Gli inoccupabili.

Finalmente l’ OCSE ha detto cio’ che sostenevo da qualche tempo, ovvero che la stragrande maggioranza dei disoccupati italiani sono semplicemente inoccupabili, e per quanto si sbattano di fare, anche all’estero, non riusciranno mai a trovare un lavoro nel 2013. Perche’ il mondo del 2013 e’ un mondo di tecnologia, e no, quando parlo di tecnologia parlo di produttivita’, non di tecnologie consumer. Qualche aneddoto?
Giusto oggi ho fatto un colloquio ad un inglese (ex indiano , ma ormai inglese,  ma si trasferi’ in UK il nonno) , domani me ne tocca uno con un greco, e poi ho dei lituani.
Voi direte: come mai fai un colloquio al giorno? Per due ragioni: sono uno degli architetti piu’ senior del posto, e perche’ la mia “abteilung” sta cercando disperatamente una ventina di sistemisti senior nel settore delle infrastrutture (=backbones, OSS) e del mondo telco (GSM, SS7, etc). Disperatamente significa che i progetti gia’ ci sono, cioe’ abbiamo piu’ lavoro che persone.(1)

Normalmente mi toccano due o tre colloqui al mese, e non alla settimana, per questa ragione: in una grossa azienda, qualcuno lascia sempre, e va rimpiazzato.

Non tratto italiani. Come scrissi qualche tempo fa, ho chiesto di evitare “conflitti di interessi nazionali”, e ottenuto che i candidati italiani siano esaminati da altri.

