Greece: lessons we won’t learn.

Nello scorso post ho toccato il punto del peso dell’indebitamento dei privati nella catastrofe economica incombente, (la grecia ha gia’ dichiarato default, BTW per bocca del suo primo ministro: che i creditori siano pagati o meno per via di un prestito e’ un processo differente), ma vedo che il problema non e’ chiaro. Cosi’ faro’ un esempio.

 

 

Supponiamo di avere una gigantesca diga, stracolma di milioni e milioni di metri cubi d’acqua. Supponiamo che arrivi un terremoto. La diga andra’ in pezzi, e l’acqua devastera’ ogni cosa.
Sicuramente, quindi, potremmo dire che se la diga fosse stata meno piena, o non si fossero costruite dighe in zone sismiche. Il che e’ correttissimo. Ma rimane un punto: l’evento scatenante del disastro e’ il terremoto.

 

Cosi’, il problema nel fallimento dei debiti pubblici e’ indubbiamente la loro dimensione. Sarebbe meglio non fare debiti pubblici, cosi’ come e’ banale che se non facessimo dighe, non crollerebbero dighe.

 

Ma rimane il fatto che qualsiasi diga, in teoria, crolla se arriva un terremoto.

 

Nel caso del terremoto abbiamo a che fare con un evento che controlliamo. Mentre nel caso dell’economia, la diga e il terremoto sono ENTRAMBI sistemi che controlliamo.

 

Il debito pubblico e’ la diga piena d’acqua. Se crolla, e’ un casino. Si allaga tutto, la gente viene travolta, eccetera.

 

L’equivalente del terremoto e’ il tasso di indebitamento dei privati. Quando i privati si indebitano troppo, il debito pubblico esplode.

 

Qual’e’ il legame?

 

Il legame e’ di due tipi: fiduciario e  consumistico.

 

Nel caso fiduciario, il problema lo vediamo bene in Portogallo e Spagna. Il debito portoghese e’ attorno al 70%, ma il paese e’ vicino al collasso. Del resto la cosa non e’ nuova, perche’ il dbeito argentino era ancora piu’ basso, quando ci fu il crack.

 

Quello che succede e’ che l’investitore perde la fiducia nel paese, dal momento che non e’ possibile per l’economia di risollevarsi. Qualsiasi politica fiscale il governo usasse per migliorare il debito , infatti, sarebbe insostenibile: il cittadino indebitato e’, anche se ha uno stile di vita apparentemente occidentale, un cittadino povero. Quando il vostro paese ha piu’ debiti che PIL, comunque vadano le cose il governo NON potra’ pagare i debiti, dato che li pagherebbe con tasse che il cittadino ha sempre meno la possibilita’ di pagare.

 

Di conseguenza, la crescita dell’indebitamento dei privati e’ un brutto colpo per il rating. E’ ovvio che le aziende di rating si stiano prestando ai giochi speculativi, perche’ di fatto sono al soldo degli speculatori, ma e’ anche vero che nessuno credera’ mai ad un paese nel quale i cittadini vivono a credito.

 

Le pratiche incriminate sono:

 

  • Il credito al consumo troppo facile. Automobili, elettronica, vestiti, vacanze comprate a rate.
  • Il fido aziendale troppo facile rispetto al capitale sociale. Le PMI ed i professionisti chiedono fido portando come contropartita il fatturato, e non il capitale sociale.
  • Il mutuo casa facile. La gente compra casa senza possedere una lira, spesso facendosi finanziare piu’ del valore della casa.
  • Le carte di credito si comportano come isolette, concedendo fidi ed effettuando prestiti de facto. Potete avere un’ AMEX con lo scoperto, E una VISA con lo scoperto, e i due circuiti non si parlano per capire se non stiate moltiplicando il vostro conto, e come se non bastasse spesso non parlano con la banca per sapere quale sia la situazione del vostro conto.

 

Questo e’ il secondo punto: oltre al rating, c’e’ un problema di forecast. Supponiamo di avere cittadini risparmiatori, e di iniziare una trasformazione della spesa pubblica. Inevitabilmente le trasformazioni della spesa pubblica producono un periodo di austerity.

 

Cosa fa il cittadino? Se ha dei risparmi, come ha di solito il ceto medio (negozianti, professionisti), compenseranno il calo di affari pescando dai risparmi. Quando finira’ l’austerity, torneranno a risparmiare.

