Fiori di Bach per il debito pubblico, II.

Il post precedente deve aver fatto infuriare un pochino di gente in qualche facolta’ (ho filtrato tutto cio’ che e’ *uni* dal leggermi, per avere pace. Beccatevi il negro) se arriva qui il meglio del mondo umanistico a proporre presunte soluzioni all’enpasse dovuto ad una scienza NON sperimentale come l’economia. E quando dico “scienza non sperimentale” mi riferisco a cose che hanno lo spessore della cartomanzia o dell’astrologia.

Il problema che nel caso di eventi storici si propone e’ quello del doppio cieco.

Facciamo un confronto con la medicina: io ho una cura, e devo verificare che essa guarisca. Ora, il problema e’ che “guarisca” potrebbe anche lasciare il paziente nella stessa situazione di prima, e se -altrimenti- il paziente sarebbe peggiorato allora si potra’ sempre parlare di progresso.

Questo significa , essenzialmente, che per evitare che si scambi per inefficace una cura che invece ferma il male, si fanno due gruppi di pazienti cui e’ diagnosticato lo stesso male, uno dei due viene curato e l’altro no.

Confrontando l’andamento dei due gruppi e’ possibile stabilire un delta, una differenza tra il comportamento dei due. Se per esempio GUARISCONO ENTRAMBI, come succede se c’e’ un raffreddore tra ventenni sani , e si somministra acqua minerale, si dira’ che l’acqua non cura il raffreddore.

Perche’ ho fatto proprio un esempio di una malattia che guarisce da sola?

Perche’ il ciarlatano umanista, quando esegue prove senza doppio cieco, cerca di giustificare un fatto (la cura non da’ benefici) usando un’ipotesi (il paziente sarebbe morto senza). Ma in realta’ QUANTE ipotesi sarebbero possibili? Tu dici che senza cura il paziente sarebbe morto, io dico che sarebbe diventato Pamela Anderson. Sono entrambe ipotesi: l’una vale l’altra.

Ma attenzione, perche’ qui e’ il punto dolente che gli umanisti (non sapendo pensare) non colgono: quando si fa un doppio cieco, NON SI FANNO ASSUNZIONI su quel che succede al gruppo che NON viene sottoposto al trattameno.

Se io faccio un esperimento basandomi su una regola di inferenza che preserva un valore logico, posso basarmi su una regola che preservi la verita’  o che preservi la falsita’.  Normalmente, una teoria si considera NON dimostrata sino a quando un esperimento non contraddica questa assunzione.

Cosi’, il processo logicamente corretto nel caso dell’economia italiana, cioe’ in assenza di doppio cieco, e’ il seguente:

  1. Non sappiamo se la cura monti funzioni, quindi per ora NON funziona.
  2. La cura viene applicata e la situazione non cambia: abbiamo una misura.
  3. Monti ipotizza che senza la cura sarebbe stato peggio.
  4. Beppe ipotizza che senza la cura sarebbe stato meglio.
  5. Pino ipotizza che  senza la cura non sarebbe cambiato nulla.
  6. Giulia ipotizza che senza la cura ci sarebbe stato il primo Topless 2012 di Alda D’Eusanio.
  7. ….
  8. X ipotizza che senza la cura -qualsiasicosaviva-

Poiche’ la 3,4,5 sono solo ipotesi, mentre la misura e’ un fatto, la risposta e’ che NON ABBIAMO PROVE DEL FATTO CHE LA CURA MONTI FUNZIONI. E siccome le ipotesi valgono zero, abbiamo semplicemente una teoria non scientificamente confermata.

Questo, nel mondo della scienza sperimentale, fa si che la teoria venga considerata solo una teoria, e non un fatto assodato o credibile.

Nel mondo della medicina scientifica, questo e’ sufficiente ad escludere una cura dall’essere considerata tale.

Come ho detto, nel mondo delle scienze sperimentali esistono molte teorie che sono in questo stato: esse non vengono mai trasformate in applicazioni (ovviamente: se avessero applicazioni allora sarebbero dimostrate, visto che la verifica sperimentale stessa e’ un’applicazione) e non vengono proposte come vere. Il guaio e’ , per gli economisti, che le scienze sperimentali NON basano la loro efficacia o la loro credibilita’ su queste teorie, bensi’ su quelle sperimentalmente dimostrate.

