German tales, III

Ieri sono rimasto qui in germania per il Weekend, e sono reduce da alcuni giretti per la citta’ (e i dintorni) , cosi’ parlero’ della Germania che ho visto. Il problema e’ che sono” confinato” tra la middle class e la higher class tedesca per motivi  professionali, cosi’ ho poche occasioni di entrare in contatto con quella che definirei la “working class” tedesca. Ecco, in certi momenti ho la possibilita’ di uscire dal dorato e perfetto centro cittadino, e vedere il resto.

Saro’ sincero, la working class tedesca la preferisco (almeno sul piano umano) alla middle class e alla higher class. Forse perche’ e’ una mia preferenza generica (provengo da una famiglia operaia, e mi sono chiari i processi che producono un certo modo di essere) , una preferenza verso il modo di vivere, di  porsi verso gli altri.

Quando conosci alcuni meccanismi (il meccanismo che produce il “tamarro” e’ un meccanismo che nasce nella working class) li riconosci a colpo d’occhio. Sai riconoscere la dignita’ del vestito della domenica , cosi’ come sai riconoscere l’urgenza o il bisogno di mostrarlo agli altri. Quando passi la vita a vergognarti di fronte a quelli che hanno addosso il tuo stipendio mensile come vestito di ogni giorno, il vestito della domenica ha un che di rivoluzionario, e’ il momento nel quale ti senti “come loro”. Conosco questa sindrome e quando la vedo la riconosco.

Ovviamente, questa sindrome ha i suoi svantaggi: tutto cio’ che il proletario sa della classe ricca lo sa attraverso alcuni canali, che ne esagerano alcuni elementi e ne nascondono altri. Se il gossip insiste nel mostrare flirt e scandali, ovviamente la classe bassa avra’ l’impressione che i ricchi passino il tempo tra orge, scambi di coppia, volgarita’  e promiscuita’. Il risultato e’ che il tentativo di imitare queste classi non sara’ altro che un tentativo di incarnare la loro decadenza cosi’ come e’ mostrata dai media. Se i ricchi sono Briatore e Berlusconi, e vengono ritratti sempre e solo con un troione a fianco, ovviamente il troione incarna il modello di donna ricca.

Se lo scandalo tedesco sulla bocca di tutti e’ quella di una tizia ricchissima e nobile che  aveva uno (a quanto pare piu’ di uno) gigolo’ italiano (che poi era svizzero del ticino, ma vabe’) , e’ ovvio che per la working class la prima cosa che la donna ricca deve fare e’ trovarsi uno scopaboy mediterraneo da esibire. Da cui, se la classe “bassa” intende imitare quella “alta”,  la parola d’ordine e’ che bisogna farsi un amante giovane e mediterraneo.(1)

Conoscere questi meccanismi ti rende in grado di capire due cose: la prima cosa e’ quanto sia estesa la classe piu’ bassa, e la seconda e’ come la working class veda i ricchi. Se poi vivi e lavori nei quartieri dei ricchi (2)  e vedi quanto distante sia la realta’ dalla loro percezione, capisci quanto sia ampia la distanza. E’ vero che questi fenomeni sono diffusi anche in Italia, ma il gossip italiano dipinge una realta’ quasi fedele, perche’ il ricco italiano (con poche eccezioni di ricchezza storica) e’ effettivamente come lo dipinge il gossip.

Qui esiste una higher class “colta”, piuttosto frigida sul piano umano e cosi’ anoressica sul piano emotivo che difficilmente faranno qualcosa meritevole di gossip. Credo che gli appetiti si siano spenti in loro anni fa, e l’unico loro desiderio sia quello di funzionare con precisione sino alla morte. Cioe’ una classe diversa da quella dipinta dal gossip. Ma loro non lo sanno.

Sia chiaro, non sto facendo il classico discorso italiano-caloroso contro tedesco-freddo: il tedesco della working class e’ piu’ espansivo di un napoletano ubriaco. E chi mi conosce sa che posso tenere a distanza uno sciame di calabroni semplicemente dandogli del lei a -270 °K. Cosi’ come mi infastidisce trovarmi a spiegare, in ogni fottuto ristorante italiano e in ogni fottuta “gelateria Friuli”(3), che si’ sono italiano e vengo da Bologna. (le prime  domande se entri in un posto “italiano” sono :”sei italiano?” e la seconda e’ “di dove?”, la terza e’ “conosci Giuseppe?”).

