German tales V, ovvero “del diritto di disconnettersi”

Sinora ho parlato , a tempi alterni, sia male che bene della Germania. Ci sono alcune cose che mi piacciono ed altre no (del resto non vedo come potrebbe essere diversamente: diffido sempre di quelli che vanno all’estero e ci trovano il paradiso) : mi piace che sotto ogni aereoporto ci sia una stazione dei treni, che sotto FraPort ci siano 7 binari per la TAV , che tu possa fare il biglietto direttamente ai banchi Lufthansa, eccetera. Altre cose , come il complesso di superiorita’ , non mi piacciono: un giornale che titola “no, agli italiani no!” e’, diciamolo, una bella figura di merda.(1)

Ho parlato di questa differenza che i tedeschi hanno, tra “freund” e “bekannte”: il primo e’ l’amico, e puoi essere “amico” di un tedesco secondo la stessa logica con la quale puoi essere cittadino tedesco: “blut und ehre”, cioe’ devi essere quasi suo fratello e aver mangiato mezzo ettaro di terra insieme a lui (2).

Poi c’e’ il “bekannte”, che e’ il conoscente. Il “bekannte” e’ una specie di anticamera , che dura circa 78 anni (i tedeschi sono tipi pazienti) ed e’ la cosa che non definiamo “conoscente”. Il problema e’ che da noi per passare da “conoscente” ad “amico” basta pochissimo, mentre da queste parti diventare “freund” di qualcuno implica il livello di intimita’ che noi attribuiamo ai PACS : e’ piu’ facile portare a letto un tedesco che diventarci amici, e quando loro divorziano e dicono “restiamo amici” nella gran parte delle ipotesi parlano di un upgrade del rapporto; e’ cosi’ difficile essere amici di un tedesco che in confronto il matrimonio e’ un rapporto , tutto sommato, abbastanza superficiale.(3)

Questo secondo me e’ un difetto, ma prelude a quello che io considero un pregio: la societa’ tedesca, infatti, concede il “diritto a disconnettersi”, che in Italia non e’ riconosciuto.

Sapete bene che esista una chimica delle persone. Due persone, siano anche le migliori del mondo, non necessariamente andranno d’accordo. Mi e’ successo di essere affezionato ad una persona, ma niente: dopo un tempo ε grande a piacere, questa persona (sono convinto che non lo facesse apposta) tirava la coltellata. Cosi’, mentre si discuteva magari davanti ad una birra, puf! , diceva qualcosa che ti aspettavi di veder cadere a terra il tuo intestino.

In Italia, questo non e’ considerato sufficiente ad interrompere un rapporto: se la persona e’ “buona” e “amica”, bisogna sostenere anche dei rapporti che sforano visibilmente nel sadomasochismo. Cosa importa se dopo una serata in compagnia dell’amica/o ti senti come se avessi incontrato un Topol-M con sopra scritto “per uso interno”? E’ vietato disconnettersi, non puoi interrompere il rapporto per questo.

Lo stesso vale, a maggior ragione, per la famiglia: se mettete me e mia madre dentro la stessa stanza, dovrete prepararvi a dei consistenti fenomeni di scissione. Superato un certo limite di tempo, infatti, parole con energia sufficiente a scindere gli atomi (di sicuro gli atomi dei coglioni, i miei) iniziano una reazione verbale a catena, il cui risultato e’ che i tre quarti del cielo diventano Franco Battiato che fa la cover di Franco Califano e piovono cevapcici macrobiotici(4) sulle radici puttane dell’ Europa Unita..

Ora, in Italia e’ incomprensibile, se non blasfemo, che un rapporto umano tremendamente doloroso, fatto di accuse reciproche , di fanatismo religioso piu’ o meno ultra-ortodosso, si possa troncare con la decisione di una delle parti. Il processo e’ molto semplice : “quando stiamo insieme muoiono 75 foche monache al secondo, bruciate dal fosforo, tronchiamola qui”.

In Italia questo ragionamento (che io ho sempre trovato logico ) non viene percepito: mantenere dei rapporti e’ un dovere, e alcuni rapporti non consentono alcun genere di rottura. Se allontanarsi da un’amica (anche se con molto dispiacere) e’ considerato un atto spregevole , sompere i rapporti familiari e’ considerato semplicemente una cosa che non si fa.

Questo, se ci pensate, contribuisce a peggiorare i rapporti: se tutti partissimo dal principio che i rapporti si possano spezzare, qualora tenessimo ad un rapporto faremmo di tutto per renderci amabili. Se il discorso dei “parenti serpenti” in italia e’ possibile e’ perche’ si presume di non poter mandare a cagare nessuno qualora ci sia un rapporto di parentela; poiche’ il rapporto non puo’ essere spezzato, esso potra’ inasprirsi a piacere, tanto nessuno potra’ mai evitarlo in nome dei sacri valori della famiglia.

Si tratta dello stesso effetto che ha fatto sulla famiglia il divorzio: un tempo i mariti avevano ogni genere di diritto sulle donne, cosa che spesso sfociava in un vero regime vessatorio , violento e disumano. Dare al coniuge piu’ debole la possibilita’ di divorziare ha prodotto un vero e proprio choc culturale, in quanto entrambi i coniugi, se ci tengono al rapporto, dovranno sforzarsi di mantenerlo vivibile all’altra fazione.