In fisica esistono molte teorie simili, cosi’ come nel mondo dei sistemi logici di primo ordine ZFC “cade dal cielo”, ma l’efficacia di matematica e fisica viene dalle teorie che PRODUCONO applicazioni sperimentalmente accettabili, e non dal numero di teorie che NON le producono. Se la fisica e la matematica sono rimaste ad essere il solo modello di pensiero efficace ed affidabile, dopo la morte di filosofia, morale  ed altre superstizioni, e’ dovuto non al numero di teorie NON dimostrate, ma al numero di teorie DIMOSTRATE.

In questo caso, pero’, l’economia di teorie dimostrate sperimentalmente ne ha , esattamente, ZERO. Nemmeno il famoso “principio di domanda ed offerta” , considerato ovvio dagli economisti, e’ mai stato dimostrato sperimentalmente, dal momento che mancano le condizioni per l’analisi dimensionale, senza le quali nessuno esperimento puo’ diventare una misura.(http://en.wikipedia.org/wiki/Buckingham_%CF%80_theorem)

Ora, questo succede sovente anche nel mondo della fisica sperimentale: nel caso della teoria del big bang, per esempio, non abbiamo un altro universo da collaudare. Tuttavia, il mondo della scienza sperimentale ha altri assi nella manica.

Uno di questo e’ la predicibilita’ sperimentale. E’ vero che non abbiamo un altro universo su cui provare il big bang, ma e’ anche vero che possiamo dire la seguente cosa: “se la teoria del big bang e’ vera, -e solo se e’ vera- allora io mandando in  orbita uno strumento che misuri questa radiazione fotografero’ la tal cosa”

Questo tipo di verifiche non si basano sul confronto , ma sulla conservazione della verita’:

  1. Al momento dell’enunciazione non mi e’ dato sapere cosa misurero’.
  2. La relazione tra la mia teoria e il risultato dell’esperimento e’ di equivalenza: se e solo se le cose stanno cosi’ allora misurero’ la tal cosa.
  3. La misura non contiene la teoria, ovvero non vado a misurare lo strumento stesso.

Anche qui, pero’, l’economista casca male. Perche’ sia vera la seconda affermazione occorre una condizione che la loro “scienza” non ha. Perche’ sia possibile enunciare la “2” occorre che sia presente la condizione di modus ponens, e che essa sia generalizzabile mediante un quantificatore. Ma l’economia manca completamente di questa regola, dal momento che non dispone di quantificatori generalizzabili a livello logico. (http://it.wikipedia.org/wiki/Quantificatore). Le teorie economiche non dispongono di quantificatori logici perche’ -anche quando utilizzino la matematica e quindi sembrano farne uso- nell’enunciazione dei principi non si preoccupano MAI di definire in maniera insiemistica i loro oggetti. Se lo facessero, del resto, si bloccherebbero immediatamente: l’insieme di ‘domanda” ed “offerta” e’ , concettualmente, una catastrofe logica: tutto quello che fa la legge della domanda e dell’offerta e’ dirmi che quando un sacco di gente ha un sacco di soldi e vuole qualcosa e’ piu’ facile che compri qualcosa anche se costa molto. Ma se la volessi quantificare, dovrei innanzitutto chiedermi quale sia la misura e la cardinalita’ di questo insieme “domanda”, e qui cascherebbe l’asino: ne’ la misura dell’insieme ne’ la sua cardinalita’ sono definibili senza errori logici catastrofici.

Senza questa condizione, non e’ possibile aggirare la mancanza di doppio cieco e confermare una teoria per semplice conservazione di un valore logico (verita’ o falsita’ che sia). Non e’ l’unica scienza che ha questa pecca: biologia e medicina hanno la stessa pecca, ma per questo ricorrono alla prova del doppio cieco.(1)

Anche sul piano della predicibilita’ del risultato sperimentale, l’economia non funziona affatto. Nessuna delle predizioni degli economisti e’ sistematicamente predittiva. In queste condizioni , cioe’, non solo non c’e’ conferma a posteriori (come nel caso delle statistiche mediche) ma non c’e’ conferma a priori (come nel caso della verifica per inferenza).

Un altro strumento che la scienza sperimentale mette a disposizione e’ il principio di falsificabilita’. Esso si basa sul fatto che un esperimento puo’ essere considerato tale SOLO quando , nel caso fallisca, il suo fallimento e’ sufficiente a dimostrare che la teoria sia falsa. Si tratta del principio enunciato da Popper, eccetera eccetera.

