Femminicidi, Scuole & Navi Scuola.

Femminicidi, Scuole & Navi Scuola.

Tante volte si puo’ concordare sull’essenza del problema anche senza concordare sulle soluzioni. Non mi serve pensare che le donne siano perfette per rimanere inorridito dopo l’ uccisione di una ragazza. E non mi serve nemmeno pensare in termini di “patriarcato”, e relative idiozie “educative”. La proposta progressista di educare le persone non ha mai funzionato , in nessuna parte del mondo. Non credo che il campo di rieducazione sia la soluzione di un problema.

Quindi non e’ possibile alcuna riforma? Non ho detto nemmeno questo. Ma quello che dico e’ che bisogna agire al di fuori dalla scuola , che non e’ in grado di gestire la materia : ricordiamoci che per un discorso di foto porno fu licenzata la VITTIMA del revenge porn, con la solita scusa del “decoro”, quindi immaginiamo cosa succede se diamo alla scuola il compito di fare educazione all’affettivita’.

Potrei chiedere una semplice cosa, una riforma : nella vicenda di Franca Viola, il suo rapitore fu condannato a 10 anni e due mesi. E le carceri di allora erano peggiori rispetto ad oggi, e gli stupratori in carcere non se la passavano bene. 

Dopo quell’evento, il fenomeno della fuitina/rapimento si esauri’ rapidamente, ma non fu necessario convincere le scuole a spiegare ad ogni maschio che rapire una donna e stuprarla fosse sbagliato. Basto’ l’enormita’ dell’evento sulla stampa, cioe’ il rifiuto di Franca alle nozze riparatrici, e la pena inflitta. Nonche’ una riforma: l’abolizione del matrimonio riparatore.

Se avessimo affidato alla scuola del periodo il compito di “educare”, avremmo affidato questo compito a docenti che erano stati educati da docenti fascisti, e la scuola avrebbe miseramente fallito. 

Alcune riforme, cioe’, educano anche senza essere necessariamente scolastiche.


La riforma che secondo me in Italia ha influito maggiormente sulle relazioni affettive intersessuali, pur essendo la cosa limitata alla sfera intima, fu fatta da una donna che si chiamava Lina Merlin, e consistette nella messa al bando dell’istituzione delle case chiuse. Non bandi’ la prostituzione, sia chiaro, che venne poi praticata in strada.

Ma il cambiamento logistico e il conseguente cambio dei prezzi , nonche’ dell’ offerta, cambio’ le abitudini degli uomini. Prima era assolutamente normale e consueto che un ragazzo avesse la sua prima battaglia in una casa chiusa. L’educazione sessuale dei giovani veniva INTERAMENTE dalle case chiuse. Che erano estremamente industrializzate per ottimizzare i guadagni, avevano anche la sala d’aspetto per ottimizzare le code, quindi immaginatevi quanto tempo c’era per i preliminari, o solo per parlare.

L’abolizione comincio’ nel 1960 (la legge era del 59), e da quel momento inizio’ a calare il numero di maschi che venivano educati nei bordelli, fino ad arrivare al punto in cui solo una minoranza frequentavano prostitute, e per via del prezzo era difficile per un giovane accedere alla prostituzione. Occorreva l’auto per quelle in strada – cosa non facile ai tempi – e quelle a casa costavano troppo.

Per capirne gli effetti postumi, vorrei parlare di un fenomeno apparso in provincia , specialmente nella provincia contadina, attorno agli anni ’80, poi scomparso a meta’ degli anni ’90. Era una conseguenza diretta, anche se si manifesto’ quasi vent’anni dopo.

Parlo della cosiddetta “Nave Scuola”, una donna piuttosto matura che “svezza” i ragazzini dai 13 ai 18/19 anni. Non so perche’ Fellini le collochi negli anni ’40 , perche’ il fenomeno fu oggetto di discussione solo nel periodo tra i 70 e i primi 90. Prima non ve ne sono tracce. E anche i film di Fellini che ne parlano sono di quel periodo, pur se ambientati prima.

