German Tales, I

Come ogni Blog che si rispetti, esso deve raccontare i viaggi dell’autore. Non so perche’, forse fa molto romantico il concetto di viaggio, un po’ una cosa alla Madame de Staël. In ogni caso, visto che ormai sono in krukkandia da diverso tempo (e sembra ci rimarro’ ancora) ecco che volevo approfittarne per scrivere una lettera.Come ogni Blog che si rispetti, esso deve raccontare i viaggi dell’autore. Non so perche’, forse fa molto romantico il concetto di viaggio, un po’ una cosa alla Madame de Staël. In ogni caso, visto che ormai sono in krukkandia da diverso tempo (e sembra ci rimarro’ ancora) ecco che volevo approfittarne per scrivere una lettera.


Gentilissimi Signori K. Duden e T. Sieb,

immagino che siate estremamente orgogliosi di aver codificato , di fatto, il tedesco moderno. In effetti aver codificato un’intera lingua potrebbe essere considerato bello, ma avrei qualche obiezione da fare circa il vostro lavoro.

Innanzitutto, codificare una lingua piazzandoci troppi suoni onomatopeici equivale a far parlare i propri connazionali come dei deficenti che hanno letto troppo Disney.

Per fare un esempio, “Bau” non dovrebbe essere una parola, figuriamoci un verbo! “Bau” indica inequivocabilmente il verso del cane, e anche pensando che i cani tedeschi facciano un BAU piu’ cattivo (una cosa come grrBAUcittastramilamuert” ) rimane il fatto che i vostri cittadini girano per il mondo abbaiando ogni volta che parlano di costruire qualcosa. Considerando il fatto che in germania siete usi a costruire un sacco di cose, questo di fatto manda in giro la gente che mentre parla sembra il Dobermann di Ligresti.

A proposito, avrei anche un piccolo appunto da fare circa la lunghezza delle parole. Anche in italiano ci sono parole lunghe (tipo che so “preterintenzionale” ) e parole corte (che so, “e”) ma questo non autorizza consentire alla gente di unire le parole alla bisogna, per poi accostarle a parole brevissime.

Non e’ possibile passare da parole come “zu” a parole come “Sehenswürdigkeiten”. E’ chiaro che in questo modo si costringe la gente a sputacchiare di continuo, a trattenere il respiro per tempi disumani, e come se non bastasse si dara’ alla lingua una cadenza del tutto aritmica. Non e’ un caso se un poeta tedesco sia piu’ grande di un qualsiasi altro poeta: se scrivere una poesia bella in generale e’ difficile, in tedesco e’ complicatissimo il semplice scrivere una poesia qualsiasi.

Dare una metrica decente a parole come “verschiedenen” o “fahrradfreundlichste” e’ un lavoro da teoria delle permutazioni spinta: certo oggi in genetica si usano le tecniche PCA , e sicuramente si potrebbero adattare a scrivere poesie, ma bisogna ammettere che un poeta che scrive con un Cray anziche’ sul moleskin perda molto del proprio fascino. Indubbiamente Madame de Staël ci appare piu’ romantica di Ada Augusta Byron, c’e’ poco da fare.

L’altra abitudine che dovreste radicalmente estirpare dalla vostra lingua e’ la malsana abitudine di attaccare parole per dire qualcosa. Voglio dire, “un piatto di sbaghetti” si dice proprio “un piatto di spaghetti”. “Un” significa che ne voglio proprio uno e cosi’ via. Se io faccio “spaghettipiattodiun”, come fate voi, costringo la gente a compiere un lavoro che va ben oltre la semplice lettura: ovvero un lavoro di tokenizzazione. Prima devo smontare la produzione “spaghettipiattodiun” nelle sue particelle “spaghetti”, “piatto”, “di” “un”, e a quel punto devo riassemblare la frase “un piatto di spaghetti”. Ma attenzione, potrebbe essere anche “di spaghetti un piatto”, che assume un tono aulico ma non e’ illegale. A questo punto voi mi direte che avete codificato anche la produzione di queste parole composte, e allora “un piatto di spaghetti” diventa “spaghettipiattodiun” mentre “di spaghetti un piatto” diventerebbe “spaghettidipiattoun”.

Vi rendete conto del fatto, spero, che in questo modo ogni produzione diventi una spece di rebus: perche’ non specificare allora la lunghezza delle parole ? si potrebbe dire che “spaghettipiattodiun”(2,6,2,9) per indicare la produzione che viene da “un piatto di spaghetti” e usare “spaghettipiattodiun”(2,9,2,6) per dire “di spaghetti un piatto”.

Sicuramente questo trasformerebbe “La Settimana Enigmistica” (in tedescoide: EnigmisticaSettimanaLa” ) in un pregiato testo di grammatica, ma dubito che renderebbe un buon servizio al paese: non oso immaginare gente che deve risolvere “Il quesito della Susi” ogni volta che desidera comprare una bistecca.

In definitiva, diciamolo, avete fatto delle gran stronzate. Mi rendo conto del fatto che non partivate da una situazione semplice: il tedesco precedente non era certo una cosa tutta rose e fiori, e conteneva gia’ tutte le porcherie elencate sopra. Tuttavia, non e’ che aggiungendo i casi come in latino la situazione si sia tanto dipanata. Anzi, la mia impressione e’ che abbiate ottenuto una precisissima ed ordinatissima porcheria: come se aveste brevettato con i crismi della legge un tappeto ove nascondere la polvere, appositamente progettato allo scopo.

Ora, non si potrebbe ammettere la verita’ e dire semplicemente che l’unico modo *sensato* di codificare il tedesco e’ parlare italiano? Non potevate semplicemente dire “questa porcheria qui e’ roba da barbari bracati e palcocefali, meglio usare una lingua sensata?”.

Vostro,

Uriel

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