Il discorso che sto facendo, dicevo, e’ molto semplicemente che esiste una high class di derivazione altoborghese o nobile che ha tra i paradigmi educativi la formalita’ dei rapporti umani. Ma questo non e’ tipico del tedesco, perche’ la persona comune e’ calorosa e umana. Solo che dovete scendere nella working class per notarlo, e comunque noterete certi sforzi di imitare la loro idea di “high class” come dipinta dal gossip.

Si tratta di una differenza che si percepisce a livello di linguaggio corporeo, e che impatta persino sull’architettura. In un quartiere high class, la distanza media tra gli individui e’ almeno di un metro. Qualsiasi ristorante, strada, supermercato, eccetera, sono disegnati per evitare (orrore, orrore, orrore!) qualsiasi contatto fisico, se non l’invasione dello spazio privato. Il tedesco ha un concetto di spazio privato molto rigido: quando entri nell’ufficio di un tedesco, anche se la porta e’ aperta, bussa. Poi ti rechi vicino alla scrivania. Ma se osi entrare senza bussare o fare un cenno di richiesta di permesso, stai violando uno spazio privato.

Se hai fatto qualche mese in un’accademia militare conosci il discorso dei tre passi. Bene: nella higher class tedesca sono “tre passi” da tutti. Se andate in un quartiere working class, le cose cambiano. Vi potra’ capitare di essere in un supermercato dove per passare con il carrello dovete (orrore) guardare negli occhi un’altra persona. Avvicinarvi . Ma che dico: toccarla! Vade retro , satana! E la gente anziche’ scusarsi  vi sorride.

Un assembramento della folla capita anche nei quartieri “bene”, sia chiaro, ma l’atteggiamento di fastidio e il tentativo di isolarsi gli uni dagli altri, come se un contatto ravvicinato fosse la peste,  e’ molto piu’ evidente. E si chiedono scusa per essersi avvicinati troppo, o tengono un atteggiamento di scusa.

Cosi’, la “working class” tedesca appare piu’ solare e piu’ umana, e specialmente appare meno ipocrita. Avere un collega che se la tira come una fionda perche’ e’ tedesco puo’ essere seccante, perche’ sembra criticare l’espansivita’ degli italiani con un atteggiamento moralista. Se poi questo tizio fa il fotografo fetish come secondo lavoro, e magari ce l’ha con la chiusura della societa’ verso queste pratiche (4), beh, i conti non mi tornano.

Ecco, una cosa che stupisce di queste persone e’ la doppia morale: voglio dire, separare la vita professionale da quella lavorativa e’ cosa saggia, e sono d’accordo. Tuttavia, questo non puo’ voler dire che , in maniera quasi Stanislawskiana , l’immedesimazione sia tale da cambiare personalita’. Se nella vita privata ti dedichi a pratiche per le quali richiedi che la societa’ sia aperta e tollerante, non puoi diventare un bigotto intollerante solo perche’ ritieni che sul lavoro sia meglio tenere un profilo “cool”.

Certo mi aspetto che tu non provi a pisciarmi in faccia mentre sono al lavoro solo perche’ ami il fetish, ma il fatto che separi il personale dal professionale non dovrebbe portarti a recitare la parte del bigotto intollerante.

In ogni caso, trovarmi a girovagare dentro un quartiere universitario prima e popolare poi mi ha dato alcuni spunti, diciamo molti. In genere quando giro per posti nuovi divento abbastanza silenzioso (appaio meditabondo, in realta’ sto analizzando i piccoli particolari, che sono TANTI) , ma almeno riesco a “leggerli” bene.

Alla fine: se proprio non dovete lavorarci, evitate i tedeschi ricchi e i loro quartieri. Sono degli zombie griffati e  pieni di soldi, che aspirano a funzionare perfettamente sino alla morte fisica, e non rendono giustizia allo spirito caciarone tedesco se paragonati con la working class tedesca.

La seconda considerazione che vorrei fare e’ quella riguardante i bordelli. Ho conosciuto abbastanza gente da osservare alcune cose riguardo l’assuefazione da bordello. Ebbene: al maschio non fa bene.

