German tales V: “Berlusconi ist pop”.

Mentre voi vi baloccate con il divorzio di Berlusconi, io scopro di non saperne quasi nulla. Sul serio: in questo WE ho risposto alla posta solo riguardo a QT-Asterisk, e il resto l’ho ignorato. I media tedeschi non si occupano di vicende personali, probabilmente perche’ il tedesco in se’ tiene molto alla propria riservatezza. Ho invece assistito ad una trasmissione in una TV locale, coi sottotitoli in inglese, che mi ha piacevolmente stupito.

Premesso: poiche’ FIAT vuole comprare Opel e poiche’ diverse aziende italiane hanno fatto spese da queste parti, l’ Italia sta sortendo un certo interesse. In particolare, questa TV ha intervistato un filosofo dell’universita’ locale , un certo Birnbacher. Il quale e’ stato di una impressionante lucidita’ nel descrivere il Silvio e la politica italiana ed occidentale. Roba che uno pensa a Vattimo , Cacciari e Pera e gli viene voglia di bruciarli.

Non so se abbia fatto dei corsi per parlare in TV, ma questo signore qui parla tenendoti incollato allo schermo  perche’ parla in un modo “densissimo”. Insomma, dice piu’ cose lui in dieci secondi di me in tutta la vita. Questo signore ha iniziato semplicemente dicendo “Berlusconi ist pop”. Cosi’, lapidario ed assoluto. Berlusconi e’ pop.

Dopodiche’ ha iniziato a spiegare che dopotutto come fenomeno Berlusconi sia inevitabile: se il fenomeno del pop, dalla pop-art alla pop-music, fino alla pop-kultur  hanno invaso ogni spazio, era ovvio che nascesse una pop-politik. Il tempo trascorso e’ semplicemente quello necessario alla cultura pop per invadere  l’orizzonte degli elettori, e quindi riflettersi nel voto.

Il professore non parlava in termini politici, ma in termini estremamente pragmatici: dal suo punto di vista il pop non e’ un fenomeno di identificazione, ma un fenomeno di mirror. Berlusconi, diceva, non incanta gli italiani perche’ gli italiani si identifichino in lui: sarebbe impossibile per gli italiani identificarsi in un magnate cosi’ ricco.

Il fenomeno del pop e’ stato spiegato come un fenomeno di “mirroring”: e’ pop tutto cio’ nel quale ti puoi specchiare, cioe’ una figura che e’ priva di identita’ propria (come uno specchio) ma alla quale pretendi di attingere la tua stessa immagine, come quando usi uno specchio per vedere che cosa tu sia.

Ha proseguito, tenendomi incollato allo schermo, dicendo che esistono diverse istanze del pop, inteso come il pop di sinistra o il pop di destra, eccetera. Ognuna di queste istanze non rappresenta, secondo il prof, un’immagine nella quale identificarsi, ma uno specchio attraverso il quale capire come si e’. Quando l’italiano si specchia in Berlusconi, diceva, non sta cercando di identificarsi in lui: sta semplicemente vedendo in quello specchio la propria immagine. Non attribuisce a Berlusconi il fatto di essere Berlusconi, anzi, il processo spersonalizza berlusconi (e per questo nessuno fa caso al suo passato) rendendolo semplicemente uno specchio. “Se questa e’ l’immagine che ne ricevo  non e’ colpa sua, ma mia: IO sono cosi’. “, attribuiva il prof agli elettori di Berlusconi.

La cosa che ha messo in difficolta’ il giornalista (che appariva di area Linke) e’ stata quando ha chiesto al professore se un simile fenomeno si potesse ripetere, e il professore rispose che non solo puo’, ma che si e’ gia’ ripetuto ovunque, Germania compresa.

Il prof ha fatto per prima cosa, ovviamente, l’esempio di Obama come icona pop, spiegando che sebbene il concetto di pop sia stato molto differente, in ultima analisi il processo di svolta verso il pop dell’ Italia si e’ ripetuto negli USA, dove l scelta di Obama e’ stata semplicemente la scelta del personaggio piu’ Pop in generale, contro Hillary che e’ meno pop. E a destra, McCain era la negazione stessa del pop, cosa che invece non era la Palin. Quindi, secondo il professore il vero scontro e’ stato Obama-Palin, icona pop di destra contro icona pop di sinistra.

Per passare all’ Europa, il prof ha fatto una carrellata di personaggi pop, da Zapatero a Sarcozy, fino alla casalinga lavoratrice tedesca che governa la Germania. In definitiva, diceva, ormai sono anni che vince sempre e solo l’icona pop , quello che cambia e’ il concetto di pop. Secondo il prof, l’ Italia ha conosciuto un simile fenomeno solo perche’ il pop italiano e’ molto piu’ vistoso ed esplicito, ma i meccanismi sono identici: la politica e’ un fenomeno pop e  le elezioni oggi sono soltanto un evento pop.

In definitiva, secondo il prof, Berlusconi e’ il destino dell’intero occidente, e come se non bastasse tale destino si e’ gia avverato, e anche negli altri paesi la politica sta virando sempre di piu’ verso la cultura pop , con il risultato che e’ inutile parlare del problema italiano quando lo si ha in casa, e il problema e’ la cultura pop.

Parlando degli sfidanti, il prof disse che l’unico sfidante abbastanza pop di Berlusconi sia Di Pietro, e che nessuno dei dirigenti della sinistra italiana ha vinto perche’ nessuno di loro e’ riuscito ad essere abbastanza pop.

Cosi’, quando il giornalista ha chiesto se l’italia stia andando verso il fascismo il prof ha detto di no: ma ha specificato che la cultura pop, essendo una cultura omologante, ha molti aspetti in comune con l’autoritarismo, con la sola differenza che non si tratta di un autoritarismo dei vertici ma di un autoritarismo di massa. Cioe’, di una dittatura pop. E che non solo l’ Italia, secondo lui corre questo rischio, ma l’intero occidente. Buona serata, e dormite sereni.

Ecco, certe volte ci sono le tettone in TV, ma certe volte c’e’ roba cosi’. Solo che qui la trovi nelle TV locali, mentre nelle grandi TV sembra che cultura siano i film degli anni ‘70/80 e i documentari.

Ecco, a questo punto posso dire molto chiaramente cosa penso dell vicenda Veronica-Silvio nei termini illuminanti di questo prof: e’ una cosa molto pop.

Quindi lo fara’ vincere ancora.

Uriel

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