Cosi’, sono convinto che se in Italia introducessimo il diritto ad allontanare una persona che (verbalmente o meno) ci fa del male, con ogni probabilita’ tutti starebbero molto piu’ attenti a rendersi amabili. (5)

La cosa che mi piace del tedesco, per ritornare a bomba, e’ che considera naturale troncare i rapporti che si fanno sgradevoli, e che estende questo diritto a qualsiasi rapporto. Secondo il loro modo di pensare, che trovo logico, essere sgradevoli o meno nei confronti degli altri e’ una scelta, e quindi implica tutte le conseguenze del caso. Nel momento in cui scegli di diventare sgradevole, io ho il diritto di troncare il rapporto, e se proprio dovessimo cercare la colpa sei stato tu a scegliere di essere insopportabile.

Il fatto di avere questo stato di “bekannte”, cioe’ uno stato nel quale si puo’ rimanere in eterno dei conoscenti, ovviamente li aiuta : una volta esclusa una persona dal novero degli amici, e relegata ai “bekannte” , il risultato e’ che si e’ introdotta una “distanza di sicurezza” che impedisce di venire in contatto abbastanza da farsi male. E poiche’ questo stato (ufficiale o meno) puo’ durare in eterno e non risente di qualsiasi altro fattore (6).

In questo senso, quindi, nessuno tra i miei conoscenti tedeschi si stupisce piu’ di tanto nel sapere che ho troncato un rapporto insostenibilmente doloroso e conflittuale con la mia famiglia: se era doloroso e conflittuale, andava troncato.

Questa e’, in definitiva, una cosa che invidio della societa’ tedesca: il diritto a disconnettersi da chiunque nel caso in cui il rapporto risulti doloroso o sgradevole ad una delle parti.

Ho sempre sostenuto che, in qualsiasi campo, “la selezione all’ingresso migliora il tuo divertimento”. Ecco, questo popolo ha applicato ai rapporti personali questo principio, e ha eliminato la “necessita sociale” dei rapporti.

E la mia impressione e’ che stiano , per molti versi, molto ma molto meglio tra loro specialmente per questo: quando stanno insieme e’ perche’ lo hanno scelto.

Uriel

(1) Se avessero titolato “no, a FIAT no” se ne sarebbe potuto discutere. Fiat non e’ famosa per la qualita’, e l’idea tedesca di macchina e’ “WAGEN”, cioe’ un vagone ferroviario di colore scuro lucido con dentro abbastanza spazio perche’ i bambini giochino a fresbee col cane. Avrei ovviamente capito la preoccupazione per via del fatto che Fiat e’ indebitata. Ma “no, agli italiani no!” e’, diciamolo, una gran brutta figura. Va bene per Libero o per Il Giornale, ma gia’ Il Foglio di Ferrara non cade cosi’ in basso, e ho detto tutto: Ferrara (che, ricordiamolo,  non e’ grasso ma pieno di se’) sta cercando di spacciarsi per lo Scalfari del centrowöeugb2wöeqgbvreqkßjbstra, qualsiasi cosa significhi.

(2) Dipende dalla quantita’ di birra, si puo’ fare. Da queste parti “Yes, we can!” viene letto DAVVERO come “Si, noi lattina!”, e Obama era cosi’ popolare perche’ sembrava la pubblicita’ di una birra per negri. Siccome i tedeschi non sono razzisti, una birra per negri va bevuta ugualmente , perche’ e’ una birra come tutte le altre. Anche se la lattina sembra e’ piu’ lunga, ma questi sono stereotipi.

(3) E’ possibile venire rimproverati dai tedeschi, specialmente se del nord (parlero’ un’altra volta del numero di meridioni che la Germania ha, e del fatto che da queste parti il concetto sia relativo, come se i palermitani chiamassero terroni i valdostani) , perche’ “ma insomma, non puoi chiamare amico uno cosi’, e’ solo un conoscente!“. Insomma, qui l’amicizia e’ una cosa seria.

(4) Ho visto cose che. E mi fermo qui. Se continuassi a descrivere la cucina di mia madre, nell’arco di 45 miglia da voi sarebbe la distruzione totale, o peggio vi iscrivereste tutti al Partito Umanista.

(5) Quando feci presente alla mia famiglia che la tortura esiste anche sotto forma verbale, e che se volevano ronzarmi attorno dovevano darci un taglio, mi madre sbotto’ dicendo “ma allora devo avere paura ad aprire bocca”: in pratica la cosa veniva vissuta come una continua minaccia. E lo era, nella misura in cui si verifica un guasto culturale per il quale essere temuti ed essere rispettati coincidono.

(6) Non importa se avete trascorso insieme le vacanze, se avete avuto figli, o se siete usciti da quell’utero li’ qualche anno fa: una volta relegati nel sistema di formalita’ sociale dei “bekannte” , potete rimanerci all’infinito, e non esiste il “diritto” di uscirne, nemmeno per ragioni di sangue.

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