Sebbene il tedesco sia molto corretto e paritario nei confronti della donna, non provate mai a sondare le sue reali opinioni: otterrete un pamphlet di arretratezza e materialismo da far impallidire i turchi.  Ovviamente recitano bene la commedia della parita’, e ne godono laddove possono, ma non vedo , sul piano culturale, una vera modernita’. Questo, unito al fatto che non accettano critiche verso il sistema tedesco (che e’ migliore per definizione. In breve, stanno vivendo sugli allori) fa si’ che la cosa sia poco indagabile. L’uomo tedesco e’ molto corretto nel suo comportamento verso la donna. Quasi formale. Non guardate cosa ne pensa veramente, perche’ inorridireste.

Ma lo sconforto prende osservando quelli tra i colleghi che sono avvezzi al bordello. Sono tutti single. Se prima pensavo che andassero nei bordelli perche’ erano single, oggi penso che sia il contrario. Penso cioe’ che la frequentazione di quei posti alla lunga renda difficili i rapporti con l’altro sesso.

L’idea che mi sono fatto e’ che effettivamente poter soddisfare con 50 sacchi la pulsione fisica in se’ diminuisca la tensione erotica verso i possibili bersagli. Non mi sto riferendo , sia chiaro, alla repressione o alla fame cronica di chi si farebbe ogni cosa che respiri (o perlomeno sia ancora tiepida): mi riferisco al fatto che il corteggiamento sia qualcosa come un’escalation. Qualcosa come una scala.

Voglio dire che alla fine una persona ti deve “prendere” ad ogni livello, ma conoscere una persona ed accertarsi che ti “prenda”su altri livelli” sta ,diciamo, sul settimo-ottavo-nono gradino della nostra scala. Il primo gradino  , quello che scatena il processo, e’ dato da una tensione che non puo’ essere altro che fisica: quello che noi chiamiamo ” piacersi a pelle”. Cosi’, se io vado a soddisfare la pulsione fisica appena compare, succedera’ che non scatta quell’evento scatenante.

I miei colleghi che sono noti frequentatori di bordelli, cioe’, sono in una situazione piuttosto confusa: da un lato vorrebbero smettere di essere single. Dall’altro non riescono a trovare quella che li interessi. Il che e’ ovvio: al primo incontro con una donna non scatta nulla, per la semplice ragione che l’unica cosa che puo’ scattare al primo incontro e’ un processo legato alla presenza fisica , e su tale piano essi sono gia’ “sazi”.

Possiamo fare un parallelo con il mondo del cibo: se la prima cosa che ti attizza del cibo e’ l’odore, beh, occorre anche che tu abbia fame. Se da un lato cerchi un cibo fragrante, il cui odore ti stuzzichi, e dall’altro hai cura di essere sempre sazio, ovviamente non troverai mai quanto cerchi: nessun odore e’ invitante se sei gia’ sazio.

Cosi’, quello che noto in queste persone e’ semplicemente una continua sazieta’ fisica, alla quale si unisce il rimpianto perche’ nessuna donna li stuzzica veramente: il che non puo’ succedere, visto che sono sempre sazi.

Di per se’ la donna tedesca e’ molto diretta. Quello che noto e’ che se vuole farti capire che piaci, con la prima occhiata ti spezza l’elastico delle mutande. Non si fanno problemi a segnalarsi come disponibili (cosi’ come , mi dicono, non si fanno problemi a comunicarti che hanno altro da fare , ergo devi andartene) :  non credo affatto che ci sia un reale bisogno di bordelli, come  del resto in Italia.

Ho capito il meccanismo di “addiction” solo quando ho verificato il fattore che crea il loop: ogni vizio essenzialmente si basa sullo stesso principio.

Se il vizio X si impone per compensare la carenza Y, esso diventa “addictive” solo quando alimenta la carenza che compensa. Se essere “internet addicted”, per fare un esempio, puo’ essere una compensazione verso una carenza di attivita’ sociale, perche’sia un vizio occorre che il cerchio si chiuda e il vizio stesso causi la carenza che vuole compensare.

Cosi’, ho capito il loop dei bordelli in questo modo: chi va in un bordello ci va perche’ non ritiene di avere abbastanza erotismo/passione/stuzzicamento dalle donne comuni. La frequentazione del bordello lo sazia in questo senso ed il risultato e’ che essendo sazio non riuscira’ piu’ a venire stimolato , stuzzicato, incuriosito o stimolato dalle donne comuni, essendo sazio. Il che produce un ulteriore bisogno di prostituzione, e cosi’ via.

