Finalmente Davos

Avevo smesso di parlare di economia perche’ , essenzialmente, non c’era nulla da dire, visto che a differenza di molti giornali non devo riempire una pagina a tutti i costi. Adesso inizia Davos, e gia’ si notano le prime cose. Innanzitutto, una quarantina di governi saranno presenti, anziche’ i soliti 25-26. Si preannuncia quindi una Davos dei governi anche perche’ i capitani coraggiosi hanno abbandonato la plancia.

Avete capito bene. Fino alla versione scorsa, Davos era il tripudio di tutto cio’ che era privato, dalle banche agli Hedge a tutti gli altri. Avete presente i “masters of the universe”, quelli che erano dei grandi capitani con il vento in faccia che mandavano avanti tutto l’universo?

Bene: spero li ricordiate, perche’ pochissimi di loro hanno deciso di andarci, cioe’ di mostrare la loro faccia. Eccoli li’, gli eroi del capitalismo: erano gli dei del denaro fino a qualche mese fa, e appena arrivano i primi casini non si fanno neanche vedere per spiegare come si esce dai casini che hanno creato.

Tralasciando la miserrima piccolezza umana di questi esseri , quali altre cose ci dice Davos? Boh. Certo, Cina e Russia hanno voluto essere tra i primi ad aprire la conferenza, il che significa che hanno da dire la loro riguardo ai “maestri” che hanno portato il mondo a questo punto. Cosa diranno? Intendono agitare una fronda contro i paesi occidentali? Boh.

In realta’, tutti vogliono ascoltare Obama, per una semplice ragione: capire Obama. In campagna elettorale non si e’ mai capito quale sia questa ricetta miracolosa che darebbe speranza al mondo intero. Quello che abbiamo visto sinora e’ un po’ di assistenzialismo pubblico, che non puo’ ottenere i risultati sperati.

Vediamo di fare una piccola panoramica. Checche’ ne dica il simpatico Moore, la Crysler, la Ford e la GM non sono in crisi perche’ costruiscono cattive automobili: il trend negativo delle americane e’ simile al trend negativo di tutte le altre. Il problema vero e’ che sono arrivate a pagare 2.5 pensioni per ogni stipendio.

Il sistema pensionistico americano, cioe’, e’ costituito da fondi privati cui i lavoratori versano parte dello stipendio allo scopo di accumulare pensione. Nel caso delle grandi case automobilistiche, questi fondi sono fondi interni, dovuti al fatto che queste case avevano imponenti strutture finanziarie. Il problema e’ che con il turnover voluto da Clinton, e le condizioni contrattuali dei contratti pensionistici, oggi queste aziende si trovano a pagare quasi due pensioni e mezzo per ogni stipendio.

Gia’ due volte le condizioni pensionistiche (cioe’ il montante) sono state corrette, con il risultato che le case hanno avuto un pochino di sollievo,ma non e’ bastato: GM si e’ mangiata il 30% della liquidita’ per compensare un semestre di disavanzo pensionistico.

Fuori da questi grandi, le cose non vanno meglio. Per capire cosa stia rischiando l’economia americana bisogna capire in che modo lavorino moltissimo fondi pensionistici. Quando voi sottoscrivete un fondo pensionistico per , che so io, 20 anni, l’azienda calcola il capitale che verserete. Diciamo 100.000 dollari.

Dopodiche’ li chiede in prestito ad un’altra banca, in modo da poterli investire sin da subito: solo cosi’ potra’ dare la resa che ha promesso al lavoratore: se dovesse aspettare che il lavoratore abbia versato l’ultima lira per investirla, gli ultimi anni di versamenti non peserebbero quasi nulla. Invece, voi sottoscrivete il contratto e il fondo pensionistico chiede immediatamente un prestito per l’intero valore dei versamenti che effettuerete.