 

Cosi’, se il governo italiano calasse del 10% la spesa pubblica per un anno, le PMI che si vedrebbero ridurre gli appalti del 10% di cosa vivrebbero, visto che non hanno risparmi? E i professionisti? E il relativo calo dei consumi, come sarebbe vissuto dai negozianti?

 

Se tutte queste categorie avessero dei risparmi, ovviamente pescherebbero dai risparmi per un anno: il governo ristrutturerebbe la spesa pubblica e poi tornerebbe il sereno. Ma cosa succede se non ci sono risparmi?

 

Succede che ristrutturando la spesa pubblica, cioe’ ridimensionando gli appalti, le aziende soffriranno.Ma non hanno un cuscinetto su cui contare, quindi licenzieranno. I licenziati caleranno le spese, perche’ non hanno risparmi. E non compreranno dai negozianti. I quali non hanno riserve, e caleranno le scorte di magazzino. Eccetera.

 

Che cosa succede se il cittadino, oltre a non avere risparmi, e’ anche indebitato? Cosa succede se lo stato taglia spesa pubblica? Succede che le aziende appaltatrici e subappaltatrici , che usavano il giro di cassa per pagare gli interessi sui debiti, falliscono.

 

Il fallimento produce messa in vendita di immobili, bloccando il mercato immobiliare. Le persone sul lastrico non comprano, facendo fallire i negozianti, altrettanto indebitati. Questo sbatte sul mercato sia gli immobili commerciali che gli stock, e costringe le banche a non fare piu’ credito per via dei rischi. I professionisti a loro volta falliscono, e i cittadini non possono comprare i servizi privati che prendono il posto di quelli prima offerti dallo stato.

 

Vi sembra apocalittico? E’ quello che sta per succedere in Grecia.

 

Cosi’, quando il cittadino e’ molto indebitato, per il debito pubblico non c’e’ speranza. Il debito dei privati e’ , nelle sue conseguenze, la vera e propria dichiarazione di default dei conti pubblici.

 

Ha senso, a questo punto, agire sul debito pubblico?

 

No, non ha senso alcuno. Le cure di IMF e UE sono miopi, perche’ non prendono in considerazione l’idea che, anche se riducessero il debito sino al 60% , i cittadini greci sono esausti e non potrebbero sostenere il minore livello di servizi legato ai tagli. Manderanno al disastro l’economia,e la Grecia fallira’ con un debito inferiore tra un paio di anni. Niente di piu’.

 

Quello che va fatto in occidente, nessuno escluso, e’ di ristrutturare il debito ai privati. Per le aziende, costringendole a ristrutturare i propri debiti con le banche.  Per i privati cittadini, innanzitutto ponendo dei limiti vincolanti tra erogazione delle carte di credito e ammontare del conto in banca. Inoltre, con una stretta del credito al consumo: solo su cauzione e comunque non del 100% del bene.I mutui casa non possono superare il 50% dell’immobile. Gente che compra la casa senza una lira in tasca deve smettere di esistere. Se non hai i soldi per una casa, non comperi una casa e stai in affitto.

 

Una volta ridotto il debito dei privati, allora e solo allora si potra’ stabilizzare il debito pubblico.

 

Ovviamente questo e’ altamente impopolare, il che significa politicamente infattibile.

 

Se diciamo che il governo deve dimagrire, chi sogna funzionari pubblici che vivano in maniera monastica sara’ felicissimo. Tutti continueranno a vivere facendo debiti, ma pretenderanno che lo stato sia virtuoso.

 

Invece, se diciamo che lo stato puo’ finire in fallimento anche col 20% di rapporto deficit/PIL se i cittadini sono enormemente indebitati, allora non va piu’ bene. In qualche modo si e’ sancito di fatto il diritto ai debiti. Il diritto ad uno stile di vita al di sopra delle proprie possibilita’. Si e’ sancito il diritto alla vita vanziniana per chiunque abbia un’impresa.

 

Di conseguenza no, il problema non si risolvera’ ed esplodera’ nuovamente. E no, con buona pace della signora Merkel , se i suoi cittadini continuano ad indebitarsi a questo ritmo, potrebbe toccare anche alla Germania entro 3/4 anni.