Quello che noto e’ che il maschio locale, quando frequentatore di bordelli, fallisce durante il primo gradino del processo di corteggiamento. Nessuna donna “comune” lo interessa , poiche’ essendo gia’ sazio non c’e’ interesse fisico. Come se non bastasse, alla lunga queste persone si disabituano a pensare nei termini di questa scala del corteggiamento, che pur potendo essere veloce (come fanno il venerdi’ sera) ha bisogno comunque di quel primo gradino di interesse fisico.

Nei bordelli l’interesse fisico e’ “umanamente” gratuito: poiche’  gli uomini vi si recano alle prime avvisaglie di appetito, essi non hanno mai molto appetito. Questo e’ compensato dal fatto che la prostituta, come ogni professionista, stuzzica al massimo il poco  appetito presente. Il problema e’ che tutto questo processo avviene a “fatica zero”, cioe’ nella stessa modalita’ con cui io mi reco dal parrucchiere: tutto il lavoro lo fa lui.

Alla lunga, questi signori piombano in una sorta di inappetenza cronica. Abituati a soddisfarsi non appena l’appetito compare, e quindi disabituati al grande appetito che consegue l’accumularsi di appetiti nel tempo, essi rimpiangono la propria mancanza di appetiti: la notizia piu’ incredibile che io abbia avuto e’ che questi usino il Viagra dentro i bordelli  per scopare di piu’ (5), il che produce una paradossale situazione per la quale si trovano a produrre artificialmente un desiderio che non hanno, al preciso scopo di saziarlo. Come il vomitorium dei romani, che vomitavano per poter mangiare e bere ancora, essi compensano con un desiderio artificiale il fatto di essere dentro un posto che dovrebbe saziare desideri che non avevano quando ci sono entrati.

L’idea che lo stesso desiderio sia una forma di piacere sembra averli abbandonati: essi hanno relegato il piacere al momento della sua soddisfazione, eradicandolo dal momento dell’appetito.

Cosi’,la donna tedesca in cerca di flirt si trova a che fare con un maschio che ignora completamente i segnali inviatigli: se ti offre sesso anale dopo mezz’ora e’ perche’ e’ usa non ricevere risposte a nessun altro stimolo. Poiche’ il primo gradino della scala e’ inutile, lei non puo’ fare altro che iniziare dal diciassettesimo. Ma il maschio tedesco, contemporaneamente, teme moltissimo lo sconfinamento nella sua area privata, e questo crea un paradosso: per interessare il maschio tedesco la donna dovrebbe offrirgli un’intimita’ spinta immediatamente, ma contemporaneamente il maschio tedesco e’ gelosissimo dei suoi spazi privati, dunque intimi, e questo atteggiamento risulterebbe loro fastidioso.

Li trovo semplicemente… “sessuopatici”.

Personalmente, rimango contrario all’introduzione dei bordelli. La deviazione dei rapporti uomo-donna che essi producono e’ a mio avviso disumanizzante, e credo che in ultima analisi non facciano altro che acuire la distanza tra i sessi nonche’ la reciproca incomprensione.

A quanto ne so, ancuni tra gli svedesi (che hanno proibito i bordelli la pensano come me),  il che mi conforta: alla fine, qualcuno ha riconosciuto anche gli svantaggi del sistema.

per ora, passo e chiudo dalla teutonia.

Uriel

(1) Fortunatamente i miei 38 anni mimettono al riparo da questa cosa. Spero. Oddio, non so quanti anni avesse lo scopaboy della signora BMW. Devo informarmi. Una copia di The Stern, pls.

(2) la Germania e’ molto classista. Non mi meraviglia che Marx sia nato qui: la teoria delle classi e’ semplicemente una teoria della Germania.

(3) per un qualche stravagante motivo, veneti e friulani fanno i gelatai. Poiche’ i gelati migliori che io abbia mangiato li ho mangiati in Sicilia, mi chiedo che nesso ci sia tra “Friuli” e “stracciatella”, o tra “Carso” e “cassata”.

(4) Anche i tedeschi hanno dei pregiudizi verso la gente che parla di pisciare sugli altri nella mensa aziendale. Saranno strani, eh?

(5) alcuni bordelli, i piu’ gettonati, fanno un “all you can eat” di un pomeriggio intero.

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