Finalmente delle buone notizie.

Il primo tremestre del 2009 si e’ chiuso con ottime notizie. Nel senso che sembra essersi avverato quello che ho detto: la crisi ha falciato il mondo dei parassiti, e gli investimenti stanno tornando alla grande industria. Ovviamente questo andra’ mediato dalle condizioni delle singole nazioni, ma andiamo con ordine. Iniziamo dal dato piu’ bello: esiste una giustizia a questo mondo.

Questa e’, secondo standards & poor, la “mappa” della botta e dei danni ricevuti dalle aziende per via di questa crisi.

S & P (Elaborazione Il sole 24 ore)

Come potete vedere, la distrubuzione del danno e’ impressionante. Sono stati colpiti per prima cosa i beni voluttuari, seguiti dalle materie prime. Che cosa significa un calo contemporaneo di queste due cose? Significa una razionalizzazione dei consumi, o meglio il crollo degli altissimi margini che si facevano sulle materie prime e sulla cosiddetta “industria del lusso”.

Il fatto che sia stata colpita cosi’ duramente l’industria del lusso e’ un bene: se ricordate, l’ “industria del lusso” era stata dipinta come la soluzione a tutti i problemi della grande industria italiana ed occidentale. Piccoli volumi, pochi lavoratori, grandi guadagni sul brand.

Il secondo settore a crollare nel campo degli utili e’ quello delle materie prime, tra cui il petrolio: la gigantesca speculazione sui futures che ne tenevano il prezzo alle stelle e’ terminata, e chi c’era dentro ci ha lasciato le penne. Immaginate di aver comprato dei futures sul petrolio un anno fa, attorno ai 100 dollari al barile, e di arrivare oggi alla scadenza col petrolio attorno alla meta’ del valore. Cosi’ imparano.

In confronto, l’industria ci ha rimesso poco, cioe’ il 40%. Bisogna stare attenti, pero’, a cosa si chiama “industria”, perche’ il farmaceutico, i beni di prima necessita’, le utilities e le telecomunicazioni sono state colpite molto meno, e anche il generico settore “tecnologia”, che indica elettronica ed informatica, e’ stato colpito di meno. In pratica, quell’ “industria” si riferisce quasi essenzialmente all’auto, nautica e costruzioni pesanti.

E’ interessante come i finanziari facciano il -36%, il che significa che i pensionati americani oggi si vedranno fare un bel taglio alle pensioni.

Di conseguenza, si’: la crisi ha colpito nei punti giusti. Ha colpito l’economia che ha puntato sulla speculazione sulle materie prime (ricordate i generi alimentari agricoli? Il petrolio? Il rame?) e al lusso, facendo una bella strage di utili (e di aziende). Anche il mondo dell’energia e’ stato colpito duramente, ponendo fine a quella leggenda chiamata “economia della bolletta”, “butti i soldi in un’azienda del settore tanto quelle si rivalgono sui poveri cristi che pagano la bolletta”: bene, anche qui e’ finita la cuccagna.

Quindi, i due pilastri dell’economia farlocca, l ‘”economia della bolletta” e l’ “economia del lusso” sono stati brutalmente colpiti.

Questa e’ la prima bella notizia del primo trimestre. Non ci sentiremo piu’ dire che il futuro sta nel “luxury branding” o in altre scemenze del genere, per un bel pochino di tempo.

Seconda buona notizia (mi spiace di non avere un grafico): i futures sul minerario, sui metalli , sugli acidi e sulle plastiche sono in crescita.  Il che significa che un bel pochino di investimenti si e’ spostato , dalla finanza pura alla grande industria. Ovviamente le PMI, essendo fuori da questo ciclo perche’ non si raggiungono mediante strumenti di borsa , non sono interessate da questo boom, e potranno resistere solo nella misura in cui riusciranno a fare da contoterzisti. Poiche’ la media dei pagamenti e’ a 180 giorni, e i futures sono almeno a sei mesi, le PMI inizieranno a lavorare da fine 2009 per incassare nel 2010.

Quelle che sono sopravvissute.