Negli anni ’80, nelle campagne contadine, fu abbastanza endemico per tutti gli anni ’80.  Poi spari’. Era una questione generazionale. 

Ne voglio parlare perche’ fa capire l’impatto di alcune riforme.


DISCLAIMER: quanto segue e’ e’ frutto di un processo di riflessione durato quasi 30 anni. Nel senso che a volte ci ripensi, e aggiorni la tua opinione, o capisci cose che non avevi capito prima perche’ sai piu’ cose della vita. Ai tempi, guidava l’ormone e tutto era una specie di avventura. Poi, col tempo, unisci i puntini.

DISCLAIMER: succedeva ad una minoranza di donne, piuttosto “rustiche”, nelle campagne. Non a tutte.  Non era quasi diffuso in citta’, che io sappia (posso essere smentito) e ogni storia era diversa. Nella mia zona le storie erano simili, almeno a parlare coi miei amici , ma le personalita’ delle donne erano diverse. Quello che dico accadeva ad alcune donne, che poi divenivano “Navi Scuola”.

DISCLAIMER: a quei tempi per molti uomini dai cinquanta in su era “normale” la “sberla pedagogica” alla moglie, era un diritto il sesso notturno, e della stessa eta’ erano gran parte dei clienti delle prostitute. 

DISCLAIMER: a quei tempi non c’era internet.

DISCLAIMER: quando parlo di fenomeni collettivi o sociali, non mi riferisco a processi industriali che lavorano sempre allo stesso modo su tutti, ma a qualcosa di piu’ stocastico, che lavora sulla maggior parte o sulla parte culturalmente piu’ significativa. Se a vostro cugino Il Tempo delle Mele faceva schifo, la Marceau se ne fara’ una ragione. Ma al tempo , ebbe comunque l’impatto di un asteroide. Ma non su vostro cugino, ok. C’e’ sempre il dinosauro che si salva, altrimenti non avremmo il pollo.


Fatti i dovuti disclaimer, andiamo un attimo ai protagonisti.

“LORO”, le “Navi Scuola”. Erano donne “rustiche”, gia’ arrivate alla menopausa. Era l’inizio della vera liberta’ femminile del tempo, perche’ i ginecologi non andavano di moda in quella generazione, e neanche i contraccettivi. Almeno non in quella fascia sociale. Quindi avevano mediamente dieci anni piu’ delle nostre madri. Se ci mettete che siamo a meta’ degli anni 80, fatevi due conti e scoprite che i loro mariti erano stati educati nei bordelli. Si erano sposate non sapendo NULLA di sesso, se non sussurri ascoltati nelle discussioni tra donne, piu’ o meno negli anni della Merlin. Erano arrivate al matrimonio piene di sogni (presi dai primi fotoromanzi) , sogni molto confusi, che parlavano di amore e dolcezza. Questi sogni morivano tragicamente alla prima notte di nozze, che era per alcune un vero e proprio stupro. Doloroso. Predatorio. Indifferente al loro piacere. Il maschio era stato educato nei bordelli, non dimentichiamolo, ed erano bordelli ove non si perdeva tempo in smancerie. Erano cosi’ organizzati che avevano la sala d’aspetto per ottimizzare lo stock di clienti. 

