Giovanilita’ mainstream.

Spesso la politica e l’economia procedono per sloagan, e gli sloagan meriterebbero un esame logico piu’ stretto. Lo dico perche’ proporre una ricetta e’ semplice , troppo semplice, quando chi la ascolta non si mette ad esaminare il significato delle parole. Perche’ troppi sloagan, negli ultimi anni, in fondo ci dicevano quel che sarebbe successo. Solo che nessuno andava a fondo nella loro enunciazione. Uno di questi era piu’ giovani. Gli altri sono i soliti: efficienza, meritocrazia, eccellenza.
Innanzitutto, il termine “eccellenza” . Tutti sono impegnatissimi a dirci che in italia non si fa eccellenza, e che nella ricerca non c’e’ eccellenza, e cosi’ via. Il che va bene, e andrebbe bene, se non si pretendesse che tale “eccellenza” dia lavoro a migliaia di laureati.
Allora, signori: il primo della classe e’ unico. Cosi’ come l’eccellenza e’ riservata a pochi. Anche volendo fare eccellenza, al massimo si darebbe posto ad una cinquantina di eccellenti, cioe’ al meglio. Sembra una cosa semplice, ma non si capisce il significato finche’ non lo si enuncia chiaramente:

Un sistema che fa “eccellenza” e’ un sistema che seleziona una piccolissima porzione di persone, quelle che hanno i risultati migliori, e ne scarta la stragrande maggioranza. In un sistema che fa eccellenza, cioe’,non riesce ad entrare il 99% dei candidati.
Questo e’ il primo punto: l’eccellenza non e’ un sistema industriale di massa , ne’ un sistema equo. Al contrario, e’ un sistema del tutto iniquo. Hanno poco da lamentarsi i precari dell’universita’ , lamentandosi del fatto che le universita’ italiane non “facciano eccellenza”: se la facessero, solo in pochissimi potrebbero avere un contratto.

 

In Italia abbiamo troppe universita’, il che garantisce, se vogliamo , una quantita’ di docenti, ricercatori, impiegati, che e’ dieci volte quello che avremmo se facessimo eccellenza. Fare eccellenza significa lasciar vivere (ovvero concentrare i finanziamenti in maniera deliberata) solo alle universita’ che sono allo stato dell’arte, e solo nella materia ove sono allo stato dell’arte. Significa che se su una specifica materia un’universita’ e’ allo stato dell’arte, il 90% dei fondi per quella materia andra’ a quell’universita’, mentre le altre dovranno dividersi il 10%.
Ma questo non significa PIU’ ricercatori o PIU’ professori o PIU’ insegnanti. Significa MENO ricercatori, MENO insegnanti, MENO professori.

Quindi, inevitabilmente chi parla di eccellenza parla di MENO persone al lavoro.

Lo stesso dicasi per il termine “meritocrazia”. La meritocrazia non e’ un sistema equo, affatto. Meritocrazia significa concentrare le risorse su chi le merita, il che significa togliere risorse a chi non le merita. Perche’ i casi sono due: se tutti ricevono le stesse risorse, come accade oggi, a prescindere dal merito, oppure si assegnano le ricorse soltanto a chi le merita.

Questo equivoco deriva da un’accezione sbagliata del termine “meritocrazia”: generalmente si associa al termine l’idea che i meriti siano riconosciuti, senza chiedersi cosa succede ai demeriti. Riconoscere il merito implica, in un modo o nell’altro, che i demeriti siano puniti. Perche’ ad un certo punto ci sara’ la necessita’ di scegliere, e questa necessita’ corrisponde all’idea che qualcuno prenda piu’ risorse di altri per raggiungere obiettivi piu’ ambiziosi. A questo punto, il problema e’ che se rendessimo equo il sistema, anche ai meno meritevoli dovremmo assegnare le stesse risorse, il che diventa uno spreco se le risorse esistono mentre diventa impossibile se le risorse sono limitate.
Come se non bastasse, quasi tutti i sistemi umani sono gerarchici. Cosi’, se assegnando risorse per il raggiungimento di obiettivi piu’ ambiziosi diamo qualcosa come una “promozione”, inevitabilmente abbiamo condannato agli strati piu’ bassi della piramide i meno meritevoli, e agli strati piu’ alti coloro che sono piu’ meritevoli.

