quell’istituto e’ NECESSARIO. E non e’ necessario per avere successo, ma poi se ci accontetiamo facciamo senza. E’ IL MINIMO per sopravvivere.
Durante un’intervista uno dei coglioni occupanti ha detto che il mondo andra’ avanti anche senza le ricerche che si fanno li’. E questa per lui e’ la risposta. E il fatto che abbia detto il vero senza capire che sta enunciando il problema e non la sua soluzione, fa capire come quel tizio sia statisticamente morto.
Quel tizio che ha rilasciato l’intervista e’ come un produttore di materie prime che durante la rivoluzione industriale avesse avuto qualita’ discontinua o quantita’ imprevedibile. Morto di fame. Con quel “mindset”, con le obsolete categorie culturali di cui dispone, non ha alcuna probabilita’ di trovare un posto nella societa’ moderna. E’ disoccupato oggi, e sara’ disoccupato anche domani.
Questo e’ lo stesso paradosso che spinse milioni di persone ad abbandonare l’Europa per gli USA. Gli usa erano una nazione da colonizzare, pesantemente pre-industriale. Chi fuggiva la fame scappando da un continente industrializzato ad un continente pre-industriale stava semplicemente cercando il passato. Ovvero un mondo ove il vecchio paradigma stava ancora sopravvivendo.
Stavano, cioe’ “comprando tempo”.
Il problema e’ che oggi alcune societa’ credono di comprare tempo. Quel tipo ha detto che non crede proprio che uscira’ mai qualcosa di utile da quel centro di ricerca, e che comunque altri avrebero scoperto ogni cosa.
Di fatto, ha lo stesso atteggiamento degli Amish. Essi fuggirono verso gli USA perche’ in una Europa altamente urbanizzata non era possibile condurre il loro stile di vita. Avevano bisogno di un luogo di frontiera, primitivo e non ancora urbanizzato, allo scopo di far sopravvivere la loro obsolescenza. Il problema di questi Amish e’ che NON HANNO ALCUN PAESE ARRETRATO IN CUI FUGGIRE.
Possono solo mantenere arretrato il paese che hanno.
Il guaio e’ che mantenendo arretrato un paese non ottengono altro che…. fare la fame che fanno.
E’ inutile combatterli per contrastarli. E’ inutile cercare di convincerli. Non servira’ a nulla: nemmeno convincere un Amish della bonta’ della corrente elettrica serve.
Come li si elimina? Non li si elimina, semplicemente li si trasforma in barboni. Tutto quello che i progressisti devono fare e’ portare tecnologia ovunque. Essere dei veri e propri discepoli della tecnologia. Insegnare a chi VUOLE imparare ad usarla. Farne vedere i vantaggi. Spingere le persone ad usare ogni forma possibile di tecnologia. Piu’ la societa’ avanza tecnologicamente, piu’ queste persone scivolano verso la disoccupazione, l’emarginazione, la miseria.
Non ha senso alcuno LOTTARE CONTRO di loro. Vi conviene LAVORARE PER la diffusione delle tecnologie.
Dimostrare che hanno torto non serve a nulla. Discutere non serve a nulla. Non capiscono il cambiamento. Non percepiscono di essere dinosauri. Non potete spiegare loro niente, cosi’ come non potevate convincere i dinosauri ad accendere un fuoco. Potete solo preservare il vostro mondo lavorando perche’ le nuove tecnologie si diffondano. Questo li lasciera’ indietro, e piano piano scivoleranno verso la completa indigenza.
Non avendo nemmeno una nuova terra ove emigrare alla ricerca di arretratezza tecnologica, sono semplicemente condannati all’emarginazione ed alla miseria.
C’e’ una gara in corso anche con loro: far avanzare la societa’ abbastanza velocemente da ridurli rapidamente in condizioni di non nuocere.
Occorre, cioe’ lasciarli indietro.
Ancora piu’ indietro, ancora piu’ in fretta, ancora piu’ lontani.
E per fare questo non occorre FERMARSI a parlare con loro. Occorre ignorarli e correre ancora piu’ in fretta. Chi ragiona cosi’ e’ condannato a disoccupazione, fame, emarginazione. Occorre solo accelerare il processo.
Il resto lo fara’ Darwin.
Uriel
(1) Non sto considerando cio’ che sta nel mezzo, diciamo di considerare come una scatola chiusa la fabbrica.
(2) Se pensate che sia difficile fare una tesi di laurea oggi, pensate che c’e’ gente che doveva spulciare indici cartacei di biblioteche, per cercare qualcosa sull’argomento. E se volevi sapere se in quel libro ci fossero cose interessanti non avevi google che ti cercava le chiavi, dovevi proprio leggere – e capire – il libro.