A quel punto li investe, e i soldi che voi versate vanno a coprire il debito che avete contratto. Cosi’, tra 20 anni avrete esaurito il debito con il prestatore, e da un’altra parte i soldi che sono stati chiesti in prestito hanno reso quanto promesso.

Questo meccanismo si basa ovviamente su alcuni fattori di rischio.

Il primo ovviamente e’ che il paniere scelto per far rendere il gruzzoletto (sin dal primo giorno) abbia una resa sufficiente. Il secondo e’ che la quantita’ di disoccupati non sia tale da causare troppi recessi dai fondi: poiche’ il debito viene contratto in maniera “nascosta” (1) , esso grava sull’ente pensionistico.

Cosi’, le pensioni private americane non possono tollerare un aumento della disoccupazione di oltre l’ 8% , gia’ il 9% o il 10% significa che un tot di persone smette di pagare il contributo pensione, e il prestito rimane da pagare da parte dell’ente, o da restituire con una penale.

Lo stesso dicasi per le carte di credito: molto spesso l’ammontare del fido che vi viene offerto e’ frutto di un accordo di prestito con un’ente finanziario, e poi viene messo a frutto separatamente. Se anche su questo fronte la disoccupazione negli USA dovesse crescere arrivando oltre l’ 8%, il rischio sarebbe letteralmente ingestibile.

In definitiva, il sistema finanziario statunitense , avendo capitalizzato il rischio, si trova a dover fronteggiare i rischi sociali di un andamento brutto dell’economia: se il tasso di disoccupati sale ancora di un 2%, tutte le valutazioni di rischio sulla solvibilita’ del bacino di utenti vanno a puttane.

Per questa ragione Obama e’ molto atteso a Davos: egli deve spiegare, ed essere convincente, diverse cose:

1) In che modo degli aiuti di breve termine dovrebbero aiutare Crysler, GM e Ford ad uscire da una crisi finanziaria di medio e lungo termine causata dalla gestione dei propri fondi pensionistici aziendali.
2) In che modo Obama intende evitare che la crescita della disoccupazione infici il mercato delle carte di credito e dei fondi pensione.
3) In che modo intende evitare che i cinesi smettano di rinnovare i buoni americani , visto che con il 7% di crescita ci fanno la birra ed hanno bisogno di investimenti.

Allo stesso modo si vorrebbe capire dai signori inglesi in che modo intendono ovviare alla recessione che (ormai ufficiale) sta per riportare l’economia inglese al periodo pre-tatcher, ma senza gli ammortizzatori sociali di quel periodo, e specialmente in che modo intendono evitare che il loro botto affondi anche Irlanda , Spagna e Portogallo, le economie finanziariamente piu’ legate a Londra.

Sarebbe anche carino chiedere a Mr. Zapatero “abbiamo-superato-l’italia” che cosa intenda fare del suo catastrofico mercato immobiliare interno, che sta trascinando con se’ una generazione di lavoratori, prima che il problema si allarghi contagiando il resto del paese.

E sarebbe carino chiedere anche al signor Sarkozy “sono-in-luna-di-miele” se ha intenzione di staccare gli occhi dal culo della consorte e notare che la finanza francese stia colando a picco portandosi dietro due decenni di speculazioni , peraltro di pessimo nome.

Avremo queste risposte? Speriamo. Speriamo davvero.

Ecco, e’ possibile che i signori a Davos facciano solo una comparsata, tanto per far vedere che ci sono. Se sara’ cosi’, allora il mondo sta per celebrare un ritorno al capitalismo di area, con una grossa novita’: il capitalismo occidentale spezzato in due, tra un polo centroeuropeo che guarda a Mosca e un occidente americano che si sforza di risollevarsi e prega che i cinesi sottoscrivano i titoli di stato americani.

(1) In Italia non sarebbe possibile: polizze come la 4You sono costrette a farvi sapere che hanno chiesto un prestito ad una finanziaria irlandese, per dire.

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