 

Rimane l’ipocrisia che circonda il destino degli strati bassi della piramide. Perche’ il problema e’ che se in un’azienda io prendo il migliore e lo metto a capo di una squadra di brocchi, il nostro migliore fallira’ .  Non e’ possibile, cioe’, salvare capra e cavoli: non e’ possibile trasformare FIAT in FERRARI solo perche’ si promuovono i migliori. Anche se i migliori tra i lavoratori diventassero capi, in catena rimarrebbero i brocchi, e coi brocchi non ci fai una Ferrari.
L’ipocrisia in tutto questo consiste nel pensare che la meritocrazia sia una cosa che riguarda o che possa riguardare solo i piani alti, o che possa fare delle deroghe ai piani bassi. Si e’ diffusa, cioe’, l’idea che un sistema possa applicare criteri meritoratici solo da un certo punto in su: il risultato sara’ un sistema sanitario con un Veronesi oncologo di fama internazionale e le ostetriche che ammazzano neonati perche’ litigano come in un cortile.
Ma questo non e’ un sistema meritocratico: e’ un sistema che magari premia il merito (se evidentemente veronesi e’ diventato un professore, la meritocrazia ha funzionato) ma non colpisce il demerito. Il risultato e’ un sistema che puo’ vantare pubblicazioni di livello internazionale ma fatica a far partorire qualcuno.
E qui c’e’ la prima sorpresa: se un Veronesi ti fa un articolo di spessore internazionale(1), ma i bambini finiscono menomati perche’ le ostetriche litigano, il sistema non funziona. Se i bambini nascono sani e bene, il sistema viene percepito funzionante anche se non c’e’ nessuna eccellenza.
La morale della storia e’ che un sistema meritocratico e’ un sistema senza deroghe, ed e’ un sistema inevitabilmente esclusivo: non si puo’ essere meritocratici da un certo punto in su; se lo si fa, otterremo un sistema che magari produce qualche eccellenza, nel mezzo di uno sfacelo. Otterremo cioe’ un sistema come quello italiano, che produce Ferrari, Maserati, ma quando va a produrre auto non va oltre ad una FIAT.

 

Anche per l’efficienza, il discorso non cambia molto: un sistema efficiente innanzitutto elimina le inefficienze. Il problema e’ che l’inefficienza non e’ un concetto binario, per il quale o sei efficiente o no. Ci sono diversi livelli di efficienza. Un sistema che miri all’efficienza dovra’ semplicemente calcolare dei limiti , per ogni tipo di impiego, e premiare o punire le persone ed i gruppi a seconda del livello di efficienza. Il problema, anche del campo dell’efficienza, e’ capire cosa sia.
Molti credono che in Germania, per esempio, funzioni tutto. Questo viene perche’ l’efficienza si misura con la puntualita’. Attenzione, pero: ai tempi dei romani la posta arrivava puntuale, ma non era certo efficiente. Per efficiente intendiamo cost-effective (il servizio costa poco), time-effective (il servizio e’ veloce),  fault-tolerant (il servizio e’ affidabile) o cosa? La Germania come sistema-nazione per esempio e’ time-effective,  e piiuttosto fault-tolerant nel senso che i servizi arrivano puntuali. Quanto al cost-effective, lo sono solo sui numeri, ma sui numeri e sulle statistiche non crederei mai ad un tedesco.
La morale della storia e’ che un mondo meritocratico, efficiente, con molta eccellenza non e’ esattamente il mondo migliore possibile dal punto di vista di coloro che sbraitano perche’ non c’e’ posto per loro. In un mondo meritocratico, efficiente e con molta eccellenza non servono 150.000 professori; in ultima analisi fare efficienza significa non perdere tempo ad istruire persone che non faranno nulla con quanto appreso a scuola (che invece costa).