“NOI”. Ragazzini che non sapevano NIENTE. A meno di non aver avuto contatti con qualche predatore pederasta, eravamo vergini. Ma  due anni prima era uscito “Il Tempo delle Mele” , che ci aveva insegnato praticamente tutto quel che sapevamo. Piu’ giornali come “Cioe’ ” , le discussioni sui giornali piu’ “giovanili” che parlavano di “petting”, ovvero la pomiciata, ma su una cosa Sofie Marceau era stata chiara (*) : tra ragazzo e ragazza c’era dolcezza. E poi tutti i cloni, e i fotoromanzi sui primi giornali per adolescenti.  Tutto quello che sapevamo fare con una femmina era “la scaletta”: il bacio avveniva dopo un lieve sfregamento dei nasi e una carezza sul viso. Dopodiche’ si cominciava a spingere la carezza tra i capelli , passando con le dita e carezzando la pelle. A quel punto forse si cominciava a limonare, quando lei “si era sciolta”. Mentre questo succedeva, multitasking e ad un certo punto  – quando lei te lo lasciava fare – avresti potuto accarezzare il seno. Sempre con leggerezza, perche’ lo lasciava intendere il film della Marceau (piu’ tutti i cloni e i fotoromanzi apparsi sui giornalini per giovani) , e la colonna sonora, eccetera. In piu’ c’era anche stato Laguna Blu, nella quale i due sono abbastanza teneri. Insomma, la scaletta perche’ si, e si bacia ad occhi chiusi perche’ Galbani vuol dire fiducia. Punto. Stupido? Ok. Puerile? Ok. Incompleto? Ok. Ma anni luce migliore di quel che c’era stato prima.


Immagino che per queste donne fosse una tortura. Giravano per le strade e vedevano i ragazzini che si scambiavano coccole, si facevano carezze sul viso e tutte quelle cose che un tempo tutte loro avevano sognato , prima che un tizio educato ad una monta brutale e veloce demolisse tutti i loro sogni. Ricordiamoci che la loro prima notte d’amore era stata, per i canoni odierni, uno stupro piuttosto violento. 

Questa cosa l’ho capita veramente dopo, “unendo i puntini”: noi eravamo i loro sogni morti.

Oggi non capisco chi vede ancora le “Navi Scuola” col romanticismo felliniano. Erano ex ragazze ammazzate da una sessualita’ che era uno stupro legale.

Andiamo ai puntini. Uniteli e il legame con la prostituzione vi apparira’ chiaro.

Come avveniva la “pesca” del ragazzo? Diciamo che con la menopausa le donne si erano liberate dall’incubo riproduzione, ed erano piu’ libere di uscire perche’ i figli erano grandi. Diciamo che il paesello  organizzava la sua Festa dell’ Unita’, e tutti andavano a partecipare all’organizzazione. Era una zona molto PCI. Allora tu eri li’ che facevi qualcosa, tipo montare tavoli, e una signora che faceva i tortellini  ti chiedeva se la aiutavi a portare giu’ dallo sgabuzzino dei prosciutti, o delle cipolle. Tu dicevi di si’, perche’ un Atreides non c’e’ fiducia che tradisca,  ma appena nello sgabuzzino , ti  assaliva.

Ho capito ora una cosa: usavano questo approccio perche’ avevano imparato dai mariti, cioe’ da gente che aveva imparato nei bordelli. Quel tipo di assalto non era dovuto ad una particolare, fortissima libidine: per loro quello era IL sesso. Non facevate sesso nello sgabuzzino (c’erano 40 gradi, il 100% di umidita’,  le zanzare, l’odore delle casse di cipolla, di aglio, di prosciutto e di salame all’aglio: Sparta o meno, dopo l’assalto superficiale avevate rimediato un appuntamento a casa sua, un giorno di assenza del marito. Era estate, i mariti erano in campagna). Un altro modo era la spiaggia sui lidi, ma erano gia’ donne piu’ emancipate – leggermente – oppure avveniva  in famiglia (era una zia).

Questo e’ un primo puntino: l’assalto come preliminare. dietro l’immagine della donna romagnola che ruggisce famelica , con la voce roca, c’era semplicemente l’imitazione di un marito che si comportava allo stesso modo perche’ lo aveva imparato nei bordelli. Non era libidine, era educazione. Vi ho distrutto un sogno erotico? Mi dispiace.