 

Un’altra lezione che non vogliamo imparare e’ di smettere di manipolare i mercati usando i mass media e gli effetti psicologici. I mercati trattano valore, non allucinazioni.

 

E’ inutile scrivere sui giornali che “e’ inaccettabile l’idea di un default greco”. Palle. Il default greco e’ avvenuto per bocca del primo ministro, quando ha detto semplicemente che “la Grecia non puo’ piu’ accedere ai mercati”. Questa e’ una dichiarazione di bancarotta: “non siamo in grado di onorare i prestiti”.

 

A quel punto, interviene un prestito europeo. Prestito? Ma che cazzo dite? Quello ha appena detto che NON puo’ restituire alcun prestito. Si tratta, e sarebbe ora di dirlo, di un regalo. Quei soldi NON verranno MAI restituiti. Punto.

 

LA confusione sta sul concetto di bancarotta. La bancarotta non e’ la situazione di mancato pagamento dei creditori. CI sono bancarotte ove l’azienda fallisce, il giudice sequestra beni ed a quel punto i creditori vengono pagati. Non e’ piu’ bancarotta perche’ i creditori vengono pagati, forse?

 

Il fatto che i creditori vengano pagati o meno non inficia la situazione contabile di default. La grecia e’ in default perche’ NON puo’ piu’ rivolgersi ai mercati per rinnovare i bond. Punto. Poi, se qualcuno REGALA dei soldi, i creditori verranno pagati. MA questo e’ un processo diverso. Il default c’e’, ed e’ stato dichiarato ufficialmente dal primo ministro greco. La Grecia e’ GIA’ in default.

 

Tutti i giornali, invece, danno la partita greca come aperta. No, il default c’e’ gia’, quello che si sta decidendo e’ come pagare i creditori. Che e’ una cosa diversa.

 

Nessun fottuto giornale fa notare questo fatto: si parla ancora del default greco come di un’eventualita’ da scongiurare. MA e’ gia’ avvenuto.

 

Nessuno dei preziosi analisti che parla di debito nomina l’enorme problema dei debiti privati , e il terribile impatto che hanno. Tutti sembrano basarsi solo sul debito pubblico, quando sanno che il botto nasce dal debito dei privati.

 

Tutto questo serve a nutrire di illusioni l’opinione pubblica: dicono al cittadino “chi deve cambiare vita e’ il governo, sono magari i grandi manager della finanza, i tuoi debiti e il tuo reddito invece sono una questione privata”.

 

No, signori, i debiti che il cittadino ha (auto a rate, mutui, credito al consumo, fidi per aziende senza capitale sociale) sono un problema grande quanto (e forse di piu’) del debito pubblico. Il cittadino deve cambiare stile di vita, ridimensionare i consumi e ridurre i debiti molto piu’ degli stati. Anzi, se lo stato puo’ avere un debito pubblico, il cittadino per essere in linea con dei requisiti di sicurezza economica deve addirittura avere dei risparmi, cioe’ l’opposto del debito.

 

Ma i giornali non lo dicono, perche’ non piace ai lettori e perche’ le banche che li finanziano non hanno piacere a chiudere il credito al consumo e tutto il business del debito. I governi non lo dicono perche’ hanno paura di perdere le elezioni.

 

Ma non esiste il pasto gratis.

 

Guardate la Grecia: sono in default, il che significa che non hanno accesso ai mercati. Non lo avranno piu’ neanche se ricevono il prestito UE, perche’ sono falliti.

 

Il loro governo dovra’ tenere un rapporto deficit/pil di 0%. Inoltre, dovra’  ristrutturare i conti, dimagrendo. Il che significa un calo della spesa pubblica enorme. La spesa pubblica, in Grecia, e’ una delle principali fonti di PIL. L’economia greca, quindi, sara’ in pesante recessione. E le famiglie non hanno riserve per reggere questa cura.

 

Morale della storia: o il problema del debito dei privati viene affrontato, piaccia o meno, il il problema del debito dei privati arrivera’ sui denti dei privati con una forza tremenda.

 

La scelta e’, molto semplicemente, tra una cura dolorosa e la morte per malattia. E no, non c’e’ modo di fuggire.

 

Il pasto gratis non esiste, neanche per chi ha una carta di credito con lo scoperto.

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