Gli istinti fascisti della stampa italiana.

Gli istinti fascisti della stampa italiana.

Abituati a pensare che la stampa sia l’istituzione piu’ tipica della democrazia, ci interroghiamo poco sui valori che la stampa propaga. Eppure, ci sono paesi nei quali e’ regolata in modo da “sostenere la democrazia”, e paesi ove non lo e’.

Un esempio e’ l’Italia, ove la stampa (tutta) non fa altro che propagare concetti fascisti che, alla fine, minano i principi di base della democrazia.

Ci sono due concetti che la stampa italiana non ha ancora abbandonato, rispetto ai tempi del fascismo, che potrei riassumere cosi:

  • potere al posto del consenso
  • discussione come intralcio

Partiamo dalla seconda, che ha origini piu’ marcatamente fasciste. Se prendiamo un partito , diciamo un partito grande che non orbita attorno ad un leader, troveremo delle correnti, ovvero dei gruppi di persone che la pensano in un modo leggermente diverso: non abbastanza diverso da perdere la compatibilita’ del partito, ma non allineato con tutto il partito.

Questa dialettica in realta’ fa parte del dibattito democratico, e costituisce quella che in altri paesi si chiama “democrazia interna” dei partiti. La cosa interessante, invece, e’ notare come la stampa italiana dipinge un partito composto da molte correnti.

Innanzitutto non scriveranno che il partito sia “composto” da molte correnti,bensi’ scriveranno che e’ “diviso” in molte correnti. Poi scriveranno che e’ “spaccato” in molte correnti.

E dipingeranno un partito come se fosse un’armata brancaleone: come se un partito “normale” fosse fatto di robot che la pensano tutti allo stesso modo, mentre il partito con una democrazia interna ha i caminetti, le correnti, e’ diviso, spaccato, paralizzato dalle divisioni, ovvero un partito finito e inutile.

Questo deriva dal pensiero fascista, ove il Fascio era sempre dipinto come monoliico, appiattito sulle idee del DVCE, e tutto quanto.

Questo mito dell’unita’ ideale si spinge sino al punto in cui giornalisti che spergiurano di essere “democratici” si ostinano a propagare l’idea della “disciplina di partito”, che, indovinate un po’ da dove viene? Il termine fu coniato da Mussolini, poi adottato dal PCI, e arriva tale e quale sino ad oggi, per indicare la tendenza di un partito a seguire pedissequamente le idee della leadership.

Un partito dotato di una democrazia interna viene definito dalla stampa italiana come debole, diviso, spaccato, indeciso, e altri termini, tutti esclusivamente dispregiativi.

Secondo l’ideale fascista, infatti, il dibattito e’ il male assoluto: credere, obbedire, combattere. Discutere trapunti di vista diversi, se non la stessa esistenza di punti di vista diversi, e’ sintomo di debolezza. Mussolini invento’ una parola anche per questo: Totalitarismo. Ovvero l’idea che un solo partito, con una sola idea, fosse sufficiente a rappresentare la totalita‘ delle possibili istanze politiche.

E in questo senso, la stampa italiana sembra essere intrisa di totalitarismo.


La stessa cosa vale per la politica parlamentare in se’: non appena in parlamento si comincia a discutere, ecco che il governo e’ in pericolo. Se un governo e’ fatto da piu’ partiti, allora e’ il male assoluto.

E questa cultura non e’ stata innocua: il mito dei sistemi bipolari ove dal  voto emerge UN vincitore che comanda in tutto e per tutto ha portato alla seconda repubblica, ove la polarizzazione era considerata benefica , esisteva il “Polo” della liberta’ e del buongoverno e della fica, e polarizzare la politica in due “polI”, cioe’ ridurre tutto ad  UN SOLO bit di informazione (insomma, meno complesso di un semaforo) , era considerato un bene.

Oggi poi ci troviamo con una societa’ iperpolarizzata sino alla deriva fascista, e ci chiediamo come mai.

Ma il punto e’ sempre questo: che non appena un partito della coalizione di governo apriva bocca per esprimere disaccordo, ecco che la stampa partiva all’attacco spiegando che il governo faceva schifo, era debole, che esisteva “un contratto da rispettare” , che non c’era stabilita’ politica.

Ma dipingere lo svolgimento normale della politica parlamentare come un fallimento di instabilita’ , debolezza e improduttivita’ era proprio il fulcro della propaganda fascista. Meglio col Duce, decideva tutto lui da solo, senza discussioni.

E probabilmente, se la stampa avesse normalizzato il democrazia interna ai partiti di governo, i governi non “entrerebbero in fibrillazione” solo perche’ qualcuno non la pensa allo stesso modo degli altri.