In questo caso, si enuncia qualcosa di simile:

  1. La mia teoria e’ vera, a meno che X.
  2. Facciamo un esperimento che misuri X, in ogni condizione prevista dalla teoria.
  3. Se X e’ assente in OGNI condizione prevista, la teoria e’ vera.

In realta’, nella stesura degli esperimenti, poi si va a sostituire l’assenza di X con la presenza del suo opposto, quindi la forma appare quasi invertita.

Anche in questo caso,  l’economia come scienza se la cava maluccio. Innanzitutto perche’  (nonostante oggi le misurazioni siano possibili eccome dal momento che l’economia e’ elettronica) non si fanno mai misurazioni e quando si fanno non vengono tenute in considerazione. Per esempio, dopo che la formula di Black & Scholes fu enunciata, sarebbe stato possibile creare un sistema automatico che seguisse quella regola e giocasse sui mercati. LA cosa fu fatta, nel senso che si creo’ un fondo che giocava quasi automaticamente usando quella teoria. Il fondo falli’ miseramente. Questo nel mondo della fisica sperimentale sarebbe stato considerato un esperimento che dimostra la falsita’ della teoria.

Nel mondo dell’economia, quella teoria e’ considerata valida.

E’ sicuramente possibile prendere le formule usate nel mondo della finanza (Black & Scholes), costruirci delle applicazioni che lavorino in maniera meccanica (programmi al calcolatore) e poi verificarne l’efficacia. Non viene fatto perche’ si conosce bene il risultato: senza la supervisione umana, nessuno di questi programmi funziona bene.

Il mondo dell’economia e della finanza e’ fatto da una essenziale cialtroneria perche’, sebbene sarebbe possibile creare simulazioni al calcolatore, cioe’ programmi che giochino sul mercato elettronico dell’economia reale e forniscano dati sperimentali, esso non viene fatto, e quando viene fatto il risultato viene sistematicamente ignorato. L’economia rifiuta in toto sia il concetto di precidibilita’ (=se sbagli predizione la tua teoria e’ falsa), il concetto di falsificabilita’ (=deve esistere una prova contraria e devi averla fatta) e  quello di misura dell’efficacia (=devi confrontare la tua applicazione con la sua assenza). In questo senso, siamo allo stesso livello dell’astrologia.

E’ importante, questo, se considerate che esistono meccanismi capaci di centrare un pianeta come Nettuno venendo lanciati dalla Terra: e’ come se lanciassimo una pallina da Golf a Roma centrando la buca a New York. E funziona, perche’ la sonda raggiunge Nettuno.

Ora , torniamo pure al punto del doppio cieco: siamo dei fisici e stiamo lanciando una sonda che raggiunge Nettuno. Nessuna sonda ha mai raggiunto nettuno, quindi non possiamo certo fare un doppio cieco e lanciarne due per capire se quella che funziona col gatto nero e la macumba arrivi meglio o peggio di quella che funziona con elettronica e chimica.

Quello che possiamo fare, pero’, e’ basare le applicazioni su un insieme di teorie gia’ dimostrate separatamente. Allora prendiamo la teoria della gravitazione, prendiamo i principi di azione e reazione, eccetera, e li combiniamo insieme. Sebbene “sonda che arriva su Nettuno” non abbia il doppio cieco, quello che stiamo facendo e’ di usare ALTRE piccole teorie dimostrate col doppio cieco E ritenere che la loro combinazione funzioni.

Se facciamo un paragone con Monti e le sue teorie, cioe’ le teorie dell’economia, questo processo e’ impossibile. E’ impossibile perche’ anche se smantellassimo le teorie di Monti (e della “macroeconomia” in generale) in teorie piu’ piccole, non ne troveremmo NEMMENO UNA che sia gia’ stata verificata sperimentalmente.

Qui occorre staccarsi un attimo e parlare del discorso empirico. L’empirismo e’  il ripiego dei ciarlatani che non riescono a fare dei veri esperimenti, ovvero delle misure che siano oggetto di analisi dimensionale.

Prendiamo per esempio il mantra di ogni economista: la famosa legge che lega i prezzi all’equilibrio tra domanda e offerta. Essa viene venduta come certa, sebbene non sia mai stato definito che diamine sia, dimensionalmente, il “prezzo”, tantomeno il “valore”, e i termini “domanda” e “offerta” non abbiano delle unita’ di misura che siano soggette al teorema dimensionale Pi di Buckingham.