Altro puntino. Ti dicevano che gli facevi male, aspettandosi che questo ti eccitasse. Perche’ i loro mariti si eccitavano cosi’, e probabilmente era il comportamento delle prostitute. Tu andavi li’, e ricevevi subito l’assalto. Allora tu reagivi cercando di calmare le cose, passavi alla tua scaletta – perche’ si fa cosi’ – ma loro erano abituate a uomini frettolosi. Quindi dovevi ogni volta rallentarle. Ma quando il rapporto sessuale vero  cominciava, avevi l’impressione di star tirando loro delle coltellate dolorosissime, e ti dicevano che gli facevi male. Tu ti fermavi, perche’ comunque la filosofia Marceau diceva questo, e a quel punto eri appena diventato il loro sogno di ragazze, il sogno morto il giorno delle nozze. Ti eri fermato perche’ a loro faceva male. Normale? Oggi. Non per loro. L’approccio del marito del loro tempo era di avvicinarsi , gettarsi su di loro, e se erano assonnate e si opponevano, una fraccata di sberle e avanti lo stesso. Del resto, davvero credete che la violenza in famiglia non entri in camera da letto, che le sberle siano solo in cucina come nei film? Comunque il condizionamento culturale era cosi’ forte che avevano imparato ad eccitare i maschi dicendo cose come “aaah, mi fai male!!”. 

Altro puntino. In questa situazione loro volevano rispondere alla vostra dottrina Marceau  con un atteggiamento altrettanto dolce, ma non sapevano come fare. Cosi’ facevano l’unica cosa dolce che sapessero fare ad un maschio: diventavano materne. Durante un rapporto sessuale.  E tu ti trovavi a succhiare le tette ad una che ti stava cullando. Il vostro pensiero era  “si, ok, ti sto succhiando le tette, ma non e’ perche’ mi aspetto di trarne nutrimento. Stiamo scopando, ricordi? ” In pratica  stavate scopando, ma appena ci mettevate un sorriso o una carezza  , o un gesto di tenerezza qualsiasi, si trasformavano in mamme. Mentre scopavi. Cosa abbastanza destabilizzante, se ci pensate. Sentirsi dire “mo brav al mie’ putin”  per incitarti a non smettere era abbastanza bizzarro. Ok, “like-this-like-this-like-this” della Nappi non e’ il massimo, ma almeno non sa di Edipo.

Altro puntino. Si aspettavano delle posizioni da tortura medioevale. Per molte (oddio, io ne conobbi solo tre) sarebbe stato normale che io, stando sopra, avessi poggiato entrambe le mani sui loro seni, poggiando con tutto il peso. Stessa cosa da dietro, schiacciandole col mio peso, e le mani entrambe sulle scapole. Atteggiamenti che anche un non-esperto (come eravamo tutti) avrebbe considerato violenti. Apparentemente, per loro, se c’era il letto la posizione da tergo non era la “doggystile”: consisteva nella donna supina, schiacciata dal vostro peso, e voi che stavate sopra la sua schiena, poggiando le braccia sulle scapole per tenerla ferma. Che, detto come va detto, e’ una classica posizione da stupro, anche se noi non lo capivamo. 

Altro puntino. Proteggevano la tua innocenza.Quando usci’ fuori che non mi piaceva farle male, e che lo trovavo ovvio, mi riferivo all’arroganza del quattordicenne che sa tutto. Il dialogo era difficile per via della differenza di eta’, e lei accetto’ il fatto che non mi eccitava farle male, ma quando cercavo di approfondire, ti diceva (tutte) cose come “tu non sai niente di certe cose”, o “tu non sai niente della vita”. Ma non mi spievano mai cosa non sapevo. Era come se non volessero abbruttirmi, o contaminarmi. 

Altro puntino. Spesso ti regalavano dei soldi. Comincia a suonare il campanellino?

Col senno di poi, tutto quadra. Ma bisogna che passino anni, e bisogna processare tutto bene. E unire i puntini. Erano educate da mariti che erano educati nei bordelli del periodo.


Il fenomeno svani’ a fine decennio. Perche’? Perche’ ovviamente era arrivata la legge Merlin, i tempi quadravano perfettamente con le prime generazioni di maschi che NON erano stati educate nei bordelli. Alle donne piu’ giovani, quelle degli anni ’70 e della liberazione, non capitava piu’ lo stupro legale che era successo a loro. Quindi l numero di donne che cercavano una carezza , e di recuperare un sogno di ragazza  morto, dimunui’ drasticamente fino a sparire. Erano arrivate le carezze.