Se vogliamo immaginare una scuola meritocratica, efficiente e d’eccellenza, quello che dobbiamo fare e’ simulare un attimo:

  • Meritocratico significa che non accettiamo professori che non abbiano provato altrimenti la loro conoscenza. Non ha senso avere un professore di fisica che non abbia mai fatto il fisico, eccetera. In un un sistema meritocratico si dovrebbe guardare il curriculum, e non il risultato di un concorso. Se hai fatto l’ingegnere per tot anni, ti consento di insegnare. Altrimenti, che cos’hai da insegnare?
  • Efficiente significa che a parita’di costi educa meglio. Il che significa, rapidamente, che vanno tagliati gli sprechi. Un buon sistema e’ di finanziare solo l’istruzione di meta’ degli studenti, e di far pagare l’intero costo dell’istruzione all’altra meta’. E mi riferisco , in termini di output, a quella che ha voti migliori. Se la scuola deve produrre piu’ istruzione a meno costo, e la qualita’ dell’istruzione dipende anche dalla qualita’ dello studente, e’ evidente che tagliando fuori i somari spenderemo meno per avere lo stesso numero di persone istruite.
  • Scuola d’eccellenza. Anche questo e’ un ragionamento simile. Se vogliamo solo scuole d’eccellenza , dobbiamo concentrare risorse su queste ultime, e qualsiasi quantita’ di risorse vogliamo se vogliamo l’eccellenza (che e’ pur sempre un giudizio di confronto) dobbiamo fare in modo che le scuole che hanno obiettivi piu’ ambiziosi sia finanziate meglio e abbiano i docenti migliori. Ma questo significa, ancora una volta, che le scuole meno eccellenti devono venire finanziate meno , oppure chiuse.
In generale, la cosa che mi stupisce non e’ tanto il fatto che siano fraintesi, quanto il fatto che questo fraintendimento sia alla base di un paradosso politico. Se leggete CHI generalmente richiede eccellenza, efficienza e meritocrazia non ci trovate quasi mai chi ne beneficierebbe, bensi’ coloro che NON ne beneficierebbero.
Se prendete per esempio la scuola, io ho come padre tutto l’interesse perche’ diventi una scuola d’eccellenza, efficiente e meritocratica. Perche’ i casi sono due: o mia figlia sara’ una carota, e allora mandarla a scuola non serve, oppure sara’ una persona intelligente, e allora potra’ anche permettersi una scuola fondata sul merito, eccellenza, efficienza.
Di conseguenza, io vorrei sicuramente una scuola simile. Nel peggiore dei casi (figlia che non e’ brava a scuola) , il fatto che non sia ammessa non cambia nulla: se anche venisse ammessa, rimarrebbe quel che e’. Nel caso in cui SIA capace di studiare, invece, mi interessa che abbia la scuola migliore possibile, e pazienza se tanti altri ne sono esclusi perche’ non meritevoli.
Al contrario, mi aspetto che i professori siano CONTRO una simile scuola, dal momento che riducendo il numero di studenti e il numero di istituti e quindi di professori, molti di loro perderebbero il lavoro, compresi quelli che non sono efficienti, meritevoli o eccellenti.
Invece, normalmente accade il contrario. A richiedere la meritocrazia e’ esattamente chi sscendera’ in piazza quando essa sara’ applicata. Vogliono un’industria moderna , un’industria che faccia R&D, un’industria efficiente. Ma quando poi vedono che le fabbriche inefficienti vengono chiuse , allora iniziano a strillare. Attenzione, gente , perche avete avuto cio’ che volevate, nulla di piu’.
Lo stesso dicasi per la scuola: una scuola con troppi professori e’ una scuola inefficiente. Diminuire il loro numero era necessario, e lo sara’ in futuro. Se ci saranno classi con troppi alunni, la risposta e’: siate piu’ severi, bocciatene di piu;, cioe’ alzate lo standard.
Alzare lo standard, alla fine e’ “fare efficienza”, e anche “fare meritocrazia”, e ovviamente “fare eccellenza”. Ma alzare lo standard accettabile significa anche piu’ bocciati. E questo e’ il punto.