Di fatto, quindi, si tratta di fuffa: allo stato attuale sappiamo che i prezzi fanno un pochino quel che gli pare, e se hai molti clienti magari e’ piu’ facile vendere dei prodotti cari. Ma questa non e’ una misura sperimentale.  E’ solo un’osservazione empirica.

L’osservazione empirica ha iniziato a diventare un mantra quando la pseudoscienza marxista si rese conto di non avere fatti sperimentali a sua disposizione. Iniziarono a parlare di materialismo ed empiriocriticismo, e furono abbastanza abili nel parlare da abbindolare molte persone. La differenza tra esperimento ed osservazione empirica tuttavia e’ enorme.

Prendiamo il caso del sole. Ad una osservazione empirica, il sole si muove nel cielo, mentre il terreno e’ fermo. Se ci basiamo sull’osservazione empirica, cioe’, la terra e’ ferma mentre gli astri ci girano attorno.

Quello che facevano gli antichi basandosi su questa osservazione era di sistemare gli astri in quelle che chiamavano “sfere celesti”. In pratica, poiche’ la traiettoria della terra attorno al sole e’ (circa) una conica, e anche gli altri pianeti orbitano attorno al centro di massa del sistema solare (2), quello che notarono era che una strana trasformazione (un operatore corrispondente alla rotazione della terra) si applicava a TUTTO il movimento degli altri pianeti. Dunque, inventarono una sfera che ruotava come la trasformazione inversa della rotazione della terra, ci misero gli altri pianeti e tanto bastava.

Al contrario, le stelle fisse risentivano poco della rotazione del pianeta attorno al sole, cosi’ furono messe in una sfera che ruotava … diciamo in maniera stranamente analoga a come il nostro pianeta ruota su se’ stesso.

Questo modello reggeva all’osservazione. Esso descriveva benissimo tutto cio’ che si vedeva. Sino a quando fu possibile osservare le ombre dei pianeti. E si vide, nel caso della Luna , che tutta quella roba non era possibile.

Cosi’, il punto e’ che la semplice osservazione empirica, che si pretende sostituisca l’esperimento, NON e’ esente da errori e da superstizioni. Il fatto che alcune facolta’ di economia inseriscano l’econometria come materia, pretendendo per questo di poter fare delle misure, equivale all’onesta pazienza con la quale gli antichi astrologi si applicarono per misurare gli angoli di incidenza delle stelle, una ad una.

Magari lo spirito era onestamente quello dello scienziato, ma essi non capivano che la semplice osservazione empirica soffriva di tutte le assunzioni dell’osservatore, e solo quando si isolano le assunzioni (=la terra e’ immobile) si puo’ parlare di esperimento.

Tutti questi scienziati del passato non erano dei ciarlatani, almeno non nel senso di essere in cattiva fede: essi non avevano ancora acquisito una regola importantissima, che era quella di isolare le assunzioni. Se avessero avuto questa possibilita’, essi sarebbero giunti alla conclusione di non poter dimostrare davvero che la terra fosse immobile come sembra a chi vi cammini sopra.

L’esistenza di osservazioni empiriche, cioe’, non rende piu’ scientifica una materia: al massimo la rende piu’ sistematica. Sicuramente possiamo raccogliere un sacco di dati che ci saranno utili in futuro (molte delle osservazioni degli astronomi del passato sono state utili come riscontro per teorie moderne, nel senso che combaciavano: http://it.wikipedia.org/wiki/Supernova#Supernovae_storiche

Tuttavia, sebbene Galileo uso’ due supernove per contestare l’immutabilita’ delle “sfere delle stelle fisse”, ancora doveva arrivare il momento in cui dall’osservazione empirica si passava alla dimostrazione sperimentale.

E’ inutile che gli economisti si affrettino a spacciare l’osservazione empirica per misura sperimentale. La differenza e’ ormai nota, e il mondo delle scienze sperimentali ha gia’ tutta una serie di collaudatissimi protocolli che mancano all’economia. Se anche coprite un continente di numeri misurati sul campo, finche’ non chiarite che diavolo di dimensione abbiano -e non lo sapete- sono solo degli interessanti segni sulla carta. LA voglia di spacciare l’osservazione empirica per scienza sperimentale e’ semplicemente una ulteriore testimonianza di cattiva fede.

Che cosa dovrebbero fare gli economisti per diventare scienziati e non dei semplici ciarlatani? La risposta e’ semplice: rimboccarsi le maniche.

Sia chiaro, la loro strada e’ anche piu’ facile di quella che a suo tempo fu affrontata da fisici e matematici: hanno gia’ strumenti utili.