Come mai? No, non credo ci fosse conflitto. Ho usato una scusa.
Perche’ mi trovavo di continuo in situazioni imbarazzantissime.
Vedete, l’ OCSE e’ ottimista. L’ OCSE pensa che siano solo quelli che non hanno studiato ad essere inimpiegabili. La verita’ e’ molto diversa: anche quelli che hanno studiato, mi riferisco alle ultime annate (cinque? Dieci?) di “ingegneri”, sono semplicemente terribili.
Mancano due cose:
  • background.
  • mindset.
Il primo e’ la capacita’ di prendere qualcosa e farne un bagaglio. Se io ti chiedo di parlarmi di cosa hai fatto nel passato, tu parli, e parli sinche’ non ti dico di fermarti, interrompendoti. Come ha fatto il buon Prakash oggi. Perche’? Perche’ se di 5-10 anni di lavoro ti sono rimasti in testa solo i nomi dei progetti , e l’azienda, e il tuo ruolo, quella roba non ti ha insegnato nulla.
Il background, che in Italia si definisce “bagaglio”, indica una capacita’ di raccogliere cio’ che si impara, trattenendo le cose utili,  quando parlo con uno che ha 5-10 anni di esperienza, ed e’ italiano, scopro che ha lavorato dieci anni, ed e’ riuscito a dimenticare ogni cosa daccapo ogni anno.
Del resto , e’ quello che succede al laureato medio: finisce di studiare, non apre piu’ un libro. Studiare serviva alla laurea. Adesso ho la laurea, quindi non mi serve studiare.
Come faccio a capire se avete background o no? Vi lascio parlare. Oggi ho lasciato parlare il buon Prakash, e ho dovuto fermarlo. Dopo avermi descritto le cose che ha fatto, ha iniziato a dire che cosa gli avevano insegnato e perche’. Mi ha detto che cosa gli era piaciuto e perche’. In pratica, mi ha detto che cosa gli era RIMASTO di quei lavori.
Il candidato italiano medio sembra sorvolare il proprio lavoro. Non sa dirmi che cosa abbia imparato , e se gli chiedi di presentarsi, dopo un poco si ferma. Questo e’ tutto. Stiamo parlando di dieci, massimo quindi minuti di discorso. Tutto quello che sei si riassume in dieci minuti? Non sai fare un discorso da piu’ di dieci minuti sugli ultimi 10 anni ?
preferisco l’ hype. Ho avuto un candidato che si e’ occupato di stampanti. Parlo di stampanti per il mondo enterprise, e quando ho chiesto quale tipo di complessita’ architetturale avesse dovuto affrontare, ho dovuto fermarlo prima che arrivasse ai litografi industriali e alle infrastrutture di stampa distribuite.
Ok, magari occuparsi di stampanti non e’ quello che desidero. Ma devo dire che in effetti e’ un mondo affascinante, se usciamo dalla stampante di casa, o soho e iniziamo a pensare che le stampanti delle banche sono comandate spesso da un solo mainframe centrale e non stampano nulla se non passa per la coda del mainframe. Considerate tutte le filiali.
Ho conosciuto persone capaci di parlarmi di mainframe, fermarsi dopo due minuti, e farmeli sembrare piu’ noiosi di una stampante ad aghi a 9 colonne. Ok, magari non tutti hanno la mia passione per Z/OS.
 Ma se avete dieci anni di esperienza, e vi chiedo di parlarmene, voi andate avanti sino a quando non vi si interrompe. E mi dite che cosa avete imparato, che cosa vi ha dato quell’esperienza, e persino parlarmi dei vostri sbagli vi aiuta: perche’ di tecnologie ne esistono cosi’ tante che nessun intervistatore le conosce tutte, ma se avete raccolto un background, ad un certo punto l’intervistatore tecnico vi capisce. Magari non conosco molti dei framework del candidato di oggi, ma so che queste esperienze formano un bagaglio, so che certe volte alzera’ la manina e dira’ “no!” , so che quando gli verra’ chiesto un contributo ne avro’ uno, che verra’ dal suo bagaglio. Ma specialmente, so che ha passato anni a far lavorare insieme dei sistemi di merda. Non e’ colpa sua se erano sistemi di merda: ma so quanto ha bestemmiato, perche’ nel suo modo di descrivere i punti importanti, c’erano tutte le notti che ha passato a bestemmiare ripetendo una procedura daccapo, con la pazienza del sistemista. E lo so, perche’ le ho passate anche io, per quanto su sistemi diversi.
Se andiamo al mindset, ancora non e’ bagaglio. E’ un insieme di metodi , di riflessi condizionati, di cose che dopo una brutta esperienza , di cose che evitate come la peste e di cose che secondo voi sono sempre buone, di risposte automatiche agli stimoli, che mi fanno capire in che ambiente avete vissuto, e quanto siete specializzati.
Certo, una persona intelligente puo’ finire in un ambiente sconosciuto e col tempo ce la fara’. Ma se avete gia’ il kata’, se avete gia’ automatizzato le tecniche di base, la vostra risposta istintiva almeno vi dara’ il tempo di pensare ad una seconda strategia.
Quando ho a che fare con italiani, la mia impressione – e non solo mia – e’ che siate troppo occupati a non permettere al lavoro di cambiare le splendide persone che siete. Siete in un atteggiamento difensivo completamente conservativo, conservativo di voi stessi. In media, avete 10 anni di esperienza e ne siete usciti intoccati.
L’intervistatore straniero si fa un’idea chiara, pensando che alla fine dei conti nessuno dei lavori che avete fatto vi abbia appassionato. O che non vi interessassero. Se avete dieci anni di esperienza, almeno due o tre cose devono essere state bellissime. Non siete rimasti in un posto completamente stronzo per dieci anni, o vi hanno anestetizzati?
L’intervistatore straniero, quando vi chiede di parlare di voi e vi fermate, pensa due cose. O che non vi sia interessato molto – e allora come mai chiedete un lavoro simile, nello stesso settore? – oppure che non sia vero che avete lavorato li’, per cui non sapete raccontare nulla.
Quindi, prima cosa. Avete dieci anni di esperienza?
  1. Cosa vi e’ piaciuto di piu’.
  2. Cosa vi e’ piaciuto di meno.
  3. Cosa vi hanno insegnato i successi.
  4. Cosa avete imparato dagli insuccessi.
 E parlate dei vostri dieci anni di esperienza finche’-non-vi-si-interrompe. tanto non saranno ore, saranno minuti. E se non sapete parlare di dieci anni di lavoro per dieci-quindici minuti, vi manca una funzione fondamentale dell’essere umano, che e’ quella di suscitare l’interesse altrui, di esprimervi entrando in sintonia. Se voglio un fermacarte me lo compro, non ne assumo uno.
Allo stesso modo, vedete di scrivere una lettera di presentazione. E no, fatela VOI. Se ve la fate scrivere e’ meglio? Un cazzo. Si, magari l’inglese sara’ migliore. Ma non ci siete voi, e quando vi vedo non penso “ah, questo e’ quello che si occupava di stampanti grandi quanto una casa!”.
Secondo: che cosa interessa agli intervistatori?
  1. Che cosa sapete fare?
  2. Potete farlo meglio?
  3. Perche’ potete farlo meglio qui?
Ora, io lo so che siete abituati all’idea che il pezzo di carta vi dia il lavoro. Non funziona cosi’. Mi dovete dire proprio che cosa sapete fare. Ma la concorrenza incalza, quindi se l’anno prossimo non facciamo meglio di cosi’, siamo fottuti. Quindi dovete dirmi se potete farlo meglio di cosi’. Se pensate che quello che fate quest’anno sia il vostro massimo, siete morti l’anno prossimo. I concorrenti faranno di meglio.