Per esempio, il dibattito sull’invio di armi in Ukraina e’ perfettamente degno di essere fatto in parlamento. Si tratta di un problema , peraltro, storico: la politica italiana in genere e’ sempre stata quella di una certa equidistanza, tranne in casi estremi come ISIS o l’invasione del Kuwait.

Ma al contrario, secondo la tradizione fascista, bisogna arrivare all’unanimita’ , a tutti i costi. E se non marci allineato e coperto allora sei un traditore.

Certo, sappiamo benissimo che la Lega e’ una quinta colonna del Kremlino, e sappiamo benissimo che una certa fetta di M5S e’ contro gli USA, e sappiamo bene (per via dell’esperienza del PCI) che dietro ci girano probabilmente molti soldi.

Ma , se si pensa che ci sia questo problema, allora la cosa corretta da fare e’ un esposto alla magistratura penale, dal momento che esiste l’ art 245 del codice penale:

Gli istinti fascisti della stampa italiana.
Gli istinti fascisti della stampa italiana.

Come vedete, se questo e’ quello che temiamo DAVVERO, la legge ha gia’ la risposta. Si denuncino i vertici della Lega ai sensi dell’ Art 245cp, e via. (in questo caso, siccome ci sono dei trattati NATO che obbligano il paese ad essere solidale con le decisioni NATO, sarebbe criminale chi cerca di NON spedire armi: chi vuole inviarle sarebbe legittimato).

Ma se non si pensa questo, il dibattito e’ giustificato, e non e’ giustificata quella stampa che continua a gridare al “fronte unito” contro la Russia. Ok, alla fine il governo prendera’ una decisione, tutto qui. Nemmeno negli USA le opinioni sono uniformi, dopotutto.

MA la stampa fascista intende presentare la politica estera come una situazione di “Forze dell’ Asse” contro “Alleati”, ove tutti sono fedeli alla linea, fedeli al Capo, e avanti senza mai discutere nulla. Se discutiamo non siamo uniti, e se non siamo uniti, lo saremo.

Invece, ci troviamo con “Draghi non si discute”. Onestamente no: Draghi si puo’ discutere. Il problema, se proprio e’ necessario averlo, e di rendergli chiaro che comunque la decisione e’ frutto di una discussione.

Ed e’ relativamente facile dimostrare che “Draghi non si discute” sia molto simile a “Il DVCE ha sempre ragione”.


Nella politica estera e nelle alleanze, la stampa (aiutata in questo caso dagli alleati) continua a promulgare i soliti ideali fascisti: i governis tranieri sono letteralmente finiti se si trovano in una situazione anche il 3% complicata quando quella italiana. E’ di oggi la notizia che Macron sia un uomo finito, la Francia sprofondata negli abissi, le cavallette su Parigi e un asteroide sulla Loira, perche’ Macron e’ andato vicino alla maggioranza, ma non l’ha raggiunta. Cosi’ dovra’ allearsi con un altro partito.

Ovvove. CAtastrofe. Se la Germania non avesse al governo 3 partiti di cui due diametralmente opposti al terzo, li capirei. Se l’ Europa non fosse composta da paesi che spesso hanno posizioni diversissime su ogni cosa (ma poi arrivano ad una conclusione) , che la NATO contenga la Turchia, che sta bloccando due paesi dall’ entrare, non conta.

E notiamo anche una cosa: il problema non e’ la conclusione cui si arriva in una discussione. La stampa canta la catastrofe assoluta quando c’e’ la discussisone, punto. E quando si arriva alla soluzione, la sua implementazione non e’ interessante, perche’ la stampa galiana non legge piu’ nulla: se non discutono piu’ , non c’e’ nulla su cui tuonare che adesso il nstro fronte e’ debole.

Ed e’ interessante come qualsiasi dissenso in seno a qualsiasi alleanza e’ dipinto, ancora una volta, come “ordine sparso”, “spaccatura” , “crepa nell’alleanza”, e tutto un patrimonio dispregiativo che esce direttamente dal Minculpop di Mussolini.

La stampa italiana continua a diffondere le idee fasciste secondo le quali le alleanze sono tali solo se tutti sono d’accordo con la leadership, non ci sono defezioni, non ci sono traditori, non ci sono sabotatori.

Altrimenti non sei abbastanza “unito”, “disciplinato” e “coeso”. E adesso arrivano le cavallette. L’asteroide. L’anticristo. Il primo gangbang interracial di Sandra Milo su xhamster.

Gli istinti fascisti della stampa italiana.

Quindi la domanda e’: quanto puo’ durare una democrazia con una stampa che propina alla popolazione ideali fascisti?

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