Giovanilismi scolastici.

Giovanilismi scolastici.

Giovanilismi scolastici.

Appena si apre il dibattito sulla scuola, si scatenano due tribu’ di idioti. I primi sono i soliti umanisti che odiano la scienza (in Italia NON esiste una cultura umanistica, ma solo una cultura antiscientifica o scientofoba) , e quelli che ce l’hanno con la scuola per il mondo del lavoro, tutto computer internet e inglese, e che io chiamo “i giovanilisti”.

Sugli umanisti ho gia’ detto abbastanza, ma vorrei investigare i “giovanilisti”. Quelli che se ne escono dicendo che studiare le guerre puniche non serve a nulla, e che di Napoleone si puo’ fare a meno, perche’ la scuola deve formare per il mondo del lavoro.

La prima cosa che viene da chiedere e’ “ma non ti senti una merda se il tuo Presidente delle rapubblica se ne va all’ Onu e nel discorso scrive che Napoleone ha VINTO a Waterloo?”. No, perche’ a furia di dire che la scuola deve formare per il mondo del lavoro, finiamo col dimenticare che c’e’ bisogno di una classe dirigente.

Vogliamo usare come Presidente della Repubblica un tizio che crede che lo sbarco in Normandia sia un film e che la guerra in vietnam l’abbia vinta Stallone? Ok, perche’ come programma lui in Erlang, non lo fa nessuno. Ma poi vi vergognerete come degli stronzi appena va a fare un discorso in pubblico. Cosa che di solito NON avviene in Erlang. (per nostra fortuna).

Vi piace avere una classe dirigente colta che vi fa fare bella figura, che passa alla storia come classe dirigente illuminata, che fa rispettare il vostro paese? Si? E intendete farlo con uno che si e’ diplomato alla Scuola Superiore per macellai (e’ un lavoro anche quello, eh)?

E’ chiaro allora che la scuola pubblica per il mondo del lavoro non fa per voi. A meno che non pensiate che i poveri facciano la scuola pubblica per il mondo del lavoro, e poi qualcuno che ha fatto le scuole private formi la classe dirigente. E’ una soluzione, ma se volete questo almeno ditelo.

Ma c’e’ un secondo punto che fa impressione. Il VECCHIO concetto di “lavoro”. Forse puo’ farvi apparire giovani (ad un pubblico di settantenni) dire che bisogna studiare di piu’ “il computer” e “la programmazione” e “il webz” perche’ quelli sono “i lavori del futuro”. E se dite cosi’ voi sembrate di quel giovanile che fa molto Quintarelli.

Ma le cose non stanno cosi’. Nel senso che “il webz” sara’ (ed e’) si’ una parte integrante del “nuovo lavoro”, ma non come lo pensate voi, cioe’ non nel lavoro inteso come la produzione di beni e servizi che si fa dentro l’azienda dell’imprenditore.

Perche’ il digitale ha aggiunto UN ALTRO pilastro al mondo del lavoro, oltre a “beni e servizi”: il content creator.

Sapete cosa sia OnlyFans? Sapete cosa sia Patreon? Kofi? E’ una galassia di monetizzazione che consente ai content creators di pagare le bollette, attraverso la notorieta’ che si acquisisce con il gradimento.

In soldoni?

In soldoni ci sono in Italia circa 15.000 persone che vivono di Youtube. E contando tutti, compreso instagram , Vimeo, TikTok, etc arriviamo a 22.000 persone.  E sto parlando solo del mondo self-produced, cioe’ del mondo di persone che si producono da se’.

Certo, moltissimi/e sono cosi’:

Giovanilismi scolastici.

Ma anche questa signorina, quando fa i video, usa qualche tecnica di postproduzione, come si nota chiaramente. Se andiamo poi attorno al mondo delle cam-girl e tutto quello che gira attorno alla vagina, da 22.000 passiamo a numeri ben piu’ alti.

Certo, gli artisti, le pin-up e tutto quanto esistono da secoli. Ma mai prima di oggi il loro numero era stato cosi’ alto , e mai come oggi erano diventati un settore.