E no, e’ SEMPRE stato cosi’. Dall’invenzione della clava in poi. Non e’ MAI esistito il tempo mitologico in cui conservavate il reddito senza migliorare.  Mestieri che considerate (a torto) dei mestieri “sicuri e stabili”, come che so io panificazione o allevamento di bovini, sono in continuo aggiornamento. Neanche facendo i contadini o i fornai potete rimanere fermi.

Ma c’e’ un punto: perche’ cazzo sei QUI e non da un concorrente, che so io WDS, o Mavenir, Logica, Materna, Hewlett Packard Consulting, IBM Consulting, Cisco ?
Oggi il candidato mi ha corretto. Ho detto che l’azienda ha circa N-Mila dipendenti, e lui mi ha detto che no, a dire il vero andavamo verso gli N+1 mila. E aveva ragione lui, vista l’ultima acquisizione.
Si e’ andato a cercare sul sito di job ranking le societa’ che gli interessavano. Non cerca UN lavoro, cerca QUEL lavoro. L’interesse, cioe’, e’ RECIPROCO.
ORa, io sono molto diretto e faccio le tre domande quasi sempre in modo diretto. Molti colleghi preferiscono annegare le tre domande, in una serie di domande , ma alla fine TUTTI vogliamo sapere TRE cose:
  • Che cosa sai fare?
  • Puoi farlo meglio di cosi?
  • Perche’ pensi di farlo meglio proprio qui.
Se cominciate coi titoli di studio, l’intervistatore straniero pensa di avere di fronte un accademico. Poi controlla il fatto che NON siete PhD, e quindi siete accademici da poco. E quindi conclude che non avete argomenti migliori.
Se parlate con me penso che dovreste fare un concorso per statali, di quelli “operatore alla fotocopiatrice”, per titoli e anzianita’.
L’ultima cosa e’: fate domande. Un tizio greco mi ha chiesto “come mai assumete una persona di 39 anni e non un neolaureato da formare?”. Per fortuna, il mio manager ha risposto che non solo ci serve esperienza, ma ci serve perche’ vogliamo che alcuni settori si sviluppino, e quindi c’e’ carriera per lui. Dico per fortuna perche’ io ho dovuto riconoscere la sensatezza della domanda, ma d’altro canto non sono nella posizione di offrire carriere, io nei colloqui faccio la parte tecnica. Ma il greco aveva ragione. Da vendere.
Gia’. Perche’ se hai 39 anni e ti faccio fare lo stesso lavoro per dieci, ne hai 49, e se non ti offro nessuno scatto di carriera, e a 49 anni te ne voi andare , dove vai se hai una qualifica inferiore a quella che dovresti a 49?
Quindi, invece di chiederci lo stipendio,  chiedeteci per esempio quale sara’ la carriera che abbiamo in mente per voi, chiedeteci quando sara’ il prossimo scatto di carriera e da cosa dipende, e cosi’ via.
Non vi interessa la carriera? Quindi, siete li’ ad aspettare la morte con uno stipendio pagato? Prospettiva interessante.  Ma non per chi vi assume.
Ultimo punto:
….GET PREPARED!
Stampatevi uno, due, tre CV. Arrivare con UNO significa che se io ho lasciato una riunione e sono corso a farvi l’intervista,e  quindi non ne ho uno a disposizione, cribbio, darmene una copia non fa male. Si, e’ colpa mia. Ma non potete licenziarmi, ricordate? Semmai e’ vero il contrario, ante litteram. Aiutare le persone che vi intervistano e’ molto bello. Siete preparati.
E potremmo anche essere in due. Ne avrete mandati in giro 100, stamparne 3 vi costa molto? (uno se ve lo chiede chi sta alla reception e un paio a seconda di quanta gente vi intervista).
Secondo: avete un passato.
Cioe’, non voglio assistere a scene simili. Siamo io e collega tedesco. Intervista ad italiano. Parla il candidato col collega, che fa la parte HR.
  • ….blablabla, e cosi’ adesso credo di aver fatto la mia gavetta come sviluppatore , adesso vorrei cambiare e passare a qualcosa di piu’ manageriale. Cioe’, col tempo ho capito che i lavori tecnici non mi bastano, vorrei fare qualcosa di piu’. Piu’ comunicazione, gestione, soft kill.
  • Ah, so. Ma io vedo che la scuola si chiama Istituto tecnico. Questa e’ una scuola tecnica in italia, ja? Dura cinque anni?
  • Si, certo.
  • Und… qui hai studiato ingegneria informatica ad indirizzo telecomunicazioni, ja? Sei anni in tutto?
  • Esatto.
  • E poi quattro anni come sviluppatore, esatto?
  • Esatto.
  • E come mai ci hai messo quattordici anni a capire che le cose tecniche non ti piacciono?