  1. Innanzitutto, definire unita’ di grandezza e dimensioni soggette ad analisi. Ce ne sarebbero pieni i coglioni di gente che moltiplica la covarianza di un rischio per un “prezzo” e ottiene un “valore”. Occorrera’ qualche decennio, quindi e’ meglio iniziare domani. Anzi, ieri.
  2. Fatto questo, occorre passare alla verifica sperimentale le cosiddette leggi fondamentali. La storia dell’equilibrio tra domanda ed offerta e’ semplicemente ridicola. Per fare affermazioni analoghe i fisici specificano che il sistema debbe essere adiabatico e che le trasformazioni debbano essere quasi statiche. Quella roba non e’ mai stata dimostrata sperimentalmente: sembra evidente, cosi’ come sembra evidente che il sole giri attorno alla terra e che la terra sia immobile.(3)
  3. Passate alla verifica sperimentale tutte le leggi fondamentali, occorre stabilire protocolli di misura convenzionali.

Il punto 3 e’ interessante, perche’ se ci fate caso il kilogrammo fu inventato come un blocchetto di iridio lasciato dentro al museo di Louvre. Sebbene oggi ci siano misurazioni piu’ precise, esso corrispondeva circa al peso di un litro di acqua , che guarda caso era un cubetto di 10cm x 10cm x 10cm. Questo sembra dare spessore al tutto, ma … perche’ non le palle del Re, o il cervello di Pamela Anderson?

LA verita’ e’ che creare un sistema di misura e’ un atto puramente convenzionale, con il solo limite dell’analisi dimensionale: posso dire che ci sono i Volt, gli Ohm e gli Ampere, ma  se voglio scrivere che V = R * I devo in qualche modo ammettere che moltiplicando un Ohm per un Ampere io ottenga un Volt. A questo punto posso anche non usare gli Ohm e inventare una unita’ diversa, che so io il Bonz(4), ma qualsiasi cosa io inventi , se la moltiplico per la corrente deve darmi una differenza di potenziale. Esistono, quindi , delle regole: le unita’ di misura devono essere coerenti con le nostre formule.

Con questo, ribadisco il punto:

L’economia non e’ una scienza. Sebbene le sue mancanze compaiano sporadicamente, in maniera simile, in alcune altre scienze sperimentali, l’economia e’ la SOLA materia a pretendere di essere una scienza MANCANDO , SEMPRE E SISTEMATICAMENTE, di TUTTI i requisiti che fanno delle scienze sperimentali delle vere e proprie collezioni sistematiche e strutturate di sapere.

Nelle condizioni di Monti, un fisico serio  avrebbe detto “non c’e’ alcuna teoria che dica come tirar fuori l’Italia dalla merda, non c’e’ alcuna teoria che dica che il paese finira’ nella merda, allo stato attuale delle conoscenze un provvedimento vale l’altro”. (Un matematico serio avrebbe guardato il bilancio e avrebbe detto “tutto sto casino per una sommatoria?”, ma questo e’ un altro punto e riguarda i formalismi.)

 tutto qui.

Uriel Fanelli, 23 maggio 2012

(1) Una menzione particolare andrebbe alla teoria dell’evoluzione, che su grande scala non ha nessuno dei due requisiti, mentre li ha su piccola scala (quando si producono nuovi antibiotici per selezione naturale, per esempio). In un certo senso, si potrebbe dire che la teoria dell’evoluzione per selezione naturale sia una verita’ sperimentale su piccola scala (ha applicazioni industriali, come la produzione di antibiotici) ma su scala planetaria si trovi ancora in uno stato di non completa dimostrabilita’ sperimentale. Questo normalmente fa arrabbiare i biologi, ma sino a quando non riusciranno a mostrare un esperimento positivo di intero ecosistema prodotto per selezione (e non solo di singoli organismi), questo e’.

(2) Che per ragioni quantitative corrisponde al Sole, ma se i soli fossero due (come accade in alcune stelle binarie) o ci fosse un altro corpo molto pesante in giro vi vorrei vedere a fare affermazioni come “la terra gira attorno al sole”.

(3) l’equatore sono 40.000 km, circa. Siccome gira attorno a se’ stesso in 24 ore, sono circa 1666 Km/h. Venitemi a dire che il terreno su cui poggiate i piedi sia immobile, coraggio.

(4)Il Bonz fa molto Ohm, isn’t it?

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