Gli studenti stessi vanno in giro a chiedere una scuola migliore. Ma il problema e’ che non potranno mai avere una scuola migliore, sinche’ pretendono di avere percentuali di bocciati sotto il 10%. Da una scuola veramente meritocratica , che mira all’eccellenza, mi aspetto degli standard di valutazione molto alti, il che significa un numero di bocciati dal 60% all’ 80%, e probabilmente anche oltre. Altrimenti stiamo evidentemente facendo massa, non eccellenza: l’eccellenza e’ per definizione cio’ che e’ superiore alla media, quindi non possiamo pensare di fare eccellenza finche’ accettiamo il 90% della massa, non e’ pensabile dire che si faccia eccellenza per tutti; dal momento che l’eccellenza NON e’ democratica.
Lo stesso accadrebbe sul piano lavorativo. Tutti vanno straparlando di merito e altro, ma se davvero vogliono che il merito sia premiato e i cialtroni mandati via, perche’ non  accettano modifiche all’articolo 18, come nei loro meritocraticissimi USA di Obama?
La verita’ e’ semplicemente che la richiesta di meritocrazia e di efficienza e di eccellenza e’ essa stessa una posa. In nessuna universita’ di “eccellenza”, che so io in Inghilterra, potrete laurearvi con un  inglese  analogo all’italiano di Di Pietro. Cosi’ come non dovete nemmeno pensare di iscrivervi, nelle stesse condizioni di parlato, ad un’universita’ tedesca. Eppure, Di Pietro e’ il primo che chiede un mondo meritocratico, efficiente ed eccellente “per i giovani”.
Iniziai a parlare di spazio ai giovani  sul mio primo blog, attorno al 2003. All’epoca, si trattava di un tema nuovo. Tema che poi esplose mano a mano che il conto dei diritti acquisiti delle generazioni di anziani si abbatte’ sulle piu’ giovani.
Ma il problema e’ che, non appena si identifica una classe di vittime ingiustamente mortificate da un sistema, immediatamente si accodano tutti i paraculi che hanno comodo di passare per vittime. Come quando cade un regime i delinquenti cercano di spacciarsi per perseguitati politici, oggi il meglio dei fancazzisti tenta di farsi passare per un giovane geniale e lavoratore che ingiustamente viene tenuto fuori dai malvagi vecchiardi. Ma  questo e’ l’estremo opposto, ed e’ altrettanto sbagliato quanto l’idea grottesca che hanno di meritocrazia.
La verita’ e’ che gran parte dei “ggiovani” che oggi parlano di cambiare il paese sogna nient’altro che i privilegi dei padri. E’ vero che ci fu una “giovane” del PD che fu immediatamente trombata e non pote’ neanche avvicinarsi ai vertici. Ma nei paesi civili quando succede questo esci dal partito e dopo 5 anni , con il TUO partito, fai un culo quadro al vecchio partito.
Quando la mia vecchia azienda di farlocchi ando’ in merda per via dell’assoluta mancanza di merito e la solita torma di farlocchi , mi misi in proprio. Andai sui clienti della mia zona, che conoscevo bene, ed ebbi gioco facile a riprendermeli proponendo altri prodotti e altri servizi. Questo e’ il punto.
Milioni di giovani sono precari, ma a parita’ di condizioni economiche i loro padri hanno fatto casini pazzeschi nelle piazze e manifestazioni e scioperi. E avevano molti meno mezzi e molti meno social network. Oggi abbiamo milioni di giovani precari, giovani disoccupati, giovani nei call center, giovani senza futuro, e cazzo, non vedo un millesimo del casino che avrebbero fatto i loro padri nelle stesse condizioni.
Sapete qual’e’ il problema? Il problema e’ che questa crisi ha un nome: competizione.
E competizione, se la scomponiamo in termini, e’ semplicemente “efficienza per meritocrazia per eccellenza”. Quarant’anni fa, i vostri padri erano capaci di organizzarsi. Tra di loro c’erano comunque dei leader che sono emersi nella contestazione. C’erano delle persone capaci di organizzare manifestazioni di massa e di parlare in pubblico, di spiegare le proprie ragioni.