  • ehm…..
Ora, non tutti hanno la brutalita’ di un tedesco che fa una domanda che crede essere sensata. Ma se dopo un liceo scientifico o un itis, e cinque anni di ingegneria, e anni a sviluppare, SOLO DOPO avete capito che il freddo mondo della scienza e della tecnica non fanno per voi, i casi sono due:
  1. Siete stati illuminati sulla via di Damasco.
  2. Siete il peggior caso di pianificazione della storia, ovvero l’esatto contrario di chi fa il manager. Avete i riflessi tipici di una catena montuosa?
E nessuno crede mai alla storia di Damasco…..
C’e’ chi la chiama “storyline”. Dovete in qualche maledetto modo raccontare una storia. Ma deve essere una CHE ABBIA SENSO. Quattordici anni tra scuole tecniche e lavoro tecnico per accorgersi che “il ruolo di tecnico non fa per voi” sono, come dire… un pochino troppi.
Se volete cambiare completamente, o ci mettete un evento del tutto eclatante, tipo il progetto ove avete dovuto sostituire il CEO malato e improvvisando avete fatto raddoppiare il valore azionario – non vi credera’ nessuno, ma avrete l’attenzione su di voi – oppure quella volta che avete convinto tutti i passeggeri dell’aereo ove volavate che avevano bisogno di sistema di CRM per le proprie feste di compleanno. Insomma, volete cambiare TUTTO, e come giustificazione mi state dicendo che non avevate capito un cazzo per tutto il tempo prima?
In ultimo, VI PIACE il vostro lavoro.
Se fate i cuochi, vi piace cucinare a casa e per gli amici. Se fate i carrozzieri, a casa fate i modellini. Se fate gli agricoltori, amate anche i fiori.
Se siete informatici, amate la tecnologia. Non potete presentarvi ad un colloquio nel mondo IT facendo intendere che la sera spegnete il PC, e conoscete solo la tecnologia che vi serve per lavorare. Significa che inciamperete in ogni nuova tecnologia.
Se sviluppate, allora avete anche il vostro cazzillo opensource, fatto per passione. Siete piu’ sulla comunicazione? Abbiate un blog vostro, scriviate articoli per il giornale della parrocchia, dpingete, amate la fotografia. Insomma, vi serve un contorno: altrimenti siete un bel piatto di pasta abbondante, senza alcun condimento. Bianca.
Queste cose non sono dei “plus”, e neanche delle cose incredibili. Chiunque abbia un diploma di maturita’ dovrebbe possedere queste qualita’: si chiama “di maturita’ ” per questo.
Un inglese medio ha skill sociali da far paura. Il tedesco arriva con una competenza tecnica da incubo, teorica e pratica. Il greco mi porta un atteggiamento tomistico impressionante.
Dai candidati italiani ricevo un senso di vuoto spinto. Un senso di inedia, di mancanza di interesse, come se foste in bianco e nero.
Incapacita’ di descrivere se’ stessi. Incapacita’ di parlare abbastanza da stabilire un contatto: ok, siete li’ per il lavoro, non dobbiamo fare lingua in bocca sotto la doccia, ma se non riuscite in qualche modo ad entrare “nella stessa lunghezza d’onda” di chi vi parla, siete un estraneo di fronte a me. Ok, volete un lavoro. Sapete fare delle cose. Ma perche’ dovrei passare otto/dieci ore al giorno con voi, soltanto Dio lo sa.
Per lavorare, dovete sapere, quindi QUATTRO cose:
  • Chi siete.
  • Che cosa sapete fare.
  • Se potreste farlo meglio di cosi’.
  • Perche’ potete farlo meglio di cosi’ proprio qui.
Se non sapete scrivere una storia di almeno mezz’oretta su ognuno di questi punti, una storia interessante, PERCHE’ NON ESISTE ALCUNA STORIA DA RACCONTARE, non siete impiegabili.
In Italia, all’estero, ovunque.
E non come lavoratori.
Come persone.Per cui no, non vi ho scritto come trovare lavoro. Vi ho scritto perche’ non ne trovate uno. Perche’ se come persone non avete niente da dire, parlare dieci minuti di voi stessi e’ impossibile.

Mettetevi di fronte ad un orologio, puntatelo a dieci minuti, e passate dieci minuti a raccontare chi siete e che cosa avete fatto negli ultimi dieci anni.

E capirete se siete impiegabili o meno.

Uriel
(1) No, non perdete tempo a mandarmi CV. Faccio i colloqui tecnici, ma ho smesso di mettere la faccia su candidati.

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