Morale della storia?

Le riforme che contano e cambiano i costumi lo fanno nel corso degli anni, e non vanno ad usare la scuola per educare: semplicemente vanno a distruggere un pilastro dell’educazione precedente.

 

In questo caso, la Merlin ha distrutto l’intera educazione sessuale del periodo, che per gli uomini avveniva quasi sempre nei bordelli. La moda continuo’ ancora, ma le prostitute post-merlin erano piu’ vecchie nella media, se erano in strada richiedevano l’auto che non tutti i giovani avevano, e se erano in casa erano costose. I giovani non ci andavano piu’ sempre e comunque per “diventare uomini”.

Ma il mondo maschile dovette trovare qualcos’altro, poi, per riempire il vuoto, perche’ non e’ che fossimo dei sessuologi. Questo fu l’impatto. Poi ci fu la liberazione sessuale, e poi negli anni ’80 arrivarono Sophie Marceau, Laguna Blu, Cioe’, e tutto quanto, incluso Lupo Alberto. (no, non scherzo, ci fu polemica su Lupo Alberto e i profilattici a scuola, credo).

Chiaramente queste riforme ci hanno messo quasi vent’anni a cambiare tutto. Quello delle Navi Scuola era un fenomeno generazionale. Non dimentichiamo che lo stesso Montanelli(**) era contro alla legge Merlin, perche’ secondo lui le case chiuse “erano il pilastro su cui si basava la Chiesa, la Patria e la Famiglia”. Sic. (non so se ho ricordato le parole esatte, ma disse quello).


Il punto che io NON approvo in tutto il parlare di femminicidio di questi giorni, e’ che secondo la vulgata femminista,  la cosa si risolve educando a scuola. La Merlin non educo’ nessuno a scuola: distrusse un pilastro dell’educazione precedente. La riforma contro il matrimonio riparatore non educo’ i maschi a scuola, distrusse un altro pilastro: l’impunita’.

Io credo nelle riforme che demoliscono pilastri, piu’ che nella scuola. Forse perche’ ai docenti italiani che conosco non lascierei educare  all’affettivita’ nemmeno un cinghiale. E forse perche’ distruggere e’ piu’ semplice che costruire, e forse per questo le riforme che hanno distrutto , hanno anche funzionato.


Quindi, quale riforma? Qual’e’ il pilastro da colpire, stavolta? 

E’ vero che questi maschi non sanno reggere il “no”. Quindi si accusano le madri di non aver detto mai di no, ma e’ una scemenza. Il problema non e’ un “no” qualsiasi. Non mettete in croce le madri perche’ non hanno mai detto “no, non ti faccio il mascarpone la domenica”. Secondo voi sparirebbe il femminicidio per questo? 

Il problema e’ un “no” preciso, che e’ la fine del rapporto. Ed e’ un “no” che le madri non possono dire.

E’ successo, a mio avviso, che nel tempo si e’ demonizzato o mitizzato, o ingigantito, l’impatto della fine del rapporto. Non vanno in crisi per un “no” qualsiasi, vanno in crisi per un “no” preciso, qualcosa che viene vissuto in maniera terrorizzante, esagerata, distorta. Tutte le manie di controllo sono dovute a questo terribile babau, ovvero il fatto che il rapporto finisca , cosa che ormai per quasi tutti gli uomini rappresenta un evento terrificante , spaventoso, pericoloso, da evitare ad ogni costo.

Come si e’ creata questa cultura? Si e’ creata , come ho gia’ scritto, con delle leggi sul divorzio fatte per i ricchi, gli unici che divorziavano ai tempi della legge, che sono tremendamente distruttive per le finanze e per l’esperienza di vita (incluso il rapporto coi figli)   degli uomini delle classi inferiori quando si applicano . 

Questa consuetudine sociale ha creato una specie di babau, e se anziche’ fare discorsi insulsi e modaioli tutti gli uomini che oggi stanno scrivendo sui giornali del loro “mea culpa” avessero il coraggio di parlare di questa paura, sarebbe meglio. 