Perche’ all’epoca il sistema non era meritocratico, e bocciava anche i migliori talenti. Talenti che alla fine lottavano, perche’ se uno e’ ganzo rompe culi anche da disoccupato.
Oggi, quelli bravi vengono assunti e pagati, e non hanno di che lamentarsi. Rimangono quelli incapaci di organizzare un picnic. I quali, ovviamente, non organizzano una sega. Al massimo fanno una pagina di facebook. E quindi, rimangono fermi.
Lo stesso dicasi della giovane trombata del PD. Se avesse i coglioni, sarebbe uscita dal PD, avrebbe trascinato con se’ tutti quelli in gamba come lei, avrebbe formato un partito e rotto il culo al PD in pochi anni. Invece, niente. Semplicemente, tutti questi giovani che si incazzano di continuo perche’ non ci sono giovani ai vertici se ne stanno li’ a subire aspettando di essere vecchi. E di essere quindi ai vertici.
Perche’ c’e’ un modo indolore , poco rischioso e per nulla faticoso che serve a risolvere la questione giovanile: aspettare di essere vecchi. Il problema e’ che il sistema non accetta giovani? Beh, qual’e’ il punto? Prima o poi saremo vecchi: resistiamo qui, e aspettiamo che i vecchi crepino.
Ma un giovane cosi’ e’ davvero degno di essere classe dirigente?
LA mia personale opinione e’ che questa crisi non sia una crisi. E’ semplicemente l’arrivo di un reale sistema in competizione. Per la prima volta l’occidente si trova a competere con altre economie. Dal momento che dobbiamo competere, arriva la meritocrazia, l’efficienza e l’eccellenza. Il problema e’ che questi bisogni non trovano niente ad aspettarli.
Milioni di giovani pensano di essere pronti a posti di responsabilita’, di comando. Ma nessuno di questi ha la capacita’ di organizzare una protesta che diventi un problema politico.
Questi sono i fatti: non riuscite ad organizzare una protesta di piazza pur disponendo di milioni di scontenti, e pretendete di essere posti al comando della societa’, delle aziende, delle istituzioni.
Come vi si dovrebbe credere? Come si potrebbe pensare che non siete disoccupati, che non siete precari, che non siete marginali perche’, alla fine dei conti, non meritate di piu’?Il 1968 e’ stato una merda, e gli anni fino al ’77 ancora peggio. Eppure, quella disastrata distesa di miserie umane ha trovato l’abilita’ e alcuni leader abbastanza capaci di creare movimenti, di creare manifestazioni, organizzazioni. Non avevano social network, e non c’era un decimo dello scontento di oggi. Eppure, l’hanno fatto.

Se quelli avessero avuto i social network, i cellulari per organizzare i propri movimenti, e un decimo dello scontento che serpeggia al giorno d’oggi, probabilmente avrebbero rivoltato l’italia come un calzino.

Voi non ne siete capaci. Siete milioni. Siete schiavi come e piu’ dei giovani di 40 anni fa. Avete a disposizione un serbatoio di malcontento mai visto prima e la crisi economica del millennio.

Eppure, non muovete un dito.

Non muovete un dito ma vi lamentate perche’ la societa’ e’ gerontocratica, perche’ non vi da’ il posto che meritate. O forse sarebbe meglio dire: il posto che aspetterete di ottenere da vecchi.

E cosi’, insieme ad efficienza, meritocrazia, eccellenza, anche “giovani” e’ un termine che si rivela inutile, vuoto e retorico.

E se pensate che un tempo “giovani” significava “futuro”, beh, il futuro che vedo e’ identico a questi giovani.
Non lottano e piagnucolano.

Uriel

(1) Non sono interessato all’odio politico che alcune fazioni hanno verso veronesi, o ai tentativi di denigrarlo perche’ adesso non e’ piu’ allineato col partito. Di Lysenko ne e’ bastato uno, direi.

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