In compenso, il fatto che tutte queste industrie abbiano comprato futures sulle materie prime fa ben sperare, nel senso che dovrebbero iniziare a buttare sul tavolo progetti nuovi sin da meta’ dell’anno: considerando i futures piu’ brevi  su 6 mesi, gia’ da giugno dovranno essere in grado di lavorare le materie prime. Di conseguenza, con buona pace di Epifani, non dovremmo vedere un crollo dell’occupazione anche noi.

Il fatto che i futures e gli stock di materie prime siano cosi’ alti, cioe’ cosi’ finanziati, si spiega semplicemente con una diversa valutazione dei redditi: finito il tempo del “mark to market”, cioe’ della valutazione dei titoli tossici a prezzo di mercato, c’e’ bisogno di asset sicuri, e la grande industria appare molto attraente. A patto che sia solida, il che significa che non deve essere la solita azienda che ha 6 impiegati e tutto il resto lo fa realizzare a terzi. Ancora una volta, e’ una bella notizia per la grande industria, pessima notizia per le PMI.

Del resto, si tratta di stock di materie prime, e non di semilavorati, il che significa che si tratta di merci ancora molto lontane dalla lavorabilita’ media delle PMI,che di solito intervengono nelle ultime fasi della lavorazione. Certamente, in molti casi a valle del processo ci sono loro: contando pero’ che il processo iniziera’ a giugno, e loro inizieranno a vedere le prime commesse dopo l’estate, e il pagamento nel primo quarter del 2010, moltissimi non ce la faranno. Verosimilmente qualcosa come il 50-60%.

Queste due bellissime notizie sono il frutto di questa crisi: balleremo tutti, e molto. Ma attenzione, perche’ sono finiti nel cestino due modelli che nel passato sono stati devastanti, perche’ hanno giustificato la distruzione del ceto medio (tanto con l’economia del lusso sarebbero bastati i ricchi, dicevano i “guru” ) , e perche’ hanno svuotato i risparmi delle famiglie (perche’ l’economia della bolletta e’ il futuro e la vera banca sono i clienti, dicevano i “guru”) .

La botta durissima sui beni voluttuari dice che l’industria del lusso dovra’ abbassare i prezzi e mirare ad una clientela piu’ vasta, ovvero produrre di piu’per raggiungere gli stessi utili (onde coprire le spese enormi). Allo stesso modo, adesso le aziende del settore energetico e delle materie prime dovranno convincere l’utente a comprare gas, a comprare benzina, a comprare gasolio, a comprare l’elettricita’, anziche’ risparmiare come hanno iniziato a fare. Un altro trimestre come questo NON se lo possono permettere.

Gli industriali sono molto colpiti (specialmente auto e costruzioni),ma l’andamento dei futures dice che non hanno pagato dividendi per comprare futures sulle materie prime.

Signori, non tutti i mali vengono per nuocere. Se questa e’ la tendenza per il dopocrisi, entro 2-3 anni riavremo un vero ceto medio. Con tutto cio’ che ne deriva.(1)

Chi ne beneficera’? Se la ripresa arrivera’, come sembra, partendo dalle industrie, a beneficiarne saranno di piu’ le nazioni che hanno piu’ persone capaci di lavorare nell’industria, e questa e’ una brutta notizia per l’Italia. Abbiamo troppo pochi laureati in materie scientifiche, e troppi inutili parassiti che escono da Economia e Commercio, Scienze della comunicazione, Scienze sopravvalutate. Su questi inutili, sul loro destino e sulle loro difficolta’ di inserimento dovremo riflettere, e riflettere  amaramente, perche’ per prima cosa si attaccheranno ad un qualche partitello di anticontrorabbiosi a gridare “io ho diritto!” , “o ho diritto!”.

Ma questo e’ il rovescio di ogni medaglia: fino all’anno scorso, loro erano i “nuovi lavori”,e guardavano con lo schifo del creativo troppo avanti i disoccupati “classici”, quelli che sanno anche lavorare. La ruota gira, ragazzi….

Uriel

(1) Quasi tutti i sociologi riconducono al ceto medio il miglioramento della classe politica , della scuola e del sistema giuridico.

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