Non c’e’ bisogno di un cazzo di mea culpa, c’e’ bisogno di un momento in cui qualcuno riesce a guardarsi DAVVERO dentro, a capire se’ stesso, e a dichiarare in pubblico:

“Io ho paura della fine del rapporto, e delle sue orrende conseguenze sulla mia vita.”

 

Questo sarebbe un discorso che aiuta il dibattito (sempre ammesso che l’altra parte sia interessata ad ascoltare). Perche’ lo ripeto, quello che fa paura a moltissimi uomini,  non e’ un “no” qualsiasi: e’ la fine del rapporto. Ma tutti i mea culpa che leggo sui giornali italiani non dicono questo: dicono quello che fa piacere alle femministe.

Se capite il riferimento, avete la mia eta’, come minimo.

 

Certo, il Filippo della situazione non aveva ragione di temere un divorzio non essendo sposato: ma nessuno di quelli che temono il lupo ne ha mai visto uno. Si crea il mostro, il babau, e poi fa paura a prescindere. La paura e’ culturale.

Bisogna disinnescare questo babau. E a mio avviso occorre una riforma. Non importa che il divorzio sia lento o veloce. Il problema e’ cosa succede quando i due coniugi sono in disaccordo sui beni, e nessuno dei due sta bene a soldi. 

Se dovessi scrivere io una riforma del diritto di famiglia, continuerei ad enunciare il principio che entrambi i coniugi abbiano diritto ad un’esistenza dignitosa, ma anziche’ poggiare sul maschio l’onere, come se tutti i maschi fossero ricchi, occorre un welfare dedicato che protegga entrambi, almeno temporaneamente. 

Certo, poi bisogna difendersi dalle truffe di quelli che si sposano e divorziano e poi si risposano e poi ri-divorziano per prendere il sussidio post-divorzio, ma scrivere buone leggi non e’ mai stato facile.

La mia opinione , che ritengo razionale, e’ che il babau della paura della fine del rapporto che si e’ creato nella cultura maschile possa essere demolito SOLO con una riforma della fine del rapporto che renda meno spaventosa l’eventualita’. 

Disinnescata la paura, che oggi fa parte della cultura maschile – e sarebbe ora che qualcuno lo scrivesse sui giornali, invece di scrivere quel che vogliono le femministe – probabilmente potrete anche ottenere dei maschi che riescono a prendere serenamente la fine di un rapporto. Che si’, siccome suona come “no” viene scambiato dai raffinati intellettuali per “paura del no”, solo che le teste finissime non si chiedono mai di QUALE no c’e’ un terrore fobico.

Si tratta, nella mia visione delle cose (per quel che conta), di una riforma che aiuti entrambi, mediante aiuti materiali, a sopravvivere al divorzio senza un processo massacrante, senza perdere l’affettivita’ dei figli – che e’ importante per entrambi – e senza una contesa feroce tra avvocati ed ex coniugi.

Welfare e riforma.


Onestamente, non credo che si arrivera’ mai a questo. La Riforma Merlin probabilmente ha fatto molto piu’ di quanto la Merlin si proponesse o potesse immaginare, e probabilmente l’abolizione del matrimonio riparatore ha prodotto effetti piu’ profondi di quanto gli autori si aspettassero sulla cultura. 

Il fatto che nessuno abbia mai analizzato bene il cambiamento di comportamento dei maschi dopo la legge Merlin , nel raggio di vent’anni, a mio avviso fa capire che si ha una visione troppo catechistica dell’educazione. “basta educare” non significa nulla. In passato non ha mai funzionato, e i popoli ove questo fenomeno del femminicidio e’ ridotto di solito sono nazioni che hanno leggi sul divorzio che non consistono in un’ordalia.

 

(*) Dovreste fare un monumento a quell’ attrice.

(**) Non ho mai capito davvero come mai un palese fascista , che aveva comprato in Africa una dodicenne come schiava sessuale durante la guerra, e se ne vantava, sia diventato un’icona della sinistra. No, davvero?

 

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