La digitalizzazione trasforma il lavoro di prima (beni e servizi) in una triade, cioe’ (beni, servizi, contenuti). Se prima produrre contenuti era un servizio, oggi e’ diventato un settore di per se’.

E qui arriviamo alla storia delle guerre puniche, perche’ se andiamo su YOutube e controlliamo chi siano gli youtuber piu’ graditi, tra i canali troviamo MOLTI canali di storia: non solo Barbero, quindi. Gli storici sono fin troppo apprezzati. Siamo sicuri che NON studiare le guerre puniche sia adatto per il NUOVO mondo del lavoro?

No, non ne siamo affatto sicuri, e persino la filosofia sta avendo uno (sgraditissimo all’accademia) ritorno di fiamma: quando ci sono youtuber come Contrapoints che stanno attorno ai due milioni di iscritti , o  Philosophy Tube che ne ha un milione, capiamo perche’ alla fine l’accademia si sta incazzando: https://www.youtube.com/watch?v=0RmJO2IwHek . MA se l’accademia si incazza, le cose sono serie.

Di conseguenza, non e’ detto che il “nuovo lavoro” contenga la programmazione che si fa dentro l’azienda dell’imprenditore, quando potrebbe contenere il video editing, la postproduzione, la storia, la filosofia, ed ogni contenuto interessi al pubblico (ci sono anche molti canali di scienza, ovviamente).

LA discussione che vedo sulla scuola che forma per il lavoro e’ viziata: ma non per l’idea di una scuola che tolga all’imprenditore i costi di formazione scaricandoli su tutti i cittadini (Confindustria Ringrazia) ma perche’ ha un’idea di lavoro molto vecchia, e come se non bastasse ha una visione dei “nuovi lavori” ancora piu’ vecchia.

Sa di “sloaganismo”, o di “giovanilismo”: la tendenza a emanare sloagan bellissimi, che sanno di moderno o giovane, ma quando li si esamina meglio si scopre che si tratta ancora di una mentalita’ vecchia, e di una concezione del mondo ancora piu’ datata.

Il mondo di domani avra’ un lavoro estremamente automatizzato: la massa dei lavoratori si spostera’ sulla content creation e su tutto l’indotto. Che siano contenuti personali (come i vlogger) o siano aziende di contenuti , produzione, postproduzione, realizzazione, e tutto quanto, non si tratta affatto di impieghi che richiedano solo un tipo di conoscenza produttivo nel senso industriale del termine.

E quindi si: nel mondo del lavoro di domani, aver studiato le guerre puniche potrebbe servire quanto conoscere Erlang. (che, e’ bene ricordare, risale agli anni ’70: chi si sente fico perche’ lo usa dovrebbe capire di stare usando un altro COBOL).

Questi politici continuano a parlare di futuro mentre poi finiscono le frasi descrivendo il passato. Continuano a parlare del mondo del lavoro futuro riferendosi agli anni ’80. Continuano a descrivere i bisogni di un mercato che non c’e’ piu’, dimenticando che il mercato dei content creator e’ “protetto” se non altro dal fattore linguistico, mentre se si tratta di programmare, oggi come oggi usando le stesse tecniche di home office posso assumere un indiano ad un terzo del costo italiano.

Al contrario, nel mondo della content creation il contesto culturale, storico e linguistico proteggono il mercato: la lingua, ma anche il posizionamento dei canali che si occupano di attualita’, politica, comicita’ – o semplicemente musica , le cosiddette reactions –  tutte cose che hanno un effetto di proteggere il mercato locale: il cinese potra’ anche fare un video sull’attualita’ italiana dalla Cina, ma l’italiano che commenta la stessa cosa sapra’ posizionarsi meglio sul mercato. E parlera’ in italiano.

Quindi, ammesso che la scuola per il mondo del lavoro sia una buona idea, bisognera’ comunque tenere conto del nuovo settore della content creation,  che richiede proprio quelle conoscenze che nel mondo “vecchio” erano considerate “non-lavorative” o “liberali”.

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